Causa in corso
József Mindszenty
- Venerabile Servo di Dio -

József Mindszenty

(1892 – 1975)

Venerabilità:

- 12 febbraio 2019

- Papa  Francesco

Cardinale di Santa Romana Chiesa, già Arcivescovo di Esztergom e Primate di Ungheria, visse in dedizione incondizionata a Cristo e al suo regno di verità e di giustizia, abbandono fiducioso alla divina Provvidenza, speranza viva e costante, amore al suo popolo, azione pastorale indomita e fervorosa, operosità a servizio della concordia e della pace, prudenza ed energia, distacco dai beni terreni e tensione verso la perfezione evangelica. Onorò la porpora e fu disposto a offrire la vita per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa

  • Biografia
  • Decreto sulle Virtù
«Voglio essere un buon pastore, un pastore pronto a dare la vita per il suo gregge»

 

    Il Venerabile Servo di Dio József Mindszenty nacque il 29 marzo 1892 a Csehimindszent (Ungheria). Nel 1911 entrò nel seminario diocesano e fu ordinato sacerdote il 12 giugno 1915. Svolse gli incarichi di vicario-parrocchiale, docente di religione e parroco.

    Nominato Vescovo di Veszprém e consacrato il 25 marzo 1944, fu arrestato il 27 novembre 1944 e rimesso in libertà il 1° aprile 1945 ma sotto controllo dei comunisti. Nello stesso anno fu nominato Arcivescovo di Esztergom e Primate d’Ungheria e, il 18 febbraio 1946, Pio XII lo creò Cardinale.

    Poté svolgere la sua attività pastorale fino al 26 dicembre 1948 quando fu arrestato e incarcerato a Budapest, con l’accusa di attività contro lo Stato. Dopo essere stato sottoposto a torture fisiche e psichiche, a conclusione di un processo farsa, l’8 febbraio 1949 fu condannato a morte, pena commutata con il carcere a vita. Nella notte del 30 ottobre 1956, durante l’insurrezione popolare contro l’oppressione sovietica, fu liberato e riabilitato dal presidente Imre Nagy, che dichiarò nullo il processo del 1949.

    Invitato in Parlamento via radio rivolse un breve messaggio alla nazione, ma fu pregato di mettersi in salvo perché i sovietici erano di nuovo padroni della capitale. Il 4 novembre 1956 si rifugiò nella sede dell’Ambasciata americana e vi rimase per circa quindici anni in stato di “semi-prigionia”. In seguito alla nuova Ostpolitik del Vaticano, nel 1971, il Venerabile Servo di Dio lasciò l’Ambasciata americana e raggiunse Roma e poi Vienna. Di ritorno da un viaggio apostolico in Colombia, nel 1975, fu ricoverato in ospedale a Vienna. Sottoposto ad intervento chirurgico il 6 maggio, per sopraggiunte gravi complicazioni cardiache, morì lo stesso giorno.

 

STRIGONIENSIS – BUDAPESTINENSIS

 

Beatificationis et Canonizationis

Servi Dei

IOSEPHI MINDSZENTY

Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis

olim Archiepiscopi Strigonienesis et Primatis Hungariae

(1892 – 1975)

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Decreto sulle Virtù

 

    «Voglio essere un buon pastore, un pastore pronto a dare la vita per il suo gregge».

 

    Il Servo di Dio József Mindszenty pronunziò queste parole l’8 dicembre 1945, iniziando il nuovo ministero come Vescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria. E in realtà, nelle tragiche vicende che segnarono la sua vita e quella del suo popolo, egli esercitò con straordinaria coerenza e incrollabile fortezza il suo mandato, rispondendo alla barbarica violenza con amore e mitezza evangelica.

    Il Servo di Dio nacque a Csehimindszent presso Vas, in Ungheria, il 29 marzo 1892, da Janos Pehn e Borbàla Kovacs, una famiglia di viticoltori. Ricevette in casa una buona educazione umana e cristiana e iniziò a frequentare la parrocchia anche come ministrante. Fin dalla fanciullezza avvertì i segni della vocazione alla vita sacerdotale, per cui entrò nel seminario dei Padri Premostratensi a Szombately. Il suo percorso formativo, caratterizzato da un grande impegno nello studio e da una profonda vita spirituale, si confermò e irrobustì durante gli anni degli studi teologici nel seminario diocesano. Il 12 giugno 1915, solennità del Sacro Cuore di Gesù, József fu ordinato presbitero.

    Il suo primo incarico ministeriale fu quello di viceparroco a Felsopathy. Qui ebbe modo di espletare la sua carità pastorale servendo tutti con grande generosità: un comportamento esemplare, una straordinaria cultura, una predicazione fervorosa e convincente fecero sì che la sua fama si diffondesse anche al di là dei confini della parrocchia. Insegnò religione nelle scuole statali di Zalaegerszeg, ottenendo un grande consenso da parte dei giovani.

    In quegli anni si stava consumando il dramma della prima guerra mondiale (1914-1918) e, al termine del conflitto, si assistette al crollo della monarchia asburgica. Subito dopo in Ungheria si instaurò un duro regime comunista, che tuttavia ebbe vita breve. Don József venne arrestato, ma fu ben presto rilasciato per il crollo della dittatura, e venne nominato parroco di Zalaegerszeg: il 1° ottobre 1919 iniziò il suo apostolato in un territorio di sedicimila abitanti.

    In questo nuovo contesto il Servo di Dio comprese come il primo problema da affrontare fosse quello dell’ignoranza. Perciò promosse la scuola e la catechesi e animò diverse associazioni laicali; diede impulso anche alla costruzione di chiese e case parrocchiali, ponendo in primo piano l’evangelizzazione, la preghiera, l’adorazione eucaristica, la devozione mariana.  

    Nel frattempo nuove nubi andavano addensandosi sull’Ungheria e sull’Europa tutta, con l’avvento al potere di Hitler in Germania e lo scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945). In quel momento tanto difficile, il 4 marzo 1944 il Santo Padre Pio XII lo nominò Vescovo di Veszprem. Lì giunse dieci giorni dopo che i nazisti avevano occupato la città. Insieme agli altri Vescovi magiari, si impegnò subito a soccorrere gli ebrei e molti di loro furono salvati dal lager e dalla morte.

    Mentre la guerra infuriava, Mons. Mindszenty si dedicava totalmente al servizio della popolazione, aiutava i poveri, organizzava giornate di preghiera per i sacerdoti, appoggiava l’apostolato laicale, promuoveva l’assistenza agli infermi, istituiva nuove parrocchie e apriva scuole. I nazisti lo incarcerarono, mentre da oriente l’armata rossa invadeva l’Ungheria, con un pesantissimo bilancio di saccheggio e di distruzione. In quei terribili giorni Pio XII nominò il Servo di Dio Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria.

    Iniziò un periodo durissimo per il neo Arcivescovo, che, come primo impegno, si adoperò per alleviare la fame e le sofferenze del suo popolo e per proteggere i numerosi prigionieri, nonostante i divieti opposti dal regime comunista che nel frattempo si era insediato. Anzi in Ungheria iniziò una vera propria persecuzione contro la Chiesa, la cui prima “vittima” fu la scuola cattolica: nel giugno del 1948 l’intero apparato scolastico fu nazionalizzato e, in quella occasione, l’Arcivescovo, creato Cardinale due anni prima, fece suonare a morto le campane di tutta la nazione in segno di protesta.

    Le difficoltà non scoraggiarono il Servo di Dio che, anzi, si impegnò ancora di più nella sua attività: continuò a fondare nuove parrocchie e a organizzare pellegrinaggi, suscitando la collera dei comunisti, al punto che il 26 dicembre 1948, mentre era in cappella a pregare, fu arrestato dalla polizia. Venne trascinato in un luogo dove già la Gestapo aveva compiuto le sue torture; quindi per trentanove giorni fu portato in un seminterrato freddo e umido, spogliato, percosso e riportato in cella a dormire, quindi risvegliato e nuovamente torturato. Stremato, il Cardinale crollò e firmò una confessione, estorta con la violenza, nella quale si dichiarava “nemico del popolo”. Ma alla firma aggiunse una sigla: “C.F.” (“coactus feci”: firmai perché costretto). Il 3 febbraio 1949, con un processo farsa, venne condannato a morte, pena commutata in ergastolo. Rimase in carcere, offrendo e pregando in unione a Gesù Crocefisso, fino all’ottobre 1956, quando, durante l’insurrezione degli ungheresi contro i sovietici, venne liberato. Il tentativo di emanciparsi dal giogo sovietico, però, fu effimero e dopo pochi giorni la situazione dell’Ungheria ritornò come prima. Il Cardinale Mindszenty visse, senza poter mai uscire, nell’ambasciata americana a Budapest: una vita di silenzio, di preghiera, di offerta continua a Dio per la sua patria, per la Chiesa e per la pace nel mondo.

    Nel 1971, per iniziativa di Papa Paolo VI oggi Santo, il Cardinale giunse libero a Roma, dove partecipò al Sinodo dei Vescovi. Poi si stabilì a Vienna. Ormai libero, potette compiere numerosi viaggi non solo in diversi Paesi europei, ma anche nei vari continenti, incoraggiando gli esuli ungheresi e proclamando il Vangelo della verità.

    Dedizione incondizionata a Cristo e al suo regno di verità e di giustizia, abbandono fiducioso alla divina Provvidenza, speranza viva e costante, amore al suo popolo, azione pastorale indomita e fervorosa, operosità a servizio della concordia e della pace, prudenza ed energia, distacco dai beni terreni e tensione verso la perfezione evangelica: il profilo spirituale del Cardinale Mindszenty ben si comprende lungo queste direttrici. Onorò la porpora e fu disposto a offrire la vita per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

    Il Servo di Dio concluse la sua feconda e tormentata giornata terrena nella capitale austriaca il 6 maggio 1975. La sua salma fu sepolta presso il santuario di Mariazell, in Austria; poi, dal 1990, venne traslata nella cattedrale di Esztergom.

    In virtù della fama di santità, dal 19 gennaio 1995 al 30 dicembre 1997 presso la Curia ecclesiastica di Esztergom-Budapest fu celebrata l’Inchiesta Diocesana, mentre un’Inchiesta rogatoriale veniva svolta presso la diocesi di Szombathely dal 2 giugno al 15 luglio 1995: la loro validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione con decreto dell’8 novembre 1999. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se il Servo di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Con esito positivo, il 14 giugno 2018 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 15 gennaio 2019, presieduta da me, Card. Angelo Becciu, hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse. Presentata, quindi, un’attenta relazione di tutte queste fasi al Sommo Pontefice Francesco da parte del sottoscritto Cardinale Prefetto, il Beatissimo Padre, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, nel presente giorno ha dichiarato: Constano le virtù teologali della Fede, Speranza e Carità sia verso Dio sia verso il prossimo, nonché le cardinali della Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza e di quelle annesse, in grado eroico, del Servo di Dio József Mindszenty, Cardinale di Santa Romana Chiesa, già Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate di Ungheria, nel caso e per il fine di cui si tratta.

    Il Beatissimo Padre ha dato incarico di rendere pubblico questo decreto e di trascriverlo negli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

   

    Roma, il giorno 12 del mese di febbraio dell’anno del Signore 2019.

  

ANGELO Card. BECCIU

Prefetto

 

                                                    + MARCELLO BARTOLUCCI

                                                    Arcivescovo titolare di Bevagna

                                                    Segretario