Prolusione in occasione dell'Apertura dello Studium, 2016

PROLUSIONE IN OCCASIONE DELL'APERTURA DELLO STUDIUM, 2016

 

Anche il bene fa notizia[1]

Angelo Card. Amato, SDB

1. Gli avvenimenti culminanti del 2015 sono state le canonizzazioni, la proclamazione di un Dottore universale della Chiesa e le beatificazioni. Le cerimonie si sono svolte in Europa, Asia, Africa e America. La televisione e la stampa locale, nazionale e internazionale hanno dato ampio spazio agli avvenimenti. Ma soprattutto i notiziari diocesani e parrocchiali hanno offerto estesi resoconti degli eventi, ai quali hanno partecipato non solo le organizzazioni cattoliche, ma anche le autorità civili, militari ed accademiche. Il motivo di tale interesse risiede nel fatto che questi fatti sono percepiti – e lo sono realmente – come momenti positivi, di comunione, di fraternità e di pace. I santi sono buone notizie non solo per la Chiesa ma anche per la società. Bisogna quindi far conoscere sempre più i santi.

Ieri, 10 gennaio, mi è stata consegnata a mano a Vigevano una lettera del Vescovo, Mons. Maurizio Gervasoni a proposito della scarsa conoscenza delle figure dei Servi di Dio, Venerabili, Beati e Santi, che la Chiesa continuamente propone all’ammirazione dei fedeli. Avendo celebrato in cattedrale la lettura del decreto di venerabilità del Servo di Dio, Teresio Olivelli, giovane laico ventinovenne, morto nel campo di concentramento di Hersbrück, in Germania, il Vescovo scrive lodando la presenza massiccia dei diocesani ma lamentando l’assenza dei Vescovi della regione, pur invitati. Per superare questa indifferenza, prosegue con alcune proposte: «Nel prossimo cammino giubilare diocesano – egli scrive - prenderemo la figura di Olivelli come accompagnatore dei pellegrinaggi programmati verso le chiese giubilari della ciocesi, in particolare sottolineando la cura misericordiosa manifestata dall’Olivelli nelle grandi situzioni di fragilità e di sofferenza. Poi continua annunciando la pubblicazione di un libro sul Venerabile, l’accoglienza attenta degli studenti nelle scuole in cui è stata presentata la sua figura e la composizione di un Comitato Diocesano per accompagnare con iniziative pastorali la causa di beatificazione.

Compito dei postulatori è anche quello di predisporre una campagna di conoscenza dei Servi di Dio. Dei santi si interessano perfino gli editori. Segnalo, ad esempio, la pubblicazione iniziata l’anno scorso in Italia e Spagna di monografie settimanali di 72 pagine, dedicate a un santo. Finora ne sono state pubblicate 38. Vi collaborano studiosi e specialisti internazionali di storia della Chiesa. L’editrice è la spagnola RBA.

In questo contesto segnalo anche il quinto volume della traduzione dell’opus magnum del nostro Magister, il Papa Benedetto XIV: La beatificazione dei servi di Dio e la canonizzazione dei beati, III/1, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, pp. 1002. Si tratta, come per gli altri quattro volumi già pubblicati, della traduzione italiana con testo latino a fronte della prima parte del terzo tomo dell’opera di Prospero Lambertini. È un’opera fondamentale per la conoscenza della storia bimillenaria delle beatificazioni e delle canonizzazioni nella storia della Chiesa. La Congregazione delle Cause dei Santi promuove quest’opera unica nel suo genere per ampiezza e sicurezza di documentazione e di giudizio, alla quale fanno riferimento ancora oggi studiosi ed esperti della materia. Si tratta poi della prima e finora unica traduzione dell’Opus in lingua volgare. L’edizione è curata con accuratezza ed entusiasmo dal Prof. Padre Vincenzo Criscuolo, OFMCap, nostro apprezzato Relatore Generale.

2. Diamo ora l’elenco completo della canonizzazioni e delle beatificazioni compiute nel 2015. Le canonizzazioni sono state dieci, due celebrate fuori Roma e le altre otto in Piazza San Pietro.

Fuori Roma Papa Francesco ha canonizzato due grandi missionari della Chiesa:

l'indiano Joseph Vaz, sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri (†1711), il 14 gennaio 2015 a Colombo nello Sri Lanka,

e il francescano spagnolo San Junípero Serra (†1784), il 23 settembre 2015, a Whashington D.C. negli Stati Uniti d'America.

Il 17 maggio 2015 il Santo Padre ha canonizzato in Piazza San Pietro quattro sante:

l'italiana Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (al secolo Adelaide Brando), Fondatrice della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato (†1906);

la francese Jeanne Émilie de Villeneuve, Fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione di Castres (†1854);

Maria di Gesù Crocifisso (al secolo: Maria Baouardy), Monaca Professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi (†1878), nata in un villaggio presso Nazareth in Palestina;

e Maria Alfonsina Danil Ghattas, Fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario di Gerusalemme (†1927), originaria di Gerusalemme.

Il 18 ottobre successivo, durante la seconda sessione del Sinodo sulla famiglia, Papa Francesco ha canonizzato:

i coniugi francesi Ludovico Martin (†1894) e Maria Azelia Guérin (†1877), genitori di santa Teresa di Lisieux;

il sacerdote italiano Vincenzo Grossi (†1917), Fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio (†1917);

la religiosa spagnola Maria dell’Immacolata Concezione (al secolo: Maria Isabella Salvat y Romero), Superiora Generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce (†1998).

3. Il 12 aprile 2015 Papa Francesco ha proclamato Dottore della Chiesa, il monaco armeno San Gregorio di Narek, Sacerdote (†1005 circa). Si è trattato di un evento straordinario per commemorare il centenario della tragedia del genocidio armeno avvenuto in Turchia e che provocò un milione e mezzo di vittime. La stampa internazionale ha dedicato ampi resoconti al discorso del Santo Padre.

4. Nell'arco del 2015 sono stati beatificati i seguenti Servi e Serve di Dio:

il 26 aprile, a Rimouski (Canada), la canadese Maria Elisabetta Turgeon, Fondatrice della Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Santo Rosario (†1881);

il 2 maggio, a Torino (Italia), l'italiano Luigi della Consolata (al secolo: Andrea Bordino), Religioso Professo della Congregazione dei Fratelli di San Giuseppe Benedetto Cottolengo (†1977);

il 16 maggio, a Venezia (Italia), l'italiano Luigi Caburlotto, Sacerdote diocesano, Fondatore dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe (†1897);

il 23 maggio 2015, a Nyeri (Kenia), la missionaria italiana Irene Stefani (al secolo: Aurelia Jacoba Maria Mercede), Religiosa Professa dell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata (†1930);

lo stesso 23 maggio, a San Salvador (El Salvador), il martire salvadoregno Oscar Arnulfo Romero Galdámez, Arcivescovo di San Salvador (†1980).

Il 31 maggio, a Bayonne (Francia), il francese Louis-Edouard Cestac, Sacerdote diocesano, Fondatore dell’Istituto delle Serve di Maria (†1868);

il 29 agosto, a Daroun-Harissa (Libano), il martire Siro-cattolico Flavien Michel Melki, della Congregazione di S. Efren, Vescovo di Djezireh dei Siri (†1915);

il 5 settembre a Girona (Spagna), tre martiri spagnole appartenenti all'Istituto delle Suore di San Giuseppe di Girona (†1936): Fidela Oller, Josefa Monrabal e Facunda Margenat;

il 13 settembre a Thohoyandou (diocesi di Tzaneen, Sud Africa), il martire sudafricano Tshimangadzo Samuel Benedict Daswa (Bakali), padre di famiglia (†1990);

il 19 settembre, a San Miniato (Italia), il Vescovo Pio Alberto del Corona, dell’Ordine dei Frati Predicatori, Fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dello Spirito Santo (†1912);

il 27 settembre, a Cracovia (Polonia), la polacca Clara Szczęsna, Cofondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù (†1916);

il 3 ottobre, a Santander (Spagna), i martiri spagnoli Pio Heredia e 17 Compagni e Compagne, degli Ordini Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti) e di San Bernardo (†1936);  

il 31 ottobre, a Frascati (Italia), Maria Teresa Casini, Fondatrice della Congregazione delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù (†1937);

il 14 novembre, a Três Pontas, diocesi di Campanha (Brasile), il sacerdote diocesano Francisco De Paula Victor (†1905);

il 21 novembre, a Barcellona (Spagna), Federico da Berga e 25 Compagni, Sacerdoti e Fratelli Laici dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini (†1936), martirizzati durante la feroce persecuzione spagnola;

il 5 dicembre, a Chimbote (Perù), i tre missionari martiri: Michele Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, Sacerdoti Professi dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, e Alessandro Dordi, Sacerdote Diocesano (†1991).

5. In totale le beatificazioni sono state sedici e hanno avuto luogo nelle seguenti nazioni: Canada, Italia, Kenya, El Salvador, Francia, Libano, Spagna, Sud Africa, Polonia, Brasile, Perù.

Notiamo che ben sette beatificazioni riguardavano martiri, uccisi in odio alla fede in Asia, Europa, Africa e America.

Le canonizzazioni e le beatificazioni sono la parte più appariscente e festosa di una causa. Costituiscono la punta dell'iceberg che nasconde, però, la parte non visibile ma altrettanto importante, che riguarda la fatica sia dei postulatori e dei loro aiutanti sia dei relatori e dei collaboratori della Congregazione delle Cause dei Santi, che con costanza e professionalità organizzano le frequentissime consulte di storici, teologi, medici, specialisti di varie discipline fino al giudizio dell'Ordinaria dei Vescovi e Cardinali. Il tutto viene poi presentato al Santo Padre per l'approvazione finale.

6. L’importanza della santità e la presenza dei santi nella Chiesa sono state spesso oggetto delle riflessioni pubbliche di Papa Francesco. Ad esempio, il 31 dicembre 2015, il Santo Padre ha incontrato i giovani cantori, partecipanti al quarantesimo congresso internazionale dei Pueri Cantores. Parlando della bontà, che deve continuamente lottare con la cattiveria, il Santo Padre ha ribadito con fermezza una sua convinzione da lui ripetuta spesso e cioè che ci sono tante persone buone e sante nel mondo: «Ci sono persone buone, sì, che si avvicinano al Signore, i santi! Tanti santi nascosti nella vita quotidiana, nella nostra vita, tante persono che soffrono e offrono le sofferenze per la conversione dei peccatori. Tanta, tante gente che si avvicina tanto alla bontà di Dio, sono i santi».

Ai giovani cantori il Papa ha ricordato la lotta continua tra il male e il bene, tra il diavolo e Dio. La storia è un vero campo di battaglia e noi ci siamo dentro. Uccisioni, guerre, disgrazie e sofferenze di ogni genere sono i frutti del male: «Il diavolo fa la sua parte - questo è vero - ma anche Dio fa la sua parte: tanta gente santa! Non solo nelle missioni, ma nel mondo, nel lavoro, nelle famiglie». Nonostante tante cose brutte, «ci sono cose sante, cose grandi che sono l'opera di Dio. Ci sono i santi nascosti. Questa parola non dimentichiamola: i santi nascosti, quelli che non vediamo».

Il Papa sembra dare alla Chiesa un segnale urgente. Affinare il nostro radar spirituale per individuare, al di là della nebbia del male, le persone buone e sante presenti nella Chiesa. È questo anche un pressante richiamo ai pastori a essere attenti alla bontà esistente nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle diocesi. Si tratta di persone buone, laici, sacerdoti diocesani, consacrati e consacrate, che – come li chiama il Papa – sono i santi nascosti, ma reali e attivi e tutti da scoprire.

7. Il compito dello Studium è quello di fornire i criteri per l'individuazione e la valutazione della santità nella Chiesa. Collaborando con i pastori e con i superiori religiosi si tratta di suscitare lo stupore di fronte all’eroismo dei santi, che può giungere fino al martirio.

Un criterio della valutazione virtuosa dei battezzati è la fortezza, che è allo stesso tempo dono dello Spirito Santo e virtù cardinale. La fortezza è l’energia spirituale che sostiene i battezzati sia nel loro faticoso pellegrinaggio quotidiano sia nei momenti della testimonianza suprema della loro fede. Nelle sedici cerimonie di beatificazione del 2015 sono stati beatificati ben 50 martiri, ai quali il Signore ha dato la forza di subire torture atroci e la morte per il suo nome.

La fortezza aiuta l'uomo a superare le difficoltà e perfino a dare la propria vita per non rinunciare al bene. Tale dono dello Spirito Santo, è una caratteristica di personaggi decisivi nella storia della salvezza: come Abramo, forte nell'obbedire alla volontà di Dio; Mosè, coraggioso nell'impresa della liberazione dall'Egitto e della traversata del deserto; Giosuè, valoroso nella conquista della terra promessa.

Dopo la morte di Mosè, il Signore così incoraggia Giosuè: «Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa» (Gs 1,6-7).

Forti furono anche Giaele, astuta nel colpire Sisara, capo dell'esercito nemico; Davide, ardimentoso nel vincere il gigante Golia; Elia, audace nello sconfiggere da solo la moltitudine dei sacerdoti di Baal.

Una delle testimonianze veterotestamentarie più toccanti di fortezza si ha nel martirio di Eleazaro e in quello dei sette fratelli, narrato nel secondo libro dei Maccabei. Sono situazioni che si sono verificate continuamente nella storia della Chiesa.

Durante la persecuzione di Antioco IV Epifane (II sec. a. C.), a Eleazaro, uno degli scribi più anziani e stimati di Gerusalemme, fu ordinato di ingoiare carne suina. Egli si rifiutò, e a coloro che lo consigliavano di fingere di mangiare per avere salva la vita, rispose con nobiltà:

«"Non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione [...], si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipontente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. [...] In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani, ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte, come esempio di generosità e ricordo di fortezza» (2Mac 6,24-31).

Lo stesso coraggio dimostrarono i sette fratelli presi insieme con la loro madre. Rifiutando anch'essi di cibarsi di carni proibite, affrontarono ad uno ad uno il supplizio del fuoco, esortandosi «a vicenda, con la loro madre, a morire da forti» (2Mac 7,5).

8. In Gesù lo Spirito di fortezza si è manifestato sia nell'accettazione eroica del mistero dell'incarnazione con le sue sofferenze fisiche e morali, sia nell'obbedienza altrettanto eroica al Padre durante il tragico evento della sua passione e morte in croce.

Sull'esempio di Gesù, i martiri cristiani affrontarono il supplizio con una straordinaria forza d'animo. Primo fra tutti Stefano, che gli Atti degli Apostoli definiscono, uomo «pieno di grazia e di fortezza» (At 6,8).

La prima spiritualità cristiana vede nella fortezza la virtù necessaria per vincere gli ostacoli alla propria santificazione: «Perciò - dice San Paolo - mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10).

«Siate lieti nella speranza - esorta lo stesso Apostolo -, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12; cf. 1Cor 16,13).

La fortezza non è un fiore, ma una infiorescenza di virtù. Essa include la pazienza, la carità, la costanza, la misericordia, la speranza.

Nell'Esortazione ai martiri, Tertulliano presenta lo Spirito Santo come l'allenatore dei primi eroi cristiani nella robustezza della fede: «Voi state per affrontare un bel combattimento, dove spettatore ed arbitro è solo Dio; lo Spirito Santo il vostro allenatore; il premio una corona eterna. Perciò il vostro ingaggiatore, Gesù Cristo, [...] vi ha unti di Spirito e [...] prima di farvi scendere nell'arena per il giorno della lotta vi ha tolti da una vita agiata per un duro tirocinio per addestrarvi più tenacemente [...]. Quanto più dure saranno le prove dell'allenatore, tanto più salda la speranza della vittoria».[2]

9. Donna forte fu anche Maria, la piena di grazia, la Panaghía-Tuttasanta, trasparenza dello Spirito santo, la creatura che vince Satana, l'avversario del suo Figlio divino.

Nella definizione del dogma dell'Assunzione di Maria, Pio XII affermava solennemente: «[...] va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico, infernale, che, com'è stato preannunziato dal protoevangelo ["Porrò inimicizia tra te e la donna" (Gn 3,15)], si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte».[3]

Un millennio prima, anche il Patriarca Fozio (sec. IX) aveva lodato la fortezza di Maria, medicina salutare per la propria debolezza: «Ave, o Vergine, rifugio della mia debolezza e indigenza. Ave, piena di grazia, per mezzo della quale ciò che era malato è stato rafforzato e ciò che era stato distrutto è stato di nuovo ricreato e il demonio, che colpisce con il calcagno ed è causa della nostra rovina, è stato ammazzato, eliminato e messo sotto i piedi (cf. Gn 3,15)".[4]

Dal canto suo, il benedettino inglese, Osberto di Clare (sec. XII), diceva: «Questa infatti è la donna della quale il Signore disse che avrebbe posto inimicizia tra lei e il serpente, che avrebbe schiacciato il capo del vecchio rettile (cf. Gn 3,15), e nella cui carne la Sapienza incarnata di Dio ha massimamente meritato di trionfare. Avendo consacrato a Dio la sua verginità, ella estinse la concupiscenza della carne. Fondata sulla rocca dell'umiltà e abbracciando la povertà di spirito, estirpò alla radice la concupiscenza della mente. Perciò dunque la beata Madre di Dio e sempre Vergine Maria vinse la principale tentazione del diavolo e, con la spada della virtù, schiacciò il capo sinuoso del dragone».[5]

Sulla scia di San Bernardo, anche San Bonaventura vede Maria come «la sola che con la forza del suo piede ha schiacciato la testa del diavolo e ha annientato l'universale eretica depravazione».[6]

Commentando il testo del Protoevangelo (Gn 3,15), Dionigi Certosino (sec. XV), uno degli autori più fecondi della cristianità occidentale, scrive: «Molti vedono in questa donna la Vergine gloriosa, che i demoni temono e odiano in modo tutto speciale e che per i demoni stessi è diventata molto pericolosa e temibile. Dappertutto ella schiaccia il capo e il potere del diavolo e della sua discendenza, come pure degli altri demoni».[7]

Il predicatore russo Giovanni di Kronštadt (1829-1908) suggeriva: «Se i nemici ti circondano e ti trovi nella sventura spirituale, invoca subito la Santissima Signora nostra; poiché proprio per questa Ella è Signora: per dominare con la sua forza e potenza le schiere dei nostri nemici, e per salvarci con potere».[8]

10. Nella tempesta delle persecuzioni le ancore di salvezza dei cristiani sono sempre Gesù eucaristia e Maria Ausiliatrice. Nutriti di eucaristia e protetti e guidati da Maria i cristiani si mostrano forti nella tribolazioni e perseveranti nella fede. La fortezza è parte indispensabile del corredo virtuoso dei santi, soprattutto di quelli nascosti, ma conosciuti dalla sapienza di Dio.

Buon Anno e buon lavoro. Il vostro impegno darà un valido aiuto alle diocesi, alle congregazioni, alle associazioni, per sempre meglio valorizzare la presenza dei santi nella Chiesa.

 

 

 

[1] Prolusione tenuta allo Studium l’11 gennaio e ai Postulatori il 12 gennaio 2016.

[2] Tertulliano, Esortazione ai martiri, 3.

[3] Denz. 3901.

[4] Fozio, Omelia seconda sull'Annunciazione, TMPM vol. 2 p. 840.

[5] Osberto di Clare, Sermone sulla concezione di Maria, in TMSM vol. 3 p. 454.

[6] Bonaventura di Bagnoregio, Sull'Annunciazione, Sermone Quinto, in TMSM vol. 4 p. 268.

[7] Dionigi Certosino, Esposizione sulla Genesi, in TMSM vol. 4 p. 647.

[8] Giovanni di Kronštad, La mia vita in Cristo, in TMSM vol. 2 p. 229.