Intervista rilasciata a Mario Girau per i settimanali diocesani della Sardegna

Intervista rilasciata a Mario Girau per i settimanali diocesani della Sardegna

 

1) In Sardegna sono aperti molti processi diocesani sulla vita, le opere e la fama di santità di alcune belle figure laiche e religiose. La nostra isola presenta forse situazioni particolari che richiedono virtù cristiane vissute in grado eroico?

Se la santità mostra il “volto più bello della Chiesa”, come ha scritto Papa Francesco nell’Esortazione Gaudete et Exsultate, analogamente la vita, le opere e le virtù dei laici e dei religiosi cui lei accenna nella domanda, mostrano il volto più bello e autentico della Chiesa di Sardegna. Ogni terreno è adatto al seme del Vangelo se sa accoglierlo. La Sardegna ha avuto recentemente ben cinque beati Antonia Mesina (1987), Nicola da Gesturi (1999), Francesco Zirano (2014), Elisabetta Sanna (2016) ed Edvige Carboni (2019) e negli ultimi 70 anni, si contano un santo (Ignazio da Laconi) e otto beati, tra i quali vorrei ricordare la prima beata dell’Azione Cattolica Italiana Maria Gabriella dell’Unità, professa trappista, che porta nel nome l’offerta della sua vita – terminata a venticinque anni – per l’unità dei cristiani. La santità attraversa il tempo e copre ogni spazio, perché la grazia produce frutti di bene ovunque, in ogni condizione e ad ogni latitudine.

 

2) Durata delle cause: sempre troppo lunghe. Forse le più veloci per Madre Teresa di Calcutta e Papa Giovanni Paolo II: 6 anni per la beatificazione. Non è possibile abbreviare tempi che sfiorano 30-40-50 anni prima della conclusione.

La nuova normativa nelle Cause dei Santi, introdotta nel 1983, ha abbreviato di molto i tempi dei processi di beatificazione e canonizzazione. Basta pensare, per esempio, che nel passato per iniziare lo studio sulla vita, le virtù o il martirio di un Servo di Dio bisognava aspettare i 50 anni dalla sua morte. Oggi non è più così. La lunghezza delle Cause dipende da molti fattori, alcuni intrinseci alle stesse (complessità della figura dei candidati o del periodo storico in cui vissero), altri esterni (la volontà, la preparazione e la disponibilità delle persone che vi devono operare: postulatori, collaboratori esterni, testimoni, ecc.). Inoltre, per una oggettiva e serena valutazione dei candidati occorre un tempo adeguato per l’esame della documentazione. Su tutto, però, va ricordato che a fondamento di ogni Causa vi è “la fama di santità” di cui il candidato ha goduto in vita, in morte e dopo morte, oppure il martirio o l’offerta della vita. L’autentica fama di santità non è il semplice frutto di emozioni, né può avere una durata limitata nel tempo. La “fama di santità” di una persona consiste nell'opinione comune della gente secondo cui la sua vita è stata integra, ricca di virtù cristiane e ha lasciato un segno nel ricordo degli altri. Questa fama deve durare e può ingrandirsi. Quelli che hanno conosciuto la persona parlano dell’esemplarità della sua vita, della sua influenza positiva, della sua fecondità apostolica, della sua morte edificante.

 

3) Non si corre il rischio di proporre alle genti del 2000 modelli di santità validi 100 anni fa, incomprensibili a uomini e donne del terzo millennio?

Soprattutto negli ultimi decenni, la venerazione dei santi è tornata autorevolmente in primo piano nella vita della Chiesa, che riconosce la necessità della loro testimonianza per la comunità credente. La “contemporaneità” di un santo non è data tanto dalla prossimità cronologica – anche se sono tante le cause concluse o in corso di beati e santi nostri contemporanei – quanto dall’essere figura completa, ricca di passione umana e cristiana, di desiderio di soprannaturale, di fame di giustizia, di amore di Dio e di solidarietà per ogni fratello. A qualunque tempo appartengano, i santi trasportano nella loro carne l’unico messaggio di Cristo, perché il Signore è il centro della loro vita. La santità vera non ha date di scadenza.

Se la santità è per ogni tempo e supera ogni epoca, è anche vero che le sue manifestazioni concrete, in determinati periodi storici, possono variare e mostrarsi oggi meno comprensibili e imitabili. Per questo è necessario essere capaci di “tradurre”, nell’oggi, la vitalità e l’attualità della santità anche di persone vissute in tempi più lontani. Chi può negare l’attualità di figure come San Francesco, San Benedetto, San Camillo, Santa Teresina?

 

4) Le cause vengono esaminate in base alla data di presentazione o ci sono altri criteri? Insomma ci sono "servi di Dio" raccomandati?

Dopo la cosiddetta “fase diocesana”, una volta pervenuta la documentazione di una Causa in Congregazione, essa segue un iter complesso, ma regolare e uguale per ciascuna. Invece, per quanto riguarda l’esame del dossier già elaborato, la cosiddetta Positio, poiché queste sono abbastanza numerose, si procede con un criterio cronologico in base alla loro presentazione. Il Dicastero tiene conto anche di un criterio pastorale, avendo particolare considerazione per quelle regioni geografiche o Paesi che non hanno ancora Beati o Santi o ne hanno pochi, al fine di mostrare il volto cattolico e universale dell’unica Chiesa di Cristo.

“Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio”, ha scritto Papa Francesco nell’esortazione Gaudete et Exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

 

5) Cause troppo lunghe e a volte molto costose che in qualche caso hanno superato 500 mila euro e messo in allarme il Papa.

La causa di beatificazione è un lavoro complesso e articolato sotto vari aspetti. In quanto tale, comporta un certo costo dovuto al compito del tribunale, al lavoro della commissione storica, alla stampa dei documenti, alle riunioni degli esperti (storici e teologi incaricati dello studio della documentazione o medici per quanto riguarda i miracoli). Il Dicastero pone sempre attenzione al contenimento dei costi, in modo tale che la questione economica non sia di ostacolo per il prosieguo delle Cause. In questo senso, negli ultimi anni sono state elaborate Nuove norme amministrative, approvate dal Santo Padre nel 2016.

Il nostro Dicastero si sente impegnato ad indirizzare tutta la propria attività in un’ottica di fede, tenendo sempre presente la forza comunicativa e la bellezza della testimonianza dei Beati e dei Santi, per seguirne l’esempio e chiederne l’intercessione come a dei fratelli e sorelle. Questo è il più grande valore.

 

6) Come è potuto succedere che la causa di padre Manzella sia rimasta ferma 50 anni e ora venga ricuperata e rilanciata?

E’ veramente sorprendente la fama di santità di cui gode padre Manzella in Sardegna. Il ricordo che egli ha lasciato nel vissuto di molte persone ha portato, negli anni ’40, alla decisione di iniziare la sua causa di beatificazione. Infatti, in quegli anni sono stati celebrati i relativi processi che poi, però, non hanno avuto il successivo seguito. Ogni Causa ha la sua peculiarità che scaturisce dalla singolarità di vita dei candidati agli onori degli altari. Nell’iter canonico previsto, a volte emergono dei punti problematici che hanno bisogno di adeguati approfondimenti. Così è avvenuto nel caso di padre Manzella e ciò ha provocato un lungo periodo di fermo. Recentemente, su richiesta del Postulatore, la Causa è stata ripresa per vedere se le difficoltà sollevate a suo tempo possano essere superate.

 

7) Santi e beati ufficializzati dalla Chiesa sono di serie A e tutti gli altri che si trovano in Paradiso di serie B?

Ovviamente la santità non è un campionato in più serie. La santità esiste perché Dio ha aperto, con il suo amore misericordioso, la possibilità di partecipare alla sua santità, in risposta alla chiamata (prima lettera di Pietro 1, 15-16): “Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo”. Pur essendo numerosi i Santi e i Beati riconosciuti e proclamati dalla Chiesa nel corso dei secoli, il loro numero non lo conosce nessuno, secondo la visione del libro dell’Apocalisse: “Udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”.

Il bilancio spirituale e pastorale di questi cinquanta anni dall’istituzione della Congregazione delle Cause dei Santi (1969) è sorprendente; le beatificazioni e le canonizzazioni sono attribuite ai vari pontefici: a Paolo VI (15 beati e 61 santi), a Giovanni Paolo II (1341 beati e 482 santi), a Benedetto XVI (869 beati e 44 santi) e a Papa Francesco (778 beati e 892 santi), con un numero complessivo di 3003 beatificazioni e 1479 canonizzazioni.

 

8) Una definizione di santità valida per tutti: per quelli che saranno beatificati dalla Chiesa e per quelli che resteranno anonimi.

La santità è sempre la stessa, fondamentalmente, ma è sempre nuova nelle sue figure concrete, come ha ricordato il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 41); prende aspetti diversi nei martiri, nelle vergini consacrate, negli eremiti, nei monaci, nei pastori della Chiesa, nei principi delle nazioni, negli ordini mendicanti, nei missionari, nei contemplativi, negli educatori, nei santi della carità sociale. Basterebbe scorrere l’elenco e le figure dei santi di questi ultimi cinquant’anni – da quando è stata istituita la Congregazione delle Cause dei Santi – per vedere quanto sono germogliati e maturati i semi del Concilio che aveva additato la santità come diritto e vocazione universale, non privilegio di pochi eletti.

La santità è innanzitutto dono di Dio, ma è anche compito, vocazione a diventare quello che siamo per grazia. La straordinarietà della vita di grazia fa sì che non ci sia differenza fra un bimbo appena battezzato e un grande mistico; eppure l’unica santità che è riflesso di quella di Cristo, imprime in ognuno una impronta irripetibile e personale; come è l’amore: unico e personalissimo.