Omelia nel settimo centenario della Parrocchia di S. Pietro Apostolo

OMELIA NEL SETTIMO CENTENARIO DELLA PARROCCHIA DI S. PIETRO APOSTOLO

(Cesena, domenica 29 settembre 2019)

 

Cari fratelli e care sorelle,

È per me motivo di gioia partecipare a un momento così importante per la vita della vostra comunità, nel settimo centenario di fondazione della parrocchia. Settecento anni sono un periodo davvero esteso, che racchiude in sé una storia religiosa, culturale e sociale carica di significato. I testimoni di questa storia sono anzitutto tutti i   parroci e i sacerdoti che si sono succeduti; e poi le persone consacrate e molti i fedeli laici, che hanno lavorato sui sentieri del tempo, verso la pienezza del Regno. Tutti, vogliamo ricordare in questa Eucaristia, lodando e ringraziando il Signore, Autore di ogni bene, per la loro testimonianza cristiana e per il lungo e fecondo cammino missionario di questa comunità. In questo clima, desidero suggerirvi alcune riflessioni, che sintetizzo in tre parole: identità, carità e missione.

Una comunità ha un volto, una identità, fatta di persone, di storie, di percorsi comuni. Il percorso dei singoli si intreccia con le esperienze altrui, con le abitudini e lo stile che si vanno consolidando. Dentro e oltre aspetti così visibili, la parrocchia però assume un’identità unica in quanto in essa gli uomini hanno la possibilità di intrecciare la loro vita con quella di Dio. È il luogo ove sgorga la vita sacramentaria e rende visibile la presenza di Dio tra gli uomini.  E’ il luogo in cui l’iniziativa divina plasma la comunità, a cominciare dal battesimo, e poi con l’ascolto della Parola. L’Apostolo Paolo nella seconda lettura rivolge a Timoteo, ma anche a noi, alcune raccomandazioni che gli stanno a cuore. Tra queste, chiede di «conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento» (1Tm 6,14). Parla semplicemente di un comandamento. Sembra che voglia farci tenere fisso lo sguardo su ciò che è essenziale per la fede. San Paolo, infatti, non raccomanda tanti punti e aspetti, ma sottolinea il centro della fede. Questo centro attorno al quale tutto ruota, questo cuore pulsante che dà vita a tutto è l’annuncio pasquale, il primo annuncio: il Signore Gesù è risorto! Questo è l’annuncio primo e fondamentale: Gesù è risorto e vivo, e cammina con noi, sta con noi. Non ci sono contenuti più importanti, nulla è più solido e attuale. Ogni contenuto della fede diventa bello se resta collegato a questo centro, se è attraversato dall’annuncio pasquale.

Si tratta di diventare sempre più, come ricorda San Pietro, «pietre vive» per la costruzione dell’«edificio spirituale» (cfr 1Pt 2,5) che è la Chiesa di Cristo, partecipando con spirito nuovo alle assemblee liturgiche per ascoltare la Parola e gioire della presenza del Risorto in mezzo a loro. Ecco dunque il punto fondamentale dell’identità della vostra comunità, da custodire con amore rimanendo saldamente fondati in Cristo, «pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio» e quindi «pietra d’angolo» (cfr v.4), basamento solido che rende incrollabile l’edificio dei credenti. La ricorrenza sette volte centenaria di fondazione della vostra comunità parrocchiale possa rinnovare la coscienza e l’impegno a essere sempre membra vive e comunità coesa nella Chiesa di Dio.

Da tale identità scaturisce l’atteggiamento proprio della comunità, che è l’amore. La parrocchia deve essere il luogo in cui i cristiani imparano ad amarsi a vicenda. Qui deve trovare concreta realizzazione la raccomandazione data da Gesù ai suoi discepoli: “amatevi gli uni altri come io ho amato voi” Gv. 15, 9-17. Il primo atteggiamento fondamentale di un parrocchiano è quello di vivere in comunione vera con i suoi fratelli. Ogni domenica nei credenti deve risuonare incisiva e attuale la voce di Gesù che ricorda loro: “"Se stai per presentare la tua offerta all’altare, e là ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia là il tuo dono, davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello. Poi torna a offrire il tuo dono." (Mt. 5,23-24)

Infatti la carità come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, è «la virtù per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1822). È amando che si annuncia il Dio-Amore: Dio si annuncia incontrando le persone, prestando attenzione alla loro storia e al loro cammino. Il Vangelo di questa Domenica ci aiuta a capire che cosa vuol dire amare, soprattutto ci aiuta ad evitare alcuni rischi. Nella parabola c’è un uomo ricco, che non si accorge di Lazzaro, un povero che «stava alla sua porta» (Lc 16,20). Questo ricco, in realtà, non fa del male a nessuno, ha però un’infermità più grande di quella di Lazzaro, che pure era «coperto di piaghe» (ibid.): questo ricco soffre di una forte cecità, perché non riesce a guardare al di là del suo mondo, fatto di banchetti e bei vestiti. Non vede oltre la porta di casa sua, dove giace Lazzaro, perché non gli interessa quello che succede fuori. Non vede con gli occhi perché non sente col cuore e così spegne l’amore, perché fagocita tutto nel proprio io. Chi soffre di questa grave cecità vede solo le apparenze e non si accorge degli altri, diventando indifferente a tutto. Il Signore ci esorta a non distogliere lo sguardo dai tanti Lazzaro di oggi, dai poveri e dai sofferenti che sono i suoi prediletti, e ci invita a vivere concretamente la carità, con un costante atteggiamento di ascolto, di accoglienza e di condivisione con il nostro prossimo.

La vostra comunità parrocchiale, forte della propria identità e alimentata dalla carità, è così proiettata a vivere con gioia la propria missione, in unione alla Chiesa particolare, cioè la Diocesi di Cesena-Sarsina, e in unione alla Chiesa universale. La celebrazione di oggi chiede dunque a ciascuno di farsi carico anzitutto della missione e della responsabilità di diventare espressione di una comunità viva e unita, che testimonia la comunione ecclesiale. Purtroppo di questi tempi si verificano nella Chiesa episodi di singoli e di gruppi che attentano alla comunione ecclesiale, ponendo in essere atteggiamenti diffamatori anche contro la persona e il ministero del Successore di Pietro. Non dobbiamo per questo scoraggiarci, ma piuttosto sentirci interpellati ancora più profondamente nella nostra coscienza; la fede condivisa e coltivata in una comunità è capace di cambiare i cuori, rendere migliori le persone e suscitare relazioni sempre più autentiche.

La Chiesa può essere l’inizio di una umanità rinnovata, perché formata da persone perdonate, riconciliate e capaci di vivere insieme fraternamente. La missione cristiana esige la volontà di dare forma a comunità parrocchiali rinnovate e autentiche, fermento evangelico nel tessuto sociale del territorio. Un aspetto decisivo della missione della Chiesa e di ogni comunità parrocchiale consiste nella coerenza della vita personale e della vita comunitaria con i valori evangelici. L’esempio di vita è già di per sé un annuncio, dimostrazione convincente che vale la pena aderire a Cristo e abbracciare la fede. L’anniversario che questa comunità celebra è una grazia: non fatela passare invano, ma accoglietela come l’opportunità irripetibile della visita di Dio in mezzo a voi.

La Vergine Maria e l’Apostolo Pietro, vostro patrono, aiutino questa comunità parrocchiale a diventare sempre più uno spazio aperto in cui tutti si sentono desiderati e accolti. Così, mediante il concorso di tutti, la parrocchia può essere sempre più “Chiesa viva” per la presenza di fedeli laici corresponsabili di un’avventura che è tra le più entusiasmanti: quella di portare gli uomini a Dio e portare Dio agli uomini! Una Chiesa viva non è semplicemente una Chiesa organizzata ed efficiente, ma un luogo in cui si fa l’esperienza di essere figli dello stesso Padre e fratelli fra di noi. Il settimo Centenario, che state vivendo con intensità e gratitudine, rinsaldi la vostra comunità parrocchiale nell’amore fraterno e nella capacità di testimoniare ogni giorno la vita buona del Vangelo e vi doni una speranza forte nei momenti di fatica e di stanchezza, nella consapevolezza che il Signore è con voi e sostiene i vostri propositi di bene.