Articolo per il settimanale "Maria con te"

 

Maria Regina dei Santi

 

L’11 ottobre di questo anno 2022 ci ricorda il sessantesimo anniversario dell’avvio del Concilio Vaticano II: era una festività mariana, quel giorno e san Giovanni XXIII lo ricordò subito in quella sua allocuzione nota con l’inizio latino: Gaudet Mater Ecclesia e lo fece ancora la sera durante quello che è ricordato come il «discorso della luna». Lo stesso giorno di otto anni prima il papa Pio XII aveva pubblicato la lettera enciclica Ad caeli Reginam sulla dignità regale della Vergine Maria, istituendone la relativa festa liturgica per il 31 maggio, poi trasferita al 22 agosto, ottava dell’Assunzione. Questa coincidenza temporale c’incoraggia a rileggere il titolo regale di Maria – che ritorna spesso in tradizionali preghiere come la Salve, Regina, il Regina caeli e specialmente nelle invocazioni delle Litanie lauretane, dove troviamo, fra le tante altre, quella rivolta alla Regina di tutti i santi – alla luce della teologia conciliare, iniziando con il liberarlo da alcuni possibili risvolti equivoci, fra i quali il più rischioso e insidioso sarebbe una certa ipostatizzazione di Maria regina, che la vedrebbe proiettata in una zona segregata dal popolo di Dio e comunque non relazionata con la dignità regale di tutti i figli della Chiesa. Per evitare questi rischi sarà necessario comprendere la regalità di Maria nel giusto contesto della regalità di Cristo e del popolo cristiano.

Per il riferimento cristologico potremo scegliere come maestro san J. H. Newman il quale, specialmente nelle sue Meditations and Devotions, ci ha lasciato abbondanti meditazioni mariane. Per il nostro tema saranno utili queste espressioni: «In Gesù Cristo è la pienezza della divinità, con tutta la sua infinita santità. In Maria è riflessa la santità di Gesù, quanta per sua grazia si può trovare in una creatura». Maria è, per Newman, come un libro aperto nel quale è possibile leggere direttamente il mistero dell’incarnazione e la grazia della redenzione. Ella è la «regina dei santi, regina vestita di sole e coronata di stelle del cielo».

Riconosciamo qui il rimando al libro dell’Apocalisse, che, fin da san Bernardo, rimane, insieme con l’affermazione della divina maternità e della sua associazione all’opera redentiva operata da Cristo, il principale punto di riferimento per descrivere la regalità di Maria. Lo sottolineava san Paolo VI nell’esortazione Marialis cultus: «La solennità dell'Assunzione ha un prolungamento festoso nella celebrazione della beata Maria Vergine Regina, che ricorre otto giorni dopo, nella quale si contempla colei che, assisa accanto al Re dei secoli, splende come Regina e intercede come Madre» (n. 6).

Cristo e la Chiesa, peraltro, sono «il fulcro ermeneutico della Scrittura concepita come rappresentazione della storia della salvezza», il «luogo» dove la persona di Maria, dalla sua eterna predestinazione alla sua assunzione al cielo, diventa teologicamente significativa. Le parole qui scritte s’ispirano a un testo di J. Ratzinger, poi Benedetto XVI, il quale ricorda che all’epoca dei Padri «l’intera mariologia era già delineata nell’ecclesiologia» al punto che «tutto quanto più tardi diverrà mariologia è stato inizialmente pensato come ecclesiologia». In sintesi potrebbe dirsi che la Chiesa oggi è quello che Maria è stata al tempo della sua esistenza terrena e che la Chiesa sarà un giorno ciò che la Santa Madre di Dio già è. Il n. 972 del Catechismo della Chiesa Cattolica, citando Lumen gentium 68-69, insegna che in Maria noi possiamo contemplare ciò che la Chiesa è nel suo mistero, durante il suo pellegrinaggio della fede, e quello che sarà nella comunione dei santi, al termine del suo cammino. In tale prospettiva, concludendo la sua esortazione Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, Francesco scrive che Maria è «la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna» (n. 176).

Ciò detto, si aggiungerà che il titolo regale di Maria è senz’altro da intendersi in senso analogico. Non indica, perciò, come nelle realtà terrene, una posizione giuridica di comando. Maria, al contrario, è invocata Regina a partire dalla sua connotazione di Serva del Signore (Lc 1,38) e anche alla luce del detto medievale per cui servire Deo regnare est, modificabile nell’affermazione che, per Iddio regnare è servire. San Paolo VI ne diede una magnifica esposizione, quando disse che «è sequela di Cristo, e partecipazione a quella comunione che definisce la Chiesa» (Omelia del 2 febbraio 1971). La regalità di Cristo è quella di un re che serve i suoi servitori (cf. Lc 12,37), che lava i piedi ai suoi amici (cf. Gv 13,4-16), che chiama i suoi sudditi a regnare con lui (cf. 2Tim 2,12). Da questa luce solare sono illuminate la Chiesa e Maria, che ne è la madre, il tipo e il modello. Concludendo la costituzione apostolica Ineffabilis Deus, con la quale proclamava il dogma dell’Immacolata Concezione, il beato Pio IX incoraggiava a non cessare d’invocare la Vergine Maria quale dolcissima Madre di misericordia e di grazia e di farlo sempre con grande fiducia, perché «ella ha un cuore materno per noi e, mentre tratta gli affari che riguardano la salvezza di ciascuno di noi, è sollecita di tutto il genere umano. Costituita da Dio Regina del cielo e della terra, ed esaltata al di sopra di tutti i cori degli angeli e di tutte le schiere dei santi, sta alla destra del suo Figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo, e supplica con le sue potentissime preghiere di Madre; trova ciò che cerca, e non può rimanere inascoltata».

 

Marcello Card. Semeraro