Intervista a Vatican News

 

 

IN CERCA DEI SANTI, LE FORME "PIU' RIUSCITE" DELL'ESSERE UMANO

 

 

    I dicasteri della Santa Sede raccontati dall’interno: storia, obiettivi e "bilancio di missione", come funzionano le strutture che sostengono il ministero del Papa. La Congregazione delle Cause dei Santi nell’intervista al prefetto, il cardinale Marcello Semeraro

 

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

    Ci sono modi infiniti di definire la santità. Uno di essi è considerarla un modello, anzi “il” modello, di bellezza di una creatura umana. È questo che fa dal 1969, l’anno della sua nascita, il dicastero vaticano preposto a scandagliare nelle vite dei candidati agli altari: cercare nei loro connotati quelli del Vangelo, perché ogni cristiano possa vederli come testimoni credibili e soprattutto imitabili. Dietro la proclamazione di un Santo c’è un impegno collettivo scrupoloso, che dura anni, talvolta decenni, e richiede l’intervento di varie competenze e un complesso di costi (il bilancio 2021 del dicastero si aggira sui 2 milioni di euro). La “fabbrica dei santi” è un’espressione che “può essere anche simpatica, se intesa nel senso positivo, ossia quale luogo in cui si lavora tanto per arrivare alla presentazione seria e onesta di persone degne” di questo titolo, osserva il prefetto della Congregazione, il cardinale Marcello Semeraro, che spiega il funzionamento della struttura.

 

 

    La santità è una chiamata che il Signore rivolge personalmente a “tutti i fedeli di ogni stato e condizione” (Lumen gentium), eppure la Chiesa fin dalle origini ha avvertito l’esigenza di riconoscere le testimonianze esemplari e di accettare “ufficialmente” la loro fedeltà al messaggio evangelico. Che ruolo svolge in proposito la Congregazione delle cause dei santi?

    Come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II, la santità è certamente la vocazione universale, per tutti e ciascuno. Quanto, poi, al riconoscimento ufficiale della santità di un singolo cristiano, si dirà che si tratta di un’antica tradizione. Fin dai primi tempi, infatti, quando si diffondeva la notizia di qualche martire, o di qualcuno che aveva vissuto il Vangelo in maniera esemplare, li si proponeva come modelli di vita a tutto il popolo e come intercessori presso Dio nelle necessità dei credenti. Per dichiarare la santità di una persona varieranno i procedimenti e le normative canoniche, ma il fulcro fondamentale è questo: la Chiesa ha creduto sempre alla raggiungibilità della santità da parte dei suoi membri e che questi dovevano essere conosciuti e proposti alla venerazione pubblica.

    Quanto alla Congregazione delle cause dei santi, essa segue l'iter di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio assistendo i vescovi nell’inchiesta su martirio o virtù eroiche oppure offerta della vita e sui miracoli di un fedele cattolico che in vita, in morte e dopo morte ha goduto fama di santità, o di martirio, o di offerta della vita. Servo di Dio è chiamato il fedele cattolico di cui è stata iniziata la causa di beatificazione e canonizzazione e per il quale in ogni caso è sempre necessaria una autentica, diffusa e duratura “fama di santità”, ossia l'opinione comune secondo cui la sua vita è stata integra, ricca di virtù cristiane e feconda per la comunità cristiana.

 

    La vostra attività comporta un vero e proprio “gioco di squadra” nel quale sono impegnati postulatori, testimoni, consultori, teologi, studiosi, medici, cardinali, vescovi. Quante persone vengono coinvolte e come si articola il lavoro della Congregazione nelle sue diverse fasi?

    La nuova normativa nelle Cause dei Santi, introdotta nel 1983, ha abbreviato di molto i tempi dei processi di beatificazione e canonizzazione. Basta pensare, ad esempio, che in passato per iniziare lo studio sulla vita, le virtù o il martirio di un Servo di Dio bisognava aspettare i 50 anni dalla sua morte. Oggi non è più così. La lunghezza delle Cause, tuttavia, dipende da molti fattori: alcuni sono intrinseci alle stesse (complessità della figura dei candidati, o del periodo storico in cui vissero), altri esterni (come la volontà, la preparazione e la disponibilità delle persone che vi devono operare: postulatori, collaboratori esterni, testimoni, ecc.).

    Ogni causa ha i suoi numeri: i testimoni ascoltati nella fase diocesana possono essere anche molte decine, come pure consistenti sono gli altri specialisti. Anche quanto ai tempi, ogni processo di beatificazione e canonizzazione ha i suoi: quelli delle indagini, dell’ascolto dei testimoni, della stesura delle Positiones, dell’esame da parte dei consultori teologi e, a seconda delle cause, dei consultori storici. Vi sono poi i tempi dei periti medici quando si tratta di esaminare un possibile miracolo di guarigione. Il tutto, se questi passaggi sono stati positivi, passa poi alla sessione ordinaria dei membri della Congregazione, cioè dei cardinali e vescovi. Terminato tutto questo processo, l’ultima parola spetta al Papa, alla cui approvazione il prefetto della Congregazione sottopone le varie cause. Esse sono davvero tante (attualmente, quelle in corso nella fase romana sono quasi millecinquecento, mentre quelle in fase diocesana sono più di seicento) e il fatto stesso che non tutte vadano in porto dimostra la serietà delle procedure. Con questo, però, non s’intende che quanti non sono proposti alla venerazione dei fedeli non siano state figure esemplari per la loro testimonianza di vita.

 

    Il gran numero di canonizzazioni e beatificazioni promosse dalla Congregazione è un indicatore della vitalità della Chiesa, in ogni sua epoca. In media, su quante cause lavorate e quante vengono portate a conclusione ogni anno?

    Il bilancio di questi ultimi cinque decenni di attività della Congregazione è non solo positivo, ma sorprendente. Lo snellimento delle procedure ha permesso di aumentare il numero delle persone proposte alla venerazione dei fedeli: provengono da tutti i continenti e appartengono a tutte le categorie del popolo di Dio. Il bilancio spirituale e pastorale di questi cinquanta anni dall’istituzione della Congregazione delle Cause dei Santi (1969) è singolare: fino al 2020 il numero complessivo è di 3003 beatificazioni e 1479 canonizzazioni. Annualmente, essendoci normalmente due sessioni ordinarie al mese e in ciascuna l’esame di quattro cause, il numero approssimativo di quelle portate a conclusione in un anno è di 80-90. Per questi e altri dati, si può visitare il sito della Congregazione (www.causesanti.va), che offre in maniera agile e anche completa tutte le informazioni sulla Congregazione e sul cammino verso la santità. Ad oggi, oltre ai principali documenti e pubblicazioni il sito contiene più di un migliaio di schede sui beati e i santi degli ultimi sette pontificati, arricchite con immagini, citazioni, biografie, omelie, link esterni e materiale multimediale.

 

    Spesso all’esterno la stessa vitalità che innalza agli altari dei modelli di vita cristiana viene etichettata come “la fabbrica dei santi”. Come può essere spiegata sinteticamente la linea di rigore seguita nei riguardi di un candidato alla beatificazione e alla canonizzazione?

    L’espressione può essere anche simpatica, se intesa nel senso positivo, ossia quale luogo in cui si lavora tanto per arrivare alla presentazione seria e onesta di persone degne di essere proposte come modelli di santità. Pur essendo notevole il numero dei candidati, è tuttavia importante aggiungere che il lavoro non è a scapito dell’accuratezza, dell’approfondimento e dell’autorevolezza.

    Partendo dalla “fama di santità e di segni” presso il popolo di Dio, l’indagine conosce una prima fase nella diocesi (apertura del processo, raccolta delle testimonianze e dei documenti, la costituzione di un tribunale con esperti teologici e storici). Una volta portata a Roma, ad essa è assegnato un relatore che guiderà il postulatore nella preparazione del volume dove sono sintetizzate le prove raccolte in diocesi al fine di ricostruire con sicurezza la vita e di dimostrare le virtù o il martirio nonché la relativa fama di santità e di segni di cui gode il Servo di Dio. È la Positio, che viene quindi studiata da un gruppo di Teologi e, nel caso di una “Causa antica” (riguardante cioè un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari), anche da una commissione di Storici. Se questi voti saranno favorevoli, il dossier sarà sottoposto ad un ulteriore giudizio dei Cardinali e Vescovi della Congregazione. Se, infine, anche questo è favorevole, il Santo Padre può autorizzare la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù o sul martirio oppure sull’offerta della vita del Servo di Dio, che così diviene venerabile: gli viene riconosciuto cioè di aver esercitato in grado “eroico” le virtù cristiane (teologali: fede, speranza e carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; altre: povertà, castità, ubbidienza, umiltà, ecc.), o di aver subìto un autentico martirio, oppure di aver offerto la vita secondo i requisiti previsti dal Dicastero.

    La beatificazione è la tappa intermedia in vista della canonizzazione. Se il candidato viene dichiarato martire, diventa subito Beato, altrimenti è necessario che venga riconosciuto un miracolo, dovuto alla sua intercessione. In genere, questo evento miracoloso è una guarigione ritenuta scientificamente inspiegabile, giudicata tale da una Commissione medica composta da specialisti, sia credenti sia non credenti. Anche sul miracolo si pronunciano prima i consultori teologi e poi i Cardinali e Vescovi della Congregazione e il Santo Padre autorizza il relativo decreto. Perché si giunga alla canonizzazione, ossia affinché possa essere dichiarato Santo, si deve attribuire al Beato l’intercessione efficace in un secondo miracolo, avvenuto però successivamente alla beatificazione. Più che una “fabbrica” che sforna santi a getto continuo, la Congregazione è, allora, il Dicastero della Curia romana che con esperienza secolare si è specializzata nel riconoscerli e che con grande diligenza, perizia e rigore scientifico porta avanti un processo che verifica se un fedele ha vissuto una misura alta di santità, in modo da essere proposto a modello per la Chiesa universale.

 

    Nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate il Papa parla della “classe media della santità”. In che modo questi “santi della porta accanto” si possono riconoscere e offrire come esempio alla comunità dei credenti?

    Gaudete et exsultate è un bellissimo manifesto sulla chiamata alla santità nel mondo di oggi, perché i santi sono i testimoni della possibilità di vivere il Vangelo; non solo quelli già beatificati o canonizzati, ma anche quelli che il Papa stesso chiama “i santi della porta accanto” che vivono vicino a noi e “sono un riflesso della presenza di Dio: “genitori che crescono con tanto amore i loro figli, uomini e donne che lavorano per portare il pane a casa, malati, religiose anziane che continuano a sorridere” (n. 7) in un mondo che non sa più sperare e che è indifferente dinanzi alla sofferenza degli altri. Il banco di prova della santità della Chiesa è proprio la quotidianità fatta di piccoli gesti. La santità della “porta accanto” è quella che vivono ogni giorno i cristiani che, in ogni parte del mondo, testimoniano l’amore a Gesù a rischio della propria vita e senza mai far conto di propri particolari interessi.

    Nei santi si realizza la forma più riuscita e bella di umanità. Nell’Esortazione Gaudete et exsultate il Papa ha scritto che la santità, mostra il “volto più bello della Chiesa” (n. 9). Possiamo anche affermare che, negli ultimi decenni, la venerazione dei santi è tornata in modo considerevole in primo piano nella vita della Chiesa, che riconosce la necessità della loro testimonianza per la comunità credente. La “contemporaneità” di un santo, difatti, non è data tanto dalla prossimità cronologica – anche se le cause concluse o in corso di beati e santi nostri contemporanei sono tante – quanto dall’essere figura completa, ricca di passione umana e cristiana, di desiderio di soprannaturale, di fame di giustizia, di amore di Dio e di solidarietà per ogni fratello.

 

    Con le nuove norme introdotte nel 2016, Francesco ha raccomandato di vigilare sull’amministrazione dei beni e di contenere le spese delle cause. Esiste anche un “fondo di solidarietà” per i casi in cui vi siano difficoltà nel sostenerne i costi. Come sono state recepite e attuate nel vostro bilancio di missione le indicazioni del Pontefice?

    La causa di beatificazione è un lavoro complesso e articolato sotto vari aspetti. In quanto tale, comporta un certo costo dovuto al lavoro delle commissioni, alla stampa dei documenti, alle riunioni degli esperti (storici e teologi incaricati dello studio della documentazione o medici per quanto riguarda i miracoli). Il Dicastero pone sempre attenzione al contenimento dei costi, in modo che la questione economica non sia di ostacolo per il prosieguo delle Cause. In questo senso vanno le norme amministrative approvate dal Santo Padre nel 2016 che garantiscono la trasparenza e la regolarità amministrative. Alimentato in vario modo, presso la Congregazione è pure costituito un “Fondo di solidarietà” per le Cause che hanno minori risorse. Per il loro sostegno sono pure allo studio ulteriori forme.

 

    Nella società “liquida” teorizzata da Bauman la santità appare sempre più una scelta controcorrente. Quali sono le nuove sfide che la Congregazione è chiamata ad affrontare per riproporre al mondo il fascino della radicalità evangelica?

    Noi viviamo in questa “società liquida”, consapevoli delle opportunità ma anche dei rischi. La Chiesa non è nuova a queste insidie alla fede e alla credibilità cristiana. Già nel secondo secolo ai cristiani si muoveva un’obiezione contro la fede in Gesù Messia; la stessa che, come riferisce San Giustino nel Dialogo con Trifone, già emergeva durante la sua vita pubblica: “Ma come è possibile che il Messia sia già venuto se non è cambiato niente, se la pace non è venuta, se Israele è ancora schiavo dei Romani, se il mondo è ancora come prima?”. I cristiani rispondevano: “È vero, sì, molte cose sono come prima, non sono cambiate, ma, se proprio volete guardare bene la realtà, potete anche osservare delle novità meravigliose, straordinarie, come, per esempio, la fraternità fra i cristiani, la comunione dei beni, la fede, il coraggio nelle persecuzioni, la gioia nelle tribolazioni. Potete vedere cose meravigliose. Il regno di Dio, certo, non è venuto ancora nella sua completezza definitiva, è venuto come in un germe, in un seme, ma è venuto sul serio e sta crescendo, si sta sviluppando in mezzo alle comunità cristiane”. I santi sono propriamente i semi maturati e che portano molto frutto, secondo la parabola del vangelo.

    La santità è sempre la stessa, fondamentalmente, ma è sempre nuova nelle sue figure concrete, come ha ricordato il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 41); prende aspetti diversi nei martiri, nelle vergini consacrate, negli eremiti, nei monaci, nei pastori della Chiesa, nei principi delle nazioni, negli ordini mendicanti, nei missionari, nei contemplativi, negli educatori, nei santi della carità sociale. Basterebbe scorrere l’elenco e le figure dei santi di questi ultimi cinquant’anni – da quando è stata istituita la Congregazione delle Cause dei Santi – per vedere quanto sono germogliati e maturati i semi del Concilio che aveva additato la santità come vocazione universale, non privilegio di pochi eletti. L’unica santità, che è riflesso di quella di Cristo, imprime in ognuno una impronta irripetibile e personale; come è l’amore: unico e personalissimo.

    Quanto alle sfide, quelle per la Congregazione sono le stesse della Chiesa e della sua presenza nel mondo. La Chiesa è motivo di credibilità sia per la santità oggettiva della fede, dei sacramenti, dei carismi, sia per la santità soggettiva dei cristiani. È quanto professa l’articolo del Simbolo Apostolico: “Credo … la comunione dei santi”, che significa la comunione dei beni santi e degli uomini santi. Ogni santo è per la crescita e l’unità dell’intero corpo della Chiesa; ogni santo è consapevole che il suo compito è una missione della Chiesa. I santi sono figure complete, vivono di passione umana e cristiana, di desiderio di soprannaturale, ma anche di fame e sete di giustizia, di amore di Dio e di solidarietà per ogni fratello. Il popolo cristiano percepisce in modo intuitivo la credibilità della fede in Gesù Cristo, riferendosi sia alla sua vicenda biografica che alla sua continua presenza nella Chiesa, specialmente nei santi.