Eucaristia in ringraziamento per la venerabilità di Sr. Magdeleine di Gesù

 

CERCARE E TROVARE

 

Eucaristia in ringraziamento per la venerabilità di Sr. Magdeleine di Gesù

 

    Vi ringrazio, carissime [piccole] sorelle per l’invito che mi avete rivolto e che ho subito accolto con gioia. Nel passato, giungendo qui, alle «Tre Fontane», mi è accaduto spesso di vedervi, benché fugacemente e, guardandovi, il mio pensiero andava piuttosto a fratel Carlo, il beato che Papa Francesco dichiarerà santo il prossimo 15 maggio. Della nostra Venerabile Serva di Dio avevo solo sentito parlare. Leggendo, però, le lettere di Madeleine Delbrêl, adesso anche lei «venerabile» e, come la vostra Fondatrice, «cercatrice di Dio sulle strade del mondo», ne trovai una indirizzata ad una ragazza che cercava la sua vocazione. C’era scritto: «Comincio a conoscere abbastanza bene le Piccole Sorelle di Padre de Foucauld. Voglio loro molto bene e le stimo molto… Madre Magdeleine è certamente una specie di genio, chiamata, penso, a un compito che porterà molti frutti nella Chiesa…» (Insieme a Cristo per le strade del mondo. Corrispondenza. 1942-1952, Gribaudi, Milano 2008, 122). È bello sapere di santi, che s’incontrano! Sì, i santi si incontrano.

    Ho accettato con gioia il vostro invito anche perché la vostra famiglia religiosa ha goduto molto presto della stima e dell’amicizia di Giovanni Battista Montini, san Paolo VI. Egli è stato il Papa della mia formazione sacerdotale e a lui io guardo sempre come ad una stella polare. Vorrei, allora, ripetere per voi le parole che vi rivolse nella sua visita del 28 settembre 1973, quando fece allusione anche alla singolare roulotte usata da Magdeleine nei suoi viaggi: la «stella filante» e l’applicò a voi, chiamandovi «stella filante, che prolunga la presenza e lo spirito di fratel Carlo di Gesù». Il vostro carisma, poi, lo tracciò con questi puntI amore silenzioso per Gesù, conversazione continua con lui, senso della sua presenza nella vita di ciascuna e risposta totale al suo amore. Ecco i quattro punti cardinali della vostra spiritualità!

    Ho gradito il vostro invito anche perché mi è accaduto, quale Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di seguire la parte conclusiva del processo che ha condotto alla proclamazione della venerabilità della piccola sorella Magdeleine di Gesù sicché, il 13 ottobre scorso, presentai al Santo Padre Francesco il voto unanimemente positivo dei Cardinali e Vescovi del Dicastero. La mia presenza, da ultimo, è anche confortata dal fatto che la solennità dell’Epifania, nella quale siamo già entrati, ha una singolare concomitanza con la spiritualità della nostra Venerabile Serva di Dio.

    Essa, nelle vostre Costituzioni (1956) è descritta come «un totale abbandono alla volontà del Padre, nello spirito dell’infanzia spirituale, alla luce del piccolo Gesù del presepe ricevuto dalle mani della Vergine Maria, sua Madre, per portarlo in tutto il mondo con il suo messaggio di semplicità e dolcezza, di pace e gioia». La stessa Magdeleine, dopo avere citato un testo del p. Charles de Foucauld sulla Natività del Signore, scriveva: «Vorrei che tu lo guardassi a lungo questo Presepio, alla luce della stella che guidò e rischiarò i magi e che tu ne capissi gli insegnamenti» (Contemplative nel mondo, ETS, Milano 2016, 111).

    È quanto adesso vogliamo fare, dopo avere ascoltato il racconto dal vangelo secondo Matteo (2,1-12): «Dicevano i Magi: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?”. Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Al termine, poi, il narratore scrive: «Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima».

    Da queste parole noi possiamo raccogliere almeno due spunti: il tema della ricerca, anzitutto e quindi quello della gioia. Non siamo degli astronomi che amano osservare il cielo e scrutare le stelle. La nostra esistenza è un quaerere Deum: per questo i Magi osservarono una stella ed è così anche per noi. Commentando il Cantico, che dice: «Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia» (3,1), san Bernardo scrive: «È un gran bene cercare Dio, io non lo considero secondo a nessuno dei beni dell’anima. È il primo tra i doni, l’ultimo nei profitti». È un passaggio molto bello di questo capolavoro della spiritualità cristiana e si conclude così: «Tu pensa, se puoi, a questa ricerca appassionata che non viene meno, e a questo desiderio che non rende ansioso: uno proviene dalla presenza, l’altro è escluso dall’abbondanza» (Sermo LXXXIV, 1: PL 183, 1185). Senso della sua presenza di Gesù, dunque, e risposta totale al suo amore, come vi disse san Paolo VI. È così.

    Cercare Dio. Mi tornano spontanee alla memoria le parole della Chiesa nella preghiera universale del Venerdì santo: «Dio onnipotente ed eterno, tu hai messo nel cuore degli uomini una così profonda nostalgia di te che solo quando ti trovano hanno pace…». L’uomo è connaturalmente «uditore della Parola», come diceva un grande teologo; potremmo anche dire che è connaturalmente «cercatore di Dio». È quello che Francesco vi ha ricordato con la costituzione apostolica dedicata alla vita contemplativa femminile, che s’intitola Vultum Dei quaerere. Nell’esordio leggiamo: «La ricerca del volto di Dio attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore… Questo pellegrinaggio alla ricerca del Dio vero, che è proprio di ogni cristiano e di ogni consacrato in forza del Battesimo, diventa, per l’azione dello Spirito Santo, sequela pressius Christi, cammino di configurazione a Cristo Signore, che viene espresso con singolare efficacia dalla consacrazione religiosa…».

    Oggi, però – solennità dell’Epifania – desidero richiamare il modello che ci è offerto dai Magi. Loro, infatti, ci presentano proprio questo progetto di vita: quaerere Deum. Come possiamo desumere dal racconto evangelico, non è un progetto di facile esecuzione. Occorre, difatti, disporsi come per un lungo viaggio: non una gita turistica, ma a un cammino dove non mancano i pericoli. In questo cammino c’è pure il rischio dell’inganno; il rischio che alle giuste domande siano date risposte devianti (come fece Erode coi Magi) e allora è necessario discernere.

    I Magi, però, non si scoraggiarono e continuarono a cercare, finché la stella li condusse non più alla casa di un re, ma ad un luogo dove c’era semplicemente un «bambino»! Si realizzava in anticipo per loro quello che un giorno quello stesso bambino dirà: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7,7-8). Ed è così che quei Magi sperimentarono anche loro quel che l’evangelista Luca narra dei pastori: «Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (2,16).

    Cercare, trovare! È la vicenda cristiana, che si conclude con la gioia. I Magi «provarono una gioia grandissima», abbiamo ascoltato. Quanto alla nostra venerabile Serva di Dio, diceva: «Quando mi chiedono da dove vengo, dove vado, qual è il mio approdo, sono sempre imbarazzata a rispondere. La strada è cominciata per me dieci anni fa, e ho camminato senza riposo né tregua, malgrado tutte le contraddizioni e gli ostacoli, e ora si apre ancora più grande davanti a me… Domani sarà l’Oriente, dopodomani Roma, poi l’Africa del Nord, il Camerun…; subito dopo: il Giappone, il Vietnam, l’India e Mosca… E non in sogno né per fanfaronata, come credevano un tempo… È tutto il mio essere consumato che percorre tutte queste strade fino al giorno in cui finalmente, mi fermerà il paradiso…» (in Jesus Caritas, n. 143/luglio 2016: http://www.jesuscaritas.it/wordpress/?p=6969).

    Sia così anche per noi. Amen.

    Piccole Sorelle di Gesù – Roma, 5 gennaio 2022

Marcello Card. Semeraro