Omelia di Beatificazione di Stefan Wyszyński ed Elisabetta Róża Czacka

 

 

 

Santa Messa con il Rito di Beatificazione dei Servi di Dio

Stefan Wyszyński ed Elżbieta Róża Czacka

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Omelia

 

    1. «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato all’umiltà della sua serva» (Lc 1, 46-48).

    Carissimi sorelle e fratelli, le parole del cantico della Vergine Maria esprimono oggi anche il nostro rendimento di grazie a Dio, perché ci troviamo qui, in questo Tempio della Divina Provvidenza, per la beatificazione del Cardinale Stefan Wyszyński e di Madre Elżbieta Róża Czacka. Questo Tempio, eretto dalla Nazione Polacca a compimento di un voto fatto al Signore per invocarne la vicinanza nella gloriosa e sofferta storia di questo Paese, è spettatore oggi di una nuova conferma: la Polonia è la nazione di Maria, la Polonia ha donato e dona alla Chiesa, nelle diverse epoche, eminenti figure di santi, uomini e donne di Dio. Come fece quando mandò l’angelo Gabriele alla Vergine, il cui nome era Maria (cfr. Lc 1, 27), così Dio continua anche oggi a suscitare autentici testimoni di santità, a lode e gloria del Suo nome.

 

    2. Così fu per il Cardinale Wyszyński, originario di Zuzela, dove la sua famiglia lo educò alla fede in Dio e all’amore per la Patria. Ricevuta il 3 agosto 1924 nella cattedrale di Włocławek l’ordinazione presbiterale, iniziò allora la sua vita di sacerdote, segnata da molte prove, che affrontò con fermezza e fiducia. Uno dei momenti più drammatici fu indubbiamente quello della Seconda guerra mondiale e della eroica e tragica insurrezione di Varsavia del 1944. Wyszyński si trovava allora nei dintorni della capitale, a Laski, come cappellano di un Istituto per i non vedenti e dell’Armata Nazionale. Proprio durante l’insurrezione, ebbe luogo a Laski un fatto singolare e profetico: il Beato raccolse da terra un frammento di carta, proveniente dai roghi della capitale in fiamme, che, già in parte bruciato, riportava una parola: «Amerai». Wyszyński fu profondamente colpito da questo fatto, portò il biglietto in cappella, lo mostrò alle suore e disse: «Questo è l'appello più santo per noi e per il mondo intero, che ci lascia la combattente Varsavia. Un appello e un testamento: Amerai». A questo appello e testamento egli conformò il suo servizio di pastore e vescovo, a Lublino prima e poi a Gniezno e Varsavia, affrontando tutte le difficoltà che la sua Nazione ebbe a soffrire negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. In quel periodo politicamente e socialmente complicato, guidò con coraggio, costanza e decisione la nave della Chiesa che è in Polonia, opponendo a un’ideologia che disumanizzava l’uomo e lo allontanava dalla pienezza di vita, il Vangelo di Cristo vissuto con fedeltà. Nella battaglia per difendere la libertà di uomini e donne polacchi, era solito dire: «Chi odia, ha già perso». Non si risparmiò in nulla, sopportò tutte le umiliazioni e sofferenze, culmine delle quali furono i tre anni di prigione dal 1953 al 1956. San Giovanni Paolo II, indirizzando una lettera ai suoi connazionali all’indomani dell’elezione al Soglio di Pietro, scrisse al loro Cardinale Primate: «Non ci sarebbe sulla Cattedra di Pietro questo Papa polacco, se non ci fosse la tua fede, che non ha indietreggiato dinanzi al carcere e alla sofferenza. Se non ci fosse la tua eroica speranza, la tua fiducia senza limiti nella Madre della Chiesa» (San Giovanni Paolo II, Lettera ai connazionali polacchi, 23 ottobre 1978). Il Cardinale Wyszyński, quale vero figlio della Polonia, aveva davvero nel cuore una devozione profonda alla Vergine Maria: come sotto il suo sguardo materno aveva visto nascere la sua vocazione e sotto lo stesso sguardo aveva consacrato a Dio la sua vita e le sorti della Nazione Polacca, così fu lei a insegnargli ogni giorno del suo ministero «a vivere solo per lui e a lui solo piacere» (Messale della Beata Vergine Maria, 21. Santo nome di Maria, Sulle offerte).

 

    3. Una fede incrollabile in Dio e nella sua Provvidenza appartenne anche a Madre Elżbieta Róża Czacka. Anch’ella iniziò a riconoscere la chiamata divina fin dagli anni della fanciullezza, prima a Biała Cerkwa e poi a Varsavia. Colpita all’età di ventidue anni da una completa cecità, decise di dedicare la sua vita al servizio delle persone non vedenti, che all’epoca, nel territorio della Polonia, non potevano contare sull’aiuto degli altri e ricevere una valida istruzione. Fondò per questo la Società di cura per i non vedenti e la Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce. Aprì scuole e organizzò laboratori, adattò l’alfabeto Braille alla lingua polacca e perfezionò il metodo delle forme abbreviate nella scrittura. Con la sua straordinaria operosità e dedizione Beata Elżbieta Róża ci attesta che non ci sono ostacoli per chi voglia amare Dio e come Dio. Anche alla sua vita non mancarono molteplici difficoltà, nelle quali, con inaudita speranza, riaffermò costantemente la propria fedeltà a Dio che è amore.

 

    4. Oggi il Cardinale Wyszyński e Madre Czacka vengono beatificati insieme. E’ come il compimento di un incontro storico, grazie al quale essi si conobbero a Laski già 95 anni fa, nel 1926. Il giovane sacerdote fu edificato dalla fede e dalla tenacia di quella donna che, mossa dalla carità divina, era totalmente dedita a Dio e al prossimo. Ne nacque una preziosa collaborazione, una condivisione sincera di intenti e propositi. Ma soprattutto una comunione di fede, e di amore a Dio e all’uomo bisognoso e indifeso. Seppero infondersi l’un l’altro forza, costanza e coraggio. L’uno schierato in prima persona a prendersi cura di quanti erano lesi nella loro libertà e ostacolati nel proprio credo, l’altra, non vedente tra i non vedenti fisicamente e spiritualmente, impegnata ad aiutare quanti si trovavano abbandonati ai margini della società. Il Cardinale Wyszyński ne celebrò i funerali il 19 maggio 1961 e disse nell’omelia: «Madre Czacka era una persona che stava costantemente davanti al suo amatissimo Dio; ella sapeva che Dio è Amore, soprattutto Amore, ed ha attinto con fermezza alla sorgente insondabile dell'amore di Dio! Per questo è riuscita a riunire e nutrire con Amore tante persone intorno a lei».

    I due nuovi Beati avevano ricevuto dal Signore, tramite la famiglia, la Chiesa e questa Nazione, il bene inestimabile della fede e la vivacità di una tradizione secolare di amore a Dio. Cosa le offrirono in cambio? Offrirono la certezza vissuta del primato di Dio («Soli Deo» – «Solo a Dio» – era il motto episcopale del Cardinale Wyszyński), capace di ridonare all’uomo la sua dignità. Trasmisero la testimonianza di una vita fedele al Vangelo, a qualunque costo. Lasciarono l’esempio del servizio ai bisogni concreti dell’uomo, che vive accanto a noi e busse alle nostre porte, anche quando nessuno se ne prende più cura e pare che a vincere sia l’indifferenza. Nello spirito di questi valori che ci lasciano oggi i nuovi Beati, anche noi possiamo e dobbiamo far fronte ai problemi che il mondo attuale pone davanti alla Chiesa e alla società.

 

    5. Sorelle e fratelli carissimi! «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il Suo nome» (Lc 1, 49).

    Facciamo nostro ancora il cantico di Maria, che è il modello più alto della vita cristiana e l’esempio più illustre della santità. Nella sua umiltà, accolse l’annuncio che la Sapienza eterna – della quale abbiamo sentito il libro del Siracide – sarebbe divenuta carne nel suo grembo. «Scelta da Dio, santa e amata» (cfr. Col 3, 12) – per usare l’espressione di San Paolo nella lettera ai Colossesi – fu madre di Cristo, non solo perché lo concepì per opera dello Spirito Santo, ma perché in Lei si compì pienamente «la volontà del Padre che è nei cieli» (cfr. Mt 12, 50). Onoriamo in questo giorno di festa liturgica il suo Nome, perché «il popolo cristiano guarda a lei come fulgida stella, la invoca come Madre e nei pericoli ricorre a lei come a sicuro rifugio» (Messale della Beata Vergine Maria, 21. Santo nome di Maria, Prefazio).

    Disse un giorno della Vergine Maria il Beato Stefan Wyszyński: «Nei tratti della madre riconosciamo la massima somiglianza con i suoi figli. Quindi, se vogliamo conoscere il Figlio, dobbiamo guardare la Madre. La Madre conduce al Figlio!». Nella vita santa, risplende la bellezza del volto di Cristo. Papa Francesco, che in questo momento si trova a Budapest in Ungheria per concludere il Congresso Eucaristico Internazionale e al quale va oggi il nostro particolare ricordo e pensiero, ha detto che i santi sono «testimoni che veneriamo e che in mille modi diversi ci rimandano a Gesù Cristo, unico Signore e mediatore tra Dio e l’uomo» (Francesco, Udienza Generale, 7 aprile 2021).  Ci sono dati, dunque, come esempi da imitare, ma anche come intercessori a cui rivolgerci con fiducia. Esempi, perché sono stati docili all’azione della grazia che operava in loro. Intercessori, perché, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, essi «contemplano Dio, lo lodano e non cessano di prendersi cura di coloro che hanno lasciato sulla terra. (…) La loro intercessione è il più alto servizio che rendono al disegno di Dio. Possiamo e dobbiamo pregarli di intercedere per noi e per il mondo intero» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2683). Affidiamoci quindi all’intercessione dei nuovi Beati, perché si accenda anche in noi il desiderio di vivere da santi, poiché – come il Papa ancora ci ricorda – «anche nella nostra vita, pur debole e segnata dal peccato, può sbocciare la santità» (Francesco, Udienza Generale, 7 aprile 2021).

    Polonia, Nazione Mariana, terra di santi e beati, in questo Tempio della Divina Provvidenza, per intercessione della Madre di Dio, del Beato Stefan Wyszyński e della Beata Elżbieta Róża Czacka, chiediamo oggi al Signore che ci dia la forza di essere fedeli testimoni del suo amore misericordioso verso ogni uomo bisognoso del nostro tempo. I nuovi Beati intercedano con forza per questa benemerita Nazione, illuminino le autorità statali e locali e aiutino la Chiesa che è in Polonia ad essere sempre fedele al Vangelo di Cristo.

    Santa Vergine Maria, Regina della Polonia,

    Beato Stefan Wyszyński,

    Beata Elżbieta Róża Czacka,

    pregate per noi.

 

    Varsavia, 12 settembre 2021, Tempio della Divina Provvidenza 

 

 

                                                                        Marcello Card. Semeraro

                                                                       Praefectus

 

    Qui la versione in polacco