Omelia nella festa della Theotokos

 

Maria, donna dell’ascolto

Omelia nella festa della Theotokos

 

La festa della Theotokos, che oggi celebriamo nel nostro Monastero di Grottaferrata è una risonanza della memoria della Dormizione della Santissima Madre di Dio, celebrata lo scorso 15 agosto. Nel calendario liturgico della Chiesa romana la nostra festa coincide con la memoria della Beata Vergine Maria, regina. Sono due tonalità diverse di una stessa voce: quella dell’unica Santa Chiesa, che mentre riconosce e onora la Madre del Figlio di Dio nella sua natura umana, proprio per questo la invoca pure come sua propria Madre. Maria è la Madre della Chiesa!

Dalla tradizione bizantina raccogliamo questa lode: «Festeggiamo, o pura, la tua dormizione * alla quale fu presente il Cristo Dio nostro da te incarnato * per accogliere il tuo spirito con ineffabile gloria: * e nella gloria te ne sei andata senza lasciare il mondo, * proteggendo con la tua intercessione, o Madre di Dio, * quanti a te inneggiano» (Orthros del 21 agosto).

Il racconto dal vangelo secondo Luca che insieme abbiamo appena ascoltato, della Vergine Maria ci propone un’immagine: quella di donna dell’ascolto. È un titolo che le dedicò il papa san Paolo VI quando, il 2 febbraio del 1974, pubblicò una esortazione apostolica dedicata al culto cristiano verso la Madre di Dio: invocò Maria appunto come Vergine in ascolto. «Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina» (n. 17).

Con la sua efficace prosa oratoria, sant’Agostino dirà che Maria partorì credendo e credendo concepì. Credendo peperit, credendo concepit (Sermones de tempore, 215, 4: PL 38, 1074). Questo, per Maria, non fu soltanto un atteggiamento iniziale, ma lo stile di tutta una vita. Sempre l’evangelista san Luca, scrive per due volte che tutto quello che ascoltava e vedeva, Maria lo conservava nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51).

Verso la conclusione del racconto evangelico che è stato proclamato (cf. Lc 10,38-42. 11,27-28) abbiamo udito che «mentre Gesù parlava, una donna, dalla folla, alzò la voce e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”». È un’esclamazione spontanea, comprensibile, suscitata dall’ammirazione per Gesù; un’espressione destata dall’entusiasmo, insomma. La risposta di Gesù, al contrario, ci giunge inaspettata al punto da sorprenderci… Proprio per questo, però, deve maggiormente essere meditata.

In questo, potrebbe esserci d’aiuto la prima parte del testo evangelico che è stato letto (cf. Lc 10,38-42: materialmente esso appartiene ad un altro momento della vita di Gesù, ad un altro contesto. Questa volta egli non è tra la folla, ma in una casa di amici e, dunque, in una condizione d’intimità. In quella casa egli è ricevuto come ospite d’onore: un sentimento quello, dettato non dal timore, ma dalla stima; da quell’affetto che induce a trovare il meglio per la persona amata. Ed ecco che, comprensibilmente, Marta, una delle due sorelle, s’industria perché l’accoglienza sia all’altezza della situazione. Nel suo daffare, però, s’accorge che la sorella, Maria, se ne stava seduta ai piedi di Gesù e ascoltava la sua parola. A questo punto, un po’ stizzita, dice: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». L’avremmo detto anche noi, al suo posto.

Anche in questo caso la risposta di Gesù ci lascia interdetti, ma – come ho già detto – è proprio quando Gesù non dice cose ovvie (quelle che, magari, avremmo detto pure noi), è allora che dobbiamo ascoltarlo con maggiore attenzione. Cosa, dunque, vuole dire Gesù a Marta ed a noi? A me piace la spiegazione di san Cirillo di Alessandria, un antico padre della Chiesa vissuto tra il IV e il V secolo. Egli diceva che Gesù non va accolto come una persona cui offrire qualcosa, ma come uno che ha da donarci Lui qualcosa.

Come persone cui offrire qualcosa vanno accolti i potenti di questo mondo, quelli che possono farci un favore, quelli che vogliamo ingraziarci per ottenete qualcosa. Gesù, però, non viene tra noi per ottenere qualcosa. Egli viene per donarci addirittura sé stesso! In queste settimane in Italia siamo in clima elettorale e tutti ci parlano per ottenere il nostro consenso, il nostro voto. Gesù fa esattamente il contrario. Egli viene a noi per farci Lui il dono della sua Parola, il dono di sé. Questo Maria lo aveva capito ed ecco che si mette ai piedi del Signore per abbeverarsi alla sorgente viva della sua Parola (cf. Comm. a Luca 10,38: PG 72, 684-685).

Torniamo adesso a considerare la donna che davanti a Gesù aveva elogiato sua madre, Maria. L’aveva fatto considerando un aspetto semplicemente umano! Umanamente, come madre Maria aveva dato la vita a Gesù. In realtà era accaduto esattamente il contrario: accogliendo nel suo grembo il Figlio di Dio, Maria aveva ricevuto da Lui la vita!

Nel vangelo secondo Giovanni è ripetuto più volte: «chi ascolta la mia parola... ha la vita eterna» (5,24; 6,47; cf. 3,36). Nel suo commento al Vangelo di Matteo, san Giovanni Crisostomo dirà: «Alle parole della donna Gesù non rispose: “Nessun grembo mi ha allevato e non ho succhiato nessuna mammella”; disse, invece: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Egli, dunque, non nega in nessun modo la parentela secondo natura, ma piuttosto le antepone quella proveniente dalla virtù... Non disse affatto: “Non è mia madre”; a quella donna disse: “Se anche tu vuoi essere beata, allora fai anche tu la volontà del Padre, come Maria. Chi, difatti, fa questo, allora mi è sorella, fratello e madre. Oh quale grande onore! A quanti hanno detto che beata è Maria ed è beato il ventre che ha portato Gesù, chi proibisce di essere così anche loro? Ecco che Gesù apre a noi tutti una grande strada…» (Omelia in Matteo, 44,2: PG 57, 466).

Questa conclusione del grande padre della Chiesa (la Divina Liturgia che stiamo celebrando è chiamata “di san Giovanni Crisostomo”) è meravigliosa oltre che sorprendente. È meravigliosa perché ci responsabilizza; è meravigliosa perché è un annuncio per tutti noi. Quello che è vero per Maria, è vero pure per chiunque, come Lei, ascolta ed accoglie la Parola di Dio; chi come la Vergine in ascolto dice: avvenga a me, secondo la Sua parola.

Con la sua risposta Gesù ci dice non soltanto quello che dobbiamo credere, ma pure quello che dobbiamo fare. Credere e fare … Ci sono tante volte nella vita nelle quali per imparare a credere, dobbiamo cominciare a fare! È anche un principio educativo, che tante volte le mamme e i papà ci hanno insegnato, quando a certe nostre resistenze infantili dicevano: obbedisci e capirai!

È una saggezza addirittura divina. Sono questi, mia madre e miei fratelli: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica», dice Gesù.

 

Basilica Abbaziale – Monastero di Grottaferrata, 22 agosto 2022

 

Marcello Card. Semeraro