Alfonso Maria Fusco

Alfonso Maria Fusco

(1839-1910)

Beatificazione:

- 07 ottobre 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 16 ottobre 2016

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 6 febbraio

Sacerdote, dedito al ministero tra i contadini, provvide sempre alla formazione dei giovani, specialmente poveri e orfani, e fondò la Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista

  • Biografia
  • Omelia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
Si dedicò all’apostolato delle confessioni, alla predicazione e all’animazione catechetica e liturgica della gioventù, nonché alle missioni rurali.

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    Alfonso Maria Fusco nacque in Angri, popolosa cittadina della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, nella provincia di Salerno, il 23 marzo 1839.

    Alla sua prima educazione pensarono gli esemplari genitori. A sette anni gli fu amministrato il sacramento della Cresima; padrino fu lo stesso sacerdote che gli aveva conferito il Battesimo. Questi poi completò l’educazione religiosa del bambino e gli impartì le prime nozioni scolastiche.

    Ben presto fu iscritto al piccolo clero della chiesa collegiata di S. Giovanni Battista, in Angri. Nel 1850, animato da un forte e chiaro desiderio di dedicarsi interamente al servizio di Dio e della Chiesa, entrò nel seminario diocesano. Fin d’allora cominciò a maturare in lui il proposito di consacrarsi all’assistenza dell’infanzia povera e abbandonata.

    Compiuto regolarmente e con diligenza il corso degli studi, fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1863. Nominato quasi subito coadiutore della chiesa collegiata di Angri, don Alfonso mostrò grande zelo per la salvezza delle anime. Si diede infatti completamente alle opere del sacro ministero, specie alle confessioni degli uomini e degli infermi, alla predicazione assidua della parola di Dio, alla istruzione religiosa dei fanciulli e dei giovani, alle sacre funzioni con canto. Aprì anche una scuola nella propria casa per istruire gratuitamente i fanciulli. Sull’esempio di S. Giovanni Bosco, apostolo dei giovani, e con il quale tenne corrispondenza epistolare, don Alfonso Maria Fusco aprì un oratorio sotto la protezione di S. Luigi Gonzaga. Da ciò il nome di “luigini” dato a coloro che egli educava assiduamente nel campo religioso e civile. Ovunque si poteva fare del bene, don Fusco era presente, convinto “che le anime constano a Gesù Cristo e bisogna salvarle”, com’era solito ripetere.

    Nel 1866, quando il colera imperversò su tutta la Campania, don Alfonso si prodigò in ogni modo per curare gli ammalati. La malattia colpì anche lui, ma fu risparmiato dalla morte.

    Nel 1868 fu nominato sacrista della collegiata e l’anno seguente entrò nella Congregazione dei sacerdoti Missionari “Nocerini”, che seguì in varie missioni rurali con notevole frutto spirituale per quanti avevano la possibilità di ascoltarlo e di avvicinarlo. Nel 1873 fu promosso mansionario, cioè cantore del capitolo dei sacerdoti della stessa chiesa: ufficio che ritenne fino al 1897, quando diventò canonico.

    Nelle sue diverse occupazioni, don Alfonso non cessò mai di essere prete, prete vero, pastore di anime, innamorato di Cristo e della Chiesa, amico dei piccoli e dei poveri, modello a tutti per la sua semplicità evangelica, la fede limpida e robusta, la carità aperta, intraprendente e inesauribile, per l’assoluta povertà e la lieta obbedienza. Fu uomo di preghiera, di sacrificio, di penitenza, di totale disponibilità a Dio e agli uomini, che volle servire senza chiedere nulla, percorrendo, talvolta, gli aspri sentieri della solitudine e dell’incom­prensione.

    Quell’esigenza profonda di solidarietà e di carità, che nel 1866 l’aveva portato ad assistere i colerosi fino al rischio della propria vita, dopo tentativi non riusciti e tra non poche difficoltà, poté finalmente concretizzarsi con la collaborazione di Maddalena Caputo e di altre quattro giovani, nella fondazione della “Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista” (1878), alla quale assegnò lo scopo di provvedere alla educazione e all’istruzione delle bambine orfane e bisognose. L’istituto allargò rapidamente i suoi spazi ed orizzonti sia in Italia che all’estero, pur tra difficoltà, avversità, tribolazioni e ingiurie; ma don Alfonso sopportò tutto e vinse con la preghiera, con la pazienza, con la fortezza e con la fiducia nell’aiuto divino. Il 2 agosto 1888 l’Ordinario di Nocera approvò le regole della Congregazione da lui fondata.

    Fino al termine dei suoi giorni, fu il padre, l’anima, la guida mite e forte delle sue suore. Sulle sue spalle portò il peso non solo della loro formazione spirituale, ma anche quello di reperire i mezzi necessari per la vita e la crescita della Congregazione.

    Don Alfonso Maria Fusco si spense piamente, così com’era vissuto, il 6 febbraio 1910, ad Angri, dove il suo corpo riposa, circondato dalla speciale venerazione della sua famiglia religiosa, nata dal suo cuore e segno vivente del suo grande amore per i piccoli ed i poveri. Le sue ultime parole, rivolgendosi alle suore furono: “Vogliatevi bene, io vi ricorderò e dal Cielo pregherò sempre per voi”.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Il 27 luglio 1939 venne istruito nell’allora Diocesi di Nocera de’ Pagani, il Processo Informativo, che si concluse il 22 novembre 1940. Dall’8 novembre 1952 al 19 luglio 1954, fu celebrato nella stessa Curia il Processo Apostolico ed il 28 febbraio 1958 fu emessa la validità giuridica del Processo.

    Il 21 luglio 1970 si svolse il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi “super virtutibus” e successivamente venne celebrata la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi il 7 ottobre 1975.

    Il Decreto sull’eroicità delle virtù fu promulgato il 12 febbraio 1976.

    Dal 3 al 17 marzo 1999 nella Diocesi di Ndola (Zambia) fu istruita l’Inchiesta Diocesana su un presunto miracolo, avvenuto per intercessione di don Alfonso Maria Fusco, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1998: un bambino guarì da “malaria cerebrale infantile, con coma prolungato e stato di male epilettico, con polmonite e setticemia; con grave parassitemia malarica ematica, persistente nonostante le terapie mediche”. L’esame del caso ottenne esito positivo: il 20 ottobre 1999 dalla Consulta Medica, il 3 marzo 2000 dai Consultori Teologi e l’11 aprile dello stesso anno dalla Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi.

    Il 1° luglio 2000 venne promulgato il Decreto sul miracolo.

    La liturgia della Beatificazione avvenne a Roma il 7 ottobre 2001.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    La Postulazione ha presentato alla Congregazione delle Cause dei Santi gli atti inerenti l’Inchiesta Diocesana istruita a Roma dal 9 dicembre 2013 al 16 dicembre 2014, sulla presunta guarigione miracolosa avvenuta il 25 ottobre 2009, di una suora battistina, da “emorragia sub-aracnoidea con inondazione tetraventricolare e idrocefalo, secondaria e rottura di aneurismi dell’arteria comunicante posteriore”.

    Il 25 febbraio 2016 il caso è stato sottoposto all’esame della Consulta Medica del Dicastero e in sede di discussione i periti hanno riconosciuto l’inspiegabilità scientifica della guarigione.

    Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, svoltosi il 22 marzo 2016, ha espresso all’unanimità parere positivo.

    Nella Sessione Ordinaria del 19 aprile 2016 i Padri Cardinali e Vescovi hanno ritenuto l’evento un miracolo attribuito alla intercessione del Beato Alfonso Maria Fusco.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI

Salomone Leclercq, Giuseppe Sánchez del Río, Manuel González García, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, 
Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 16 ottobre 2016

 

All’inizio dell’odierna celebrazione abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).

Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.

Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.

Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!

Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.

San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.

Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc 18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.

I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  PP. II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Si haberetis fidem sicut granum sinapis...» (Lc 17,6).

 

    Huic profecto Iesu monitioni Dei Servus Alfonsus Maria Fusco, qui Sorores Sancti Ioannis Baptistae condidit, suam totam vitam accom­modavit. Primogenitus ex quinque fratribus, die xxiii mensis Martii anno mdcccxxxix Angri, Nucerinae Paganorum-Sarnensis dioecesis, ortus est. In dioecesano Seminario institutus est atque die xxix mensis Maii anno mdccclxiii presbyteralem ordinationem recepit. Puer peculiarem sensum miserationemque in pauperes significavit.

    Eius missionalis vocatio in peculiaribus alterius partis saeculi xix condicionibus adolevit, cum Natio modo coniuncta difficili in statu versabatur, quandoquidem politicam, socialem oeconomicam­que com­positionem ipsa persequebatur. Dei Servus suae aetatis penitus inclusus in rebus, instantia et provocationes eiusdem percepit. Ut certis illius regionis necessitatibus occurreret, consilium iniit salubris progressus. Ut id assequeretur atque institutoriam actionem et culturalem firmaret, Congregationem condidit Sororum Baptistina­rum Nazareni, quarum haec sunt proposita: evangelizatio, institutio et adulescentium promotio, pauperum potissimum indigentium ac periclitantium. Hoc destinatum habebat Alfonsus ut tot populi filios, scilicet pupillos, pauperes, spurios, egestate moralique abiectione liberaret atque futuram societatem meliorem efficeret. Evangelica ratione ac benignitate pauperes convenit iisque vitae speique indicia exhibuit. Mulierum dignitatem auxit quarum cultum promovit. Ministerium sacerdotale assidue studioseque locali in Ecclesia gessit, complura sustinens pastoralia opera. Penitus inter homines versaba­tur, eos ut intellegeret, diligeret atque ad Deum perduceret. Peculiari sollicitudine praedicationem, reconciliationis sacramentum necnon catechesim curavit. Iuvenis sacerdos paterna in domo primum litterarium ludum gratuito instituit; Oratorium condidit ipseque pauperes aegrotosque curavit, quos singulis hebdomadibus invisebat, suum eis praebens peculium. Duas suis sumptibus aedifican­das curavit aediculas, ut fidem popularemque pietatem aleret. Fuit deputatus ecclesiasticus, canonicus et cantor Collegiatae sancti Ioannis Baptistae Angrensis, missionarius, Piae Consociationis Filiarum Mariae catholicorumque hominum moderator. Ubicumque aderat Dei Servus, ubi bonum compleri poterat. Caritate permotus asseverabat: «Velim ut mea quoque umbra bonum agere possit». Necessitudinem habens cum sancto Ioanne Bosco, Angrensi in oppido «Sedem professionalem parvorum opificum» condidit, ut adule­scentes iuvaret iique opus invenirent. Alfonsus sivit se inflammato Dei hominumque amore dirigi. Eius pietatem aluerunt sacra Eucharistia, Perdolentis Virginis pietas ac Providentia. Contempla­tionem et educatricem operam coniunxit. Humilitas fundamentum fuit suae spiritalis vitae. Dicere solebat: «Institutum haud meum est opus, sed Dei; Ipse id voluit, Ipse id mandavit, ego Eius sum operarius». xxxii per annos Congregationem sapienter est moderatus, quam diffundendam in complures urbes curavit. Die vi mensis Februarii anno mcmx Alfonsus obdormivit in Domino, spectabilem relinquens sanctitatis famam. Die xxvii mensis Iulii anno mcmxxix, dioecesana Curia Nucerina Paganorum beatifi­cationis canonizationisque causam incohavit, Processum informativum celebrando. Annis mcmlii-mcmliv Processus Apostolicus subsecutus est. Die i mensis Iulii anno mm Nobis coram Decretum de mira quadam sanatione, Servi Dei intercessioni adscripta, prodiit. Statuimus igitur ut beatificationis ritus die vii mensis Octobris anno mmi celebraretur.

    Hodie igitur inter sacra hanc ediximus formulam:

    Nos, vota Fratrum Nostrorum Narsetis Petri xix, Patriarchae Ciliciae Armenorum, Huberti Luthe, Episcopi Essendiensis, Ioachimi Illiano, Episcopi Nucerini Paganorum-Sarnensis, Ioannis Claudii Cardinalis Turcotte, Archiepiscopi Marianopolitani, Silvii Caesaris Bonicelli, Episcopi Parmensis, et Renardi Lettmann, Episcopi Mona­steriensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multo­rum­que christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Ignatius Maloyan, Nicolaus Gross, Alfonsus Maria Fusco, Thomas Maria Fusco, Aemilia Tavernier Gamelin, Eugenia Picco et Maria Euthymia Üffing Beatorum nomine in posterum appellentur, eorumque festum: Ignatii Maloyan sabbato proximo diei undecimae Iunii, Nicolai Gross die vicesima tertia Ianuarii, Alfonsi Mariae Fusco die septima Februarii, Thomae Mariae Fusco die vicesima quarta Februarii, Aemiliae Tavernier Gamelin die vicesima tertia Septembris, Eugeniae Picco die septima Septembris et Mariae Euthymiae Üffing die nona Septembris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Quod autem decrevimus volumus et nunc et in posterum vim habere, contrariis minime officientibus rebus quibuslibet.

    Datum Romae apud Sanctum Petrum, die vii mensis Octobris anno Domini mmi, Pontificatus Nostri tertio et vicesimo.

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus Card. Sodano

 

Loco Sigilli

In Secret. Status tab., n. 507.191

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 7 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE

Domenica, 7 ottobre 2001

 

1. "Il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2, 4): con queste parole piene di fiducia e di speranza il profeta Abacuc si rivolge al popolo d'Israele in un momento particolarmente travagliato della sua storia. Rilette dall'apostolo Paolo alla luce del mistero di Cristo, queste stesse parole sono utilizzate per esprimere un principio universale: è con la fede che l'uomo si apre alla salvezza che gli viene da Dio.

Oggi abbiamo la gioia di contemplare questo grande mistero di salvezza attualizzato nei nuovi Beati. Sono essi i giusti che per la loro fede vivono accanto a Dio in eterno: Ignazio Maloyan, Vescovo e martire; Nikolaus Gross, padre di famiglia e martire; Alfonso Maria Fusco, presbitero; Tommaso Maria Fusco, presbitero; Émilie Tavernier Gamelin, religiosa; Eugenia Picco, vergine; Maria Euthymia Üffing, vergine.

Questi nostri illustri fratelli, ora elevati alla gloria degli altari, hanno saputo tradurre la loro indomita fede in Cristo in una straordinaria esperienza di amore verso Dio e di servizio verso il prossimo.

 

2. Monsignor Ignace Maloyan, morto martire all'età di 46 anni, ci ricorda la battaglia spirituale di ogni cristiano, la cui fede è esposta agli attacchi del male. È nell'Eucaristia che attingeva, giorno dopo giorno, la forza necessaria per compiere con generosità e passione il suo ministero di sacerdote, dedicando alla predicazione, alla pastorale dei sacramenti e al servizio dei più poveri.

Nel corso della sua esistenza visse pienamente le parole di san Paolo:  "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2 Tm 7). Di fronte ai pericoli della persecuzione, il Beato Ignace non accettò alcun compromesso, dichiarando a quanti facevano pressione su di lui:  "A Dio non piace che io rinneghi Gesù mio Salvatore. Versare il mio sangue a favore della mia fede è il più vivo desiderio del mio cuore!". Che il suo esempio illumini oggi tutti coloro che vogliono essere testimoni del Vangelo, per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli!

3. Nella sua vita di madre di famiglia e di religiosa fondatrice delle Suore della Provvidenza, Émilie Tavernier Gamelin è stata il modello di un coraggioso abbandono alla Provvidenza. La sua attenzione per le persone e le situazioni la portò a inventare forme nuove di carità. Aveva un cuore aperto a ogni sofferenza, servendo soprattutto i poveri e i piccoli, che desiderava trattare come re.

Ritenendo di aver ricevuto tutto dal Signore, donava senza limiti. Tale era il segreto della sua gioia profonda, persino nelle avversità. In uno spirito di totale fiducia in Dio e con un senso acuto dell'obbedienza, come il "servo" del Vangelo, compì il suo dovere come un comandamento divino, volendo fare in tutto la volontà del Signore. Che la nuova Beata sia un modello di contemplazione e di azione per le Suore del suo Istituto e per le persone che lavorano con loro!

4. Entrambi i nuovi beati tedeschi ci riportano a un momento buio del XX secolo. Rivolgiamo lo sguardo al beato Nikolaus Gross, giornalista e padre di famiglia. Con acume comprese che l'ideologia nazionalsocialista non poteva accordarsi con la fede cristiana. Coraggiosamente prese la penna per difendere la dignità delle persone. Nikolaus Gross amò molto amato sua moglie e i suoi figli. Tuttavia, nemmeno per un momento il vincolo che lo univa alla famiglia fece sì che abbandonasse Cristo e la sua Chiesa. Egli sapeva bene che "Se oggi non impegniamo la nostra vita, come pretenderemo poi di stare al cospetto di Dio e del nostro popolo?".

Per questa sua convinzione fu condotto al patibolo, ma gli si spalancarono le porte del cielo. Nel beato martire Nikolaus Gross si realizza ciò che aveva predetto il profeta:  "Il giusto vivrà per la sua fede" (Ab, 2, 4).

5. Suor Euthymia ha recato una testimonianza di tutt'altro tipo. La suora clementina si è dedicata alla cura dei malati, in particolare dei prigionieri di guerra e degli immigrati. Fu detta anche "mamma Euthymia". Dopo la guerra dovette occuparsi di una lavanderia invece che della cura dei malati. Avrebbe certo preferito servire le persone piuttosto che le macchine. Ciononostante rimase una suora piena di empatia che aveva per tutti un sorriso amichevole e una buona parola. Esprimeva così il suo desiderio:  "Il Signore deve usarmi come un raggio di sole che illumina tutti i giorni". Visse secondo il motto:  qualunque cosa facciamo, siamo sempre solo "servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 17, 10). La sua grandezza sta nella fede nelle piccole cose.

6. "Se aveste fede quanto un granellino di senapa...", esclama Gesù conversando con i discepoli (Lc 17,6).

Fu una fede genuina e tenace a guidare la vita e l'opera del beato don Alfonso Maria Fusco, fondatore delle Suore di San Giovanni Battista. Da quando era ragazzo, il Signore gli aveva posto nel cuore il desiderio appassionato di dedicare la vita al servizio dei più poveri, specialmente dei bambini e dei giovani, che incontrava numerosi nella sua città natale di Angri, in Campania. Per questo intraprese il cammino del Sacerdozio e divenne, in un certo senso, "il Don Bosco del Sud".

Fin dall'inizio volle coinvolgere nella sua opera alcune giovani che ne condividevano l'ideale, proponendo loro come motto le parole di san Giovanni Battista: "Parate viam Domini", "Preparate la via del Signore" (Lc 3,4). Confidando nella divina Provvidenza, il beato Alfonso Maria e le Suore Battistine hanno realizzato un'opera ben superiore alle loro stesse aspettative. Da una semplice casa di accoglienza è sorto un Istituto che oggi è presente in sedici Paesi e quattro continenti, accanto ai "piccoli" e agli "ultimi".

7. La singolare vitalità della fede, attestata dal Vangelo odierno, emerge anche nella vita e nell'attività di don Tommaso Maria Fusco, fondatore dell'Istituto delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. In virtù della fede egli seppe vivere, nel mondo, la realtà del Regno di Dio in modo del tutto speciale. Tra le sue giaculatorie, una ve n'era a lui particolarmente cara: "Credo in te, mio Dio; aumenta la mia fede". E' proprio questa la domanda che gli Apostoli rivolgono a Gesù nel Vangelo di oggi (cfr Lc 17,6). Il beato Tommaso Maria aveva infatti capito che la fede è prima di tutto un dono, una grazia. Nessuno può conquistarla o guadagnarla da solo. Si può soltanto chiederla, implorarla dall'Alto. Perciò, illuminati dal prezioso insegnamento del nuovo Beato, non stanchiamoci mai di invocare il dono della fede, perché "il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 1,4).

8. La sintesi vitale tra contemplazione e azione, assimilata a partire dalla quotidiana partecipazione all'Eucaristia, fu il fondamento dell'esperienza spirituale e dello slancio di carità di Eugenia Picco.

Nella sua vita si sforzò sempre di porsi in ascolto della voce del Signore, secondo l'invito dell'odierna liturgia domenicale (cfr Rit. al Sal. Resp.), mai sottraendosi ai servizi che l'amore verso il prossimo le richiedeva. A Parma ella si fece carico delle povertà della gente, rispondendo ai bisogni dei giovani e delle famiglie indigenti ed assistendo le vittime della guerra che in quel periodo insanguinava l'Europa. Anche di fronte alla sofferenza, con gli inevitabili momenti di difficoltà e di smarrimento che questa comporta, la beata Eugenia Picco seppe trasformare l'esperienza del dolore in occasione di purificazione e di crescita interiore. Dalla nuova Beata impariamo l'arte di ascoltare la voce del Signore, per essere testimoni credibili del Vangelo della carità in questo primo scorcio di millennio.

9. "Mirabilis Deus in sanctis suis!". Con le Comunità nelle quali i nuovi Beati hanno vissuto e per le quali hanno speso le loro migliori energie umane e spirituali, vogliamo ringraziare Dio, "mirabile nei suoi santi". Al tempo stesso, Gli chiediamo, per loro intercessione, di aiutarci a rispondere con rinnovato ardore all'universale vocazione alla santità.

Amen!