Angela da Foligno

Angela da Foligno

(1248-1309)

Beatificazione:

- 07 maggio 1701

- Papa  Clemente XI

Canonizzazione:

- 09 ottobre 2013

- Papa  Francesco

- Canonizzazione equipollente

Ricorrenza:

- 4 gennaio

Religiosa, dell’Ordine Secolare di San Francesco, morti il marito e i figli, seguendo le orme di san Francesco, si diede completamente a Dio e affidò alla propria autobiografia le sue profonde esperienze di vita mistica, quando comprese che per meglio servire e somigliare al Signore era chiamata a vivere la santità nella concretezza del quotidiano

  • Biografia
  • Omelia
  • UDIENZA BENEDETTO XVI
“Il mio posto è nel mondo”

 

Nata a Foligno il 4 gennaio 1248 da una famiglia agiata, presto rimase orfana di padre e ricevette dalla madre un’educazione superficiale che la portò a consumare la giovinezza lontana dalla fede. Bella, intelligente, passionale, andò in sposa ad un notabile folignate da cui ebbe diversi figli.

La frivolezza e spensieratezza della gioventù furono sconvolte nel giro di pochi anni da una serie di eventi: il violento terremoto del 1279, un uragano impetuoso e poi la lunga guerra contro Perugia la portarono ad interrogarsi sulla precarietà della vita e ad avvertire la paura dell’inferno. Nacque in lei il desiderio di avvicinarsi al sacramento della penitenza, ma – narrano le cronache – “la vergogna le impedì di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento”. In preghiera ottenne da san Francesco d’Assisi la rassicurazione che avrebbe presto conosciuto la misericordia di Dio.

Angela tornò quindi al confessionale e questa volta si riconciliò pienamente con il Signore. All’età di 37 anni, nonostante l’ostilità dei familiari, ebbe inizio la conversione nel segno della penitenza e della rinuncia alle cose, agli affetti, a sé stessa. Dopo la morte ravvicinata e prematura della madre, del marito e dei figli la donna vendette ogni suo bene distribuendone il ricavato ai poveri, si recò in pellegrinaggio ad Assisi sulle orme del Poverello e nel 1291 entrò nel Terz’Ordine di San Francesco, affidandosi alla direzione spirituale del frate Arnaldo, concittadino e consanguineo, che divenne poi suo biografo, autore del celebre “Memoriale”. In questo testo le tappe della vocazione di Angela e le sue costanti estasi ed esperienze mistiche, culminate nell’inabitazione nell’anima della Santissima Trinità, sono suddivise in trenta “passi”.

“Ho visto una cosa piena, – raccontava al confessore a proposito della visione del Dio Trino – una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene. (…) Dopo la sua partenza, cominciai a strillare ad alta voce (…) Amore non conosciuto perché mi lasci?”. Il giovanile timore della dannazione lasciò presto il posto alla consapevolezza di non potersi salvare per i propri meriti, ma, con animo pentito, solo per mezzo dell’infinito amore misericordioso di Dio.

Alla costante dimensione orante, esplicatasi in special modo nell’adorazione eucaristica e nella preghiera la folignate affiancò sempre l’attività caritativa a fianco degli ultimi, assistendo con tenerezza i lebbrosi e i malati nei quali scorgeva il Cristo Crocifisso. Conosciuta già in vita come Magistra Theologorum, promosse una teologia basata sulla Parola di Dio, sull’obbedienza alla Chiesa e sull’esperienza diretta del divino nelle sue manifestazioni più intime.

Coinvolta con passione nelle controversie che laceravano l’ordine francescano, Angela attirò attorno alla sua persona un cenacolo di figli spirituali che vedevano in lei una guida ed una vera maestra di fede: per questo motivo la sua figura incarna uno dei modelli del genio femminile nella Chiesa. Già prima della morte, sopraggiunta il 4 gennaio del 1309, le venne attribuito dal popolo, in modo non ufficiale, il titolo di santa.

Il 9 ottobre 2013 Papa Francesco ha portato a compimento quanto già avviato dai suoi predecessori canonizzando Angela da Foligno per equipollenza.

Decreto di Papa Francesco per la canonizzazione equipollente di Angela da Foligno

Lettera Decretale di Papa FRANCESCO sulla Canonizzazione equipollente della BEATA ANGELA DA FOLIGNO

 

“L’incontro con la figura di san Francesco e, finalmente, l’incontro col Cristo Crocifisso risveglia l’anima per la presenza di Dio, per il fatto che solo con Dio la vita diventa vera vita, perché diventa, nel dolore per il peccato, amore e gioia: così parla a noi santa Angela da Foligno”.

Queste parole, che concludevano la catechesi del nostro venerato predecessore Benedetto XVI il 13 ottobre 2010, costituiscono un ponte ideale tra la vicenda di una donna vissuta nel Medio Evo e il cammino che il Popolo di Dio è continuamente chiamato a compiere nella sua storia. Infatti la vita, la spiritualità e la cultura di Angela da Foligno testimoniano con chiarezza e coerenza il valore assoluto e intramontabile della profonda comunione con Dio, che rende possibile l’incontro con tutte le creature come opera del Creatore. Ella visse costantemente alla presenza del Signore, per accogliere senza esitazioni la sua volontà.

Nata a Foligno intorno al 1248 da una famiglia benestante, Angela rimase presto orfana di padre e fu educata dalla madre in modo piuttosto superficiale. A poco piú di venti anni, andò sposa a un maggiorente folignate, da cui ebbe vari figli. Angela è una donna bella, seducente, passionale e intelligente; conduce un’esistenza mondana, dissipata, assapora ogni gioia della vita e non si cura della salvezza della sua anima. Varcata la soglia dei trent’anni, si verificarono alcuni eventi, come il violento terremoto del 1279, un impetuoso uragano, la lunga guerra contro Perugia, che la costrinsero a una presa di coscienza della sua vita e a una maggiore riflessione. Nel 1285, toccata dalla grazia e da un’apparizione di San Francesco d’Assisi, decise di cambiare vita: fece la confessione generale e intraprese un cammino di penitenza e di conversione. Sospinta inizialmente dalla paura dell’inferno e dalla necessità del pentimento, trasforma man mano la sua vita in un’ascesa continua verso la santità per la via della croce e dell’amore fino all’unione totale con la Trinità.

Tre anni dopo, la decisione di percorrere il cammino della perfezione evangelica divenne definitiva e radicale, favorita anche dalla morte, avvenuta in breve tempo, della mamma, del marito e dei figli. Rimasta sola, si sentì pienamente libera di aderire a Dio; perciò, come aveva già fatto il nobile folignate Pietro Crisci, vendette tutti i suoi beni, ne distribuì il ricavato ai poveri e nel 1291 entrò nel Terz’Ordine di San Francesco, affidandosi alla direzione spirituale del frate francescano fra Arnaldo, suo concittadino e consanguineo. Nello stesso anno compì un pellegrinaggio ad Assisi, durante il quale sperimentò speciali doni mistici.

Dopo un periodo di grande penitenza e austerità, la Terziaria francescana, attraverso un intenso cammino spirituale, venne condotta da Dio alle più alte vette dell’esperienza mistica, fino a sperimentare l’inabitazione nella sua anima della Santissima Trinità. Tutte queste cose si trovano riflesse nel cosiddetto Libro della Beata Angela, la cui prima parte è il Memoriale messo in latino dal suo confessore fra Arnaldo da Foligno. In esso viene raccolta l’esperienza interiore di Angela, a partire dal momento della sua conversione fino al 1296. Il Documento fu approvato da otto teologi dell’Ordine Francescano e più tardi anche dal cardinale Giacomo Colonna. La seconda parte del medesimo libro è costituita dalle Instructiones che Angela dava ai suoi discepoli.

Conclusa la stesura del Memoriale, sembra che ci sia stata una diminuzione delle esperienze mistiche; infatti, negli ultimi anni della sua vita, la Beata, imitando la Vergine Maria di cui era particolarmente devota, sviluppò una speciale maternità spirituale, che la rese particolarmente nota nel mondo francescano. Raccolse, infatti, intorno a sé numerosi discepoli, provenienti da varie parti d’Italia e anche dall’estero, pronti ad accoglierne gli insegnamenti e i consigli spirituali. In tale insegnamento merita particolare attenzione la prudenza che impiegò nel distogliere i “frati del libero spirito” e i “fraticelli” dall’intransigenza e dagli estremismi.

Ben nota è anche la grande opera di assistenza caritativa svolta da Angela da Foligno. Assistette, infatti, sull’esempio di Francesco, i lebbrosi nell’ospedale della sua città. In ognuno di loro vedeva la persona di Cristo. Gli ultimi momenti della sua vita sono narrati in un racconto particolareggiato, che è conosciuto con il titolo di De felici exitu beatae Angelae. La Beata si spense santamente a Foligno il 4 gennaio 1309, circondata dall’affetto e dalla venerazione dei suoi figli spirituali.

Come sono i Vangeli per Gesù, così per Angela da Foligno, la sola fonte obbligata per conoscere la sua vita è il suo Liber. Così le parole e i fatti riferiti da questo preziosissimo Documento diventano i testimoni delle virtù della Beata, che rifulse anzitutto per la sua fede forte e luminosa, per la sua carità viva e ardente e per la sua speranza lieta e operosa. Molte volte nel Memoriale frate Arnaldo la chiama “fidelis Christi”, che significa sì la fedele di Cristo, ma soprattutto la “credente” che si affida totalmente al suo Signore, la convertita che vive con fede, gioia e fedeltà, colei che pone a fondamento della sua nuova esistenza la fede e l’amorosa unione con il Signore. Angela è la donna piena di fede, ma anche immagine “fedele” di Gesù Cristo e del suo stile di vita, espressione piena di quello che Dio voleva comunicare all’umanità al tempo di Angela, quindi profetessa nel senso più autentico della parola. Ai discepoli Angela insegna: «Si vis fidem, ora». A chi si apre alla verità e alla carità di Dio, la fede dà anche una forza straordinaria per affrontare ogni prova, compreso il martirio. Angela ha avuto questa forza arrivando a desiderare ardentemente – come confessa nel suo libro – una morte più spregevole di quella di Gesù Cristo. Ai suoi discepoli, che desiderano il dono della speranza, Angela prima consiglia di volgere lo sguardo verso Gesù Cristo crocifisso, che ha accettato le sofferenze della passione e l’esperienza dell’abbandono da parte del Padre, e poi li invita perentoriamente a invocare tale dono nella preghiera: “si vis spem, ora”. L’Eucaristia, la preghiera, la contemplazione e la partecipazione alla vita soprannaturale della Chiesa la introdussero sempre più profondamente nell’amore di Dio che le fa sentire la sua presenza e tiene vivo in lei il desiderio di essere disprezzata dal mondo e di condividere l’umiliazione della croce. Parlando dei doni divini e in particolare della carità, piena di stupore si rivolge a Dio con queste parole: «O Summum Esse, fac me dignam intelligere istud donum quod est supra omne donum; quia omnes angeli et omnes sancti non habent aliud videre, nisi te videre amatum et amare te et te contemplari. O donum quod est supra omne donum, quia tu ipse es et es amor. O Summum Bonum, dignasti nos facere te amorem cognoscere, et facis nos amare talem amorem». Angela in tante visioni, estasi e locuzioni afferma di sentirsi bruciare d’amore per il suo Signore. Quanto all’amore per il prossimo ella invita ad amare, quasi in un abbraccio cosmico, ogni creatura razionale e non razionale e presenta l’amore di Dio come il modello a cui ispirarsi. L’amore verso tutti è vivamente raccomandato da Angela ai suoi discepoli anche alla vigilia del suo beato transito dalla terra al cielo. Nessuno può essere escluso da questo Amore, perché tutti sono figli dello stesso Padre e perciò fratelli e sorelle fra loro. Angela vive l’amore verso il prossimo bisognoso in modo così radicale che vende tutti i suoi beni per distribuirne il cospicuo ricavato ai poveri, mettendosi poi a servire con squisita tenerezza i lebbrosi. Donna forte e sapiente, Angela si distacca dalle cose del mondo per aspirare con tutte le sue forze alle cose di lassù, dove Cristo si trova assiso alla destra del Padre (cf. Col. 3,1). Intuisce che la scelta radicale della povertà è la via indispensabile per arrivare alla croce di Cristo. Tra le virtù che Angela è andata progressivamente acquisendo nel suo lungo itinerario di conversione, la castità è forse quella che, insieme con la povertà, ha maggiormente richiesto tagli dolorosi e aspre battaglie. A trentasette anni, sotto l’azione dello Spirito, inizia un percorso esistenziale radicalmente nuovo, legandosi come sposa a Cristo, a cui un giorno promette castità perfetta con un sorprendente gesto di spoliazione. Dopo l’incontro con il Signore si lascia umilmente prendere per mano da lui e condurre come un bambino verso traguardi inimmaginabili. L’umiltà è descritta da lei come la matrice delle altre virtù. Persino la prima virtù, la carità (insieme a tutte le altre), nasce dalla radice dell’umiltà. Angela contempla lakenosis del Figlio di Dio “umanato” e “passionato”, e con frequenza ne parla e si sforza di percorrere la stessa strada.

Tutto ciò mostra che Angela si colloca tra le mistiche più insigni.
Viene considerata come colei che, attraverso le differenti vicende della vita e il quotidiano esercizio delle virtù cristiane, ha raggiunto l’apice della perfezione evangelica, divenendo profetessa e maestra della vera scienza di Cristo compendiata nel mistero della Croce.

La Folignate è perciò considerata modello di un nuovo modo di rapportarsi a Dio e di parlare di lui, facendo una teologia basata sulla Parola di Dio, sull’obbedienza alla Chiesa, sull’esperienza diretta del divino nelle sue manifestazioni più intime. Infatti il testo del Liber, non si allontana mai dal vissuto personale, interpretato alla luce della divina sapienza.
Lungo i secoli il Liber, scrigno della vita di Angela, è stato universalmente stimato come fonte di itinerari spirituali da vivere e trasmettere ben oltre lo spazio spirituale francescano; se ne ritrovano manoscritti nei conventi benedettini e cistercensi ed è stato oggetto di studio durante la devotio moderna, dove lei è definita magistra theologorum.
Questa fontana di spiritualità zampilla ancora. Ancora oggi infatti esiste a Foligno un cenacolo di preghiera e spiritualità che raccoglie iscritti da tutto il mondo che guardano con religiosa ammirazione ad Angela.

L’immagine poi di una donna come Angela, diventata madre spirituale di molti chierici, valorizza la figura e la missione femminile. Il suo vissuto di fede, rimanendo fedele alla tradizione viva della Chiesa, mostra un itinerario sorprendentemente moderno: la capacità di Angela in vita di rivitalizzare il cuore credente, com’è successo per Ubertino da Casale nel 1298 e molti altri suoi discepoli, assicura che ancora oggi la sua intercessione celeste possa essere foriera di conversioni e trasformazioni del cuore.

La vita e l’esperienza di Angela da Foligno, pertanto, si presta a mille approfondimenti ed è ricca di tanti spunti da poter essere considerata una vera e propria miniera. Così pensavano anche coloro che, dopo la morte di Angela, ne perpetuarono la memoria e ne coltivarono piamente la devozione, che nel corso del tempo si consolidò al punto da diventare un vero culto pubblico. Spontaneamente le venne attribuito sia dalle autorità ecclesiastiche e civili sia dai fedeli il titolo di Beata o di Santa in considerazione della solida fama sanctitatis et signorum da essa goduta nella famiglia francescana e nelle Diocesi di Foligno, dell’Umbria e di altre parti della Chiesa. In considerazione di queste cose il 7 maggio 1701 il Sommo Pontefice Clemente XI concesse all’Ordine dei Frati Minori Conventuali e alla città e diocesi di Foligno la facoltà di recitare l’ufficio divino della Beata. Non molti anni dopo, il 20 dicembre 1766 il Papa Clemente XIII aggiungeva la facoltà di celebrare la Messa della Beata. Successivamente fu chiesto più volte a questa Sede Apostolica di procedere alla canonizzazione di Angela, il cui nome risuonava sempre più spesso sulle labbra dei pastori della Chiesa, dei teologi e dei fedeli. Il Beato Giovanni Paolo II il 20 giugno 1993, pellegrino a Foligno, presso la tomba di Angela, disse: “Grandi meraviglie ha compiuto in te il Signore. Noi oggi, con animo grato, contempliamo e adoriamo l’arcano mistero della Divina Misericordia che ti ha guidato sulla via della Croce fino alle vette dell’eroismo e della santità”.

In seguito alle recenti suppliche in favore di una canonizzazione equipollente da parte dell’intera Famiglia Francescana dell’8 dicembre 2012 e della Conferenza Episcopale Umbra del 10 dicembre dello stesso anno, Sua Santità Benedetto XVI, nell’udienza del 20 dicembre 2012 al Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’Em.mo Card. Angelo Amato, concesse di procedere in questa direzione. Preparata la Positio super Canonizatione aequipollenti, ed essendo ampiamente attestata l’eroicità delle virtù e la fama signorum dalla quale è sempre stata circondata, il caso fu esaminato con esito positivo prima dai Consultori Storici, poi dai Consultori Teologi e infine dai Padri Cardinali e Vescovi radunati nella Sessione Ordinaria del 24 settembre 2013, essendo Ponente della Causa l’Em.mo Card. Angelo Amato, Prefetto della suddetta Congregazione. Nell’udienza di oggi lo stesso Cardinale Amato Ci ha dettagliatamente informati sullo status quaestionis e sui voti concordi dei Padri della Sessione Ordinaria.

Quindi, omnibus mature perpensis et certa scientia, dopo aver invocato l’assistenza divina, abbiamo ratificato la sentenza della stessa Congregazione ed abbiamo stabilito che il culto tributato a questa degnissima sposa di Cristo e valorosa discepola di San Francesco d’Assisi, da oggi in poi sia esteso a tutta la Chiesa. Pertanto, per la gloria di Dio, l’esaltazione della fede e l’incremento della vita cristiana, in forza della nostra autorità apostolica, decernimus che Angela da Foligno, dell’Ordine Francescano Secolare, è santa e che, come tale, va iscritta nel catalogo dei Santi e va piamente onorata e invocata tra i Santi della Chiesa universale.

Vogliamo, infine, che questa Nostra decisione sia ferma, immutabile e irrevocabile e auspichiamo che sia accolta con gioia e gratitudine sia dai Pastori che dai fedeli della Chiesa, i quali, contemplando la luce che emana dalle virtù e dalla sapienza spirituale di Santa Angela da Foligno, si accendano sempre più di amore per la Santissima Trinità e per Cristo Crocifisso e, cantando le lodi di Dio, in comunione con i Santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti gli altri cittadini del cielo, possano avanzare alacremente sulla via della santità.
Dato a Roma, presso San Pietro, nell’anno del Signore 2013, il giorno 9 ottobre, primo anno del Nostro Pontificato.

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 ottobre 2010

 

Beata Angela da Foligno

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi della beata Angela da Foligno, una grande mistica medioevale vissuta nel XIII secolo. Di solito, si è affascinati dai vertici dell’esperienza di unione con Dio che ella ha raggiunto, ma si considerano forse troppo poco i primi passi, la sua conversione, e il lungo cammino che l’ha condotta dal punto di partenza, il “grande timore dell’inferno”, fino al traguardo, l’unione totale con la Trinità. La prima parte della vita di Angela non è certo quella di una fervente discepola del Signore. Nata intorno al 1248 in una famiglia benestante, rimase orfana di padre e fu educata dalla madre in modo piuttosto superficiale. Venne introdotta ben presto negli ambienti mondani della città di Foligno, dove conobbe un uomo, che sposò a vent’anni e dal quale ebbe dei figli. La sua vita era spensierata, tanto da permettersi di disprezzare i cosiddetti “penitenti” - molto diffusi in quell’epoca – coloro, cioè, che per seguire Cristo vendevano i loro beni e vivevano nella preghiera, nel digiuno, nel servizio alla Chiesa e nella carità.

Alcuni avvenimenti, come il violento terremoto del 1279, un uragano, l’annosa guerra contro Perugia e le sue dure conseguenze incidono nella vita di Angela, la quale progressivamente prende coscienza dei suoi peccati, fino ad un passo decisivo: invoca san Francesco, che le appare in visione, per chiedergli consiglio in vista di una buona Confessione generale da compiere: siamo nel 1285, Angela si confessa da un Frate a San Feliciano. Tre anni dopo, la strada della conversione conosce un’altra svolta: lo scioglimento dai legami affettivi, poiché, in pochi mesi, alla morte della madre seguono quelle del marito e di tutti i figli. Allora vende i suoi beni e nel 1291 aderisce al Terz’Ordine di San Francesco. Muore a Foligno il 4 gennaio 1309.

Il Libro della beata Angela da Foligno, in cui è raccolta la documentazione sulla nostra Beata, racconta questa conversione; ne indica i mezzi necessari: la penitenza, l’umiltà e le tribolazioni; e ne narra i passaggi, il susseguirsi delle esperienze di Angela, iniziate nel 1285. Ricordandole, dopo averle vissute, ella cercò di raccontarle attraverso il Frate confessore, il quale le trascrisse fedelmente tentando poi di sistemarle in tappe, che chiamò “passi o mutazioni”, ma senza riuscire a ordinarle pienamente (cfr Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 51). Questo perché l’esperienza di unione per la beata Angela è un coinvolgimento totale dei sensi spirituali e corporali, e di ciò che ella “comprende” durante le sue estasi rimane, per così dire, solo un’“ombra” nella sua mente. “Sentii davvero queste parole - ella confessa dopo un rapimento mistico -, ma quello che vidi e compresi, e che egli [cioè Dio] mi mostrò, in nessun modo so o posso dirlo, sebbene rivelerei volentieri quello che capii con le parole che udii, ma fu un abisso assolutamente ineffabile”. Angela da Foligno presenta il suo “vissuto” mistico, senza elaborarlo con la mente, perché sono illuminazioni divine che si comunicano alla sua anima in modo improvviso e inaspettato. Lo stesso Frate confessore fa fatica a riportare tali eventi, “anche a causa della sua grande e mirabile riservatezza riguardo ai doni divini” (Ibid., p. 194). Alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge anche la difficoltà per i suoi ascoltatori di comprenderla. Una situazione che indica con chiarezza come l’unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso. Così in Angela, che scriveva ad un suo figlio spirituale: “Figlio mio, se vedessi il mio cuore, saresti assolutamente costretto a fare tutte le cose che Dio vuole, perché il mio cuore è quello di Dio e il cuore di Dio è il mio”. Risuonano qui le parole di san Paolo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Consideriamo allora solo qualche “passo” del ricco cammino spirituale della nostra Beata. Il primo, in realtà, è una premessa: “Fu la conoscenza del peccato, - come ella precisa – in seguito alla quale l’anima ebbe un gran timore di dannarsi; in questo passo pianse amaramente” (Il Libro della beata Angela da Foligno, p. 39). Questo “timore” dell’inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua “conversione”; una fede ancora povera di carità, cioè dell’amore di Dio. Pentimento, paura dell’inferno, penitenza aprono ad Angela la prospettiva della dolorosa “via della croce” che, dall’ottavo al quindicesimo passo, la porterà poi sulla “via dell’amore”. Racconta il Frate confessore: “La fedele allora mi disse: Ho avuto questa divina rivelazione: «Dopo le cose che avete scritto, fa’ scrivere che chiunque vuole conservare la grazia non deve togliere gli occhi dell’anima dalla Croce, sia nella gioia sia nella tristezza che gli concedo o permetto»” (Ibid., p. 143). Ma in questa fase Angela ancora “non sente amore”; ella afferma: “L’anima prova vergogna e amarezza e non sperimenta ancora l’amore, ma il dolore” (Ibid., p. 39), ed è insoddisfatta.

Angela sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da darGli, anzi di “essere nulla” davanti a Lui; capisce che non sarà la sua volontà a darle l’amore di Dio, perché questa può solo darle il suo “nulla”, il “non amore”. Come ella dirà: solo “l’amore vero e puro, che viene da Dio, sta nell’anima e fa sì che riconosca i propri difetti e la bontà divina […] Tale amore porta l’anima in Cristo e lei comprende con sicurezza che non si può verificare o esserci alcun inganno. Insieme a questo amore non si può mischiare qualcosa di quello del mondo” (Ibid., p. 124-125). Aprirsi solamente e totalmente all’amore di Dio, che ha la massima espressione in Cristo: “O mio Dio - prega - fammi degna di conoscere l’altissimo mistero, che il tuo ardentissimo e ineffabile amore attuò, insieme all’amore della Trinità, cioè l’altissimo mistero della tua santissima incarnazione per noi. […]. Oh incomprensibile amore! Al di sopra di quest’amore, che ha fatto sì che il mio Dio si è fatto uomo per farmi Dio, non c’è amore più grande” (Ibid., p. 295). Tuttavia, il cuore di Angela porta sempre le ferite del peccato; anche dopo una Confessione ben fatta, ella si trovava perdonata e ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza. E anche il pensiero dell’inferno l’accompagna perché quanto più l’anima progredisce sulla via della perfezione cristiana, tanto più essa si convincerà non solo di essere “indegna”, ma di essere meritevole dell’inferno.

Ed ecco che, nel suo cammino mistico, Angela comprende in modo profondo la realtà centrale: ciò che la salverà dalla sua “indegnità” e dal “meritare l’inferno” non sarà la sua “unione con Dio” e il suo possedere la “verità”, ma Gesù crocifisso, “la sua crocifissione per me”, il suo amore. Nell’ottavo passo, ella dice: “Ancora però non capivo se era bene maggiore la mia liberazione dai peccati e dall’inferno e la conversione a penitenza, oppure la sua crocifissione per me” (Ibid., p. 41). E’ l’instabile equilibrio fra amore e dolore, avvertito in tutto il suo difficile cammino verso la perfezione. Proprio per questo contempla di preferenza il Cristo crocifisso, perché in tale visione vede realizzato il perfetto equilibrio: in croce c’è l’uomo-Dio, in un supremo atto di sofferenza che è un supremo atto di amore. Nella terza Istruzione la Beata insiste su questa contemplazione e afferma: “Quanto più perfettamente e puramente vediamo, tanto più perfettamente e puramente amiamo. […] Perciò quanto più vediamo il Dio e uomo Gesù Cristo, tanto più veniamo trasformati in lui attraverso l’amore. […] Quello che ho detto dell’amore […] lo dico anche del dolore: l’anima quanto contempla l’ineffabile dolore del Dio e uomo Gesù Cristo, tanto si addolora e viene trasformata in dolore” (Ibid., p. 190-191). Immedesimarsi, trasformarsi nell’amore e nelle sofferenze del Cristo crocifisso, identificarsi con Lui. La conversione di Angela, iniziata da quella Confessione del 1285, arriverà a maturazione solo quando il perdono di Dio apparirà alla sua anima come il dono gratuito di amore del Padre, sorgente di amore: “Non c’è nessuno che possa portare scuse – ella afferma - perché chiunque può amare Dio, ed egli non chiede all’anima se non che gli voglia bene, perché egli l’ama ed è il suo amore” (Ibid., p. 76).

Nell’itinerario spirituale di Angela il passaggio dalla conversione all’esperienza mistica, da ciò che si può esprimere all’inesprimibile, avviene attraverso il Crocifisso. E’ il “Dio-uomo passionato”, che diventa il suo “maestro di perfezione”. Tutta la sua esperienza mistica è, dunque, tendere ad una perfetta “somiglianza” con Lui, mediante purificazioni e trasformazioni sempre più profonde e radicali. In tale stupenda impresa Angela mette tutta se stessa, anima e corpo, senza risparmiarsi in penitenze e tribolazioni dall’inizio alla fine, desiderando di morire con tutti i dolori sofferti dal Dio-uomo crocifisso per essere trasformata totalmente in Lui: “O figli di Dio, - ella raccomandava - trasformatevi totalmente nel Dio-uomo passionato, che tanto vi amò da degnarsi di morire per voi di morte ignominiosissima e del tutto ineffabilmente dolorosa e in modo penosissimo e amarissimo. Questo solo per amor tuo, o uomo!” (Ibid., p. 247). Questa identificazione significa anche vivere ciò che Gesù ha vissuto: povertà, disprezzo, dolore, perché – come ella afferma - “attraverso la povertà temporale l’anima troverà ricchezze eterne; attraverso il disprezzo e la vergogna otterrà sommo onore e grandissima gloria; attraverso poca penitenza, fatta con pena e dolore, possederà con infinita dolcezza e consolazione il Bene Sommo, Dio eterno” (Ibid., p. 293).

Dalla conversione all’unione mistica con il Cristo crocifisso, all’inesprimibile. Un cammino altissimo, il cui segreto è la preghiera costante: “Quanto più pregherai – ella afferma - tanto maggiormente sarai illuminato; quanto più sarai illuminato, tanto più profondamente e intensamente vedrai il Sommo Bene, l’Essere sommamente buono; quanto più profondamente e intensamente lo vedrai, tanto più lo amerai; quanto più lo amerai, tanto più ti diletterà; e quanto più ti diletterà, tanto maggiormente lo comprenderai e diventerai capace di capirlo. Successivamente arriverai alla pienezza della luce, perché capirai di non poter comprendere” (Ibid., p. 184).

Cari fratelli e sorelle, la vita di santa Angela comincia con un’esistenza mondana, abbastanza lontana da Dio. Ma poi l'incontro con la figura di san Francesco e, finalmente, l'incontro col Cristo Crocifisso risveglia l'anima per La presenza di Dio, per il fatto che solo con Dio la vita diventa vera vita, perché diventa, nel dolore per il peccato, amore e gioia. E così parla a noi santa Angela. Oggi siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non esistesse: sembra così lontano dalla vita odierna. Ma Dio ha mille modi, per ciascuno il suo, di farsi presente nell'anima, di mostrare che esiste e mi conosce e mi ama. E santa Angela vuol farci attenti a questi segni con i quali il Signore ci tocca l'anima, attenti alla presenza di Dio, per imparare così la via con Dio e verso Dio, nella comunione con Cristo Crocifisso. Preghiamo il Signore che ci renda attenti ai segni della sua presenza, che ci insegni a vivere realmente. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins venus de Guadeloupe, du diocèse d’Arras et de celui d’Évry accompagné par Mgr Michel Dubost. Je salue aussi les choristes de la cathédrale de Saint-Malo et les paroissiens de Malonne, en Belgique. Que la bienheureuse Angèle de Foligno soit pour vous un exemple et un guide spirituel qui vous conduira vers le Christ. Bon pèlerinage et que Dieu vous bénisse!

I am pleased to welcome the delegates of the International Association of Financial Executives Institutes. I also extend greetings to all the English speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Scotland, Ireland, Denmark, Norway, South Africa, Australia, Indonesia, the Philippines, Thailand and the United States. May God bless you all!

Von Herzen grüße ich alle Pilger deutscher Sprache, heute besonders die Ministranten aus dem Erzbistum Köln, die sich mit Kardinal Meisner nach Rom aufgemacht haben, und ebenso die Meßdiener aus Borken in Westfalen. Ich grüße auch die Neupriester aus dem Germanikum mit ihren Gästen und nicht zuletzt die Schwestern der heiligen Elisabeth. Der Aufenthalt in Rom schenke euch geistliche Kraft für euren Alltag. Gott segne euch alle.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a las Hermanas de la Compañía de la Cruz; a los miembros de la Hermandad de Nuestra Señora de la Estrella, de Sevilla; a los representantes de la Cofradía de Investigadores de Toledo, acompañados por el Señor Cardenal Antonio Cañizares Llovera; a los fieles de la Arquidiócesis de Santiago de los Caballeros, con su Arzobispo, Monseñor Ramón Benito de la Rosa Carpio, así como a los demás grupos procedentes de España, México, Honduras, Argentina y otros países latinoamericanos. Que la Beata Ángela de Foligno nos ayude a comprender que la verdadera felicidad consiste en la amistad con Cristo, crucificado por amor nuestro. A su divina bondad sigo encomendando con esperanza a los mineros de la región de Atacama, en Chile. Muchas gracias y que Dios os bendiga.

Saúdo com profunda amizade os peregrinos lusófonos presentes nesta Audiência, particularmente os fiéis portugueses de Valongo e os brasileiros de Ribeirão Pires, Porto Alegre e São Paulo. Sobre todos invoco as luzes e bênçãos do Céu que possam, a exemplo da Baeta Ângela de Foligno, ajudar-vos a compreender o quanto Cristo nos amou e nos ama. Ide com Deus. Obrigado!

Saluto in lingua polacca:

Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do Polaków. Zbliża się rocznica wyboru Jana Pawła II. Wraz z Wami dziękuję Bogu za świadectwo wiary, nadziei i miłości, jakie dawał nam mój wielki poprzednik na Stolicy Piotrowej. Modlę się, aby owoce jego życia, posługi i nauczania trwały w Kościele i w sercach ludzi. Waszym modlitwom polecam prace Synodu Biskupów dla Bliskiego Wschodu. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

Traduzione italiana:

Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi. Si avvicina l’anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II. Insieme a voi ringrazio Dio per la testimonianza della fede, della speranza e dell’amore che ci ha dato il mio grande predecessore sulla Sede di Pietro. Prego, che i frutti della sua vita, del ministero e dell’insegnamento permangano nella Chiesa e nei cuori degli uomini. Alle vostre preghiere raccomando i lavori del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua croata:

Od srca pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način svećenike i vjernike riječke nadbiskupije predvođene njihovim nadbiskupom monsinjorom Ivanom Devčićem, kao i vjernike iz župe Gospe Fatimske iz Splita te Zbor Kraljica Jelena iz Solina.
Dragi prijatelji, Crkva polaže veliku nadu u vas, vaše obitelji i župne zajednice kako biste neprestano u vašoj domovini gradili ljubav i pomirenje. Ojačani u vjeri, molite zagovor Blažene Djevice Marije da ustrajete. Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:

Di cuore saluto e benedico i pellegrini croati, ed in modo particolare i sacerdoti ed i fedeli tutti dell’Arcidiocesi di Rijeka, guidati dal loro Arcivescovo Mons. Ivan Devčić, come pure i fedeli della Parrocchia di Nostra Signora di Fatima di Split ed il Coro Kraljica Jelena di Solin. Cari amici, la Chiesa pone grande speranza in voi, nelle vostre famiglie e comunità parrocchiali affinché costantemente costruiate l’amore e la riconciliazione nella vostra patria. Rafforzati nella fede, invocate l’intercessione della Beata Vergine Maria perché vi aiuti a perseverare. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua slovacca:

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Nitry, zo Spiša, z farnosti svätého Michala z Bajerova ako aj skupinu diakonov Košickej arcidiecézy.
Bratia a sestry, ruženec je pre nás školou modlitby. Nech vaša púť v tomto ružencovom mesiaci októbri, vám pomôže odkryť krásu tejto modlitby, takej jednoduchej, ale účinnej. S týmto želaním žehnám vás i vašich drahých.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana :

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, specialmente quelli provenienti da Nitra, Spiš, dalla Parrocchia di San Michele di Bajerov, come pure il gruppo dei diaconi dell’Arcidiocesi di Košice.
Fratelli e sorelle, il Rosario è per noi una scuola di preghiera. Auguro che il vostro pellegrinaggio in questo mese del Rosario di ottobre, vi aiuti a scoprire la bellezza di questa preghiera semplice, ma efficace. Con questo desiderio benedico voi ed i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen azokat, akik Miskolcról, Tesmagról, Gödről, Dányból és Kislétáról jöttek. Megemlékezem a kolontáriakról, akiknek el kellett hagyniuk otthonukat és mindenkiről, akiket a mérgező iszap sújtott. Imáimba zárom azokat, akik életüket veszítették.
Szívesen adom apostoli áldásomat Rátok és mindazokra, akik az érintettek segítségére sietnek.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!

Traduzione italiana:

Con grande affetto saluto i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Miskolc, Tesmák, Göd, Dány, Kisléta.
Ricordo nelle preghiere gli abitanti di Kolontár, che hanno dovuto lasciare le loro case, e tutti coloro i quali sono stati colpiti dal fango tossico, specialmente coloro che hanno perso la vita.
Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed anche a tutti che aiutano alle persone colpite.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ucraina:

Щиро вітаю українських паломників і закликаючи їх повсюдно давати великодушне християнське свідчення, уділяю кожному Апостольське Благословення. Слава Ісусу Христу! 

Traduzione italiana:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ucraini e mentre li esorto a rendere ovunque una generosa testimonianza cristiana, invoco su ciascuno la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalle Suore Francescane del Signore, guidato dal Vescovo di Caltanissetta Mons. Mario Russotto e, nell’associarmi alla loro gioia per la ricorrenza giubilare dell’Istituto religioso fondato dal Servo di Dio Angelico Lipani, auspico per ciascuno una rinnovata effusione di favori celesti, perché siano rafforzati i generosi propositi di testimonianza evangelica. Saluto il gruppo “Amici e Benefattori di Telepace”, che ricordano il 20° anniversario di presenza a Roma: possa la vostra benemerita emittente continuare a crescere sotto lo sguardo materno di Maria. Saluto i fedeli di Piani d’Imperia e li esorto a vivere con entusiasmo la fede cristiana, nella consapevolezza che essa è la risposta pienamente valida alle speranze e alle attese di ogni uomo e di ogni società

Mi rivolgo ora ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Il mio pensiero va alla Madonna di Fatima, di cui proprio oggi ricordiamo l'ultima apparizione. Alla celeste Madre di Dio affido voi, cari giovani, perché possiate generosamente rispondere alla chiamata del Signore. Maria sia per voi, cari malati, conforto nelle vostre pene; ed accompagni voi, cari sposi novelli, nel vostro incipiente cammino familiare.