Assunta Marchetti

Assunta Marchetti

(1871-1948)

Beatificazione:

- 25 ottobre 2014

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 1 luglio

Religiosa, co-fondatrice dell’Istituto delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Era una suora esemplare nel servizio agli orfani degli emigranti italiani; lei vedeva Gesù presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti

  • Biografia
  • sulla beatificazione

 

Maria Assunta Caterina Marchetti nacque a Lombrici di Camaiore (Lucca) il 15 agosto 1871. Sin da giovane anelava a una vita di totale dedicazione e donazione a Dio. Ciononostante le faccende domestiche, la malattia della madre e la morte prematura del padre le impedirono di realizzare immediatamente le sue aspirazioni.

Nel 1895 accettò la richiesta del fratello, don Giuseppe Marchetti, di seguirlo nella sua missione in Brasile, per occuparsi degli orfani degli emigranti italiani. Seguì la sua vocazione e, insieme alla madre e altre due giovani, fu presentata a Giovanni Battista Scalabrini, costituendo le Serve degli Orfani e Abbandonati. Era il 25 ottobre 1895.

Per madre Assunta, Gesù era presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti. Fu felice di essere chiamata all’onore dell’apostolato, al servizio della carità tra i più abbandonati. Dedicò la sua giovinezza ai piccoli, diventando madre di coloro che erano divenuti orfani; desiderava, nel suo cuore, di concludere i suoi giorni terreni nella compagnia dei suoi prediletti, i piccoli orfani.

Le Suore missionarie scalabriniane hanno in lei un pilastro e modello di instancabile missionarietà e coraggiosa dedizione nel servizio della carità.

Un grave ferimento alla gamba provocato durante la visita ad un ammalato le causò lunghi anni di sofferenza. Morì nell’orfanotrofio di San Paolo, in Brasile, il 1 luglio 1948.

 

(fonte: scalabriniani.org)

 

Nella cattedrale di San Paolo, in Brasile, è stata beatificata sabato suor Assunta Marchetti, di origini lucchesi e missionaria in Brasile con le Suore di San Carlo Borromeo. È stata festa grande, nel Paese carioca, che ha ringraziato il Signore per il dono di questa beatificazione, il cui rito solenne è stato presieduto dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi:

“Dio si serve degli strumenti più inadatti, più insufficienti, per le sue opere. Tutta la mia fiducia l’ho riposta nel suo dolcissimo Cuore”. Così Madre Assunta Marchetti parlava della sua vocazione missionaria che, giovanissima, l’aveva portata dall’altra parte del mondo a occuparsi dei piccoli orfani che con gratitudine e vero amore l’avevano soprannominata “mammina”, come sottolinea il card. Amato:

“Questa sua dedizione per molti orfani rimase il ricordo più dolce della loro infanzia, perché avevano trovato in Madre Assunta la mamma che avevano perduta. Una testimone racconta che spesso i bambini giungevano all’orfanotrofio in condizioni pietose, ma le cure di Madre Assunta li faceva rifiorire”.

Umile e dolce con tutti quelli che incontrava, affrontava nel quotidiano, pazientemente, ogni difficoltà, tenendo sempre a mente le parole di Gesù, “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”, accrescendo sempre di più, in sé, la massima delle virtù, quella che qualifica maggiormente la nuova Beata secondo il card. Amato:

“La carità, immensa, sacrificata, materna. Alla sua morte, suor Clarice Baraldini, la prima bambina accolta nell’orfanotrofio, uscì dalla camera gridando in lacrime: «Oggi in questa casa è morta la carità». Madre Assunta viveva di carità. Fu questo l’orizzonte missionario di Madre Assunta, che in Brasile trovò la sua patria spirituale”.

Come spesso accade sbirciando le biografie dei Santi, la vocazione di Madre Assunta era maturata nell’infanzia all’interno di una famiglia molto devota. Fu proprio suo fratello, don Giuseppe Marchetti – per il quale anche è in corso la causa di beatificazione – che la volle con sé in Brasile, dove vivrà fino alla morte, sopraggiunta nel 1948. Oltre al suo lavoro da missionaria, Madre Assunta fu per un periodo anche Superiora generale dell’Istituto delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo, le Scalabriniane, che all’epoca si chiamavano Serve degli orfani e abbandonati. Anche questo suo incarico, la religiosa lo svolse con amore e con carità, che è la principale eredità che lascia oggi a tutti noi:

“La carità della Madre non era ostentazione, ma servizio umile, sacrificato e paziente. È questa l’eredità che la Beata lascia non solo alle sue consorelle, ma a tutti noi. Il suo invito alla carità include l’esortazione all’umiltà, alla povertà, alla gioia”.