Battista Camilla da Varano

Battista Camilla da Varano

(1458-1524)

Beatificazione:

- 07 aprile 1843

- Papa  Gregorio XVI

Canonizzazione:

- 17 ottobre 2010

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 31 maggio

Monaca professa dell’Ordine di Santa Chiara, fondatrice e badessa del Monastero di Santa Chiara a Camerino; fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni

  • Biografia
  • Omelia
"Entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze”

 

Battista Camilla nacque a Camerino il 9 aprile 1458, figlia del principe Giulio Cesare da Varano e di Donna Cecchina di maestro Giacomo. Sebbene nata fuori del matrimonio, la bambina crebbe nel palazzo paterno, dove ricevette un’adeguata istruzione nelle arti e nelle lettere sotto le cure di Giovanna Malatesta, moglie del principe.

Attorno agli 8 o 10 anni, dopo aver ascoltato un’esortazione del predicatore fra Domenico da Leonessa, fece voto di meditare ogni venerdì la passione del Signore e versare almeno una lacrima. Questo semplice impegno, abbracciato con fanciullesco entusiasmo ed osservato con costante fedeltà anche quando costava sacrifici, le aprì gli insondabili orizzonti della grazia e la condusse ad un’intensa vita spirituale. Ella stessa scrisse: « Quella santa parola, per virtù dello Spirito Santo, nel mio tenero e puerile cuore fu impressa in tale siffatta forma che mai uscì dal cuore e dalla memoria ». Qualche anno dopo un altro francescano, fra Pacifico da Urbino, incoraggiò Camilla a perseverare nel voto fatto.

Dai 18 ai 21 anni trascorse un triennio di intime lotte spirituali, attratta dalle realtà del mondo, ma senza mai rinunciare al suo sofferente Signore per amore del quale iniziò a praticare un’austera ascesi. Commentando questo tempo della sua vita interiore avrebbe poi scritto con convinzione: «Beata quella creatura che per nessuna tentazione tralascia il bene incominciato! ».

Nella Quaresima del 1479, nella chiesa di San Pietro in Muralto per la predicazione di fra Francesco da Urbino, nella vigilia della festa dell’Annunciazione, ottenne la luce interiore per comprendere il dono inestimabile della verginità consacrata; nell’Ottava di Pasqua, dopo la confessione generale fatta a fra Oliviero da Urbino, ottenne il dono di una profonda purificazione.

Così preparata per essere tutta di Cristo, vinta la resistenza paterna durata due anni, il 14 novembre 1481 fece ingresso nel monastero delle clarisse di Urbino assumendo il nome di suor Battista, usuale a quel tempo anche per una donna. Verso la fine del 1483 emise la professione religiosa. Nei primi giorni di gennaio 1484 faceva ritorno a Camerino con otto compagne che la domenica 4 gennaio dettero formale inizio alla nuova comunità di Sorelle Povere di Santa Chiara nel monastero che suo padre aveva acquistato dai monaci Olivetani.

Doni straordinari dello Sposo Divino, testimoniati nella sua autobiografia, si susseguirono: illuminazioni interiori, parole infuocate, estasi, visioni di angeli e di santi. Ma sopratutto le fu concesso l’insaziabile desiderio di condividere i dolori interiori che il Redentore aveva provato nella sua passione. Alimentando quotidianamente la sua meditazione alla sacra Scrittura e alla Liturgia, vivendo costantemente alla presenza di Dio, come attesta il suo padre spirituale Antonio da Segovia olivetano, la Beata scrisse nel corso degli anni diversi testi di letteratura mistica, che per la loro levatura furono apprezzati da insigni ecclesiastici e santi come San Filippo Neri.

All’età di 35 anni fu eletta per la prima volta Abbadessa, servizio in cui fu più volte confermata.

Giunse anche per la Beata il tempo della prova. La prima fu l’aridità dell’anima, che durò cinque anni, dal 1488 al 1493, in cui sperimentò il silenzio di Colui che era l’unico motivo della sua vita. L’eco di questo strazio spirituale è ampiamente contenuto nella lettera autobiografica conosciuta come «Vita spirituale ». La seconda prova la ferì negli affetti, prima per la scomunica da parte di papa Alessandro VI nei confronti di suo padre, colpevole di aver resistito alla limitazione che si voleva imporre alla signoria di Camerino, poi per la prigionia del genitore e di tre fratelli da parte di Cesare Borgia, che li fece infine trucidare il 9 ottobre 1502. In tale tragica circostanza Camilla Battista aveva cercato invano rifugio a Fermo, trovando poi asilo ad Atri nel regno di Napoli, presso Isabella Piccolomini Todeschini moglie di Matteo Acquaviva d’Aragona.

Dopo la morte di Alessandro VI, il 18 agosto 1503, la Beata ritornò a Camerino dove il più piccolo dei suoi fratelli, Giovanni Maria, aveva potuto ricostituire la signoria dei Varano.

Il 28 gennaio 1505 papa Giulio II, suo estimatore, la inviò a formare una nuova comunità di clarisse nella città di Fermo dove si trattenne due anni; plasmò anche la nuova comunità di clarisse a San Severino Marche negli anni 1521-22. Il suo spirito di carità la fece serva del prossimo in molteplici modi: nella formazione spirituale delle consorelle, nel redigere il trattato «La purità del cuore » richiestole da un religioso, nell’intercedere per condannati a morte e per salvare la città di Treia da soldatesche mercenarie. Secondo la testimonianza di una consorella, nel suo cuore trovava posto tutta la Chiesa di Cristo, per la quale pregò e soffrì; infatti oltre i difetti o le carenze di tanti ecclesiastici, la ferivano le notizie che dal 1517 giungevano dalla Germania, dove il monaco agostiniano Martin Lutero propugnava il distacco dalla Chiesa romana.

Raggiunta l’età di sessantasei anni, di cui quarantatré trascorsi nell’intimità claustrale, la sua ansia di « uscire dal carcere di questo corpo per essere con Cristo » fu appagata il 31 maggio 1524. La sua morte avvenne nel silenzio, a causa di una pestilenza, nel monastero di Camerino dove tuttora riposano le sue spoglie.

CAPPELLA PAPALE
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

STANISŁAW KAZIMIERCZYK SOŁTYS (1433 - 1489)
ANDRÉ (Alfred) BESSETTE (1845 - 1937)
CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (Juana Josefa) CIPITRIA y BARRIOLA (1845 - 1912)
MARY OF THE CROSS (Mary Helen) MacKILLOP (1842 - 1909)
GIULIA SALZANO (1846 - 1929)
BATTISTA CAMILLA DA VARANO (1458 - 1524)

 

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 17 ottobre 2010

 

Cari fratelli e sorelle!

Si rinnova oggi in Piazza San Pietro la festa della santità. Con gioia rivolgo il mio cordiale benvenuto a voi che siete giunti, anche da molto lontano, per prendervi parte. Un particolare saluto ai Cardinali, ai Vescovi e ai Superiori Generali degli Istituti fondati dai nuovi Santi, come pure alle Delegazioni ufficiali e a tutte le Autorità civili. Insieme cerchiamo di accogliere quanto il Signore ci dice nelle sacre Scritture poc’anzi proclamate. La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8).

Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera.

La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi Santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale: Stanisław Sołtys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla Varano.

Święty Stanisław Kazimierczyk, zakonnik z XV wieku, i dla nas może być przykładem i orędownikiem. Całe Jego życie było związane z Eucharystią. Najpierw przez kościół Bożego Ciała na Kazimierzu w dzisiejszym Krakowie, gdzie u boku matki i ojca uczył się wiary i pobożności; gdzie złożył śluby zakonne u Kanoników Regularnych; gdzie pracował jako kapłan, wychowawca, opiekun potrzebujących. Przede wszystkim jednak był związany z Eucharystią przez żarliwą miłość do Chrystusa obecnego pod postaciami chleba i wina; przez przeżywanie tajemnicy Jego śmierci i zmartwychwstania, która w sposób bezkrwawy dokonuje się we Mszy św.; przez praktykę miłości bliźniego, której źródłem i znakiem jest Komunia.

[Traduzione: San Stanisław Kazimierczyk, religioso del XV secolo, può essere anche per noi esempio e intercessore. Tutta la sua vita era legata all’Eucaristia. Anzitutto nella chiesa del Corpus Domini in Kazimierz, nell’odierna Cracovia, dove, accanto alla madre e al padre, imparò la fede e la pietà; dove emise i voti religiosi presso i Canonici Regolari; dove lavorò come sacerdote, educatore, attento alla cura dei bisognosi. In modo particolare, però, era legato all’Eucaristia attraverso l’ardente amore per Cristo presente sotto le specie del pane e del vino; vivendo il mistero della morte e della risurrezione, che in modo incruento si compie nella Santa Messa; attraverso la pratica dell’amore al prossimo, del quale fonte e segno è la Comunione.]

Frère André Bessette, originaire du Québec, au Canada, et religieux de la Congrégation de la Sainte-Croix, connut très tôt la souffrance et la pauvreté. Elles l’ont conduit à recourir à Dieu par la prière et une vie intérieure intense. Portier du collège Notre Dame à Montréal, il manifesta une charité sans bornes et s’efforça de soulager les détresses de ceux qui venaient se confier à lui. Très peu instruit, il a pourtant compris où se situait l’essentiel de sa foi. Pour lui, croire signifie se soumettre librement et par amour à la volonté divine. Tout habité par le mystère de Jésus, il a vécu la béatitude des cœurs purs, celle de la rectitude personnelle. C’est grâce à cette simplicité qu’il a permis à beaucoup de voir Dieu. Il fit construire l’Oratoire Saint Joseph du Mont Royal dont il demeura le gardien fidèle jusqu’à sa mort en 1937. Il y fut le témoin d’innombrables guérisons et conversions. «Ne cherchez pas à vous faire enlever les épreuves» disait-il, «demandez plutôt la grâce de bien les supporter». Pour lui, tout parlait de Dieu et de sa présence. Puissions-nous, à sa suite, rechercher Dieu avec simplicité pour le découvrir toujours présent au cœur de notre vie! Puisse l’exemple du Frère André inspirer la vie chrétienne canadienne!

Cuando el Hijo del Hombre vendrá para hacer justicia a los elegidos, ¿encontrará esta fe en la tierra? (cf. Lc 18,18). Hoy podemos decir que sí, con alivio y firmeza, al contemplar figuras como la Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola. Aquella muchacha de origen sencillo, con un corazón en el que Dios puso su sello y que la llevaría muy pronto, con la guía de sus directores espirituales jesuitas, a tomar la firme resolución de vivir «sólo para Dios». Decisión mantenida fielmente, como ella misma recuerda cuando estaba a punto de morir. Vivió para Dios y para lo que Él más quiere: llegar a todos, llevarles a todos la esperanza que no vacila, y especialmente a quienes más lo necesitan. «Donde no hay lugar para los pobres, tampoco lo hay para mí», decía la nueva Santa, que con escasos medios contagió a otras Hermanas para seguir a Jesús y dedicarse a la educación y promoción de la mujer. Nacieron así las Hijas de Jesús, que hoy tienen en su Fundadora un modelo de vida muy alto que imitar, y una misión apasionante que proseguir en los numerosos países donde ha llegado el espíritu y los anhelos de apostolado de la Madre Cándida.

“Remember who your teachers were – from these you can learn the wisdom that leads to salvation through faith in Christ Jesus.” For many years countless young people throughout Australia have been blessed with teachers who were inspired by the courageous and saintly example of zeal, perseverance and prayer of Mother Mary McKillop. She dedicated herself as a young woman to the education of the poor in the difficult and demanding terrain of rural Australia, inspiring other women to join her in the first women’s community of religious sisters of that country. She attended to the needs of each young person entrusted to her, without regard for station or wealth, providing both intellectual and spiritual formation. Despite many challenges, her prayers to Saint Joseph and her unflagging devotion to the Sacred Heart of Jesus, to whom she dedicated her new congregation, gave this holy woman the graces needed to remain faithful to God and to the Church. Through her intercession, may her followers today continue to serve God and the Church with faith and humility!

Nella seconda metà del secolo XIX, in Campania, nel sud dell’Italia, il Signore chiamò una giovane maestra elementare, Giulia Salzano, e ne fece un’apostola dell’educazione cristiana, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù. Madre Giulia comprese bene l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale. Ripeteva alle sue consorelle che desiderava fare catechismo fino all’ultima ora della sua vita, dimostrando con tutta se stessa che se “Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita”, nulla bisognava anteporre a questo compito. L’esempio e l’intercessione di santa Giulia Salzano sostengano la Chiesa nel suo perenne compito di annunciare Cristo e di formare autentiche coscienze cristiane.

Santa Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo, testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera. Entrata a 23 anni nel monastero di Urbino, si inserì da protagonista in quel vasto movimento di riforma della spiritualità femminile francescana che intendeva recuperare pienamente il carisma di santa Chiara d’Assisi. Promosse nuove fondazioni monastiche a Camerino, dove più volte fu eletta abbadessa, a Fermo e a San Severino. La vita di santa Battista, totalmente immersa nelle profondità divine, fu un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo. Fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni; aveva deciso infatti, come scrive lei stessa, di “entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze”. In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che risplende nella Chiesa e oggi traspare sul volto di questi nostri fratelli e sorelle. Gesù invita anche ciascuno di noi a seguirlo per avere in eredità la vita eterna. Lasciamoci attrarre da questi esempi luminosi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché la nostra esistenza sia un cantico di lode a Dio. Ci ottengano questa grazia la Vergine Maria e l’intercessione dei sei nuovi Santi che oggi con gioia veneriamo. Amen.