Benedetto Menni

Benedetto Menni

(1841-1914)

Beatificazione:

- 23 giugno 1985

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 21 novembre 1999

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 24 aprile

Presbitero, sacerdote dell’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio, con le sue parole e le sue opere è stato araldo del Vangelo della Misericordia e nuovo profeta dell'ospitalità. Fondatore delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù per l'assistenza ai malati, disabili ed anziani, soprattutto con problemi psichici

  • Biografia
  • Omelia
  • il miracolo
  • omelia di beatificazione
“Pregare, lavorare, sopportare, soffrire, amare Dio e tacere”

 

Angelo Ercole Menni nacque a Milano e venne battezzato nello stesso giorno, l'11 di marzo del 1841. Il nome Angelo Ercole fu quasi fosse una premonizione dello spirito e della forza che avrebbero caratterizzato la sua personalità.

Era il quinto dei quindici figli nati dal matrimonio di Luigi Menni con Luisa Figini. Nel suo ambiente domestico, caloroso e ospitale, trovò l'appoggio e lo stimolo per il proprio sviluppo intellettuale e della personalità.

La chiamata di Dio giunse presto: fedele alla sua coscienza, lasciò un buon impiego in banca e, altruista nei confronti dei sofferenti, offri il proprio aiuto nel trasporto dei soldati feriti nella battaglia di Magenta, nei pressi di Milano.

Ammirato dallo spirito di dedizione e di abnegazione che scoprì nei Fatebenefratelli, a 19 anni chiese di fare il suo ingresso nell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio.

Iniziò la vita religiosa con il nome di Benedetto, consacrandosi a Dio e all'assistenza ai malati; e noi lo veneriamo proprio con il nome di San Benedetto Menni.


Fu durante gli studi di infermeria e quelli sacerdotali che andò forgiandosi la sua personalità religioso-ospedaliera, che mise a disposizione dei Superiori, abbracciando cioè la causa in favore della società più bisognosa, costituita da tanti malati.

La Spagna, culla dell'Ordine Ospedaliero, viveva tra lotte politiche, nella dichiarata ostilità verso gli ordini religiosi, mentre l'opera di San Giovanni di Dio era andata praticamente estinguendosi; c'era bisogno di un impulso rinnovatore, e Benedetto Menni sarà la persona provvidenziale per la sua realizzazione.

Destinato nel 1867 in Spagna, portò a compimento le sue grandi opere: la restaurazione dell'Ordine di San Giovanni di Dio e la fondazione della Congregazione femminile delle " Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù ".

Il suo spirito magnanimo, la sua grande capacità e disposizione d'animo lo aiutarono a superare molte difficoltà e a prendere iniziative di particolare considerazione in favore dei malati e dell'assistenza integrale nei loro confronti.

Inviato in Spagna dall'allora Priore Generale dell'Ordine, P. Giovanni M. Alfieri, che lo appoggiò sempre, e con la benedizione del Papa Pio IX, già prima della partenza da Roma Benedetto Menni manifesta la sua forte volontà e uno spirito deciso. Dopo pochi mesi, apre il primo ospedale infantile della Spagna, a Barcellona (1867), che costituisce l'inizio della sua straordinaria opera restauratrice, e che porterà avanti per 36 anni.

Sin dal primo momento, grazie al suo impegno vocazionale, si uniranno a lui numerosi e generosi seguaci, con i quali a sua volta poté dare continuità alle nuove istituzioni ospedaliere, che si moltiplicarono in Spagna, Portogallo e Messico, continuando poi a diffondersi in tutto il nuovo mondo.

Con l'arrivo a Granada (1878), Benedetto Menni entra in contatto con due giovani, Maria Josefa Recio e Maria Angustias Giménez, che saranno nel 1881 la semente per una nuova Istituzione sanitaria femminile, con la caratteristica specifica per l'assistenza psichiatrica.

A Ciempozuelos, Madrid, ha la sua origine e si costituisce la Casa Madre della " Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù ", che viene approvata dalla Santa Sede nel 1901.

Il segno della loro identità nel servizio ospedaliero è riassunto in sei parole: " pregare, lavorare, sopportare, soffrire, amare Dio e tacere".

Presto la nuova Istituzione estende la propria ala di carità misericordiosa stabilendosi in diversi paesi dell'Europa e dell'America Latina, e successivamente anche in Africa e in Asia. Attualmente, mentre si compie la canonizzazione del suo fondatore, Benedetto Menni, le Suore sono presenti in 24 nazioni, con più di 100 Centri ospedalieri.

Benedetto Menni, come Fondatore e Padre spirituale, infuse loro il suo spirito juandediano, continuando per oltre 30 anni nella loro direzione e formazione ascetico-ospedaliera.

L'opera magna che Benedetto Menni realizzò come restauratore e fondatore si estese, chiamato dalla Santa Sede, in favore di tutto l'Ordine con la nomina a Visitatore Apostolico (1909-1911) e in seguito a Priore Generale (1911), alla cui carica dovette rinunciare un anno dopo per incomprensioni, oltre che per motivi di salute.

Passò gli ultimi due anni della sua vita in umiltà e purificazione, morendo santamente a Dinan, Francia, il 24 aprile del 1914.

CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
CIRILO BERTRÁN E OTTO COMPAGNI, INOCENCIO DE LA INMACULADA,
BENEDETTO MENNI, TOMMASO DA CORI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II 

Basilica Vaticana - Domenica, 21 novembre 1999

   

1. "Si siederà sul trono della sua gloria" (Mt 25, 31).

L'odierna solennità liturgica è dominata da Cristo, Re dell'universo, Pantocràtor, quale risplende nell'abside delle antiche basiliche cristiane. Contempliamo questa maestosa immagine nell'odierna ultima domenica dell'anno liturgico.

La regalità di Gesù Cristo è, secondo i criteri del mondo, paradossale: è il trionfo dell'amore, che si realizza nel mistero dell'incarnazione, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio. Questa regalità salvifica si rivela pienamente nel sacrificio della Croce, supremo atto di misericordia, in cui si compie al tempo stesso la salvezza del mondo e il suo giudizio.

Ogni cristiano partecipa della regalità di Cristo. Nel Battesimo egli riceve con la grazia l'interiore spinta a fare della sua esistenza un dono gratuito e generoso a Dio ed ai fratelli. Ciò appare con grande eloquenza nella testimonianza dei Santi e delle Sante, che sono modelli di umanità rinnovata dall'amore divino. Tra essi, con gioia, annoveriamo da oggi Cirilo Bertrán con otto suoi Compagni, Inocencio de la Inmaculada, Benedetto Menni e Tommaso da Cori.

2. "Cristo tiene que reinar" hemos escuchado de san Pablo en la segunda lectura. El reinado de Cristo se va construyendo ya en esta tierra mediante el servicio al prójimo, luchando contra el mal, el sufrimiento y las miserias humanas hasta aniquilar la muerte. La fe en Cristo resucitado hace posible el compromiso y la entrega de tantos hombres y mujeres en la transformación del mundo, para devolverlo al Padre: "Así Dios será todo para todos".

Este mismo compromiso es el que animó al Hermano Cirilo Bertrán y a sus siete compañeros, Hermanos de las Escuelas Cristianas del Colegio "Nuestra Señora de Covadonga", que habiendo nacido en tierras españolas y uno de ellos en Argentina, coronaron sus vidas con el martirio en Turón (Asturias) en mil novecientos treinta y cuatro, junto con el Padre Pasionista Inocencio de la Inmaculada. No temiendo derramar su sangre por Cristo, vencieron a la muerte y participan ahora de la gloria en el Reino de Dios. Por eso, hoy tengo la alegría de inscribirlos en el catálogo de los Santos, proponiéndolos a la Iglesia universal como modelos de vida cristiana e intercesores nuestros ante Dios.

(in lingua catalana)

Al grup dels màrtirs de Turón si agrega el Germà Jaume Hilari, de la mateixa Congregaciò religiosa, i que fou assassinat a Tarragona tres anys més tard. Mentre perdonava els qui el mataven, exclamà: "Amics, morir per Crist és regnar".

Todos ellos, como cuentan los testigos, se prepararon a la muerte como habían vivido: con la oración perseverante, en espíritu de fraternidad, sin disimular su condición de religiosos, con la firmeza propia de quien se sabe ciudadano del cielo. No son héroes de una guerra humana en la que no participaron, sino que fueron educadores de la juventud. Por su condición de consagrados y maestros afrontaron su trágico destino como auténtico testimonio de fe, dando con su martirio la última lección de su vida. ¡Que su ejemplo y su intercesión lleguen a toda la familia lasaliana y a la Iglesia entera!

3. "Venid vosotros, benditos de mi Padre; heredad el Reino preparado para vosotros desde la creación del mundo, . . .  porque estuve enfermo y me visitasteis" (Mt 25, 34.36). Estas palabras del Evangelio proclamado hoy le serán sin duda familiares a Benito Menni, sacerdote de la Orden de San Juan de Dios. Su dedicación a los enfermos, vivida según el carisma hospitalario, guió su existencia.

Su espiritualidad surge de la propia experiencia del amor que Dios le tiene. Gran devoto del Corazón de Jesús, Rey de cielos y tierra, y de la Virgen María, encuentra en ellos la fuerza para su dedicación caritativa a los demás, sobre todo a los que sufren: ancianos, niños escrofulosos y poliomielíticos y enfermos mentales. Su servicio a la Orden y a la sociedad lo realizó con humildad desde la hospitalidad, con una integridad intachable que lo convierte en modelo para muchos. Promovió diversas iniciativas orientando a algunas jóvenes que formarían el primer núcleo del nuevo instituto religioso, fundando en Ciempozuelos (Madrid) las Hermanas Hospitalarias de Sagrado Corazón de Jesús. Su espíritu de oración le llevó a profundizar en el misterio pascual de Cristo, fuente de comprensión del sufrimiento humano y camino para la resurrección. En este día de Cristo Rey, San Benito Menni ilumina con el ejemplo de su vida a quienes quieren seguir las huellas del Maestro por los caminos de la acogida y la hospitalidad.

4. "Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura" (Ez 34, 11). Tommaso da Cori, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori, è stato immagine vivente del Buon Pastore. Come guida amorevole, ha saputo condurre i fratelli affidati alle sue cure verso i pascoli della fede, animato sempre dall'ideale francescano.

Nel Convento dimostrava il suo spirito di carità, rendendosi disponibile a qualsiasi esigenza, anche la più umile. Visse la regalità dell'amore e del servizio, secondo la logica di Cristo che, come canta la Liturgia odierna, "ha sacrificato se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della croce, operando il mistero dell'umana redenzione" (Prefazio di Cristo Re).

Da autentico discepolo del Poverello d'Assisi, san Tommaso da Cori fu obbediente a Cristo, Re dell'universo. Meditò ed incarnò nella sua esistenza l'esigenza evangelica della povertà e del dono di sé a Dio ed al prossimo. Tutta la sua vita appare così segno del Vangelo, testimonianza dell'amore del Padre celeste, rivelato in Cristo e operante nello Spirito Santo, per la salvezza dell'uomo.

5. Rendiamo grazie a Dio che, lungo i sentieri del tempo, non cessa di suscitare luminosi testimoni del suo Regno di giustizia e di pace. I dodici nuovi Santi, che oggi ho la gioia di proporre alla venerazione del Popolo di Dio, ci indicano il cammino da percorrere per giungere preparati al Grande Giubileo del Duemila. Non è, infatti, difficile riconoscere nella loro esemplarità alcuni elementi che caratterizzano l'evento giubilare. Penso, in particolare, al martirio ed alla carità (cfr Incarnationis Mysterium, 12-13). Più in generale, l'odierna celebrazione richiama il grande mistero della comunione dei santi, fondamento dell'altro elemento qualificante del Giubileo che è l'indulgenza (cfr Ivi, 9-10).

I Santi ci mostrano la via del Regno dei cieli, la via del Vangelo accolto radicalmente. Sostengono, al tempo stesso, la nostra serena certezza che ogni realtà creata trova in Cristo il suo compimento e che, grazie a Lui, l'universo sarà consegnato a Dio Padre pienamente rinnovato e riconciliato nell'amore.

Ci aiutino San Cirilo Bertrán con gli otto Compagni, San Inocencio de la Inmaculada, San Benedetto Menni e San Tommaso da Copri a percorrere anche noi questo cammino di perfezione spirituale. Ci sostenga e protegga sempre Maria, Regina di tutti i Santi, che proprio oggi contempliamo nella sua presentazione al Tempio. Sul suo esempio, possiamo anche noi collaborare fedelmente al mistero della Redenzione. Amen!

I suoi resti, traslati dai Confratelli spagnoli a Ciempozuelos, sono oggi venerati sotto l'altare centrale della " Cappella dei Fondatori " nella Casa Madre delle sue Figlie Ospedaliere di Ciempozuelos.
Nella gloria dei Santi

Il processo per il riconoscimento della sua santità è stato aperto nella diocesi di Madrid, dove è sepolto, negli anni 1945-1947, e le sue virtù sono state riconosciute come eroiche dalla Congregazione per le Cause dei Santi l' l 1 maggio del 1982, il che permise di considerarlo " Venerabile".

Riconosciuta come miracolosa la guarigione di Dna Asunción Cacho, fu proclamato "Beato" nella Basilica Vaticana dal Papa Giovanni Paolo II il 23 giugno 1985.

Oltre alla sua dedizione totale e feconda ed alla condotta santa e santificatrice, alla sua vita offerta a Dio e ai malati con generosità totale, la testimonianza di Benedetto Menni torna di attualità con la sua canonizzazione, proponendolo alla Chiesa universale come modello ed esempio, in modo particolare nel mondo della salute.

L'umanizzazione e l'evangelizzazione sono sfide di fronte al nuovo millennio. San Benedetto Menni viene a ricordare ed illuminare le parole di Cristo " Ero malato e mi avete assistito. Venite, benedetti del Padre mio".

Nel campo sanitario si utilizzano i benefici apportati dal progresso tecnico, ma non poche volte manca il `cuore' nell'assistenza. Spesso l'interesse sanitario è più orientato alla malattia che non al malato, considerandolo più come un numero o un caso clinico che come una persona o un fratello da assistere, immagine di Dio che soffre.

BEATIFICAZIONE DI PADRE BENEDETTO MENNI E DI FRA PIETRO FRIEDHOFEN

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Domenica, 23 giugno 1985

 

1. “L’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14).

Queste parole di San Paolo, nelle quali egli ci apre tutto il suo cuore, fanno comprendere qual era la molla segreta della sua vita di santo, di pastore e di apostolo.

Esse possono essere pronunciate da tutti coloro che vogliono vivere fino in fondo l’amore di Cristo, e quindi sono state profondamente condivise anche dai due nostri fratelli nella fede che oggi ho elevato agli onori degli altari col titolo di “beati”: il padre Benedetto Menni e fra Pietro Friedhofen.

Che cosa portava San Paolo a sentirsi afferrato e totalmente posseduto dall’amore di Cristo? Come questo amore aveva potuto diventare in modo così totale il centro propulsore di tutto il suo agire? Lo dice egli stesso nelle parole seguenti: si sentiva così “spinto” in modo quasi irresistibile “al pensiero che uno” - cioè Cristo - “è morto per tutti” (2 Cor 5, 14).

2. Cristo, Agnello innocente, col sacrificio di se stesso, ha dato la vita all’intera umanità morta per il peccato.

Se “uno è morto per tutti”, dunque “tutti sono morti” (2 Cor 5, 14); e grazie alla morte di questo “uno”, essi ricuperano la vita.

Come Cristo è morto per noi, così anche noi dobbiamo essere “morti“: “morti al peccato” (Rm 6, 11), conformi a Gesù nella morte (cf. Fil 3, 10; cf. 2 Cor 4, 10), “sepolti insieme con lui nel Battesimo” (cf. Col 2, 12; Rm 6, 4).

Morire al peccato vuol dire che non dobbiamo più vivere per noi stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per noi (cf. 2 Cor 5, 15). Il ripiegamento egoistico su noi stessi è un modo illusorio per difendere i nostri interessi vitali, i quali viceversa sono veramente garantiti proprio nel momento in cui, in Cristo, noi “moriamo” per i fratelli.

3. La vita di entrambi i beati che oggi brillano davanti a tutta la Chiesa si è formata proprio sotto l’influsso di questo amore impellente e totalizzante, oblativo e universale.

Padre Menni comprese a fondo questa esigenza di dedicare la propria vita a Cristo. Egli aveva lette e fatte sue le parole del divino Maestro, che sono state annunciate nel Vangelo di questa celebrazione eucaristica: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Tra “queste cose” che il Signore considera fatte a sé, padre Menni scelse in modo particolare la cura amorosa degli ammalati, soprattutto fanciulli e infermi di mente.

Nutrendosi profondamente della spiritualità dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nel quale era entrato ancor giovane, egli ne fu il restauratore dopo il triste periodo delle soppressioni napoleoniche e dei regimi politici anti-ecclesiastici, che si erano succeduti fino ai suoi giorni. Egli è pertanto una gloria dell’Ordine dei fatebenefratelli, i quali hanno in lui un esempio luminoso nel servizio dell’ammalato, identificato con Cristo.

Padre Menni, inoltre, seppe far fruttare meravigliosamente alcune virtualità insite nella spiritualità del suo Ordine, facendosi fondatore di una nuova congregazione di religiose dedite alla cura delle donne malate di mente: le Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, le quali oggi esultano nel vedere solennemente riconosciute dalla Chiesa - nel mese dedicato al culto del cuore divino a cui sono consacrate - le virtù di colui che venerano come padre e maestro.

La beatificazione del loro fondatore, da esse ardentemente auspicata, valga a stimolare l’impegno di servizio a Cristo nella persona delle malate, secondo il carisma proprio dell’Istituto.

 4. L’opera realizzata da padre Menni per alleviare le sofferenze di tante persone ha avuto una grande attualità nei diversi Paesi nei quali esercitò la sua attività caritativa; e particolarmente in Spagna, dove trascorse una parte importante della sua vita. Ma anche ai nostri giorni, la sua opera continua ad essere benemerita e provvidenziale in una società in cui, purtroppo, frequentemente si emarginano i più deboli e coloro che soffrono.

Il beato che oggi veneriamo - come tutti i seguaci di Cristo - non sfuggì le incomprensioni e le sofferenze, perfino da parte di persone molto vicine a lui. Ma padre Menni, convinto delle sue buone ragioni e confortato dalla sua profonda comunione con Cristo e con la Chiesa, seppe resistere agli attacchi e portare avanti la sua feconda opera di servizio alla società e al regno di Dio.

La sua straordinaria attività fu costantemente sostenuta e animata da una devozione intima e profonda al Sacro Cuore di Gesù e da una particolare venerazione alla Madre di Dio, specialmente sotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù.

La sua esemplare umiltà lo collocava in un costante atteggiamento di conversione e di fiducia senza limiti nella potenza della divina Provvidenza.

Fu instancabile nel suo sforzo di seguire le orme di Cristo, buon samaritano, imitando in modo singolare la misericordia verso la persona che soffre, senza discriminazione di classe e di condizione, poiché vedeva in essa sempre uno di quei fratelli “più piccoli” nei quali si nascondeva il divino Salvatore.

“Preghiamo Gesù - scriveva in una sua lettera - perché ci infiammi del suo amore. Preghiamo la Regina dell’amore, la Vergine immacolata, che incendi in noi questo fuoco divino”.

Senza questo “fuoco divino”, cioè, il fuoco dello Spirito Santo, il beato non avrebbe potuto fare tutto ciò che portò a termine in modo tanto meraviglioso.

5. Padre Menni non si limitò a conoscere Cristo “secondo la carne” (2 Cor 5, 16), cioè secondo un parametro umano e terreno, ma seppe e volle farsi illuminare dal mistero divino che si cela nell’umanità di Cristo, volle conoscerlo “secondo lo Spirito”, facendosi in questo modo purificare e guidare dalla forza di questo Spirito, che ci induce a riprodurre in noi stessi l’opera redentrice di Cristo come mistero di morte e risurrezione, che ci aiuta a essere “creature nuove” morendo al peccato e dando la vita per i fratelli.

Arrivare ad essere santi significa raggiungere le condizioni di questa “creatura nuova” rinnovata e rigenerata dallo Spirito di Cristo; “creatura nuova” che ha realizzato la sua vita perché l’ha donata, con cuore sincero, anche a “uno dei fratelli più piccoli” di Cristo (cf. Mt 25, 40).

Preghiamo, con l’intercessione del nuovo beato, perché anche noi possiamo aprire senza riserve il nostro cuore all’amore di Cristo. Che quest’amore ci spinga e ci riempia totalmente in modo che, morti al peccato, possiamo dedicare la nostra vita a Cristo e ai fratelli e fare di questo mondo un mondo rinnovato e libero dal peccato e dalla morte.

6. “L’amore di Cristo ci spinge”, questo dice di sé l’apostolo Paolo. Lo stesso amore di Cristo era ciò che spinse il nuovo beato Pietro Friedhofen, all’età di trent’anni, a dedicare totalmente la sua vita a Dio e al servizio agli ammalati. Egli stesso, povero e debole di salute, abbandonò la sua professione di spazzacamino per tentare un nuovo inizio a partire dalla sua convinzione religiosa e dal suo ardente amore per il prossimo. Egli vide il bisogno di uomini sradicati, malati e bisognosi d’aiuto e riconobbe la sua vocazione apostolica e caritativa. Così fondò, nel 1850, la Congregazione dei Fratelli della misericordia di Maria Ausiliatrice col compito di servire Dio nei poveri, nei malati e negli anziani.

La Provvidenza divina aveva preparato Pietro Friedhofen, attraverso una dura scuola di vita, a riconoscere i segni dei tempi nel grande rivolgimento sociale del XIX secolo e a rispondervi secondo lo spirito del Vangelo. Come orfano, egli dovette conoscere personalmente già nella sua infanzia il dolore e la necessità materiale. La sua casa paterna e la patria renana gli trasmisero una profonda religiosità, soprattutto una fervida venerazione per l’immacolata Vergine Maria. Già al tempo del suo addestramento professionale egli era animato da un grande ardore apostolico. Riunì giovani di idee affini intorno a sé nell’associazione di San Luigi per spronarli a una vita devota secondo il Vangelo. In questo apostolato dei giovani, nella ricerca della santità personale e nella sollecitudine e nel soccorso al prossimo bisognoso, maturò a poco a poco la sua vocazione religiosa che si sviluppò pienamente nella fondazione della sua congregazione i cui ideali sono: seguire Cristo il più da vicino possibile, condurre gli uomini a Cristo, infondere l’amore a Maria nel cuore degli uomini e servire i malati con amore cristiano.

7. L’opera della fondazione del suo ordine fu accompagnata da grandi difficoltà e prove nelle quali il beato Pietro Friedhofen si rivelò uomo di fede e di fiducia incrollabili nella Provvidenza di Dio e nell’aiuto di Maria. In questa sovrannaturale sorgente di forza si fondavano la sua straordinaria risolutezza e la sua costanza, grazie alle quali, nonostante la malattia fisica in continuo peggioramento, realizzò il suo proposito e diede forma e direttiva spirituale al suo Ordine nel servizio al prossimo dettato dall’amore.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). La semina del beato Pietro Friedhofen, tra molte prove e sacrifici personali, è caduta in terra buona, tanto che essa porta ricchi frutti ben oltre la sua morte prematura - all’età di soli 41 anni - fino ai nostri giorni. Oggi i Fratelli della misericordia operano in diversi Paesi d’Europa, in Brasile e in Malesia. I loro ospedali e i loro ricoveri per anziani non sono soltanto espressione di solidarietà umana con i poveri e i bisognosi, ma sono segno della loro concreta sequela a Cristo il quale non è venuto per essere servito ma per servire (cf. Mt 20, 28), e che ritiene come fatto a sé ciò che facciamo a uno solo dei suoi fratelli più piccoli (cf. Mt 25, 40).

In Pietro Friedhofen la Chiesa venera oggi un uomo il cui programma di vita e di lavoro è sorprendentemente attuale, come lo è la buona novella di Gesù Cristo stesso. Come fratello della misericordia egli si chinò per amore di Cristo sui bisognosi che avevano necessità del suo aiuto. La sua sollecitudine non si rivolgeva soltanto alla malattia fisica ma al bisogno dell’uomo nella sua integralità, soprattutto al suo bisogno morale e spirituale. Anche il nostro tempo ha bisogno di tali modelli e di uomini che si prendono cura in questo modo dei bisogni e delle infermità del prossimo e mostrano loro la via verso colui che ha sopportato tutti i nostri dolori e li ha redenti con la sua morte e risurrezione. Che la vita e le opere del beato Pietro Friedhofen siano anche oggi di modello e di stimolo per molti uomini. Amen.