Columba Marmion

Columba Marmion

(1858-1923)

Beatificazione:

- 03 settembre 2000

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 30 gennaio

Nato in Irlanda, ordinato sacerdote e divenuto poi abate nell’Ordine di San Benedetto, eccelse come padre del cenobio e guida di anime, per santità di vita, dottrina spirituale ed eloquenza

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"La migliore di tutte le preparazioni per il sacerdozio è vivere con amore, ovunque ci collocano l'obbedienza e la provvidenza"

 

Joseph-Aloysius Marmion nacque a Dublino da padre irlandese, William Marmion, e da madre francese, Herminie Cordier, il 1° aprile 1858. Tre delle sue sorelle diventeranno religiose presso le Suore della Misericordia.

Considerato dai genitori come un dono di Dio, dopo la morte prematura di altri due fratelli, Joseph "viene promesso a Dio".

Entra nel Seminario diocesano di Dublino all'età di 16 anni (nel 1874) e finirà brillantemente i suoi studi di teologia al Collegio di Propaganda Fide a Roma.

È ordinato sacerdote nella chiesa di Sant'Agata dei Goti, il 16 giugno 1881.

Egli sognava di essere monaco-missionario in Australia, ma rimane affascinato dall'atmosfera liturgica della "neonata" Abbazia di Maredsous in Belgio (fondata dai fratelli Wolter, di Beuron, nel 1872) dove era passato a salutare un compagno di studi, tornando da Roma nel 1881. Voleva entrare in questo monastero, ma il suo Vescovo gli chiede di aspettare e lo nomina vicario a Dundrun, poi professore al Seminario Maggiore di Clonliffe (18821886). Cappellano di un convento di Suore Redentoriste e cappellano presso una prigione femminile, impara a guidare le anime, a confessare, a consigliare, e perfino, ad aiutare le moribonde.

A metà novembre dell'86, ottiene dal Vescovo il permesso di partire per farsi monaco; si stacca così volontariamente da una carriera ecclesiastica che si annunciava promettente. A Maredsous viene accolto da Dom Placido Wolter, primo Abate di questo monastero ancora in costruzione.

Il suo noviziato, vissuto sotto la guida austera di Dom Benoît D'Hondt, Maestro dei novizi severo e rigido, e con un bel gruppo di novizi giovani (mentre Marmion aveva già quasi 30 anni), sarà tanto più arduo per il fatto che egli si trova a cambiare abitudini, cultura, lingua. Ma dato che affermava di essere entrato in monastero per cercarvi l'ubbidienza, non può fare a meno di stringere i denti e di lasciarsi formare alla disciplina monastica, alla vita fraterna e alla preghiera corale fino alla professione solenne, emessa il 10 febbraio 1891. Da allora egli aiuta il Maestro dei novizi, dà lezioni nel Collegio, e soprattutto comincia a predicare con successo quando gli è permesso di andare in aiuto al clero nelle parrocchie vicine a Maredsous.

La sua prima grande ubbidienza, egli la riceve quando è nominato a far parte del gruppetto di monaci che devono fondare l'Abbazia del Mont-César a Lovanio. Anche se questa separazione è uno strazio per lui, egli vi si dona completamente, in nome dell'ubbidienza. Presto si vede affidato il ruolo di Priore, accanto al Padre Abate de Kerchove, nonché di responsabile spirituale e di professore di tutti i giovani monaci che si recano a Lovanio per studiare filosofia e teologia.

È lì che si dedica a una fitta predicazione di ritiri, in Belgio e in Gran Bretagna, e nello stesso tempo a un gran numero di direzioni spirituali (soprattutto presso comunità di Carmelitane). Diventerà presto confessore del Vescovo Mons. Joseph Mercier, il futuro Cardinale.

Columba Marmion avrà pure un'intensa corrispondenza di direzione spirituale. Egli rappresenta anche un punto di riferimento significativo presso alcune facoltà ed istituti dell'Università di Lovanio, dove viene consultato per la sua autorevolezza.

In questo periodo, l'Abbazia di Maredsous è sotto il governo di Dom Hildebrand de Hemptine, suo secondo Abate, che diventerà nel 1893, su domanda di Leone XIII, il primo Primate della Confederazione benedetta. Per le frequenti permanenze a Roma si finirà poi col richiedere la sua sostituzione come Abate. E Dom Columba Marmion viene eletto terzo Abate di Maredsous il 28 settembre 1909 e benedetto il 3 ottobre. Egli si trova dunque a capo di una comunità di più di 100 monaci, con una Suola di Umanesimo, una Suola di Arti applicate, una grande fattoria e una fama consolidata nelle ricerche e negli studi sulle origini della fede, con la "Revue Bénédictine" in particolare, e con varie altre pubblicazioni.

Queste molteplici attività locali costringeranno Columba Marmion, nonostante il suo zelo missionario, a rinunciare all'offerta avanzata dal Governo Belga a Maredsous di aprire una missione nel Katanga.

La cura della comunità non impedisce tuttavia a Dom Marmion di portare avanti sia il suo intenso apostolato con la predicazione di ritiri quanto le numerose e regolari direzioni spirituali. Non c'è da stupirsi dunque che gli si chieda di aiutare i monaci anglicani di Caldey desiderosi di diventare cattolici e di assicurare spiritualmente e canonicamente questa migrazione.

La grande prova dell'Abate Marmion (che in questo periodo ha 56 anni e accusa diversi problemi di salute) sarà la guerra del '14-'18. La sua decisione di mettere i giovani monaci al riparo in Irlanda, in modo che possano proseguire tranquillamente nella loro formazione, provocherà gravosi impegni, viaggi pericolosi, preoccupazioni e incomprensioni fra le due generazioni di una comunità scossa e divisa dalla guerra. Nel 1920 fu necessario creare la Congregazione belga dell'Annunciazione (Maredsous, Mont-César, St-Andié de Zevenkerken).

Dom Marmion è considerato inoltre come un grande Abate e un punto di riferimento spirituale e dottrinale.

Quando muore, durante un'epidemia d'influenza, il 30 gennaio 1923 alle 10 di sera, la sua fama di santità si è già affermata presso numerosi contemporanei. Un nuovo monastero prende il suo nome già nel 1933:  Marmion Abbey (U.S.A.).

Per tutta una generazione di cattolici, ma più particolarmente di sacerdoti, religiosi e religiose, Dom Columba Marmion è stato un maestro di vita spirituale. Riportando i cattolici alle fonti bibliche (soprattutto a s. Paolo), e liturgiche della loro fede, li ha resi coscienti realmente della loro vita di figli di Dio, animati dallo Spirito, umili e semplici nel ricorrere alla misericordia e all'amore del Padre. Questa visione si accompagna a un grande senso della partecipazione al Corpo di Cristo nell'Eucaristia e a una forte pietà mariana che chiede alla Madre di Gesù di formare Cristo in tutti coloro che a lei ricorrono.

Oggi la Chiesa attira l'attenzione di tutti i fedeli sulla fecondità spirituale della dottrina di Columba Marmion.

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 5 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 3 Settembre 2000

 
1. Nel contesto dell'Anno Giubilare, è con intima letizia che procedo alla beatificazione di due Pontefici, Pio IX e Giovanni XXIII, e di tre altri servitori del Vangelo nel ministero e nella vita consacrata: l'Arcivescovo di Genova Tommaso Reggio, il sacerdote diocesano Guillaume-Joseph Chaminade, il monaco benedettino Columba Marmion.

Cinque personalità diverse, ciascuna con una sua fisionomia e una sua missione, tutte accomunate dall'anelito alla santità. E' appunto la loro santità che oggi riconosciamo: santità che è rapporto profondo e trasformante con Dio, costruito e vissuto nel quotidiano impegno di adesione alla sua volontà. La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virtù, a lode della grazia divina che in esse risplende.

Rivolgo il mio deferente saluto alle Delegazioni ufficiali di Italia, Francia, Irlanda, Belgio, Turchia, Bulgaria, qui convenute per la solenne circostanza. Saluto pure i parenti dei nuovi Beati, insieme con i Cardinali, i Vescovi, le personalità civili e religiose che hanno voluto prendere parte a questa celebrazione. Saluto infine voi tutti, cari Fratelli e Sorelle, che siete accorsi in grande numero a rendere omaggio ai Servi di Dio che la Chiesa oggi iscrive nell'Albo dei Beati.

2. Ascoltando le parole dell'acclamazione al Vangelo: "Signore, guidaci sul retto cammino", il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell'adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.

Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: "Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell'uomo".

Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l'armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell'Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell'esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte.

3. "Tu sei buono e pronto al perdono" (Ant. d'ingr.). Contempliamo quest'oggi nella gloria del Signore un altro Pontefice, Giovanni XXIII, il Papa che colpì il mondo per l'affabilità del tratto, da cui traspariva la singolare bontà dell'animo. I disegni divini hanno voluto che la beatificazione accomunasse due Papi vissuti in contesti storici ben diversi, ma legati, al di là delle apparenze, da non poche somiglianze sul piano umano e spirituale. E' nota la profonda venerazione che Papa Giovanni aveva per Pio IX, del quale auspicava la beatificazione. Durante un ritiro spirituale, nel 1959, scriveva nel suo Diario: "Io penso sempre a Pio IX di santa e gloriosa memoria, ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione" (Giornale dell'Anima, p. 560).

Di Papa Giovanni rimane nel ricordo di tutti l'immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero. Quante persone sono restate conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un'ampia esperienza di uomini e di cose! La ventata di novità da lui portata non riguardava certamente la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla; nuovo era lo stile nel parlare e nell'agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni e i potenti della terra. Fu con questo spirito che egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano II, col quale aprì una nuova pagina nella storia della Chiesa: i cristiani si sentirono chiamati ad annunciare il Vangelo con rinnovato coraggio e con più vigile attenzione ai "segni" dei tempi. Il Concilio fu davvero un'intuizione profetica di questo anziano Pontefice che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per i cristiani e per l'umanità.

Negli ultimi momenti della sua esistenza terrena, egli affidò alla Chiesa il suo testamento: "Ciò che più vale nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo, la verità e la bontà". Questo testamento vogliamo raccogliere oggi anche noi, mentre rendiamo gloria a Dio per avercelo donato come Pastore.

4. "Siate di quelli che mettono in pratica e non soltanto ascoltatori" (Gc 1, 22). A queste parole dell'apostolo Giovanni fa pensare l'esistenza e l'apostolato di Tommaso Reggio, sacerdote e giornalista, divenuto poi Vescovo di Ventimiglia e infine Arcivescovo di Genova. Fu uomo di fede e di cultura e, come Pastore, seppe farsi guida attenta dei fedeli in ogni circostanza. Sensibile alle molteplici sofferenze e povertà del suo popolo si fece carico di un aiuto tempestivo in tutte le situazioni di bisogno. Proprio in questa prospettiva egli diede inizio alla Famiglia religiosa delle Suore di Santa Marta, affidando ad esse il compito di prestare il loro aiuto ai Pastori della Chiesa, soprattutto nel campo caritativo ed educativo.

Il suo messaggio è riconducibile a due parole: verità e carità. La verità innanzitutto, che significa ascolto attento della parola di Dio e slancio coraggioso nel difendere e diffondere gli insegnamenti del Vangelo. E poi la carità, che spinge ad amare Dio e, per amore suo, ad abbracciare tutti, perché fratelli in Cristo. Se una preferenza ci fu nelle scelte di Tommaso Reggio, essa fu per quanti si trovavano nella difficoltà e nella sofferenza. Ecco perché egli viene oggi proposto come modello a Vescovi, sacerdoti e laici, oltre che a quanti fanno parte della sua Famiglia spirituale.

5. La béatification, durant l’année jubilaire, de Guillaume-Joseph Chaminade, fondateur des marianistes, rappelle aux fidèles qu’il leur appartient d’inventer sans cesse des manières nouvelles d’être témoins de la foi, notamment pour rejoindre ceux qui sont loin de l’Église et qui n’ont pas les moyens habituels de connaître le Christ. Guillaume-Joseph Chaminade invite chaque chrétien à s’enraciner dans son Baptême, qui le conforme au Seigneur Jésus et lui communique l’Esprit Saint.

L'amour du Père Chaminade pour le Christ, qui s'inscrit dans la spiritualité de l’École française, le pousse à poursuivre inlassablement son œuvre par des fondations de familles spirituelles, dans une période troublée de l’histoire religieuse de France. Son attachement filial à Marie l'a maintenu dans la paix intérieure en toute circonstance, l’aidant à faire la volonté du Christ. Son souci de l’éducation humaine, morale et religieuse est pour toute l’Église un appel à une attention renouvelée pour la jeunesse, qui a besoin tout à la fois d’éducateurs et de témoins pour se tourner vers le Seigneur et prendre sa part dans la mission de l’Église.

6. Aujourd’hui, l’Ordre bénédictin se réjouit de la béatification d’un de ses plus illustres fils, Dom Columba Marmion, moine et Abbé de Maredsous. Dom Marmion nous a légué un authentique trésor d’enseignement spirituel pour l’Église de notre temps. Dans ses écrits, il enseigne un chemin de sainteté, simple et pourtant exigeant, pour tous les fidèles, que Dieu par amour a destinés à être ses fils adoptifs dans le Christ Jésus (cf. Ep 1, 5). Jésus Christ, notre Rédempteur et source de toute grâce, est le centre de notre vie spirituelle, notre modèle de sainteté.

Before entering the Benedictine Order, Columba Marmion spent some years in the pastoral care of souls as a priest of his native Archdiocese of Dublin. Throughout his life Blessed Columba was an outstanding spiritual director, having particular care for the interior life of priests and religious. To a young man preparing for ordination he once wrote: "The best of all preparations for the priesthood is to live each day with love, wherever obedience and Providence place us" (Letter, 27 December 1915). May a widespread rediscovery of the spiritual writings of Blessed Columba Marmion help priests, religious and laity to grow in union with Christ and bear faithful witness to him through ardent love of God and generous service of their brothers and sisters.

7. Ai novelli Beati Pio IX, Giovanni XXIII, Tommaso Reggio, Guillaume-Joseph Chaminade e Columba Marmion chiediamo con fiducia che ci aiutino a vivere in modo sempre più conforme allo Spirito di Cristo. Il loro amore a Dio ed ai fratelli sia luce ai nostri passi in quest'alba del Terzo Millennio!