Daniele Comboni

Daniele Comboni

(1831-1881)

Beatificazione:

- 17 marzo 1996

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 05 ottobre 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 10 ottobre

Primo Vescovo cattolico dell’Africa Centrale, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia

  • Biografia
  • Omelia
  • le date fondamentali
  • omelia di beatificazione
"Predicate il Vangelo ad ogni creatura"

 

Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia - Italia) il 15 marzo 1831, in una famiglia di contadini al servizio di un ricco signore della zona. Papà Luigi e mamma Domenica sono legatissimi a Daniele, il quarto di otto figli, morti quasi tutti in tenera età. Essi formano una famiglia unita, ricca di fede e valori umani, ma povera di mezzi economici. Ed è appunto la povertà della famiglia Comboni che spinge Daniele a lasciare il paese per andare a frequentare la scuola a Verona, presso l'Istituto fondato dal Sacerdote don Nicola Mazza.

In questi anni passati a Verona, Daniele scopre la sua vocazione al sacerdozio, completa gli studi di filosofia e teologia e soprattutto si apre alla missione dell'Africa Centrale, attratto dalle testimonianze dei primi missionari mazziani reduci dal continente africano. Nel 1854 Daniele Comboni viene ordinato sacerdote e tre anni dopo parte per l'Africa assieme ad altri 5 missionari mazziani, con la benedizione di mamma Domenica che arriva a dire: «Va', Daniele, e che il Signore ti benedica». 

Dopo 4 mesi di viaggio, la spedizione missionaria di cui il Comboni fa parte arriva a Khartoum, la capitale del Sudan. L'impatto con la realtà africana è enorme. Daniele si rende subito conto delle difficoltà che la sua nuova missione comporta. Fatiche, clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e abbandono della gente, lo spingono sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che ha iniziato con tanto entusiasmo. Dalla missione di Santa Croce scrive ai suoi genitori: «Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa».

Assistendo alla morte in Africa di un suo giovane compagno missionario, Comboni invece di scoraggiarsi si sente interiormente confermato nella decisione di continuare la sua missione: «O Nigrizia o morte», o l'Africa o la morte.

Ed è sempre l'Africa e la sua gente ciò che spinge il Comboni, una volta ritornato in Italia, a mettere a punto una nuova strategia missionaria. Nel 1864, raccolto in preghiera sulla tomba di San Pietro a Roma, Daniele ha una folgorante illuminazione che lo porta ad elaborare il suo famoso Piano per la rigenerazione dell'Africa, un progetto missionario sintetizzabile nella frase «Salvare l'Africa con l'Africa», frutto della sua illimitata fiducia nelle capacità umane e religiose dei popoli Africani.

In mezzo a non poche difficoltà e incomprensioni, Daniele Comboni intuisce che la società europea e la Chiesa cattolica sono chiamate a prendere in maggior considerazione la missione dell'Africa Centrale. A tale scopo, si dedica ad una instancabile animazione missionaria in ogni angolo d'Europa, chiedendo aiuti spirituali e materiali per le missioni africane tanto a Re, Vescovi e signori, quanto a gente povera e semplice. E come strumento di animazione missionaria crea una rivista missionaria, la prima in Italia.

La sua fede incrollabile nel Signore e nell'Africa lo porta a far nascere, rispettivamente nel 1867 e nel 1872, l'Istituto maschile e l'Istituto femminile dei suoi missionari, più tardi meglio conosciuti come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane.

Come teologo del Vescovo di Verona, partecipa al Concilio Vaticano I facendo sottoscrivere a 70 Vescovi una petizione a favore dell'evangelizzazione dell'Africa Centrale (Postulatum pro Nigris Africæ Centralis).

Il 2 luglio 1877 Comboni viene nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e consacrato Vescovo un mese dopo: è la conferma che le sue idee e le sue azioni, da molti considerate troppo coraggiose se non addirittura pazze, sono quanto mai efficaci per l'annuncio del Vangelo e la liberazione del continente africano.

Negli anni 1877-78, insieme ai suoi missionari e missionarie, soffre nel corpo e nello spirito la tragedia di una siccità e carestia senza precedenti, che dimezza la popolazione locale e sfinisce il personale e l'attività missionaria. 

Nel 1880, con la grinta di sempre, il Vescovo Comboni ritorna, per l'ottava e ultima volta, in Africa, a fianco dei suoi missionari e missionarie, deciso a continuare la lotta contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l'attività missionaria con gli stessi africani. Un anno dopo, provato dalla fatica, dalle frequenti e recenti morti dei suoi collaboratori e dall'amarezza di accuse e calunnie, il grande missionario si ammala. Il 10 ottobre 1881, a soli cinquant'anni, segnato dalla croce che mai lo ha abbandonato come fedele e amata sposa, muore a Khartoum, tra la sua gente, cosciente che la sua opera missionaria non morirà. «Io muoio, dice, ma la mia opera non morirà».

Daniele Comboni ha visto giusto. La sua opera non è morta; anzi, come tutte le grandi cose che «nascono ai piedi della croce», continua a vivere grazie al dono che della propria vita fanno tanti uomini e donne che hanno scelto di seguire il Comboni sulla via dell'ardua ed entusiasmante missione tra i popoli più bisognosi di fede e di solidarietà umana.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 3 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 5 ottobre 2003

 

1. "Predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Con queste parole il Risorto, prima dell’Ascensione, affidò agli Apostoli l’universale mandato missionario. Subito dopo, li assicurò che in tale impegnativa missione avrebbero potuto contare sulla sua costante assistenza (cfr Mc 16,20).

Queste stesse parole sono risuonate, in modo eloquente, nell’odierna solenne celebrazione. Esse costituiscono il messaggio che ci rinnovano questi tre nuovi Santi: Daniele Comboni, Vescovo, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia; Arnold Janssen, presbitero, fondatore della Società del Verbo Divino, della Congregazione delle Suore Missionarie Serve dello Spirito e della Congregazione delle Suore Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua; Josef Freinademetz, presbitero, della Società del Verbo Divino.

La loro esistenza mette in evidenza che l'annuncio del Vangelo "costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità" (Redemptoris missio, 2).

L’evangelizzazione, insegnano questi nuovi Santi, oltre a interventi di promozione umana, talora persino rischiosi come testimonia l’esperienza di tanti missionari, comporta sempre un esplicito annuncio di Cristo. Questo è l’esempio e questa è l’eredità preziosa che i tre Santi, elevati oggi alla gloria degli altari, lasciano specialmente alle loro famiglie religiose. Primo compito degli Istituti missionari è la missione ad gentes, da non posporre a nessun altro impegno, pur necessario, di carattere sociale e umanitario.

2. "Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore". Il Salmo responsoriale, che poc’anzi abbiamo cantato, sottolinea l’urgenza della missione ad gentes anche in questi nostri tempi. Sono necessari evangelizzatori dall’entusiasmo e dalla passione apostolica del Vescovo Daniele Comboni, apostolo di Cristo tra gli africani. Egli impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere Cristo in Africa, continente che amava profondamente.

Come non volgere, anche quest’oggi, lo sguardo con affetto e preoccupazione a quelle care popolazioni? Terra ricca di risorse umane e spirituali, l’Africa continua ad essere segnata da tante difficoltà e problemi. Possa la Comunità internazionale aiutarla attivamente a costruire un futuro di speranza. Affido questo mio appello all’intercessione di san Daniele Comboni, insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero.

3. „Völker wandern zu deinem Licht" (Jes 60, 3). Das prophetische Bild des neuen Jerusalems, läßt über allen Völkern das göttliche Licht erstrahlen. Es beleuchtet gut das Leben und das unermüdliche Apostolat des heiligen Arnold Janssen. Sein priesterliches Wirken war erfüllt vom Eifer, das Wort Gottes zu verbreiten. Dazu setzte er auch die neuen Kommunikationsmittel, besonders die Pressearbeit, ein.

Trotz vieler Hindernisse verlor er nicht den Mut. Gerne sagte er: „Die Verkündigung der Frohen Botschaft ist das erste und höchste Werk der Nächstenliebe". Vom Himmel aus hilft er nun seiner Ordensfamilie, auf seinen Spuren treu weiterzugehen und die bleibende Gültigkeit des Evangelisierungsauftrags der Kirche zu bezeugen.

4. „Sie aber zogen aus und predigten überall" (Mk 16, 20). So beschließt der Evangelist Markus sein Evangelium. Dann fügt er hinzu, daß der Herr nicht aufhörte, das Wirken der Apostel mit der Macht seiner Zeichen zu begleiten. Diesen Worten Jesu entspricht das glaubenserfüllte Zeugnis des heiligen Josef Freinademetz„Missionar zu sein betrachte ich nicht als ein Opfer, das ich Gott bringe, sondern als die größte Gnade, die Gott mir geschenkt hat." Mit einer Zähigkeit, die für Menschen aus den Bergen typisch ist, hat dieser hochherzige „Zeuge der Liebe" sich selbst der chinesischen Bevölkerung in Süd-Shantung zum Geschenk gemacht. Aus Liebe und in Liebe nahm er die Lebensbedingungen dieser Menschen an. Dabei folgte er dem Rat, den er selbst seinen Missionaren gab: „Die Missionsarbeit ist umsonst, wenn man nicht liebt und nicht geliebt wird." Als Vorbild einer evangeliumsgemäßen Inkulturationahmte dieser Heilige Jesus nach, der die Menschen rettete, indem er ganz und gar ihr Leben teilte.

Traduzione italiana delle parti pronunciate in lingua tedesca:

3. "Cammineranno i popoli alla tua luce" (Is 60,3). L’immagine profetica della nuova Gerusalemme, che diffonde la luce divina su tutti i popoli, illustra bene la vita e l'instancabile apostolato di sant'Arnold Janssen. La sua attività sacerdotale fu piena di zelo nel diffondere la Parola di Dio utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione di massa, specialmente la stampa.

Non si perse d’animo dinanzi agli ostacoli. Amava ripetere: "L'annuncio della Buona Novella è la prima e principale espressione dell'amore del prossimo". Dal Cielo ora egli aiuta la sua Famiglia religiosa a proseguire fedelmente nel solco da lui tracciato, che testimonia la permanente validità della missione evangelizzatrice della Chiesa.

4. "Allora essi partirono e predicarono dappertutto" (Mc 16,20). Così l’evangelista Marco conclude il suo Vangelo. Aggiunge poi che il Signore non cessa di accompagnare l’attività degli apostoli con la potenza dei suoi prodigi. A queste parole di Gesù fanno eco quelle piene di fede di san Josef Freinademetz: "Non considero la vita missionaria come un sacrificio che offro a Dio, ma come la più grande grazia che Dio avrebbe mai potuto darmi". Con la tenacia tipica della gente di montagna, questo generoso "testimone dell’amore" fece dono di se stesso alle popolazioni cinesi dello Shandong meridionale. Abbracciò per amore e con amore le loro condizioni di vita, secondo il consiglio che egli stesso dava ai suoi missionari: "Il lavoro missionario è vano se non si ama e non si è amati". Modello esemplare di inculturazione evangelica, questo Santo imitò Gesù, che ha salvato gli uomini condividendone fino in fondo l’esistenza.

5. "Andate in tutto il mondo". I tre Santi, che con gioia oggi onoriamo, ricordano la vocazione missionaria di ogni battezzato. Ogni cristiano è inviato in missione, ma per essere autentici testimoni di Cristo occorre tendere costantemente alla santità (cfr. Redemptoris missio, 90).

Accogliamo, carissimi Fratelli e Sorelle, quest’invito che ci viene dall’odierna suggestiva celebrazione. Ci illumini dal Cielo la Regina dei Santi, Stella della nuova evangelizzazione. A Lei ci rivolgiamo con fiducia specialmente in questo mese di ottobre, dedicato al Rosario e alle missioni. Maria Santissima, Regina delle missioni, prega per noi!

— Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia - Italia) il 15 marzo 1831. 

— Consacra la sua vita all'Africa (1849), realizzando un progetto che lo porta più volte a rischiare la vita in estenuanti spedizioni missionarie fin dal 1857, anno in cui va per la prima volta in Africa. 

— Il 31 dicembre 1854, anno della proclamazione della Immacolata Concezione di Maria, viene ordinato sacerdote dal beato Giovanni Nepomuceno Tschiderer, Vescovo di Trento. 

— Nella fiducia che gli africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro evangelizzazione, dà vita a un progetto che ha lo scopo di «salvare l'Africa con l'Africa» (Piano del 1864). 

— Fedele al suo motto «O Nigrizia o morte», nonostante le difficoltà, prosegue nel suo disegno fondando nel 1867 l'Istituto dei Missionari Comboniani. 

— Voce profetica annuncia alla Chiesa tutta, particolarmente in Europa, che è giunta l'ora della salvezza dei popoli dell'Africa. Non esita, per questo, a presentarsi, lui semplice sacerdote, al Concilio Vaticano I per chiedere ai Vescovi che ogni Chiesa locale venga coinvolta nella conversione dell'Africa (Postulatum, 1870). 

— Con coraggio non comune per quei tempi, per primo fa partecipare le Suore missionarie alla missione dell'Africa Centrale e nel 1872 fonda un suo Istituto di Suore esclusivamente consacrate alle missioni: le Suore Missionarie Comboniane. 

— Per gli africani spende tutte le sue energie e si batte per l'abolizione della schiavitù. 

— Nel 1877 viene ordinato Vescovo e nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale. 

— Muore a Khartoum (Sudan) stroncato dalle fatiche e dalle croci la sera del 10 ottobre 1881. 

— Il 26 marzo 1994 viene riconosciuta l'eroicità delle sue virtù. 

— Il 6 aprile 1995 viene riconosciuto il miracolo operato per sua intercessione a favore della ragazza afro-brasiliana Maria José de Oliveira Paixão. 

— Il 17 marzo 1996 viene beatificato da Giovanni Paolo II in San Pietro. 

— Il 20 dicembre 2002 viene riconosciuto il secondo miracolo operato per sua intercessione a favore della mamma musulmana sudanese Lubna Abdel Aziz. 

— Il 5 ottobre 2003 viene canonizzato da Giovanni Paolo II in San Pietro.

RITO DI BEATIFICAZIONE
DEI VESCOVI DANIELE COMBONI E GUIDO MARIA CONFORTI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
LETTA DAL CARDINALE ANGELO SODANO,
SEGRETARIO DI STATO

Domenica, 17 marzo 1996

 

1. ". . . è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio" (Gv 9, 3).

In questa domenica di Quaresima la Chiesa canta: "Il Signore è il mio pastore . . . mi conduce . . . mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino" ( Sal 22, 1 . 2-3 ). La Liturgia quaresimale traccia un significativo cammino di preparazione al Battesimo, quasi una grande catechesi battesimale. Ogni giorno di questo "tempo forte", e ciò vale specialmente per la domenica, segna un’ulteriore tappa dell’itinerario formativo verso la celebrazione del mistero pasquale. Cristo, Buon Pastore, fa sì che nell’uomo si rivelino i disegni salvifici: "le grandi opere di Dio".Si sono manifestate, queste "grandi opere di Dio", nell’Antico Testamento. Una di esse è stata certamente l’elezione e l’unzione di Davide, il più piccolo dei figli di Iesse il Betlemmita. Come abbiamo ascoltato nella prima Lettura, Dio chiamò Davide ad essere capo e re del suo popolo, Israele (cf. 1Sam 16, 11-13 ) e vincolò definitivamente alla sua discendenza la promessa messianica: il Messia sarebbe sorto dalla stirpe di Davide."Le grandi opere di Dio" si sono manifestate poi nel Nuovo Testamento. La Liturgia ce ne ha oggi presentata una particolarmente significativa: la guarigione del cieco nato. Come racconta in modo ampio e dettagliato san Giovanni nell’odierno brano evangelico (cf. Gv 9, 1-41 ), Cristo restituì a quel giovane la vista fisica e spirituale.La riflessione su questa pericope giovannea costituisce già di per sé una singolare catechesi battesimale. Essa, infatti, ci mostra il cammino graduale che conduce alla fede, quasi un passaggio attraverso fasi successive dalla cecità alla capacità di vedere. Cristo, "luce del mondo" (cf. Gv 8, 12 ), conduce progressivamente il cieco nato ad accogliere questa luce nella quale sta la salvezza dell’uomo.

2. Domenica scorsa, un altro elemento caratteristico della celebrazione battesimale si trovava al centro della Liturgia della parola: l’acqua. Anche oggi non mancano accenni a questo fondamentale elemento: "Va’ a lavarti nella piscina di Siloe", dice Gesù al cieco ( Gv 9, 7 ); e nel Salmo responsoriale il pastore "conduce ad acque tranquille" la pecorella che si affida a lui ( Sal 22, 2 ). Anche un altro elemento importante viene posto in primo piano nelle Letture di questa domenica: l’unzione. Samuele unge Davide; il Pastore eterno cosparge di olio il capo del suo fedele (cf. Sal 22, 4 ).Scopo ultimo di tutti questi messaggi è di sospingere chi ascolta verso quel risveglio spirituale a cui san Paolo fa riferimento nella seconda Lettura: "Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" ( Ef 5, 14 ). È questa, infatti, la questione centrale della grande catechesi battesimale. Bisogna che il catecumeno riconosca in Cristo Colui che è la luce del mondo, il Buon Pastore, in grado di condurre l’umanità, anche attraverso le "valli oscure" (cf. Sal 22, 4 ) dell’esistenza terrena, verso la luce della vita eterna.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Proprio a questo scopo supremo - condurre l’umanità verso la luce della vita eterna - hanno mirato, seguendo l’esempio luminoso del Buon Pastore, due generosi apostoli dell’evangelizzazione: il Vescovo Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia, ed il Vescovo Guido Maria Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani.Il Comboni, innanzitutto: fin dalla sua formazione alla vita sacerdotale nell’Istituto fondato dal servo di Dio Nicola Mazza, Daniele Comboni si sentì chiamato al dono della propria vita per l’annuncio evangelico in terra d’Africa. Questa consapevolezza lo accompagnò per tutta l’esistenza, lo sostenne nelle fatiche missionarie e nelle difficoltà pastorali. Si sentiva confortato in questa sua dedizione dalla parola udita dal Papa Pio IX: "Labora sicut bonus miles Christi pro Africa" (Scritti, N. 4085).La modernità e l’audacia della sua opera si espressero nella preparazione e nella formazione dei futuri presbiteri, nell’instancabile animazione missionaria anche attraverso scritti e pubblicazioni, nella fondazione di due Istituti - maschile e femminile - esclusivamente dediti alla missione "ad gentes", lottando per l’abolizione della terribile tratta degli schiavi e operando attivamente "per la rigenerazione dell’Africa mediante se stessa". Queste intuizioni del nuovo Beato hanno portato grandi frutti per l’evangelizzazione del continente africano, preparando la strada all’attuale consolante sviluppo della Chiesa in Africa (cf. Ecclesia in Africa, nn. 33-38)."Portare l’umanità alla luce della vita eterna": l’ideale di Daniele Comboni prosegue ancora oggi nell’apostolato dei suoi figli e delle sue figlie spirituali. Essi continuano a mantenere forti legami in Africa e, in particolare, con il Sudan, dove il loro Fondatore ha speso gran parte delle sue energie di infaticabile evangelizzatore e dove si è spento, ancora in giovane età, consumato dalle fatiche e dalla malattia. L’incondizionata fiducia che egli ebbe nella potenza dell’orazione (cf. Scritti, N. 2324) trova valida espressione nei "Cenacoli di preghiera missionaria", che stanno sorgendo in numerose parrocchie e costituiscono un significativo strumento di animazione e di rinnovamento della spiritualità missionaria.

4. La missione "ad gentes" è stato uno dei punti fondamentali dell’azione apostolica anche di Guido Maria Conforti. Portare a tutti la luce di Cristo fu l’impegno che ne orientò tutta la vita. Egli poté vivere in pienezza le tre situazioni in cui si svolge l’unica missione evangelizzatrice della Chiesa: la cura pastorale della Chiesa locale, l’impegno per la missione "ad gentes" e l’evangelizzazione di coloro che hanno perduto il senso della fede (cf. Redemptoris missio, N. 33).Chiamato ad essere Pastore di una porzione del popolo di Dio in una zona in cui si registrava un preoccupante abbandono della fede, Guido Maria Conforti scoprì nella via della missione "ad gentes" un provvidenziale cammino per "far scorrere una nuova corrente di vita divina nelle anime dei credenti, accrescendo in esse il fuoco del grande zelo missionario" (Discorso all’Unione Missionaria del Clero, in Unione Missionaria del Clero, p. 181).Davanti alle difficoltà il nuovo Beato era solito richiamare a sé ed agli altri l’invito di Gesù a Pietro: "Prendi il largo... Non temere" ( Lc 5, 4 . 10 ). Egli era infatti convinto che uno dei modi più efficaci per rinvigorire la fede nelle terre di antica evangelizzazione fosse quello di adoperarsi nell’annunciare il Vangelo a quanti ancora non lo conoscevano. La validità della vocazione missionaria "ad vitam", ribadita dall’Enciclica Redemptoris missio (cf. n. 66), fu da lui proposta in modo radicale ai suoi missionari mediante il voto di missione. E non pochi suoi figli spirituali hanno mantenuto fede a quest’impegno fino al martirio.Ma qual era la sorgente da cui traevano vigore il suo instancabile zelo e la sua totale dedizione alla missione "ad gentes"? Era la Croce di Cristo, fonte di amore inesauribile in chi fa dono di se stesso ai fratelli vicini e lontani. Questo nuovo Beato costituisce così un luminoso esempio di spiritualità sacerdotale, animata sempre da fede viva e da indomito spirito missionario. Modello di autentica carità pastorale, che seppe invitare i credenti ad aprire il cuore ai lontani, pur senza dimenticare le necessità delle Comunità locali, perché a tutti sia annunciato Cristo Redentore dell’uomo.

5. I novelli Beati, Daniele Comboni e Guido Maria Conforti, ci invitano a guardare al mistero pasquale. Ogni domenica di Quaresima rappresenta un’ulteriore tappa che ci avvicina alla Settimana Santa, Settimana della passione, morte e risurrezione di Cristo. L’odierno Vangelo lascia intuire l’addensarsi di nubi ostili sulla persona di Gesù. I farisei accusano: "Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato" ( Gv 9, 16 ), dunque è "un peccatore" ( Gv 9, 16 ). Sono le prime avvisaglie di quel temporale che tra poco si abbatterà su di Lui: la passione e la crocifissione sul Golgota.Fra tali minacce Cristo procede però sicuro nel suo cammino messianico: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi" ( Gv 9, 39 ). Parole sconvolgenti!Così si manifestano negli uomini le "grandi opere di Dio", di cui parla l’odierno Vangelo.Insieme al cieco nato, Daniele Comboni, Guido Maria Conforti e l’immensa schiera celeste dei santi e dei beati ripetono: Signore Gesù, tu sei veramente la luce del mondo. E noi ci uniamo ad essi per rendere lode alla Santissima Trinità.Ti ringraziamo, Iddio, per la santità di questi nuovi Beati;

Ti preghiamo fiduciosi, per intercessione di Maria, Regina dei Santi:
fa’ risplendere su di noi
la luce della vita affinché possiamo a nostra volta
diffonderla in mezzo agli uomini.

Amen!