Dulce Lopes Pontes

Dulce Lopes Pontes

(1914-1992)

Beatificazione:

- 22 maggio 2011

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 13 ottobre 2019

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 13 agosto

Suora professa della Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio 

  • Biografia
  • Omelia
  • REGINA CÆLI
  • Lettera Apostolica
“Amare e servire”

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

Nascita, infanzia e gioventù

 

    Dulce Lopes Pontes nacque il 26 maggio 1914 a São Salvador de Bahia (Brasile), battezzata con il nome di Maria Rita, seconda dei cinque figli di Augusto e Dulce Maria de Souza Brito Lópes Pontes. Orfana di madre a sei anni, aveva circa 16 anni quando cominciò a manifestare la qualità che l’avrebbe contrad­distinta per tutta la vita: la carità. Nella cantina di casa accoglieva bambini, adulti e anziani poveri e li accudiva: dalla famiglia e dai vicini otteneva cibo, indumenti, medicine e qualche spicciolo che destinava loro, per alleviarne le sofferenze.

    Mentre frequentava la scuola magistrale a São Salvador de Bahia, entrò nel Terz’Ordine Francescano. Successivamente ebbe modo di conoscere la Superiora Provinciale delle Missionarie del­l’Immacolata Concezione. Appena conseguì il diploma, l’8 febbraio 1933, entrò in questa Congregazione facente parte della grande famiglia francescana. Il 15 agosto del 1934 pronunciò i voti religiosi e prese il nome di Dulce, in memoria della mamma.

 

Le opere

 

    Nel 1935 fondò il primo movimento cristiano operaio di São Salvador: Unione Operaia S. Francesco; nel 1937 fondò il Circolo Operaio della Bahia; nel 1939 inaugurò il Collegio S. Antonio, scuola pubblica per operai e figli di operai, nel quartiere Massa­randuba, in São Salvador. Nello stesso anno la beata cominciò ad accogliere i malati in edifici abbandonati della città; nel 1949, con il permesso della Superiora, poté ospitare settanta malati in un ricovero ricavato dal pollaio adiacente la casa della sua congrega­zione. Nel 1960 fu inaugurato l’Ospizio Sociale Suor Dulce, con uno Statuto che riguardava tutte le sue fondazioni e ne sottolineava il carattere unicamente cristiano e umanitario.

    Nel luglio del 1979 il cardinale arcivescovo Avelar Brandão Vilela, invitò a São Salvador Santa Teresa di Calcutta per aprire una casa in Alagados. Suor Dulce colse l’occasione per incontrarla. Esattamente un anno dopo ci fu un altro importante incontro, quello con San Giovanni Paolo II.

    L’8 febbraio del 1983 veniva inaugurato il nuovo ospedale Sant’Antonio, che fu considerato dai bahiani un altro “miracolo di Suor Dulce”.

 

Gli ultimi anni

 

    Gli ultimi mesi della vita della beata furono caratterizzati dalla malattia. Peggiorò nel novembre 1990. Nell’ottobre del 1991 San Giovanni Paolo II si recò a São Salvador e volle recarsi alle Opere per visitare Suor Dulce. Il Card. Lucas Moriera Neves raccontò che il Santo Padre disse più volte: “questa è la sofferenza dell’innocente. Eguale a quella di Gesù”. Affrontò tutta la sua sofferenza abban­donata nelle braccia del Signore.

    Tutto l’Apostolato della beata risplende fra quei cristiani che hanno fatto della carità a Dio e al prossimo il tutto della loro vita. La sua carità fu materna, tenera. La sua dedizione ai poveri aveva una radice soprannaturale e dall’Alto ella trasse energie e risorse per mettere in moto un’attività stupefacente di servizio agli ultimi. Lungi da qualsiasi orizzontalismo, da vera anima francescana si fece povera con i poveri per amore del sommamente Povero. Senza fomentare contrapposizioni di classi, ricordò ai ricchi l’esigenza evangelica di spezzare il pane con l’affamato. La sua vita fu confessione del primato di Dio e della grandezza dell’uomo figlio di Dio, anche dove la divina immagine sembra oscurata, degradata e umiliata.

    Il 13 marzo 1992, la beata Dulce, si spense a São Salvador de Bahia.

    Da tutto il Brasile è stata, ed è tuttora definita, la “Madre dei Poveri” e l’“Angelo buono della Bahia”.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    L’Inchiesta diocesana si è svolta in São Salvador de Bahia dal 17 gennaio 2000 al 1° giugno 2001. La validità giuridica dell’In­chiesta diocesana è stata data il 7 novembre 2001. Redatta la Positio, il Congresso dei Consultori Teologi si tenne il 15 aprile 2008, mentre la Sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi si è svolta il 20 gennaio 2009. Il 3 aprile 2009 Papa Benedetto XVI autorizzò la promul­gazione del decreto sulla eroicità delle virtù.

    Il 12 gennaio 2001 avvenne un asserito miracolo a Itabaiana nello Stato di Sergipe in Brasile per intercessione di Suor Dulce Lopes Pontes.

    La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 7 maggio 2009 ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche. Il Congresso dei Consultori Teologi e la Sessione ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi riconobbero che tale guarigione era avvenuta per intercessione di Suor Dulce Lopes Pontes.

    Il 10 dicembre 2010 venne promulgato il decreto sul miracolo per volontà di Papa Benedetto XVI. Il 22 maggio 2011 si svolse il rito della Beatificazione.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Venne presentato alla Congregazione delle Cause dei Santi un fatto scientificamente inspiegabile, avvenuto il 10 dicembre 2014. Si trattava della guarigione da “cecità occhio destro da atrofia ottica per glaucoma terminale”.

    La validità giuridica di tale processo fu riconosciuta con decreto della Congregazione delle Cause dei Santi il 3 novembre 2017.

    Il 10 gennaio 2019 la Consulta Medica ha riconosciuto l’inspie­gabilità del caso.

    Il giorno 21 marzo dello stesso anno si è riunito il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi per discutere gli aspetti teologici del presunto miracolo. All’unanimità è stato espresso parere affer­mativo, ravvisando così nell’evento in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della beata Dulce Lopes Pontes.

    I Padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del suc­cessivo 7 maggio, hanno giudicato il caso in esame un vero miracolo attribuito all’intercessione della beata.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
GIOVANNI ENRICO NEWMAN, GIUSEPPINA VANNINI,
MARIA TERESA CHIRAMEL MANKIDIYAN, DULCE LOPES PONTES, MARGARITA BAYS

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 13 ottobre 2019

 

«La tua fede ti ha salvato» (Lc 17,19). È il punto di arrivo del Vangelo odierno, che ci mostra il cammino della fede. In questo percorso di fede vediamo tre tappe, segnalate dai lebbrosi guariti, i quali invocanocamminano e ringraziano.

Anzitutto, invocare. I lebbrosi si trovavano in una condizione terribile, non solo per la malattia che, diffusa ancora oggi, va combattuta con tutti gli sforzi, ma per l’esclusione sociale. Al tempo di Gesù erano ritenuti immondi e in quanto tali dovevano stare isolati, in disparte (cfr Lv 13,46). Vediamo infatti che, quando vanno da Gesù, “si fermano a distanza” (cfr Lc 17,12). Però, anche se la loro condizione li mette da parte, invocano Gesù, dice il Vangelo, «ad alta voce» (v. 13). Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore, perché il Signore ascolta il grido di chi è solo.

Come quei lebbrosi, anche noi abbiamo bisogno di guarigione, tutti. Abbiamo bisogno di essere risanati dalla sfiducia in noi stessi, nella vita, nel futuro; da molte paure; dai vizi di cui siamo schiavi; da tante chiusure, dipendenze e attaccamenti: al gioco, ai soldi, alla televisione, al cellulare, al giudizio degli altri. Il Signore libera e guarisce il cuore, se lo invochiamo, se gli diciamo: “Signore, io credo che puoi risanarmi; guariscimi dalle mie chiusure, liberami dal male e dalla paura, Gesù”. I lebbrosi sono i primi, in questo Vangelo, a invocare il nome di Gesù. Poi lo faranno anche un cieco e un malfattore sulla croce: gente bisognosa invoca il nome di Gesù, che significa Dio salva. Chiamano Dio per nome, in modo diretto, spontaneo. Chiamare per nome è segno di confidenza, e al Signore piace. La fede cresce così, con l’invocazione fiduciosa, portando a Gesù quel che siamo, a cuore aperto, senza nascondere le nostre miserie. Invochiamo con fiducia ogni giorno il nome di Gesù: Dio salva. Ripetiamolo: è pregare, dire “Gesù” è pregare. La preghiera è la porta della fede, la preghiera è la medicina del cuore.

La seconda parola è camminare. È la seconda tappa. Nel breve Vangelo di oggi compaiono una decina di verbi di movimento. Ma a colpire è soprattutto il fatto che i lebbrosi non vengono guariti quando stanno fermi davanti a Gesù, ma dopo, mentre camminano: «Mentre essi andavano furono purificati», dice il Vangelo (v. 14). Vengono guariti andando a Gerusalemme, cioè mentre affrontano un cammino in salita. È nel cammino della vita che si viene purificati, un cammino che è spesso in salita, perché conduce verso l’alto. La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. La fede aumenta col dono e cresce col rischio. La fede procede quando andiamo avanti equipaggiati di fiducia in Dio. La fede si fa strada attraverso passi umili e concreti, come umili e concreti furono il cammino dei lebbrosi e il bagno nel fiume Giordano di Naaman (cfr 2 Re 5,14-17). È così anche per noi: avanziamo nella fede con l’amore umile e concreto, con la pazienza quotidiana, invocando Gesù e andando avanti.

C’è un altro aspetto interessante nel cammino dei lebbrosi: si muovono insieme. «Andavano» e «furono purificati», dice il Vangelo (v. 14), sempre al plurale: la fede è anche camminare insieme, mai da soli. Però, una volta guariti, nove vanno per conto loro e solo uno torna a ringraziare. Gesù allora esprime tutta la sua amarezza: «E gli altri dove sono?» (v. 17). Sembra quasi che chieda conto degli altri nove all’unico che è tornato. È vero, è compito nostro – di noi che siamo qui a “fare Eucaristia”, cioè a ringraziare –, è compito nostro prenderci cura di chi ha smesso di camminare, di chi ha perso la strada: siamo custodi dei fratelli lontani, tutti noi! Siamo intercessori per loro, siamo responsabili per loro, chiamati cioè a rispondere di loro, a prenderli a cuore. Vuoi crescere nella fede? Tu, che sei oggi qui, vuoi crescere nella fede? Prenditi cura di un fratello lontano, di una sorella lontana.

Invocare, camminare e ringraziare: è l’ultima tappaSolo a quello che ringrazia Gesù dice: «La tua fede ti ha salvato» (v. 19). Non è solo sano, è anche salvo. Questo ci dice che il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù. La salvezza non è bere un bicchiere d’acqua per stare in forma, è andare alla sorgente, che è Gesù. Solo Lui libera dal male, e guarisce il cuore, solo l’incontro con Lui salva, rende la vita piena e bella. Quando s’incontra Gesù nasce spontaneo il “grazie”, perché si scopre la cosa più importante della vita: non ricevere una grazia o risolvere un guaio, ma abbracciare il Signore della vita. E questa è la cosa più importante della vita: abbracciare il Signore della vita.

È bello vedere che quell’uomo guarito, che era un samaritano, esprime la gioia con tutto sé stesso: loda Dio a gran voce, si prostra, ringrazia (cfr vv. 15-16). Il culmine del cammino di fede è vivere rendendo grazie. Possiamo domandarci: noi che abbiamo fede, viviamo le giornate come un peso da subire o come una lode da offrire? Rimaniamo centrati su noi stessi in attesa di chiedere la prossima grazia o troviamo la nostra gioia nel rendere grazie? Quando ringraziamo, il Padre si commuove e riversa su di noi lo Spirito Santo. Ringraziare non è questione di cortesia, di galateo, è questione di fede. Un cuore che ringrazia rimane giovane. Dire: “Grazie, Signore” al risveglio, durante la giornata, prima di coricarsi è l’antidoto all’invecchiamento del cuore, perché il cuore invecchia e si abitua male. Così anche in famiglia, tra sposi: ricordarsi di dire grazie. Grazie è la parola più semplice e benefica.

Invocare, camminare, ringraziare. Oggi ringraziamo il Signore per i nuovi Santi, che hanno camminato nella fede e che ora invochiamo come intercessori. Tre di loro sono suore e ci mostrano che la vita religiosa è un cammino d’amore nelle periferie esistenziali del mondo. Santa Marguerite Bays, invece, era una sarta e ci rivela quant’è potente la preghiera semplice, la sopportazione paziente, la donazione silenziosa: attraverso queste cose il Signore ha fatto rivivere in lei, nella sua umiltà, lo splendore della Pasqua. È la santità del quotidiano, di cui parla il santo Cardinale Newman, che disse: «Il cristiano possiede una pace profonda, silenziosa, nascosta, che il mondo non vede. […] Il cristiano è gioioso, tranquillo, buono, amabile, cortese, ingenuo, modesto; non accampa pretese, […] il suo comportamento è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria» (Parochial and Plain Sermons, V,5). Chiediamo di essere così, “luci gentili” tra le oscurità del mondo. Gesù, «resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri» (Meditations on Christian Doctrine, VII,3). Amen.

BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Piazza San Pietro
Domenica, 22 maggio 2011

  

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo dell’odierna domenica, la Quinta di Pasqua, propone un duplice comandamento sulla fede: credere in Dio e credere in Gesù. Il Signore, infatti, dice ai suoi discepoli: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo. Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6: Opere Complete, Milano 1998, 1001). Quindi solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia: «In verità, in verità io vi dico – dice il Signore –: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12).

La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. «È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”» (Gesù di Nazareth II, 2011, 306). Sant’Agostino afferma che «era necessario che Gesù dicesse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), perché una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta» (Tractatus in Ioh., 69, 2: CCL 36, 500), e la meta è il Padre. Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Facciamo nostro l’invito di San Bonaventura: «Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio» (Itinerarium mentis in Deum, I, 15).

Cari amici, l’impegno di annunciare Gesù Cristo, “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto Messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi (cfr At 6,7).

Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle!

Mi unisco alla gioia della Chiesa in Portogallo, per la beatificazione di Madre Maria Chiara di Gesù Bambino, avvenuta ieri a Lisbona; e a quella in Brasile, dove oggi, a Salvador Bahia, viene proclamata beata Suor Dulce Lopes Pontes. Due donne consacrate, in Istituti posti entrambi sotto la protezione di Maria Immacolata. Siano lodati il Signore e la sua santa Madre!

Je salue avec joie les pèlerins francophones. Dans l’élan apporté à l’Eglise par la béatification du Pape Jean-Paul II, je vous invite à prier le chapelet en méditant sur les Mystères lumineux, ainsi qu’il nous y a invités. En suivant les étapes de la mission du Christ avec la Vierge Marie, nous devenons capables, comme elle, de voir l’amour du Père à l’œuvre dans la vie et l’enseignement de son Fils. Puissions-nous ainsi devenir des adorateurs en esprit et en vérité et des témoins! Je vous bénis de grand cœur, ainsi que vos familles!

I welcome all the English-speaking visitors who join us for this Regina Cœli prayer. In a special way I greet the participants in the leadership training course offered by the Saint Egidio community, assuring them of my prayers for their efforts to proclaim the Gospel and serve the poor and needy in their native countries. Also in these days the International Ecumenical Peace Convocation, organized by the World Council of Churches, is meeting in Kingston, Jamaica. The Convocation is the culmination of a decade-long programme aimed at combating all forms of violence. Let us join in prayer for this noble intention, and recommit ourselves to eliminating violence in families, in society and in the international community. Dear friends, in the joy of this Easter season, may we be strengthened by the Risen Lord to follow him faithfully and to share in his life. Upon you and your families I invoke God’s abundant blessings.

Ganz herzlich heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Im Evangelium des heutigen Sonntags antwortet der Herr auf das Unwissen und die Richtungslosigkeit der Jünger mit der Zusicherung: „Ich bin der Weg und die Wahrheit und das Leben“ (Joh 14,6). Er gibt ihnen damit mehr als einen Wegweiser und ein orientierendes Wort. Er begegnet ihnen als Person, der sie sich anvertrauen können. Auch uns lädt er ein, ihn in unser Leben und in unsere Welt einzulassen und aufzunehmen. Dann empfangen wir von ihm die Einsicht in das Wahre und in das Gute und die Anleitung zu einem wirklich gelungenen Leben. Ich wünsche Euch allen einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de San Fernando de Henares. En este tiempo de Pascua, el ejemplo de la comunidad apostólica nos llama a manifestar con la palabra y el testimonio de vida la Verdad de Jesucristo, según la propia vocación. El Evangelio de hoy nos muestra el ideal de los diáconos y de los que son llamados al servicio de la comunidad: imbuirse plenamente de la Palabra de Dios y del amor a Jesucristo, para reflejar con sus buenas obras la bondad de Dios. Feliz domingo!

Ao saudar os peregrinos de língua portuguesa, desejo também associar-me à alegria dos Pastores e fiéis congregados em São Salvador da Bahia para a beatificação da Irmã Dulce Lopes Pontes, que deixou atrás de si um prodigioso rasto de caridade ao serviço dos últimos, levando o Brasil inteiro a ver nela «a mãe dos desamparados». Idêntica celebração teve lugar ontem, em Lisboa, ficando inscrita no álbum dos Beatos a Irmã Maria Clara do Menino Jesus; ela fundou as Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição, que ensinou «a alumiar e aquecer» a multidão de pobres e esquecidos da sociedade, vendo e acolhendo neles o próprio Deus. Enquanto confio à intercessão das novas Beatas os seus familiares e devotos, as suas filhas e irmãs espirituais e as comunidades eclesiais de Lisboa e São Salvador da Bahia, de coração concedo-lhes a Bênção Apostólica.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Jednoczę się duchowo z Biskupami, Duchowieństwem i Wiernymi, którzy dziś dziękują Bogu za 850 (osiemset pięćdziesiąt) lat istnienia Archikolegiaty Najświętszej Maryi Panny Królowej i św. Aleksego w Tumie koło Łęczycy. Wszystkim z serca błogosławię.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Mi unisco spiritualmente ai Vescovi, al clero e ai fedeli che oggi ringraziano Dio per gli 850 anni dell’Arcicollegiata della Santissima Maria Vergine Regina e di Sant’Alessio a Tum presso Leczyca. Vi benedico tutti di cuore.]

Rivolgo il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai numerosi cresimandi della Diocesi di Genova, guidati dal Cardinale Bagnasco. Un pensiero va poi al folto gruppo del Movimento per la Vita: cari amici, mi congratulo con voi, in particolare per l’impegno con cui aiutate le donne che affrontano gravidanze difficili, i fidanzati e i coniugi che desiderano una procreazione responsabile; così voi operate concretamente per la cultura della vita. Chiedo al Signore che, grazie anche al vostro contributo,  il “sì alla vita” sia motivo di unità in Italia e in ogni Paese del mondo. Benedico i bambini accompagnati dall’UNITALSI, i quali superando i disagi della malattia si fanno testimoni di pace. Incoraggio i malati e i volontari presenti in occasione della Settimana nazionale della sclerosi multipla. Saluto i membri dell’Istituzione Teresiana, nel centenario dell’Associazione; i fedeli provenienti da Saiano, da Montegranaro e da alcune parrocchie di Roma; le scolaresche di Verona e i ragazzi di Torano Nuovo. A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Grazie per la vostra presenza. Buona domenica.

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

BENEDICTUS  PP.  XVI

ad perpetuam rei memoriam

 

    «Hoc nostrum donandi opus eo pervenit ut nos ipsos obli­viscamur et fratrum nostrorum vitam vivamus».

    Sic Venerabilis Dei Serva Dulcis Lopes Pontes de suo apostolatu loqui solebat, quem continenter in pauperes convertit, in quibus dolentem Christi vultum respiciebat. Studiosa haec caritatis testis, quae in Baptismo Mariae Ritae nomen recepit, die XXVI mensis Maii anno MCMXIV in urbe Sancti Salvatoris in Brasilia, altera de quinque liberis, ex Augusto et Dulce Maria de Souza Brito Lopes Pontes nata est. Sex annos nata matrem amisit et adulescens sedecim annorum id percipere coepit quod per totam eius vitam signaret: caritatem. Suae domus in cellario parvulos, adultos et senes pauperes recipiebat eosque curabat. Ex familia ac proximis cibum, vestimenta, medica­menta ac nonnulos nummulos obtinebat, quae eis aerumnarum levandarum causa tribuebat.

    Cum in urbe Sancti Salvatoris in Brasilia scholam de magistris instituendis adiret, Tertium Ordinem Sancti Francisci est ingressa. Diploma consecuta, die VIII mensis Februarii anno MCMXXXIII, ad Congregationem Sororum Missionariarum ab Immaculata Conceptio­ne Matris Dei accessit. Die XV mensis Augusti anno MCMXXXIV vota religiosa nuncupavit et in matris memoriam nomen Dulcis sibi sumpsit atque pharmacopolae curriculum sustinuit. Sua in urbe in «Hispanico sanatorio» nosocomialis fuit voluntaria. Anno MCMXXXV primum operariorum christianum motum sui urbis constituit, scilicet Coetum Operariorum Sancti Francisci. Similia incepta postea suscepit.

    Venerabilis Dei Serva Dulcis Lopes Pontes in desertis suae urbis aedificiis aegrotos colligere coepit; anno MCMXLIX de antistitae licentia in proximum suae Congregationis gallinarium, idque aptatum, septuaginta aegrotos recepit. Anno MCMLX Ptochodochium Sociale est inauguratum, addito Statuto quod cuncta eius instituta respiciebat ipsorumque indolem christianam et humanam confirmabat. Mense Iulio anno MCMLXXIX Avelarius S.R.E. Cardinalis Brandão Vilela ad Sancti Salvatoris urbem Matrem Teresiam Calcuttensem invitavit, ut domum in Algados oppido constitueret. Soror Dulcis eam convenit. Anno post Summum Pontificem beatum Ioannem Paulum II convenit. Die VIII mensis Februarii anno MCMLXXXIII valetudinarium Sancti Antonii est inauguratum, quod a Bahianis «sororis Dulcis miraculum» est habitum. Postremis vitae annis in urbe Sancti Salvatoris in Brasilia morbis est correpta. Beatus Ioannes Paulus II urbem Sancti Salvatoris petens eam invisere voluit, qui, Luca S.R.E. Cardinali Moriera Neves, Sancti Salvatoris in Brasilia Archiepiscopo, testante, plus quam semel dixit: «Hic est innocentis dolor. Idem est atque Iesu dolor». Omnia, in Domino confisa, sustinuit adversa, usque ob oculos habens pauperes ad sancti Francisci exemplum.

    Die XIII mensis Martii anno MCMXCII in urbe Sancti Salvatoris in Brasilia Venerabilis Dei Serva Dulcis pie in Domino obiit. Statim in archidioecesi beatificationis Causa incohata est. Ibidem dioecesana Inquisitio a die XVII mensis Ianuarii anno MM ad diem I mensis Iunii anno MMI acta est. Postquam de Inquisitionis dioecesanae iuridica validitate Decretum die VII mensis Novembris anno MMI prodiit, Theologi Consultores eodem tempore in Congressione Peculiari die XV mensis Aprilis anno MMVIII coadunati, suffragati sunt Servae Dei virtutibus, heroum in modum exercitis, atque idem censuerunt Patres Cardinales et Episcopi, in Sessione Ordinaria die XX mensis Ianuarii anno MMIX coadunati. Sic Nos Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum super virtutibus die III mensis Aprilis anno MMIX evulgaret. Beatificationis causa alicuius dominae sanatio exhibita est, gravi profluvio sanguinis post partum correptae. Medici Consultores die VII mensis Maii anno MMIX ad scientiam inexplicabilem iudicarunt talem sanationem et Congressio Peculiaris Consultorum Theologorum die V mensis Decembris anno MMIX eiusdem Venerabilis Dei Servae intercessioni adscripsit. Eadem fuit sententia Patrum Cardinalium et Episcoporum in Sessione Ordinaria die XXVI mensis Octobris anno MMX coadunatorum. Itaque Nos Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum super miraculo die X mensis Decembris anno MMX ederet atque statuimus ut beatificationis ritus in urbe Sancti Salvatoris in Brasilia die XXII mensis Maii anno MMXI celebraretur.

    Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum Venerabilem Dei Servam Dulcem Lopes Pontes adscribimus:

    Nos, vota Fratris Nostri Geraldi Majella S.R.E. Cardinalis Agnelo, Archiepiscopi olim Metropolitae Sancti Salvatoris in Brasilia, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Dulcis Lopes Pontes, in saeculo Maria Rita, virgo, professa Congregationis Sororum Missionariarum ab Imma­culata Conceptione Matris Dei, quae, prorsus divinae confidens Providentiae, se praebuit exclusis et aegrotantibus pauperrimis iuvandis, in quibus agnovit dilectum vultum Iesu Crucifixi, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die decima tertia Augusti, qua in caelum est nata, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac valida fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXII mensis Maii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

 

Tharsicius card. Bertone

Secretarius Status

 

 

Loco  Sigilli

AAS (2013), 262-264