Elizabeth Ann Bayley Seton

Elizabeth Ann Bayley Seton

(1774-1821)

Beatificazione:

- 17 marzo 1963

- Papa  Giovanni XXIII

Canonizzazione:

- 14 settembre 1975

- Papa  Paolo VI

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 4 gennaio

Laica, rimasta vedova, abbracciò la fede cattolica, dedicandosi con sollecitudine all’educazione delle fanciulle e al sostentamento dei ragazzi poveri, insieme con le Suore della Congregazione della Carità di San Giuseppe da lei fondata

  • Biografia
  • Omelia
"Non cerco che Dio e la sua Chiesa"

 

Elizabeth Ann, appartenente ad una delle famiglie più in vista di New York, i Bayley, felicemente sposata ad uno degli uomini più noti della città, William Magee Seton, era nata il 28 agosto 1774. A pochi anni orfana della madre, il padre risposato e totalmente preso dal lavoro e dall'insegnamento come medico, a 19 armi fu felice di andare sposa al primogenito di un ricco discen­dente di una famiglia scozzese e così colmare la sua sete di affetto. Episcopaliana come il marito, celebrarono le nozze il 25 gennaio 1794 nella vetusta chiesa della Trinità e ben presto la loro casa fu allietata dalla nascita dei figli, 5 in neanche dieci anni.

Ben presto però la loro felicità fu offuscata dalla morte del suocero, vero pilastro delle fortune economiche della famiglia, dal rovescio degli affari dovuta anche alle riper­cussioni della guerra tra Francia ed Inghilterra e dal manifestarsi sempre più grave della tubercolosi del marito. Elizabeth, con forza e determinazione, si prese carico della situazione anche nel compito di seguire l'ammini­strazione dei beni e di  cercare di salvare il salvabile.

La situazione ben presto precipitò: da una parte con il fallimento, dall'altra per la salute del marito, dovendo accettare il consiglio dei medici di trovare un clima più mite per tentare di recuperarla.

Il pensiero andò agli amici italiani, i Filicchi.

Filippo Filicchi, nobile di Gubbio, aveva vissuto tre anni negli Stati Uniti intessendo rapporti commerciali e di amicizia con le personalità più in vista, in particolare con il confondatore e direttore della banca di New York, William Seton, che era anche spedizioniere ed armatore: al ritorno in Italia aveva portato con sé, per fare espe­rienza nei commerci, il figlio maggiore di questi, William Magee. Egli più volte era tornato a Livorno con le sue navi e aveva rinsaldato la sua amicizia con Filippo, diven­tato nel frattempo primo console degli Stati Uniti per il porto di Livorno, e con il fratello di lui, Antonio.

Il 2 ottobre 1803 a bordo del veliero Shepherdess i Seton salparono accompagnati dalla primogenita Anna Maria di otto anni: ma la nave aveva la "patente brutta", proveniva cioè da un paese in cui era in corso un'epi­demia, perché a New York imperversava la febbre gialla, e al loro arrivo il 18 novembre invece di poter scendere a terra, incontrare gli amici, godere della loro ospitalità, furono costretti a salire su una barca spinta da 14 rema­tori e furono avviati per un periodo di quarantena al Lazzaretto di San Jacopo: stava calando la sera e le campane rintoccavano l'Ave Maria.

La profonda fede di Elizabeth, la sua assidua lettura delle Scritture, l'intensità della preghiera la sostennero, mentre inghiottiva le lacrime e nascondeva il proprio sgomento davanti alle stanze spoglie in cui vennero fatti salire, senza possibilità di scambiare con i Filicchi, che erano accorsi, ma non potevano avvicinarsi, altro che "mille sguardi affettuosi", come scrive Elizabeth nel diario che tiene per la sua amata cognata Rebecca.

Da queste pagine balza viva l'immagine di una donna forte, abbandonata in Dio, tesa ad accompagnare il marito verso l'eternità man mano che si rende conto di non aver scampo: usciti dopo un mese dalla quarantena, vennero condotti a Pisa e, dieci giorni dopo William, stremato dalla tubercolosi, ma ancora in grado di seguire la moglie nelle sue preghiere, morì il 27 dicembre e il giorno dopo venne sepolto a Livorno nel cimitero inglese.

Elizabeth accettò con profonda rispondenza alla volontà del Signore la morte del marito; con la figlia Anna Maria fu accolta, ospite gradita, nella casa di Filippo Filicchi circondata da mille attenzioni.

Amabilia Filicchi, moglie di Antonio, la accompagnava a Firenze, dove rimase particolarmente avvinta dalla fede espressa non solo dalla bellezza delle chiese e dallo splen­dore delle opere d'arte, ma dal fervore della preghiera dei fedeli. "Primo ingresso nella chiesa dell'Annunziata a Firenze... O mio Dio!... solo Tu puoi sapere...".

Cadevano i pregiudizi verso i cattolici; i Filicchi certo, constatando l'intensità e la purezza della sua fede, posero il problema della "vera Chiesa", tanto che un giorno Elizabeth disse ridendo a Filippo: "Lei vuole che io preghi, cerchi e professi la sua fede". Filippo rispose: "Pregare e cercare, questo è tutto ciò che io le chiedo".

Una cosa soprattutto mancava alla sua fede: l'Euca­restia e la trovò sotto lo sguardo dell'immagine della Madonna nel Santuario di Montenero. Dal suo Diario: "All'Elevazione un giovane inglese vicino a me, dimenticando le convenienze, sussurrò: 'Questa è la loro presenza reale. Che vergogna provai a quel sussurro. E il rapido pensiero: 'Se nostro Signore non è là, perché l'Apostolo fece delle minacce?... come può egli biasimare il non discernere il Corpo del Signore, se esso non è là?... come potrebbero quelli, per i quali egli è morto, mangiare e bere la loro condanna, se il Benedetto Sacramento non è altro che un pezzo dì pane?'".

La fame dell'Eucarestia e della verità aumentava: "Cer­care e pregare". Gioia nel leggere, inginocchiata, La vita devota di San Francesco di Sales, Autorità infallibile della Chiesa Cattolica: intanto Antonio le insegnava il Segno della Croce e con quale spirito farlo.

Era pronta per entrare nella Chiesa cattolica, ma i Filicchi preferirono che il passaggio avvenisse dopo il suo rientro nel suo ambiente a New York, affrontando l'op­posizione dei parenti, le difficoltà delle prospettive anche economiche cui sarebbe andata incontro, i dubbi e il profondo conflitto interiore cui avrebbe dovuto esporsi e la "morte sociale" nei confronti della bella società di cui faceva parte per entrare nella "feccia" dei poveri e pochi immigrati irlandesi, che allora componevano la comunità cattolica della città.

Soffriva, deperiva, ma "cercava e pregava": si consi­gliava con Antonio Filicchi, che l'aveva accompagnata nel viaggio e che, pur preso dai problemi dei suoi commerci, rimaneva costantemente in contatto epistolare con lei e la metteva in rapporto con maestri preparati e Santi.

Ogni sera faceva il segno della croce, si commuoveva quando Annina, la figlia più grande, insisteva per recitare insieme l'Ave Maria che avevano imparato dagli amici italiani: "Mi dicono di stare attenta perché sono madre... Ma appunto per questo io andrò serenamente e fermamente verso la Chiesa cattolica, perché se la vera fede è così importante per la nostra redenzione io la cercherò là dove la vera fede ebbe inizio... Venite, bambini miei, ci presenteremo insieme a Nostro Signore. Un po' piango, un po’  rido, ma non ho paura... perché ripongo tutta la mia fiducia in Dio... Aspetto soltanto l'arrivo di Antonio la prossima settimana per andare coraggiosamente e spavaldamente: ora è affar suo!".

Il 14 marzo 1805 "feci la professione di fede", poi il 25 marzo: "Finalmente Dio è in me ed io sono sua: io l'ho ricevuto!".

La sua fame di Cristo nell'Eucarestia era saziata e ci fu "un'esplosione di gioia e di letizia"

Si acuì la messa al bando da parte dei parenti e conoscenti, le difficoltà economiche premevano nonostante il sostegno dei Filicchi, dovette cercarsi un lavoro dedi­candosi alla cura non solo dei suoi bambini, ma di altri ragazzi nel convitto.di una scuola: ma era solo un ripiego che non risolveva i problemi, anche se Dio cominciava a tracciarle una strada.

La volontà di Dio le si manifestò attraverso un mis­sionario francese, il Padre Dubourg, fuggito dagli orrori della Rivoluzione e che insieme ad altri a Baltimora aveva potuto far crescere la comunità cattolica: potrà aprire lì una piccola scuola per l'educazione delle bambine.

La Seton, prima di accogliere la proposta, volle rimet­tersi al giudizio di Monsignor Carroll, Vescovo di Bal­timora, ed anche dei consiglieri suggeritigli da Antonio Filicchi, Padre Matignon e Padre De Cheverus di Boston: l'esortazione a fondare la scuola fu unanime.

Nel 1808 Elizabeth Seton lasciava la città nativa, assieme ai figli a bordo del Grand Sachem e giunse a Baltimora il 16 giugno, festa del Corpus Domini. Quando giunse al Seminario di Saint Mary il Vescovo Carroll, circondato solennemente dal clero della città, stava comin­ciando la Messa ed inaugurava la nuova chiesa.

L'abitazione che le fu trovata in Paca Street era proprio a ridosso della chiesa — di casa poteva sentire squillare il campanello al momento della consacrazione — e la modesta dimora di mattoni rossi fu anche la prima scuola parrocchiale per giovanette che veniva aperta.

In questo primo anno maturò anche la sua decisione di' consacrarsi al Signore nella vita religiosa: il 25 marzo emise i voti. Nel frattempo altre quattro giovani si erano unite a Elizabeth ed il 1° giugno anche loro fecero i voti religiosi: nasceva la prima congregazione degli Stati Uniti, delle Figlie della Carità nello spirito delle regole di San Vincenzo de' Paoli. Il vestito rimase quello che aveva indossato a Livorno alla morte del marito al modo delle vedove toscane. "Madre Seton" sarà ormai il nome e così sarà sempre chiamata in seguito.

La casa di Paca Street era ormai insufficiente e, nel susseguirsi delle cose al modo dei fioretti di San Fran­cesco, un benefattore, Samuel Cooper, le fece dono di un appezzamento di terreno ad Emmitsburg, cinquanta miglia da Baltimora, dove potrà costruire un nuovo istituto e dare sviluppo alla sua opera. La seguirono anche i figli: le bambine con lei al nuovo istituto e i due maschietti a pochi chilometri dove il Padre Dubois aveva fondato il Seminario di Mont Saint Mary: potrà così continuare ad esercitare i suoi doveri materni.

La casa di pietra (Stone House), che era appartenuta al contadino del terreno regalato, non era ancora sistemata e per sei settimane la comunità dovette sistemarsi in una cabina di montagna messa a loro disposizione dal reve­rendo Jean Dubois. Il 31 luglio scesero nella vallata di San Giuseppe e la "casa di pietra" da quel momento venne considerata la "culla della comunità". Sei mesi dopo Madre Seton aprì la scuola nel nuovo edificio di legno dipinto di bianco: per questo la casa fu chiamata "White House".

Il lavoro della Comunità progredì rapidamente nonostante le sofferenze e le durezze. Si aspettavano le Figlie della Carità da Parigi che prendessero in carico la nuova opera, ma le Suore incaricate rimasero bloccate a Le Havre dalle autorità napoleoniche. Non rimase che adat­tare le regole dell'Istituto francese: d'altra parte Madre Seton era "gelosa" della regola introdotta che le permetteva di continuare ad essere, prima di tutto, mamma.

Seguirono dodici anni di intensa operosità. Madre Seton dirigeva, istruendo le sue figlie in santità ed avviandole come pioniere a fondare istituti e opere di carità. Le scuole parrocchiali, la grande intuizione che sarà lo stru­mento essenziale del forte sviluppo della Chiesa cattolica degli Stati Uniti. Ma istituì anche il primo orfanotrofio cattolico a Filadelfia nel 1814, che preparò l'apertura del primo ospedale cattolico (Baltimora, 1823). Nel 1817 le sue Figlie furono chiamate anche a New York dove, nell'area dove attualmente è il Central Park, aprirono un grande istituto scolastico: la città che l'aveva rifiutata, riceveva i frutti della sua conversione.

Continuò la corrispondenza, nei limiti dell'embargo delle autorità, la corrispondenza con i Filicchi, gli amici di Livorno che del resto continuarono il loro generoso sostegno economico.

Il dolore accompagnò comunque la vita di Madre Seton: prima le cognate Harriet e Cecilia, che l'avevano accompagnata nella fede cattolica, poi due delle sue figliole furono troncate dalla malattia che era entrata come un triste patrimonio di famiglia, la tubercolosi. La prima a lasciarla fu Annina, la primogenita, che aveva accom­pagnato i genitori nel viaggio in Italia: aveva maturato la convinzione di essere anche lei chiamata alla vita reli­giosa, ma in pochi mesi si manifestò il male e, attraverso strazianti sofferenze sopportate con serenità stupefacente in pochi mesi raggiunse una condizione molto simile alla Santità. La madre raccontò in un diario il calvario della figlia, come aveva fatto quando era stata accanto al marito nel Lazzaretto a Livorno. Annina ottenne la dispensa, in riferimento alla sua giovane età, di emettere i voti e il 12marzo 1812 spirò tra le braccia della madre, mentre il Padre Brute celebrava la Messa nella vicina cappella.

Quattro anni dopo la più piccola delle figlie, Rebecca, la lasciò, anche lei dopo un cammino straziante di sof­ferenze terribili per il male che si era manifestato con una tubercolosi ossea. La madre, temprata dal dolore e sostenuta dalla luminosa direzione spirituale del Padre Bruté, dovette ancora una volta farsi carico di accompagnare la figlia quattordicenne nel cammino verso l'eternità.

Per i due figli maschi, non particolarmente dotati, Elizabeth era particolarmente preoccupata che, nella pro­spettiva della sua fine, potessero rientrare nella famiglia di origine e staccarsi dalla fede cattolica. Per questo cercò di avviarli ad un lavoro che li tenesse lontani da queste prospettive e si rivolse agli amici livornesi. Accolsero prima William e poi Richard, ma non erano portati per il lavoro commerciale e ognuno di loro, dopo una per­manenza di alcuni anni a Livorno, rientrarono in patria e si impiegarono nella Marina degli Stati Uniti. Richard morì poco tempo dopo la madre, di una febbre contagiosa contratta per assistere in maniera eroica il proprio coman­dante. La figlia Catherine, affidata agli amici Harper, si fece suora della Mercede e morì novantenne.

Madre Seton, dopo una vita spesa al servizio del Signore, si spense il 4 gennaio 1821, nel suo quarantasettesimo anno. La tubercolosi, che da anni minava la sua salute, negli ultimi mesi si era aggravata. Circondata dalla sua Comunità, sussurrò: "Siate figlie fedeli della Chiesa, siate vere figlie della Chiesa!".

Fu sepolta nel "piccolo sacro bosco" vicino alla casa, accanto alle cognate, alle figlie, alle prime Suore che l'avevano preceduta nel cammino dell'eternità.

Padre Simon Brute scriveva all'amico Antonio Filicchi a Livorno: "... Ella visse unicamente per le sue Suore e per compiere i suoi sacri doveri... Com'era profonda la sua fede! Come era tenera la sua pietà! Come sincera l'umiltà associata alla grande intelligenza! Come grande la bontà e la gentilezza che irradia intorno!".

"Non cerco che Dio e la sua Chiesa", aveva scritto nel 1805 nella notte del suo conflitto spirituale alla ricerca della verità e della volontà di Dio. La Chiesa di Dio la trovò, vi giunse, non rinnegando il suo passato, come sot­tolineava il Papa Giovanni XXIII, il 17 marzo 1963, nel giorno della beatificazione, ma piuttosto come punto di arrivo provvidenziale offerto ai suoi studi, alla sua preghiera, alle sue opere di carità, e al quale era preparata dall'orientamento della sua vita precedente. A poco a poco, ella si è trovata nel seno della Chiesa cattolica: fu per lei un arricchimento del patri­monio che possedeva già, l'apertura di uno scrigno chiuso che ella aveva nelle sue mani, la conoscenza piena della verità totale, vicino alla quale aveva sempre camminato sin dalla sua giovane età.

Fu canonizzata, il 14 settembre 1975 dal Papa Paolo VI: "Elisabetta Anna Seton è Santa": era l'Anno Santo nonché, proclamato dall'ONU, l'"anno della donna".

 

Don Gino Franchi

 

https://www.madreseton.it/seton/index.php/en/santa-e-ann-seton

CANONIZATION OF ELISABETH ANN SETON

HOMILY OF THE HOLY FATHER PAUL VI

14 September 1975

   

Yes, Venerable Brothers and beloved sons and daughters! Elizabeth Ann Seton is a Saint! We rejoice and we are deeply moved that our apostolic ministry authorizes us to make this solemn declaration before all of you here present, before the holy Catholic Church, before our other Christian brethren in the world, before the entire American people, and before all humanity. Elizabeth Ann Bayley Seton is a Saint! She is the first daughter of the United States of America to be glorified with this incomparable attribute! But what do we mean when we say: «She is a Saint»? We all have some idea of the meaning of this highest title; but it is still difficult for us to make an exact analysis of it. Being a Saint means being perfect, with a perfection that attains the highest level that a human being can reach. A Saint is a human creature fully conformed to the will of God. A Saint is a person in whom all sin-the principle of death-is cancelled out and replaced by the living splendor of divine grace. The analysis of the concept of sanctity brings us to recognize in a soul the mingling of two elements that are entirely different but which come together to produce a single effect: sanctity. One of these elements is the human and moral element, raised to the degree of heroism: heroic virtues are always required by the Church for the recognition of a person's sanctity. The second element is the mystical element, which express the measure and form of divine action in the person chosen by God to realize in herself-always in an original way-the image of Christ (Cfr. Rom. 8, 29).

The science of sanctity is therefore the most interesting, the most varied, the most surprising and the most fascinating of all the studies of that ever mysterious being which is man. The Church has made this study of the life, that is, the interior and exterior history, of Elizabeth Ann Seton. And the Church has exulted with admiration and joy, and has today heard her own charism of truth poured out in the exclamation that we send up to God and announce to the world: She is a Saint! We shall not now give a panegyric, that is, the narrative which glorifies the new Saint. You already know her life and you will certainly study it further. This will be one of the most valuable fruits of the Canonization of the new Saint: to know her, in order to admire in her an outstanding human figure; in order to praise God who is wonderful in his saints; to imitate her example which this ceremony places in a light that will give perennial edification; to invoke her protection, now that we have the certitude of her participation in the exchange of heavenly life in the Mystical Body of Christ, which we call the Communion of Saints and in which we also share, although still belonging to life on earth. We shall not therefore speak of the life of our Saint Elizabeth Ann Seton. This is neither the time nor the place for a fitting commemoration of her.

But at least let us mention the chapters in which such a commemoration should be woven. Saint Elizabeth Ann Seton is an American. All of us say this with spiritual joy, and with the intention of honoring the land and the nation from which she marvellously sprang forth as the first flower in the calendar of the saints. This is the title which, in his original foreword to the excellent work of Father Dirvin, the late Cardinal Spellman, Archbishop of New York, attributed to her as primary and characteristic: «Elizabeth Ann Seton was wholly American»! Rejoice, we say to the great nation of the United States of America. Rejoice for your glorious daughter. Be proud of her. And know how to preserve her fruitful heritage. This most beautiful figure of a holy woman presents to the world and to history the affirmation of new and authentic riches that are yours: that religious spirituality which your temporal prosperity seemed to obscure and almost make impossible. Your land too, America, is indeed worthy of receiving into its fertile ground the seed of evangelical holiness. And here is a splendid proof-among many others-of this fact.

May you always be able to cultivate the genuine fruitfulness of evangelical holiness, and ever experience how-far from stunting the flourishing development of your economic, cultural and civic vitality -it will be in its own way the unfailing safeguard of that vitality. Saint Elizabeth Ann Seton was born, brought up and educated in New York in the Episcopalian Communion. To this Church goes the merit of having awakened and fostered the religious sense and Christian sentiment which in the young Elizabeth were naturally predisposed to the most spontaneous and lively manifestations. We willingly recognize this merit, and, knowing well how much it cost Elizabeth to pass over to the Catholic Church, we admire her courage for adhering to the religious truth and divine reality which were manifested to her therein. And we are likewise pleased to see that from this same adherence to the Catholic Church she experienced great peace and security, and found it natural to preserve all the good things which her membership in the fervent Episcopalian community had taught her, in so many beautiful expressions, especially of religious piety, and that she was always faithful in her esteem and affection for those from whom her Catholic profession had sadly separated her.

For us it is a motive of hope and a presage of ever better ecumenical relations to note the presence at this ceremony of distinguished Episcopalian dignitaries, to whom-interpreting as it were the heartfelt sentiments of the new Saint-we extend our greeting of devotion and good wishes. And then we must note that Elizabeth Seton was the mother of a family and at the same time the foundress of the first Religious Congregation of women in the United States. Although this social and ecclesial condition of hers is not unique or new (we may recall, for example, Saint Birgitta, Saint Frances of Rome, Saint Jane Frances Fremiot de Chantal, Saint Louise de Marillac), in a particular way it distinguishes Saint Elizabeth Ann Bayley Seton for her complete femininity, so that as we proclaim the supreme exaltation of a woman by the Catholic Church, we are pleased to note that this event coincides with an initiative of the United Nations: International Women's Year. This program aims at promoting an awareness of the obligation incumbent on all to recognize the true role of women in the world and to contribute to their authentic advancement in society. And we rejoice at the bond that is established between this program and today's Canonization, as the Church renders the greatest honor possible to Elizabeth Ann Bayley Seton and extols her personal and extraordinary contribution as a woman -a wife, a mother, a widow, and a religious.

May the dynamism and authenticity of her life be an example in our day-and for generations to come-of what women can and must accomplish, in the fulfillment of their role, for the good of humanity. And finally we must recall that the most notable characteristic of our Saint is the fact that she was, as we said, the foundress of the first Religious Congregation of women in the United States. It was an offspring of the religious family of Saint Vincent de Paul, which later divided into various autonomous branches-five principal ones-now spread throughout the world. And yet all of them recognize their origin in the first group, that of the Sisters of Charity of Saint Joseph's, personally established by Saint Elizabeth Seton at Emmitsburg in the Archdiocese of Baltimore. The apostolate of helping the poor and the running of parochial schools in America had this humble, poor, courageous and glorious beginning. This account, which constitutes the central nucleus of the earthly history and vorldwide fame of the work of Mother Seton, would merit a more extended treatment. But we know that her spiritual daughters will take care to portray the work itself as it deserves.

And therefore to these chosen daughters of the Saint we direct our special and cordial greeting, with the hope that they may be enabled to be faithful to their providential and holy institution, that their fervor and their numbers may increase, in the constant conviction that they have chosen and followed a sublime vocation that is worthy of being served with the total gift of their heart, the total gift of their lives. And may they always be mindful of the final exhortation of their Foundress Saint those words that she pronounced on her deathbed, like a heavenly testament, on January 2, 1821: «Be children of the Church». And we would add: for ever! And to all our beloved sons and daughters in the United States and throughout the entire Church of God we offer, in the name of Christ, the glorious heritage of Elizabeth Ann Seton. It is above all an ecclesial heritage of strong faith and pure love for God and for others-faith and love that are nourished on the Eucharist and on the Word of God. Yes, brethren, and sons and daughters: the Lord is indeed wonderful in his saints. Blessed be God for ever!

Alors que Nous proclamons l'élévation d'une femme au rang suprême par l'Eglise catholique, Nous relevons avec joie que cet événement coïncide avec une initiative des Nations Unies, l'Année internationale de la Femme. Ce programme vise à promouvoir une meilleure prise de conscience des obligations qui incombent à tous pour reconnaître le véritable rôle des femmes dans le monde, et pour contribuer à leur authentique avancement dans la société. Et Nous nous réjouissons du lien qui est établi entre ce programme et la canonisation d'aujourd'hui, alors que l'Eglise rend le plus grand honneur possible à Elizabeth Ann Bayley Seton, et exalte son apport personnel extraordinaire comme femme, comme épouse, comme mère, comme veuve, comme religieuse. Puissent le dynamisme et l'authenticité de cette vie être un exemple pour notre époque - et pour les générations à venir - de ce que les femmes peuvent et doivent réaliser, dans le parfait accomplissement de leur rôle, pour le bien de toute l'humanité.

Vemos hoy exaltar al supremo honor de los altares a la Madre Isabel Ana Bayley Seton. Ella encarna de manera admirable el ideal de una mujer como joven, esposa, madre, viuda y religiosa. Pueda el ejemplo, la luz y dinamismo admirables que se desprenden de la nueva Santa ser siempre una guía para las actuales generaciones femeninas; de modo especial durante el presente Año International de la Mujer.

Liebe Söhne und Töchter! Die Heiligsprechung der seligen Elisabeth Ann Bayley Seton gewinnt im internationalen Jahr der Frau eine besondere Bedeutung. Die neue Heilige ist in ihren einzelnen Lebensabschnitten als Frau, ais Mutter, ais Witwe, ais Ordensfrau ein leuchtendes Vorbild, wie die christliche Frau in jeder Lebenslage in der Nachfolge Jesu Christi ihre Sendung zum Wohle der Mitmenschen zu erfüllen hat. Möge sie uns allen eine mächtige Fürsprecherin am Throne Gottes sein!

Concludiamo ora il nostro discorso con una parola per i fedeli di lingua italiana, perché anche ad essi la nuova Santa, che conobbe ed amò l'Italia, propone l'alto esempio del suo singolare itinerario spirituale. Autentica figlia del nuovo Mondo, ella già sposa e madre approdò ai lidi italiani, e fu qui che, dopo l'immatura scomparsa del consorte, in lei e per lei ebbe inizio quel profondo travaglio interiore che, sotto la mozione dello Spirito, dopo un'assidua ricerca personale, ma anche grazie ai contatti con una buona ed amica famiglia Livornese dei Signori Filicchi, la portò ad abbracciare la fede cattolica. Il soggiorno in Italia segnò, dunque, per lei l'«ora di Dio», un momento privilegiato cioè, da cui scaturirono poi coraggiose decisioni ed operose realizzazioni per il bene della sua Patria e della santa Chiesa. Confidiamo e preghiamo che anche a questa terra, da Dio benedetta, Santa Elizabeth Ann Seton voglia riguardare dal Cielo con affetto singolare, estendendo ad essa il potere della sua intercessione ed illuminandola con la luce delle sue virtù genuinamente evangeliche.