Genoveva Torres Morales

Genoveva Torres Morales

(1870-1956)

Beatificazione:

- 29 gennaio 1995

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 04 maggio 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

- Madrid, Spagna

Ricorrenza:

- 5 gennaio

Vergine, fondatrice delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e degli Angeli Santi, dette “Las Angelicas” per l’assistenza alle donne

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
"L'apostolo di Madrid" fu strumento della tenerezza di Dio verso le persone sole e bisognose di amore

 

Genoveva Torres Morales nacque ad Almenara (Castellón) il 3 gennaio 1870. Orfana a otto anni, si trovò a provvedere alla casa e alla cura di un fratello. All'età di tredici anni dovettero amputarle una gamba: a seguito dell'intervento, eseguito in modo rudimentale, fu costretta a camminare sempre con due stampelle.  Dovette essere ricoverata nella "Casa della Misericordia" di Valencia, dove poté completare la sua carente formazione culturale e crescere nella sua vita spirituale. A ventiquattro anni, insieme a due compagne, fondò la "Società Angelica" per offrire protezione a donne sole e per l'adorazione notturna dell'Eucaristia. Dalla Casa Madre di Saragozza, l'opera si diffuse rapidamente. 

Di carattere affabile e misericordioso, diresse con sapienza spirituale l'opera da lei fondata che, con l'approvazione pontificia, venne denominata Congregazione delle "Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli". Devotissima della Vergine, particolarmente attraverso la preghiera del Rosario, ebbe come centro della sua vita il Cuore di Gesù e l'Eucaristia. Morì a Saragozza il 5 gennaio 1956. Il popolo cominciò ad invocarla con il titolo di "Angelo della solitudine".

Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 29 gennaio 1995.

SANTA MESSA CON CANONIZZAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Plaza de Colón, Madrid
III Domenica di Pasqua, 4 maggio 2003

 

1. "Siate testimoni della mia risurrezione" (cfr Lc 24, 46-48), Gesù dice ai suoi Apostoli nel racconto del Vangelo appena proclamato. Missione difficile e impegnativa, affidata a uomini che ancora non osano mostrarsi in pubblico per paura di essere riconosciuti come discepoli del Nazareno. Ciononostante, la prima lettura ci ha presentato Pietro che, una volta ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, ha il coraggio di proclamare dinanzi al popolo la risurrezione di Gesù e di esortare al pentimento e alla conversione.

Da allora la Chiesa, con la forza dello Spirito Santo, continua a proclamare questo annuncio straordinario a tutti gli uomini di tutti i tempi. E il Successore di Pietro, pellegrino in terra spagnola, vi ripete: Spagna, seguendo un passato di coraggiosa evangelizzazione,sii ancora oggi testimone di Gesù Cristo risorto!

2. Saluto con affetto tutto il popolo di Dio venuto dalle diverse regioni del Paese e qui riunito per partecipare a questa solenne celebrazione. Porgo un rispettoso e deferente saluto alle Loro Maestà i Reali di Spagna e alla Famiglia Reale. Ringrazio cordialmente per le gentili parole il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid. Saluto i Cardinali e i Vescovi spagnoli, i sacerdoti e le persone consacrate; saluto anche con affetto i membri degli Istituti legati ai nuovi Santi.

Ringrazio in modo particolare per la loro presenza qui il Presidente del Governo e i Presidenti delle Comunità Autonome, come pure le Autorità civili, che hanno offerto la loro valida collaborazione per la realizzazione dei vari momenti di questa visita.

3. I nuovi Santi si presentano oggi dinanzi a noi come veri discepoli del Signore e testimoni della sua Risurrezione.

San Pedro Poveda, cogliendo l'importanza della funzione sociale dell'educazione, realizzò un importante compito umanitario ed educativo fra gli emarginati e i bisognosi. Fu maestro di preghiera, pedagogo della vita cristiana e dei rapporti fra la fede e la scienza, convinto che i cristiani dovessero apportare valori e impegni sostanziali per la costruzione di un mondo più giusto e solidale. Concluse la sua esistenza con la corona del martirio.

San José María Rubio visse il suo sacerdozio prima come diocesano e poi come gesuita, con un dono totale di sé all'apostolato della Parola e dei Sacramenti, dedicando molte ore al confessionale e guidando numerosi corsi di esercizi spirituali, nei quali formò molti cristiani che poi sarebbero morti martiri durante la persecuzione religiosa in Spagna. "Fare quello che Dio vuole e volere quello che Dio fa", era il suo motto.

4. Santa Genoveva Torres fu strumento della tenerezza di Dio verso le persone sole e bisognose di amore, di consolazione e di cure nel corpo e nello spirito. La nota caratteristica che dava impulso alla sua spiritualità era l'adorazione riparatrice dell'Eucaristia, fondamento a partire dal quale svolse un apostolato pieno di umiltà e semplicità, di abnegazione e di carità.

Uguale amore e sensibilità verso i poveri portò Santa Ángela de la Cruz a fondare la sua "Compagnia della Croce", con una dimensione caritativa e sociale a favore dei più bisognosi e con un impatto enorme sulla Chiesa e sulla società sivigliana della sua epoca. I suoi tratti distintivi erano la naturalità e la semplicità, ricercando la santità con uno spirito di mortificazione, al servizio di Dio nei fratelli.

Santa Maravillas de Jesús visse animata da una fede eroica, plasmata nella risposta a una vocazione austera, ponendo Dio al centro della sua esistenza. Superate le tristi circostanze della Guerra Civile spagnola, realizzò nuove fondazioni dell'Ordine del Carmelo informate allo spirito caratteristico della riforma teresiana. La sua vita contemplativa e la clausura del monastero non le impedirono di rispondere ai bisogni delle persone che frequentava e di promuovere opere sociali e caritative attorno a sé.

5. I nuovi Santi hanno volti molto concreti e la loro storia è ben nota. Qual è il loro messaggio? Le loro opere, che ammiriamo e per le quali rendiamo grazie a Dio, non si devono alle loro forze o alla sapienza umana, ma all'azione misteriosa dello Spirito Santo, che ha suscitato in essi un'adesione incrollabile a Cristo crocifisso e risorto e il proposito di imitarlo. Cari fedeli cattolici di Spagna: lasciatevi interpellare da questi meravigliosi esempi!

Nel rendere grazie al Signore per i tanti doni che ha distribuito in Spagna, vi invito a chiedere con me che in questa terra continuino a fiorire nuovi Santi. Nasceranno altri frutti di santità se le comunità ecclesiali mantengono la loro fedeltà al Vangelo che, secondo una venerabile tradizione, fu predicato fin dai primi tempi del cristianesimo e si è conservato attraverso i secoli.

Nasceranno nuovi frutti di santità se la famiglia sa restare unita, come autentico santuario dell'amore e della vita. "Questa fede cristiana e cattolica... costituisce l'identità del popolo spagnolo", ho detto in occasione del mio pellegrinaggio a Santiago de Compostela (Messa per il Pellegrino, 9-11-1982). Conoscere e approfondire il passato di un popolo significa rafforzare e arricchire la sua stessa identità. Non abbandonate le vostre radici cristiane! Solo così sarete capaci di apportare al mondo e all'Europa la ricchezza culturale della vostra storia.

6. "Aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture" (Lc 24, 45). Cristo risorto illumina gli Apostoli affinché il loro annuncio possa essere compreso e si trasmetta integro a tutte le generazioni; affinché l'uomo udendo creda, credendo speri, e sperando ami (cfr Sant'Agostino, De catechizandis rudibus, 4, 8). Predicando Gesù Cristo risorto la Chiesa desidera annunciare a tutti gli uomini un cammino di speranza e accompagnarli all'incontro con Cristo.

Nel celebrare questa Eucaristia, invoco su tutti voi il grande dono della fedeltà ai vostri impegni cristiani. Ve lo conceda Dio Padre per intercessione della Santissima Vergine, venerata in Spagna con tanti titoli, e dei nuovi Santi.

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA BEATIFICAZIONE 
DI UN VESCOVO MESSICANO, DI UNA SUORA SPAGNOLA 
E DI DUE RELIGIOSI ITALIANI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 gennaio 1995

 

1. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo...” (Ger 1, 5). Così parla il Signore a Geremia, chiamandolo a diventare “profeta delle nazioni” (Ger 1, 5). Così Iddio dice, in senso più generale, a ciascun uomo che viene al mondo. Ogni persona è pensata e voluta da Lui con un atto eterno di amore, amore che “non avrà mai fine” (1 Cor 13, 8). L’uomo, ricorda il Concilio, “in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa” (Gaudium et Spes, 24).

“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo...”. La conoscenza che Dio ha di ogni essere umano è una chiamata nei suoi confronti. Egli chiama l’uomo a conoscerlo ed amarlo, a diventare santo e immacolato nell’amore (cf. Ef 1, 4), come Egli stesso è. In questo senso universale e insieme personalissimo il Signore ha conosciuto fin dal grembo materno Rafael Guízar Valencia, Modestino di Gesù e Maria, Genoveva Torres Morales, Grimoaldo della Purificazione, i quattro nuovi Beati che oggi ho la gioia di elevare agli onori degli altari. Ciascuno di essi ha corrisposto con la propria esistenza all’amore di Dio. Ciascuno di essi ha vissuto aspirando al carisma più grande, seguendo la via migliore di tutte (cf. 1 Cor 12, 31): la via della carità.

 2. En este camino de la caridad entró con paso firme el Obispo Rafael Guízar Valencia.

Ejerció su apostolado como sacerdote y como Obispo casi siempre perseguido o en situaciones peligrosas. Por muchos años no tuvo domicilio fijo, sin que las dificultades le impidieran desempeñar su acción misionera, repitiendo “Yo daría mi vida por la salvación de las almas”, al estilo del Buen Pastor. Quienes le conocieron pudieron afirmar que no había fuerza o contrariedad que debilitase su afán evangelizador. La enseñanza del catecismo y las misiones populares fueron los polos sobre los que centró su actividad. Así, su México natal, los Estados Unidos, Guatemala y Cuba se beneficiaron de su celo pastoral.

Su espiritualidad estaba basada en la devoción eucarística y en el amor a la Virgen María. El fomento de las vocaciones sacerdotales, la administración de los sacramentos, particularmente la penitencia y el matrimonio, regularizando así muchas uniones de hecho; la predicación de la Palabra de Dios, además de una dedicación asidua a la oración, hicieron también de él un hombre de fe y de acción, preocupado por la salvación de las almas.

La nueva evangelización, a la que he convocado en repetidas ocasiones a toda la Iglesia y en la cual está comprometida también la Iglesia en América, encuentra en figuras como Rafael Guízar Valencia, un modelo a seguir. A su intercesión queremos confiar el trabajo apostólico por la extensión del Reino que realizan tantos hombres y mujeres, en todas partes y aún en medio de situaciones difíciles, como las que vivió el nuevo Beato.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione in lingua italiana.

2. In questa via della carità entrò con passo fermo il Vescovo Rafael Guízar Valencia.

Esercitò il suo apostolato come sacerdote e come Vescovo quasi sempre perseguitato e in situazioni pericolose. Per molti anni non ebbe un domicilio fisso, ma le difficoltà non gli impedirono di svolgere la sua azione missionaria; ripeteva: “Io darei la vita per la salvezza delle anime”, sull’esempio del Buon Pastore. Coloro che lo conobbero poterono affermare che non vi era forza o contrarietà in grado di indebolire il suo slancio evangelico. L’insegnamento del catechismo e le missioni popolari furono i poli sui quali incentrò la sua attività. In tal modo il suo Messico, gli Stati Uniti, il Guatemala e Cuba beneficiarono del suo zelo pastorale.

La sua spiritualità si fondava sulla devozione eucaristica e sull’amore per la Vergine Maria. La promozione delle vocazioni sacerdotali, l’amministrazione dei sacramenti, in particolare della penitenza e del matrimonio, con la conseguente regolarizzazioni di molte unioni di fatto, la predicazione della Parola di Dio, oltre a una dedizione assidua alla preghiera, fecero di lui un uomo di fede e di azione, preoccupato per la salvezza delle anime.

La nuova evangelizzazione, alla quale ho chiamato in numerose occasioni tutta la Chiesa e nella quale è impegnata anche la Chiesa in America, trova in figure come quella di Rafael Guízar Valencia un modello da seguire. Alla sua intercessione desideriamo affidare il lavoro apostolico, volto ad estendere il Regno, che svolgono tanti uomini e donne, in ogni luogo e anche in situazioni difficili, come quelle che sperimentò il nuovo Beato.

3. “Sei tu, Signore, la mia speranza, / la mia fiducia fin dalla mia giovinezza” (Salmo resp.) (Sal 71, 5). Così canta la Chiesa, vivificata costantemente dal soffio dello Spirito Santo. Così ripete oggi il Beato Modestino di Gesù e Maria, presbitero, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, singolare testimone della misericordia di Dio e artefice di speranza nel Meridione d’Italia, nella prima metà del secolo scorso.

A lui, Dio Padre si compiacque di rivelare, fin dagli anni della fanciullezza, i misteri del Regno dei cieli (Canto al Vangelo) (cf. Mt 11, 25), facendogli scoprire il valore autentico della persona, che si attua nell’adesione generosa a Cristo povero e crocifisso nel dono di sé agli altri.

Vissuto in una società segnata dall’emarginazione e dalla sofferenza morale, Padre Modestino seppe condividere in pieno le attese e le angosce dei più deboli, rispondendo al profondo bisogno di Dio presente nei fratelli assetati di giustizia e di amore. Divenne così fermento di rinnovamento e segno vivo di speranza. Veramente la mano del Signore era sopra di lui rendendolo, per ogni categoria sociale, ministro di misericordia e di consolazione, soprattutto attraverso l’assidua e paziente celebrazione del sacramento della Riconciliazione.

Padre Modestino fu autentico “fratello universale”: su di lui ognuno poteva contare, trovando ascolto, accoglienza, condivisione. Questo amore lo accompagnò fino al dono di se stesso, quando non esitò ad esporsi al pericolo della morte pur di assistere i fratelli colpiti da un’epidemia di colera. Ne condivise in effetti la sorte fino in fondo, cadendo vittima di carità.

 4. “No tengas miedo – hemos escuchado en la primera lectura de la liturgia de la Palabra –. Yo te convierto en plaza fuerte, en columna de hierro, en muralla de bronce... Yo estoy contigo para librarte”.  Al profeta se le promete una especial asistencia divina capaz de hacer fronte a los impedimentos, de modo que pueda llevarse a cabo el plan de Dios. Vemos realizadas estas palabras en la nueva Beata Genoveva Torres Morales, que demostró una fortaleza heroica, tanto en su actividad humana como en su labor apostólica. Habiendo sufrido de joven la amputación de una pierna, hubo de caminar siempre apoyada en muletas, pero eso no le impidió discernir y cumplir, con paso firme, la voluntad del Señor.

Mujer humilde, tanto por su origen como por su cultura, poseyó la ciencia del amor divino, aprendido en su intensa devoción al Corazón de Jesucristo. Solía repetir: “Todo lo vence el amor”. Este amor la movió a consagrar su vida al servicio de las mujeres jubiladas, a remediar el desamparo y necesidad en que se encontraban muchas de ellas, atendiéndolas material y espiritualmente en un verdadero hogar, estando a su lado como “Ángel de la soledad”. Con este fin fundó en Valencia el Instituto de las Hermanas del Sagrado Corazón de Jesús y de los Santos Ángeles.

Su obra sigue siendo hoy de gran actualidad, pues la soledad y el abandono, con los consiguientes peligros que conllevan, están entre los males más dolorosos de todas las épocas. A ellos quiso hacer frente la Beata Genoveva Torres y a ella pedimos que siga impulsando almas generosas que, fieles al carisma que recibió del Espíritu, trabajen para imitar su ejemplo y para continuar su obra.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Non spaventarti – abbiamo ascoltato nella prima lettura della liturgia della Parola –. Io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo... io sono con te per salvarti” (Ger 1, 17-19). Al profeta viene promessa una particolare assistenza divina capace di far fronte agli ostacoli, affinché si possa portare a termine il piano di Dio. Vediamo realizzate queste parole nella nuova Beata Genoveva Torres Morales, che dimostrò una fermezza eroica, sia nella sua attività umana sia nella sua opera apostolica. Avendo subito da giovane l’amputazione di una gamba, dovette camminare sempre appoggiandosi a delle stampelle, tuttavia ciò non le impedì di discernere e di compiere, con decisione, la volontà del Signore.

Donna umile, sia per la sua origine sia per la sua cultura, possedette la scienza dell’amore divino, appreso nella sua profonda devozione al Cuore di Gesù Cristo. Era solita ripetere: “L’amore vince tutto”. Questo amore la spinse a consacrare la sua vita al servizio delle donne giubilate, a porre rimedio all’abbandono e al bisogno in cui si trovavano molte di esse, assistendole materialmente e spiritualmente in un vero focolare domestico, stando al loro fianco come “Angelo della solitudine”. A tale fine fondò a Valenza l’Istituto delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli.

La sua opera continua ad essere oggi di grande attualità, poiché la solitudine e l’abbandono, con tutti i pericoli che ne conseguono, sono tra i mali più dolorosi di tutti i tempi. Ad essi volle far fronte la Beata Genoveva Torres e noi le chiediamo che continui a incoraggiare anime generose che, fedeli al carisma che essa ricevette dallo Spirito, si adoperino per imitare il suo esempio e per continuare la sua opera.

5. “... ancora oggi proclamo i tuoi prodigi” (Salmo resp.). Così testimonia dinanzi al mondo il Beato Grimoaldo della Purificazione, al secolo Ferdinando Santamaria. Giovane Passionista, nel corso della sua breve esistenza s’ispirò costantemente ad alcune linee programmatiche che restano significative anche per noi: dare a Dio il primo posto; manifestare a Gesù Crocifisso costante gratitudine mediante opere concrete di penitenza e di umiltà; perseverare nel bene anche a costo di grandi sacrifici; vivere con austerità e accontentarsi in tutto; essere sempre disponibile per gli altri.

Secondo il carisma della Famiglia Passionista, egli sentiva di dover completare in sé le sofferenze di Cristo a vantaggio dell’intero suo corpo mistico (cf. Col 1, 24). Amava ripetere: “Penso sempre a Gesù quando salì il Calvario, e alla sua santissima Madre che andava appresso al Signore, e io voglio seguire le loro sofferenze”.

I biografi lo ricordano allegro anche nelle umiliazioni, nelle contrarietà e nelle difficoltà degli studi. I compagni notavano che, pure non facendo cose diverse da loro, Grimoaldo le compiva con straordinaria e crescente intensità di amore. In lui i giovani di oggi e di domani possono scorgere un modello di spiritualità semplice e generosa, fortemente ancorata al mistero pasquale di Cristo.

6. “Benedetto sei tu, Padre, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno dei cieli” (Canto al Vangelo).

Carissimi Fratelli e Sorelle! L’odierna celebrazione liturgica ci spinge ad elevare riconoscenti il nostro pensiero al Signore. Egli continua nei secoli a rivelare i misteri del suo amore ai “piccoli”. È Lui la fonte della saggezza vera del vivere, il saldo sostegno d’ogni imperituro progetto umano.

Nell’Eucaristia la Chiesa loda il Padre che ha fatto “ogni cosa con sapienza e amore” a tutti venendo incontro perché coloro che lo cercano lo possano trovare. Lo loda e lo ringrazia soprattutto perché ha mandato nel mondo l’“unico Figlio come Salvatore” e lo “Spirito Santo, primo dono ai credenti... a compiere ogni santificazione” (Preghiera eucaristica, IV).

I Santi, i Beati, ed in particolare coloro che oggi presentiamo alla venerazione di tutti i credenti, rendono testimonianza a quest’eterna verità. Proclamano la fedeltà di Dio, ne testimoniano l’amore, sorgente di vita e di santità.

7. “Benedetto sei tu, Padre!”. Diciamolo anche noi, carissimi Fratelli e Sorelle, insieme a Rafael Guízar Valencia, vescovo, a Modestino di Gesù e Maria, presbitero dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, a Genoveva Torres Morales, vergine fondatrice delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli, a Grimoaldo della Purificazione Santamaria, religioso, della Congregazione della Passione.

Preghiamo perché anche noi possiamo adorare Dio con tutta l’anima ed amare i fratelli nella carità di Cristo (cf. Colletta).

È questa la strada della santità: la via dell’amore, della divina carità, che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

Questa carità “non avrà mai fine” (1 Cor 13, 7-8).

Signore, facci comprendere che queste sono “le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità” (1 Cor 13, 13).

Rivelaci, Padre, i misteri del tuo Regno!

Donaci, o Cristo, con la potenza dello Spirito Santo, la tua carità.

Amen!