Giacomo Abbondo

Giacomo Abbondo

(1720 - 1788)

Venerabilità:

- 09 maggio 2014

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 11 giugno 2016

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 9 febbraio

Sacerdote diocesano, parroco, padre e pastore, annunciatore del Vangelo e premuroso nei confronti dei suoi fedeli fino all’esercizio eroico della carità; sempre disponibile per i suoi parrocchiani

  • Biografia
  • il card. amato sulla beatificazione
  • Angelus
A chi gli chiede quanto valga il beneficio parrocchiale risponde: “può valere il Paradiso o l’Inferno”

 

Il Beato Giacomo Abbondo nacque il 27 agosto 1720 a Salomino, frazione di Tronzano Vercellese (Italia) e il 21 marzo 1744 fu ordinato presbitero. A Vercelli, continuando i suoi studi, frequentò le Conferenze di Teologia Morale in Seminario, si iscrisse alla Compagnia di San Giovanni Decollato per l’assistenza dei carcerati e alla Compagnia della Madonna del Buon Consiglio nella Parrocchia di S. Michele. Il 31 ottobre 1748 si laureò in Lettere presso l’Università di Torino e venne nominato Professore di Umanità nelle Regie Scuole di Vercelli.

Il 26 marzo 1757, fu nominato Parroco e Prevosto di Tronzano Vercellese, una estesa Parrocchia di casolari sparsi a molte miglia di distanza dalla città, dove si dedicò alla cura d’anime e, in modo particolare, alla predicazione. Riorganizzò la Compagnia della Dottrina Cristiana, secondo lo spirito e la lettera degli statuti di San Carlo Borromeo; ogni domenica pomeriggio teneva una Catechesi aperta a tutti, nella quale spiegava sistematicamente la Dottrina Cattolica, utilizzando i compendi catechistici di San Roberto Bellarmino, di Padre Giuseppe Domenico Boriglioni, dottrinario, e di Monsignor Michele Casati, teatino, Vescovo di Mondovì. Organizzò gli Esercizi Spirituali per la Parrocchia, durante i quali maturarono molte vocazioni sacerdotali.

Compose speciali preghiere per il popolo, un rito per la Benedizione degli agonizzanti, un Regolamento liturgico per i Cappellani della Parrocchia. Ispirato dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù, promosse la frequenza ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Per avvicinare il popolo all’Eucarestia nel periodo tra Pasqua e Natale ottenne da Papa Clemente XIII il privilegio della Benedizione Papale per le Feste della Madonna del Carmine e di Sant’Ignazio da Santhià. Provvide con solerzia alla manutenzione delle tredici Chiese presenti nel territorio parrocchiale. Riorganizzò la Compagnia della Madonna del Rosario e si distinse, per la sua prudenza, come mediatore di pace tra le autorità civili e religiose, tra le Confraternite e le Compagnie. Attraverso la Congregazione di Carità e le visite alle famiglie, assistette bisognosi, malati e anziani.

Morì a Tronzano (Italia) il 9 febbraio 1788.

Il 9 maggio 2014 venne promulgato il decreto sull’eroicità delle virtù.

Per la beatificazione, la Postulazione della Causa presentò all’esame della Congregazione l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di un giovane da “ferita da punta di bidente trapassante il piccolo bacino destro con ingresso del perineo, avvenuta in era preantibiotica”. L’evento, infatti, accadde nei pressi di Vercelli (Italia), nel 1907. Il 20 settembre di quell’anno, all’età di quattordici anni, il giovane fu vittima di un incidente: mentre stava scaricando del fieno, si ferì gravemente cadendo sopra la lama di un bidente che gli era sfuggito di mano. La lama entrò nel perineo e uscì dalla zona inguinale dell’addome inferiore destro. Il giovane fu subito soccorso dai parenti che estrassero la lama e cercarono di tamponare l’emorragia; quindi, fu condotto dal medico che lo visitò. Poiché l’infortunio accadde in periodo preantibiotico, non venne impiegata alcuna vera terapia: la ferita fu curata con epitemi caldi e l’assoluto riposo dell’infortunato. Il giovane guarì rapidamente e completamente, senza complicanze o recidive.

 

INCHIESTA DIOCESANA

Il presunto miracolo fu oggetto dell’Inchiesta Diocesana istruita presso la Curia ecclesiastica di Vercelli (Italia) dal 19 maggio 1999 al 12 marzo 2002, in otto Sessioni, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di quattro testi, di cui quattro ex officio.

La validità giuridica della summenzionata Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 5 dicembre 2008.

 

CONSULTA MEDICA

Gli Atti dell’Inchiesta Diocesana, con le Perizie medico-legali d’ufficio, furono sottoposti alla valutazione della Consulta Medica del Dicastero il 26 giugno 2014.

Durante la discussione collegiale, i Periti concordarono unanimemente sulla prognosi molto riservata quoad vitam e quoad valetudinem. La terapia fu ritenuta inefficace.

Al termine della disamina, la Consulta Medica concluse che si trattò di una guarigione rapida, completa e duratura, con restituito ad integrum, non spiegabile scientificamente nel quoad modum alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.

 

CONGRESSO PECULIARE DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 20 novembre 2014. Durante il Congresso, i Teologi, dopo aver preso atto delle conclusioni della Consulta Medica, furono unanimi nell’affermare che il presunto miracolo fosse da attribuirsi all’intercessione del Beato. L’artefice principale dell’invocazione al Beato di Dio fu lo stesso presunto sanato che, fra dolori lancinanti, lo invocò subito, conoscendone le virtù perché era suo conterraneo e perché, nella zona, era molto diffusa la devozione nei suoi confronti. La nipote del sanato, che fu testimone oculare, dichiarò che alla preghiera si unirono i familiari accorsi per soccorrere il giovane.

Al termine della disamina, i Consultori si espressero all’unanimità con voto affermativo.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 14 aprile 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver tratteggiato un breve profilo biografico, si soffermò a descrivere l’iter del presunto miracolo, evidenziando le conclusioni della Consulta Medica. Circa la valutazione teologica dell’evento, le testimonianze sono pienamente attendibili, concordi, autorevoli e convincenti. Al verificarsi dell’incidente, il giovane contadino immediatamente invocò il Beato.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de miraculo, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubium con sentenza affermativa.

"Cito solo un episodio. 'Qui è ignoto il nome di vacanza': con questa dichiarazione Don Abbondo rinunciò all'usanza vercellese di sospendere la predicazione nei mesi estivi a causa del clima afoso insopportabile. Di conseguenza continuò anche durante l'estate il suo impegno per la catechesi, l'omelia, l'istruzione religiosa. Durante i rigidi mesi invernali percorreva a cavallo le fangose strade di campagna per raggiungere le cascine più lontane e fare l'istruzione religiosa".

E La carità è stata il fulcro della vita sacerdotale del nuovo beato.  Educava i piccoli al Vangelo, con la pratica delle virtù per contrastare l'insorgere dei vizi. Grande il suo impegno  nell'aiuto ai poveri, agli ammalati, ai carcerati. Si accertava personalmente delle condizioni degli indigenti, soprattutto di quelli che si vergognavano di  fare la richiesta di sussidio. La casa parrocchiale era aperta all'ospitalità di sacerdoti e religiosi impegnati in cura d'anime. Nel suo testamento lasciò tutto alla parrocchia di Tronzano, e ai poveri. Ma qual è il messaggio che ci trasmette oggi il beato Giacomo Abbondo.  

"Don Giacomo ci esorta a imitare San Paolo quando diceva: 'Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo'. E poi ancora: 'Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro".

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 12 giugno 2016

 

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, a Vercelli, è stato proclamato Beato il sacerdote Giacomo Abbondo, vissuto nel Settecento, innamorato di Dio, colto, sempre disponibile per i suoi parrocchiani. Ci uniamo alla gioia e al rendimento di grazie della Diocesi di Vercelli. E anche di quella di Monreale, dove oggi viene beatificata suor Carolina Santocanale, fondatrice delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. Nata in una famiglia nobile di Palermo, abbandonò le comodità e si fece povera tra i poveri. Da Cristo, specialmente nell’Eucaristia, attinse la forza per la sua maternità spirituale e la sua tenerezza con i più deboli.

Nel contesto del Giubileo dei malati si è svolto nei giorni scorsi a Roma un Convegno internazionale dedicato alla cura delle persone affette dal morbo di Hansen. Saluto con riconoscenza gli organizzatori e i partecipanti ed auspico un fruttuoso impegno nella lotta contro questa malattia.

Oggi ricorre la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Rinnoviamo tutti uniti lo sforzo per rimuovere le cause di questa schiavitù moderna, che priva milioni di bambini di alcuni diritti fondamentali e li espone a gravi pericoli. Oggi ci sono nel mondo tanti bambini schiavi!

Saluto con affetto tutti i pellegrini venuti dall’Italia e da vari Paesi per questa giornata giubilare. Ringrazio in modo speciale voi, che avete voluto essere presenti nella vostra condizione di malattia o disabilità. Un grazie sentito va anche ai medici e agli operatori sanitari che, nei “Punti della salute” allestiti presso le quattro Basiliche Papali, stanno offrendo visite specialistiche a centinaia di persone che vivono ai margini della città di Roma. Grazie tante a voi!

La Vergine Maria, alla quale ci rivolgiamo ora in preghiera, ci accompagni sempre nel nostro cammino.