Giovanni Eudes

Giovanni Eudes

(1601-1680)

Beatificazione:

- 25 aprile 1909

- Papa  Pio X

Canonizzazione:

- 31 maggio 1925

- Papa  Pio XI

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 19 agosto

Sacerdote normanno che si dedicò per molti anni alla predicazione nelle parrocchie e fondò poi la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità per confermare nella vita cristiana le donne penitenti; incrementò moltissimo la devozione verso i sacri Cuori di Gesù e di Maria. Il primo gesto che lo descrive è la cura degli appestati

  • Biografia
  • Omelia
  • UDIENZA GENERALE BENEDETTO XVI
  • PUBBLICAZIONE DEI DECRETI SULLE VIRTÙ EROICHE
"Non devi mai separare ciò che Dio ha così perfettamente unito. Gesù e Maria sono così intimamente legati l'uno con l'altro che chi vede Gesù guarda Maria"

 

Jean Eudes nacque a Ri, in Normandia, il 14 novembre 1601 da una famiglia di origine contadina. Studiò dai padri gesuiti a Caen, vicino al suo villaggio; tale esperienza gli permise di respirare la spiritualità ignaziana, di coglierne in profondità il carisma e di avere un’ottima formazione culturale, tanto che gli sarà più facile parlare in latino che in francese!

Nel 1623 decide di entrare nell’Oratorio fondato da Pierre de Bérulle, educandosi “a vedere in ogni cosa e prima di ogni cosa Dio”. Bérulle, di nobile famiglia francese, voleva abbracciare la vita religiosa ma nessun ordine lo accolse per non andare contro la volontà della nobile famiglia. Decise così di entrare tra i sacerdoti diocesani, concludendo brillantemente gli studi e decidendo di impegnarsi per la conversione degli eretici. Il Cardinale Du Perron dirà di lui: “Se si tratta di convincere gli eretici, portateli da me; se li si vuole convertire li si porti da Francesco di Sales; ma se li si vuole convincere e convertire in un sol colpo, mandateli da Bérulle”. Per realizzare lo scopo di una riforma della Chiesa, Bérulle guardò al modello carmelitano in Spagna e, dopo non pochi sforzi, riuscì a fondare un Carmelo riformato a Parigi: obiettivo era offrire un modello di autentica vita cristiana. Accanto a questo, individuò e formò un gruppo di sacerdoti avviandoli alla vita comune, per pregare insieme e confrontarsi nelle difficoltà del ministero, esperienza ispirata dalla Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri. Bérulle verrà creato Cardinale nel 1627 è morirà nel 1629.

Giovanni entra dunque nell’Oratorio di Parigi, dove si dedica agli studi e il 20 dicembre 1625 viene ordinato sacerdote. Nell’impegno delle Missioni popolari ha modo di prendere coscienza dell’immane povertà in cui versa la popolazione, sia sotto il profilo materiale che spirituale-morale. Sarà proprio questo contesto di miseria che faciliterà il diffondersi del movimento filosofico-teologico-politico Giansenista, fondato da Giansenio (1585-1638). Idea di fondo è che l’uomo nasce comunque corrotto e quindi destinato a fare il male e che unica strada era una “rigorosa” applicazione della vita spirituale, arrivando ad abolire ogni devozione o pietà popolare, ritenuta solo distrazione per il popolo.

Seppur Giovanni riconoscesse il dilagante lassismo spirituale-morale, d’altro canto non concordava con le soluzioni prospettate dal dilagarsi di questa dottrina: “La scienza della devozione – scrive - consiste nel non avere un attaccamento esclusivo a nessuna pratica o esercizio particolare di pietà”.

Nel 1627 in Normandia scoppia la peste e Giovanni ha il permesso di ritornare nella sua terra per soccorrere i malati. Durante il giorno li visita e li cura, di notte – per evitare di contagiare i suoi compagni – dorme dentro una botte. Anche lui si ammala e solo grazie a un miracolo si salva.

Terminata l’epidemia della peste, risiede nell’Oratorio di Caen, dove si dedica con tutte le sue forze alle missioni in Normandia tanto da stupirsi nel vedere quanti frutti raccoglieva da tale esperienza, ma nello stesso tempo avendo consapevolezza che gli entusiasmi dei fedeli erano passeggeri: mancavano sacerdoti preparati per continuare a coltivare quanto seminato.

Cominciò a sentire l’esigenza di creare centri di formazione per i sacerdoti, raccomandati oltretutto dal Concilio di Trento: i seminari.

Nel 1642, incoraggiato anche da de Bérulle e dai Vescovi della regione, lascia l’Oratorio e fonda a Caen il primo seminario, esperienza che si diffonderà in tutta la Francia, anche attraverso la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei futuri sacerdoti. Stessa cosa farà con le ragazze, fondando la Congregazione delle dame di Nostra Signore della Carità.

Si lasciò ispirare dalla spiritualità ignaziana e di Bérulle, sapendo dare quel tocco di sensibilità “devozionale” suo tipico, guardando ai sacri Cuori di Gesù e di Maria. La devozione per Giovanni non era vago sentimentalismo, quanto – attingendo dalla spiritualità biblica - espressione dell’amore con il quale Dio ci ha amati, quindi luogo di raccoglimento, valutazione e decisione. Se il giansenismo puntava al puro sterile razionalismo, Giovanni sapeva coniugare la trasmissione del sapere ai legittimi moti affettivi/interiori dei fedeli. Ciò che contava, era riconoscere Cristo quale “Maestro interiore” e vivere come Lui: “Pensa, ti prego, che nostro Signore Gesù Cristo è il tuo vero capo, e che fai parte delle sue membra. Egli ti appartiene come il capo al corpo. Tutto ciò che è suo, è tuo; il suo spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima e tutte le sue facoltà… Tu gli appartieni… E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo… Queste verità traggono origine nel cristiano dal battesimo, vengono accresciute e rafforzate dal sacramento della confermazione e dal buon uso delle altre grazie partecipate da Dio e ricevono il loro supremo perfezionamento dalla santa Eucaristia”.

Nel 1672, un anno prima delle rivelazioni di santa Margherita Maria Alacoque, compose i testi liturgici dei Sacri Cuori per la festa che introdusse nella sua città.

Muore il 19 agosto 1680 a Caen; è beatificato da san Pio X nel 1909 e canonizzato da Pio XI nel 1925.

IN SOLEMNI CANONIZATIONE

BEATORUM CONFESSORUM IOANNIS BAPTISTAE M. VIANNEY
ET IOANNIS EUDES, HABITA IN BASILICA VATICANA,
DIE XXXI MAII MDCCCCXXV, IN FESTO PENTECOSTES

 

Ad triplicem postulationem instanter, instantius, instantissime factam per Advocatum Consistorialem Augustum Milani, ab E.mo P. D. Antonio Card. Vico, Canonizationis Postulatore, R.mus D. Nicolaus Sebastiani, Secretarius Litterarum ad Principes, Sanctitatis Suae nomine, haece respondit:

I. Qui de beatis confessoribus Ioanne Baptista Vianney et Ioanne Eudes inter sanctos caelites recensendis postulavistis, non vos profecto ignoratis, quantam animi voluptatem Beatissimus Pater, tribus diebus festis proxime superioribus, ex latis in simili re decretoriis sententiis perceperit. Iidem facile intellegitis, quae hodie agitur causa, fieri non posse, quin ea summo fidei Magistro catholicoque nomini universo et maximam pariat laetitiam et optimam afferat spem salutarium fructuum ; siquidem sollemnia haec eo spectant, ut splendidissima illa duo sacerdotalis officii et apostolatus lumina ad venerandum imitandumque, praesertim utrique clero, proponantur. Alter enim eorum, minus a paterno cognomine quam ab humili vico, ubi curionem ageret, notus atque appellatus, gregem suum, a christianae vitae instituto fere alienum, non quidem arte expolitis verbis sed caritate flagrantibus, maxime autem precibus lacrimisque apud Deum instando, sic emendavit, ut ad interiorem cum Deo coniunctionem adduxerit. Atque is praeterea, quadraginta annorum spatio, in tribunali admissis expiandis, consiliarius, afflictorum consolator, animarum culpis obrutarum medicus perfectionisque omnis impulsor talis exstitit, ut ad ipsum, vel sedecim diei horas eo in ministerio perseverantem, perpetua quadam peregrinatione, hominum quotannis plus septuaginta millia undique confluerent. Alterum vero beatum virum, quo Conditore ac Patre legifero cum Sodalitas religiosorum hominum a Iesu et Maria, tum Sorores Dominae Nostrae a Caritate vehementer gloriantur, oratorem disertissimum ac mirabilem aeternarum veritatum praeconem Gallia omnis audivit; et, quemadmodum ipse contionari ad populum nullo tempore destitit atque interdum praefractos animos per rerum prodigia ad paenitentiam inflexit, sic multitudines hominum, nec caeli asperitate nec itinerum longitudine vel difficultatibus deterritae, ubicumque is de divinis rebus perorabat, illuc concurrere consueverant, ad eiusque pedes eiurare crimina et se ad bonam frugem recipere. Ambos igitur beatos viros in sanctis caelitibus numerare non dubitat Pontifex; verumtamen edicit, velle se, ut, ad divinae sapientiae munera sibi impetranda, quotquot adsunt, deprecationem totius Curiae caelestis interponant.

II. Antequam iteratae postulationi vestrae concedat Beatissimus Pater, cupit ampliora Spiritus Sancti hic communiter sibi implorari lumina.

III. Cum Beatissimus Pater pro certo iam habeat, quod sibi placet, idem placere Deo, in cuius gloriam vertit quicquid hominibus sanctitatis laude conspicuis defertur honoris, decretoriam sententiam, quae diuturnam communis desiderii exspectationem compleat, confestim laturus est. Petrum igitur in Pio loquentem, intentis auribus animisque, venerabundi auditote.

Lata itaque sententia, in qua commemorationi utriusque sancti Confessoris non Pontificis diem natalem addixit, nimirum Sancto Ioanni Baptistae Mariae Vianney diem IV augusti, Sancto Ioanni Eudes diem XIX augusti, Missa Papalis de Festo Pentecostes celebrata est, et in ea fuit

 

HOMILIA SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI

VENERABILES FRATRES, DILECTI FILII,

Praeclaram Nobis et communitati fidelium laetandi causam refert illius diei veneranda sollemnitas, cum mirabiliter nascens Ecclesia, omnibus Spiritus Sancti exornata charismatis, e tacito Caenaculi recessu in lucem hominum celebritatemque primum prodiit. A quo quidem horae momento cum perennis vita atque virtus in venas immaculatae Christi Sponsae permanare coepisset — nam, teste Augustino (Serm. CLXXXVII de temp.), quod est in corpore nostro anima, id est Spiritus Sanctus in corpore Christi, quod est Ecclesia — praesentissimo ipsa Spiritus veritatis auxilio non modo cuiusvis exstitit erroris expers, verum etiam sacrae doctrinae et caritatis germina ubique gentium, cum ad communem populorum salutem nata esset, sevit et aluit studiosissime. Divina profecto haec Spiritus Paracliti virtus, errorum contagionem ab Ecclesia amoventis, tum apertissime oculis omnium apparuit, cum Concilium Nicaeae ante sedecim saecula habitum est: cuius utinam commemoratio, mentibus animisque superna inlustratis permotisque gratia, eam, quam dissidentium eeclesiarum cum Apostolica Sede praecipue in votis habemus coniunctionem, accelerando redintegret. Operam, ceteroqui, quam Apostoli, ab ipso Pentecostes die, dederunt et sanguine suo veluti obsignarunt, ut orbem terrarum ab ethnica pravitate ad novam religionem traducerent, ii omnes, continuatione ac perpetuitate quadam, persequuntur, quicumque aut, abdicatis domus vitaeque commoditatibus, evangelicam lucem, simulque humanum civilemque cultum, ingenti cum labore atque etiam capitis discrimine, ad barbaros perferunt, aut in christifidelibus e vitiorum caeno extrahendis ad virtutumque exercitationem informandis, nulla aut vix ulla animi remissione, desudant. Quibus quidem sacrorum administris – cum gratia naturam non deleat sed perficiat, et alia in aliis operetur unus atque idem Spiritus, dividens singulis prout vult (I Cor. XII. 11) – nec similia omnibus dona, nec simili demensa modo, suppetunt ac constant; in quorundam vero animis tanta munerum caelestium insidet ubertas tantaeque efficacitatis, ut iidem cum maxima vitae sanctimonia mirabiles prorsus apostolatus fructus coniungant.

Hoc ipsum, ut nostis, in duobus iis evenit sacerdotibus, quos in sanctorum caelitum numerum modo rettulimus: unde diei huius festi gaudia Nobis et catholico nomini geminantur.

Hoc quidem loco non attinet, eo magis quod in re versamur exploratissima, utriusque exempla virtutum vitaeque curriculum fusiore sermone exsequi. Sed Nobis videmur paene oculis videre exilem Ioannis Baptistae Vianney corporis figuram, cervicem nivea promissi capilli quasi corona nitentem, et gracilem vultum ieiuniisque confectum, ex quo humillimi suavissimique animi innocentia adeo et sanctitas perlucebat, ut, primo adspectu, multitudines hominum ad salutares cogitationes revocarentur. Ecquis, quantumvis obfirmato in peccatis animo, eius verbis ac lacrimis restitit ? Ecquem vespertinae eius contiunculae, etsi remissa plerumque voce habitae, cum ad poenitendum, tum ad redamandum Iesum non commoverunt? Ex quo, profecto, Spiritus Sancti actio mirifice eminet, qui potest unus de indocto incultoque homine peritissimum facere piscatorem hominum. — Latior sane studiosae Ioannis Eudes voluntati obtigit patuitque campus. Per omnem enim Galliam vox eius intonuit, cum, aeternarum praeco disertissimus veritatum, innumerabiles ab antiquo humani generis hoste praedas eriperet divinoque Redemptori restitueret. Atque, ut cetera praetereamus, cum hic sui heredem apostolatus sodalitatem religiosorum virorum a Iesu et Maria reliquerit, tum sancti studii sui ardore Sorores Nostrae Dominae a Caritate imbuit, quas, praeter tria illa usitata, quarto voto obstrinxit et hospitio excipiendi et ad honestum vitae institutum revocandi perditas feminas, eius haud immemor misericordiae, quam Christus Iesus et Samaritanae et adulterae et peccatrici mulieri exhibuisset.

Itaque cupimus vehementer, in utrumque Sanctum novensilem sacerdotes, imitationis causa, intueantur. Ab altero quidem, praesertim curiones, vel humilium vicorum, discant quo divinae gloriae studio, qua orationis instantia, quibus virtutum praesidiis animarum gerant procurationem; ab altero autem divini verbi praecones ac missionales cognoscant, ea se uti eloquentia oportere, quae audientium non aures titillet, sed animos Christo lucrifaciat. Meminerint vero omnes, ad utriusque exemplum, non sibi ante ab apostolatus labore quiescendum, quam in suavissimo Iesu Christi, Pastorum Principis, osculo decesserint.

Atque ut eo redeamus, unde exorsi sumus, Spiritum veritatis eundemque omnis sanctitatis auctorem, cum Nostris vestras, Venerabiles Fratres, dilecti Filii, consociando preces, rei catholicae propitiare ne cessetis. Qui invisibiliter Ecclesiam vivificat et unit (S. Th., SummTheol., III, q. III, a8), et in Nicaena Synodo prima ceterisque, decursu aetatum, oecumenicis Conciliis Patrum consulta gubernavit , o pergat ipse Ecclesiae, maiore in dies copia donorum, adesse, idemque, postulando pro nobis gemitibus inenarrabilibus (Ad Rom., VIII, 26),  renovet faciem terrae et christianorum omnium maturet unitatem : qui cum Patre et Filio vivit et regnat in saecula saeculorum.

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 19 agosto 2009

 

San Giovanni Eudes e la formazione del clero

Cari fratelli e sorelle!

ricorre oggi la memoria liturgica di san Giovanni Eudes, apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, vissuto in Francia nel secolo XVII, un secolo segnato da contrapposti fenomeni religiosi e anche da gravi problemi politici. E’ il tempo della guerra dei Trent’anni, che ha devastato non solo gran parte del Centro Europa, ma ha devastato anche le anime. Mentre si andava diffondendo il disprezzo per la fede cristiana da parte di alcune correnti di pensiero allora dominanti, lo Spirito Santo suscitava un rinnovamento spirituale pieno di fervore, con personalità di alto rilievo come il de Bérulle, san Vincenzo de Paoli, san Luigi M. Grignon de Montfort e san Giovanni Eudes. Questa grande “scuola francese” di santità ebbe tra i suoi frutti anche san Giovanni Maria Vianney. Per un misterioso disegno della Provvidenza, il mio venerato predecessore Pio XI proclamò santi insieme, il 31 maggio 1925, Giovanni Eudes e il Curato d’Ars, offrendo alla Chiesa e al mondo intero due straordinari esempi di santità sacerdotale.

Nel contesto dell’Anno Sacerdotale, mi è caro soffermarmi a sottolineare lo zelo apostolico di san Giovanni Eudes, particolarmente rivolto alla formazione del clero diocesano. I santi sono la vera interpretazione della Sacra Scrittura. I santi hanno verificato, nell'esperienza della vita, la verità del Vangelo; così ci introducono nel conoscere e capire il Vangelo. Il Concilio di Trento, nel 1563, aveva emanato norme per l'erezione dei seminari diocesani e per la formazione dei sacerdoti, in quanto il Concilio era ben consapevole che tutta la crisi della riforma era anche condizionata da un'insufficiente formazione dei sacerdoti, che non erano preparati per il sacerdozio in modo giusto, intellettualmente e spiritualmente, nel cuore e nell'anima. Questo nel 1563; ma siccome l'applicazione e la realizzazione delle norme tardavano sia in Germania, sia in Francia, san Giovanni Eudes vide le conseguenze di questa mancanza. Mosso dalla lucida consapevolezza del grave bisogno di aiuto spirituale, in cui versavano le anime proprio a causa anche dell’inadeguatezza di gran parte del clero, il santo, che era un parroco, istituì una Congregazione dedita in maniera specifica alla formazione dei sacerdoti. Nella città universitaria di Caen fondò il suo primo seminario, esperienza quanto mai apprezzata, che ben presto si allargò ad altre diocesi. Il cammino di santità, da lui percorso e proposto ai suoi discepoli, aveva come fondamento una solida fiducia nell’amore che Dio ha rivelato all’umanità nel Cuore sacerdotale di Cristo e nel Cuore materno di Maria. In quel tempo di crudeltà, di perdita di interiorità, egli si rivolse al cuore nella linea della parola profetica (Is 46,8): Redite, praevaricatores, ad cor - spesso commentata da sant'Agostino. Voleva richiamare le persone, gli uomini e soprattutto i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Di questo amore del cuore di Cristo e di Maria ogni sacerdote deve essere testimone e apostolo. E qui arriviamo al nostro tempo.

Anche oggi si avverte la necessità che i sacerdoti testimonino l’infinita misericordia di Dio con una vita tutta “conquistata” dal Cristo, ed apprendano questo fin dagli anni della loro preparazione nei seminari. Papa Giovanni Paolo II, dopo il Sinodo del 1990, ha emanato l’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis  nella quale riprende e aggiorna le norme del Concilio di Trento e sottolinea soprattutto la necessaria continuità tra il momento iniziale e quello permanente della formazione; questo per lui, per noi è un vero punto di partenza per un’autentica riforma della vita e dell’apostolato dei sacerdoti, ed è anche il punto nodale affinché la “nuova evangelizzazione” non sia semplicemente solo uno slogan attraente, ma si traduca in realtà. Le fondamenta poste nella formazione seminaristica, costituiscono quell’insostituibile “humus spirituale” nel quale “imparare Cristo”, lasciandosi progressivamente configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote e Buon Pastore. Il tempo del Seminario va visto pertanto come l’attualizzazione del momento in cui il Signore Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui  (cfr. Mc 3,14). Quando san Marco racconta la vocazione dei dodici apostoli, ci dice che Gesù aveva un duplice scopo: il primo era che stessero con Lui, il secondo che fossero mandati a predicare. Ma andando sempre con Lui, realmente annunciano Cristo e portano la realtà del Vangelo al mondo.

Durante questo Anno Sacerdotale vi invito a pregare, cari fratelli e sorelle, per i sacerdoti e per quanti si preparano a ricevere il dono straordinario del Sacerdozio ministeriale. A tutti rivolgo, e così concludo, l’esortazione di san Giovanni Eudes, che dice così ai sacerdoti: “Donatevi a Gesù, per entrare nell’immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi, e per perdervi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità” (Coeur admirable, III, 2).

In questo senso cantiamo adesso insieme il Padre Nostro in latino.

Saluti:

Je suis heureux de vous saluer, chers amis de langue française, en ce jour où l’Église fait mémoire de saint Jean Eudes, qui fut un modèle de sainteté sacerdotale. Le chemin de sainteté qu’il suivit et qu’il proposa à ses disciples avait comme fondement une solide confiance en l’amour que Dieu a révélé à l’humanité dans le cœur sacerdotal du Christ et dans le cœur maternel de Marie. Je vous invite à prier pour que les prêtres d’aujourd’hui, à l’exemple de saint Jean Eudes, soient aussi des témoins ardents de cet amour à travers leur vie et leur ministère, afin que le Peuple de Dieu tout entier puisse en bénéficier. Avec ma Bénédiction Apostolique!

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, including the pilgrims from India and Nigeria. Our catechesis considers Saint John Eudes whose feast we celebrate today. He lived in seventeenth-century France which, notwithstanding considerable trials for the faith, produced many outstanding examples of spiritual courage and insight. Saint John Eudes’ particular contribution was the foundation of a religious congregation dedicated to the task of giving solid formation to the diocesan priesthood. He encouraged seminarians to grow in holiness and to trust in God’s love revealed to humanity in the priestly heart of Jesus and in the maternal heart of Mary. During this year let us pray in a special way for priests and seminarians that, inspired by today’s saint, they may spiritually “enter into the heart of Jesus”, becoming men of true love, mercy, humility and patience, renewed in holiness and pastoral zeal. My dear Brothers and Sisters, upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

Von Herzen heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Heute feiert die Kirche den Gedenktag des heiligen Johannes Eudes, einer großen Priestergestalt wie der Pfarrer von Ars, mit dem er zusammen im Jahre 1925 heiliggesprochen wurde. Johannes Eudes im 17. Jh. hatte erkannt, daß die geistliche Not der Menschen seiner Zeit zu einem guten Teil auf Unzulänglichkeiten in der Ausbildung und dann im Dienst der Priester zurückzuführen war. Sein ganzes Bemühen ging dahin, die geistliche Lebensführung der Priester zu verbessern, sie zu wahrhaft geistlichen Menschen zu machen. Der Weg der Heiligung — davon war er überzeugt — besteht in der vorbehaltlosen Antwort und Hingabe an die Liebe, die Gott der Menschheit im priesterlichen Herzen Jesu und im mütterlichen Herzen Marias offenbart. In diesem Sinn wollen wir alle Priester und uns selber dieser Herzensliebe unseres Herrn und seiner Mutter anvertrauen, damit auch durch uns Gottes Erbarmen in dieser Welt sichtbar wird. Der Heilige Geist stärke euch und begleite euch auf allen euren Wegen.

Saludo a los peregrinos de lengua española. En particular a la Parroquia de San Nicolás de la Villa de Córdoba. Celebramos hoy la fiesta de san Juan Eudes, apóstol incansable de la devoción a los Sagrados Corazones de Jesús y María y entregado totalmente a la formación del clero diocesano. La adecuada preparación del sacerdote es el punto de partida de una auténtica reforma de la vida y del apostolado de los presbíteros. Durante este Año Sacerdotal, os invito a rezar por los sacerdotes para que configurándose cada vez más con Cristo, Buen Pastor, sean testigos en el mundo de la infinita misericordia de Dios. Muchas gracias.

Amados peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os grupos de Mirandela e de São Paulo, agradeço a vossa presença com votos de que este encontro com o Sucessor de Pedro revigore, em todos vós, o fervor espiritual para assim testemunhardes, com as vossas vidas, a Mensagem Salvadora de Jesus Cristo. Sobre cada um de vós e vossas famílias desça a Minha Bênção.

Saluto in lingua polacca:

Witam pielgrzymów polskich. Sierpień to czas żniw. Dziękujmy Bogu za dar chleba: za Eucharystię, pokarm dla duszy i za chleb powszedni, pokarm dla ciała. Niech Bóg błogosławi tegoroczne plony ziemi, i ludzi, którzy je w trudzie zbierają. Otwórzmy nasze serca, by dzielić się chlebem z potrzebującymi braćmi. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

Traduzione italiana:

Il mese di agosto è il tempo della mietitura. Ringraziamo Dio per il dono del pane: sia per l’Eucaristia, il nutrimento dell’anima, sia per il pane quotidiano, nutrimento del corpo. Dio benedica il raccolto di quest’anno e quanti per esso faticano. Noi tutti apriamo i nostri cuori per dividere il pane con i fratelli bisognosi. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua croata:

S velikom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike! Dragi prijatelji, kroz ovu godinu posebno molite u vašim obiteljima za vaše svećenike da budu vjerni nasljedovatelji našega Gospodina i za nova duhovna zvanja u vašem narodu! Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:

Con grande gioia saluto i pellegrini croati! Cari amici, particolarmente durante quest’anno, pregate nelle vostre famiglie per i vostri sacerdoti che siano fedeli imitatori del nostro Signore e per le nuove vocazioni sacerdotali dalla vostra nazione. Siano lodati Gesù e Maria!

* * *

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Nel ringraziarvi per la vostra presenza, vi incoraggio a proseguire la vostra fedele testimonianza cristiana nella società.

Con affetto saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. La mirabile figura di san Giovanni Eudes, a cui ho fatto cenno poc’anzi, aiuti ciascuno a progredire sempre più nell’amore di Dio, che dona pienezza di significato alla giovinezza, alla sofferenza e alla vita familiare.

PUBBLICAZIONE DEI DECRETI SULLE VIRTÙ EROICHE DI:

Giovanna d'Arco
Giovanni Eudes
Francesco de Capillas
Giovanni Teofano Vénard e Compagni

PAROLE DEL SANTO PADRE PIO X

Domenica, 13 dicembre 1908

 

Sono grato, venerabile Fratello, al vostro cuor generoso, che vorrebbe che io lavorassi nel campo del Signore, sempre al lume del sole, senza nubi e senza burrasche. Però e voi ed io dobbiamo adorare le disposizioni della divina provvidenza, che, avendo stabilito quaggiù la Chiesa, permette che incontri nel suo cammino ostacoli d'ogni genere e resistenze formidabili.

E la ragione è evidente, perchè la Chiesa è militante e quindi in una continua lotta: lotta che fa del mondo un vivo campo di battaglia e del cristiano un prode soldato, che combatte sotto il vessillo del Crocefisso; lotta che, inaugurata con la vita del nostro Redentore santissimo, non si compirà che alla fine dei tempi: per cui tutti i giorni, come i prodi della tribù di Giuda al ritorno dalla schiavitù, noi dobbiamo con una mano respingere il nemico e con l'altra innalzare le mura del tempio santo, vale a dire, lavorare per la nostra santificazione.

E in questa verità ci conferma la vita stessa degli eroi, per i quali furono testè pubblicati i decreti: eroi che arrivarono alla gloria non solo fra nere nubi e passeggere burrasche, ma fra continui contrasti e fra duri cimenti, fino a dare per la fede il sangue e la vita.

Non posso negare però di essere ben lieto, che con la glorificazione di tanti Santi Iddio manifesti le sue misericordie in tempi di tanta incredulità e indifferenza religiosa; che in tanta fiacchezza di caratteri si presentino ad imitazione anime generose che, in conferma della loro fede, hanno dato la vita; e che questi esempi per la massima parte vengano, venerabile Fratello, dal vostro paese, dove i reggitori della pubblica cosa hanno spiegato apertamente il vessillo della ribellione ed hanno voluto rompere ad ogni costo ogni legame con la Chiesa.

Sono lieto perchè in una età in cui molti hanno vergogna di dirsi cattolici, molti altri prendono a catafascio Dio, fede, rivelazione, culto e ministri, di tutto discorrono con beffarda empietà, tutto negano e volgono a derisione ed a scherno, non rispettando nemmeno il santuario della coscienza; è impossibile che di fronte a queste manifestazioni del soprannaturale, per quanto cerchino di chiudere gli occhi in faccia al sole che li illumina, un raggio divino non li penetri, e, non fosse altro, per la via del rimorso li riconduca alla fede.

Sono lieto, perchè la virtù di questi eroi deve rianimare i fiacchi ed i paurosi nella pratica della dottrina e credenza cristiana e renderli forti nella fede. Il coraggio infatti non ha la sua ragione di essere se non in quanto ha per fondamento una convinzione. La volontà è una potenza cieca, quando non è illuminata dalla intelligenza; né si può camminare con piè sicuro fra le tenebre. Ma se la generazione attuale ha tutte le incertezze e i dubbi dell'uomo che va a tentoni, è segno evidente che non si fa più tesoro della parola di Dio, che è lucerna che guida i nostri passi, e luce che illumina i nostri sentieri, lucerna pedibus meis verbum tuum et lumen semitis meis.

Verrà il coraggio quando sarà viva nel cuore la fede, quando si praticheranno tutti i precetti che dalla fede vengono imposti, perchè è impossibile la fede senza le opere, come è impossibile immaginare un sole che non dia luce e calore. E di questa verità sono testimoni i martiri che abbiamo commemorati, perchè non è da credere che il martirio sia un atto di semplice entusiasmo, in cui si sottomette il capo alla scure per andare diritti in Paradiso, ma suppone il lungo e penoso esercizio di tutte le virtù, omnimoda et immaculata munditia. E per parlare di colei che più di tutti è da voi conosciuta, la Pulcella d'Orléans, dessa come nell'umile paese natio, così fra le licenze delle armi, si conserva pura come un angelo, fiera come un leone in tutti i cimenti della battaglia, e pietosa verso i miseri e gli infelici. Semplice come una bambina, nella quiete dei campi e nel tumulto della guerra, essa è sempre raccolta in Dio, ed è tutta amore per la Vergine e per la santissima Eucaristia come un Cherubino: l'avete detto bene, venerabile Fratello. Chiamata dal Signore a difendere la sua patria, risponde alla vocazione per una impresa, che tutti, ed ella stessa, credevano impossibile; ma ciò che è impossibile per gli uomini, è sempre possibile con l'aiuto di Dio. Non si esagerino pertanto le difficoltà per praticare quanto la fede ci impone per compiere i nostri doveri, per esercitare il fruttuoso apostolato dell'esempio, che il Signore aspetta da ciascuno di noi: unicuique mandavit de proximo suo. Le difficoltà vengono da chi le crea e le esagera, da chi confida in se stesso senza gli aiuti del cielo, da chi cede vilmente pauroso per le beffe e le derisioni del mondo; per cui bisogna conchiudere, che ai nostri dì più che mai la forza principale dei tristi è la viltà e la debolezza dei buoni, e tutto il nerbo del regno di satana sta nella fiacchezza dei cristiani. — Oh! se mi fosse permesso, come lo faceva in ispirito il profeta Zaccaria, di dimandare al Redentore divino: che sono elleno queste piaghe nel mezzo delle tue mani: quid sunt plagae istae in medio manuum tuarum? la risposta non sarebbe punto dubbiosa: queste mi sono state fatte nella casa di coloro che mi amavano: his plagatus sum in medio eorum qui diligebant me; dai miei amici, che han fatto niente per difendermi e che in ogni incontro si sono fatti complici dei miei avversari.

E a questo rimprovero, dato ai cristiani infingardi e paurosi di tutti i paesi, non si possono esimere molti cristiani della Francia, la quale, se dal venerato mio Predecessore, come voi, venerabile Fratello, avete ricordato, fu chiamata la nobilissima nazione missionaria, generosa, cavalleresca, io aggiungerò a sua gloria quanto scriveva al re S. Luigi il Papa Gregorio IX: « Iddio, al quale obbediscono le legioni celesti, avendo stabilito quaggiù dei regni differenti secondo le diversità delle lingue e dei climi, ha conferito a molti governi delle missioni speciali per il compi« mento dei suoi disegni. E come altra volta preferì a quelle degli altri figli di Giacobbe la tribù di Giuda e la donò di speciali benedizioni, così elesse la Francia a preferenza di tutte le altre nazioni della terra per la protezione della fede cattolica e per la difesa della libertà religiosa. Per questo « la Francia è il regno di Dio stesso, i nemici della Francia sono i nemici di Cristo. Per questo Dio ama la Francia, perchè ama la Chiesa, che traversa « i secoli e recluta le legioni per l'eternità. Dio ama la Francia, che nessuno sforzo ha potuto mai distaccare interamente dalla causa di Dio. Dio ama la Francia, dove in nessun tempo la fede ha perduto del suo vigore; dove i re e i soldati non hanno mai esitato ad affrontare i pericoli e a dare il loro sangue per la conservazione della fede e della libertà religiosa ». Fin qui il nono Gregorio. Quindi, Voi, venerabile Fratello, nel vostro ritorno direte ai vostri connazionali che, se amano la Francia, devono amare Iddio, amare la fede, amare la Chiesa che, come dei padri vostri, è madre di tutti loro tenerissima. Direte che facciano tesoro dei testamenti di S. Remigio, di Carlomagno e di S. Luigi, che si compendiano nelle parole tante volte ripetute dalla loro eroina di Orléans: Vive le Christ qui est roi des Francs. A questo titolo soltanto la Francia è grande fra le nazioni, a questo patto Iddio la proteggerà facendola libera e gloriosa, a questa condizione le si potrà applicare quanto nei libri santi è detto d'Israello, « che non si è « trovato alcuno, che insultasse a questo popolo se non quando si è allora « tanato da Dio », et non fuit qui insuttaset, populo ipsi visi quando reeessit a cultu Domini Dei sui. Non è dunque un sogno il vostro, venerabile Fratello, ma una realtà, né in me vi è solo la speranza, ma la certezza del pieno trionfo. Moriva il Papa, martire in Valenza, quando la Francia, misconosciuta e annientata l'autorità, proscritta la religione, abbattuti i templi e gli altari, esiliati, perseguitati e decimati i sacerdoti, era caduta nella più detestabile abbominazione. Non passarono due anni dalla morte, di chi doveva essere l'ultimo Papa, e la Francia, rea di tanti delitti, intrisa ancor del sangue di tanti innocenti, volge pietosa gli occhi verso di chi, eletto prodigiosamente Papa, lontano da Roma, a Roma s'introna, e la Francia implora col perdono l'esercizio di quel divino potere che nel Papa aveva tante volte contestato; e la Francia è salva. È possibile a Dio ciò che pare impossibile agli uomini. E in questa certezza mi conferma la protezione dei martiri che diedero il sangue per la fede e l'intercessione di Giovanna d'Arco, che, come vive nel cuore dei Francesi, così del continuo ripete in cielo la preghiera: gran Dio, salvate la Francia!