Giovanni XXIII

Giovanni XXIII

(1881-1963)

Beatificazione:

- 03 settembre 2000

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 27 aprile 2014

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 11 ottobre

Sommo Pontefice, uomo dotato di straordinaria umanità, con la sua vita, le sue opere e il suo sommo zelo pastorale cercò di effondere su tutti l’abbondanza della carità cristiana e di promuovere la fraterna unione tra i popoli; particolarmente attento all’efficacia della missione della Chiesa di Cristo in tutto il mondo, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II.

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
  • Compendium
"Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone“

 

Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte, diocesi e provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881. Venne battezzato lo stesso giorno, quartogenito di tredici figli. In parrocchia, sotto la guida dell'ottimo don Francesco Rebuzzini, ricevette una indelebile impronta ecclesiastica che l'avrebbe sorretto nelle difficoltà e animato nelle imprese apostoliche.

Ricevuta la Cresima e la prima Comunione nel 1889, entrò nel Seminario di Bergamo nel 1892, dove rimase per gli studi classici e filosofici fino al secondo anno di teologia. Giovanetto quattordicenne iniziò la stesura degli appunti spirituali che lo accompagneranno, con diverse modalità, fino alla morte, e che sono raccolti nel Giornale dell'anima. La pratica della direzione spirituale assidua ebbe qui il suo inizio. Il 1° marzo 1896, il padre spirituale del Seminario di Bergamo, don Luigi Isacchì, lo ammise nell'Ordine Francescano Secolare di cui professò la Regola il 23 maggio 1897.

Dal 1901 al 1905 fu alunno del Pontificio Seminario Romano, godendo di una borsa di studio della diocesi di Bergamo per seminaristi meritevoli. Nel frattempo espletò per un anno il servizio militare. Venne ordinato sacerdote il 1° agosto 1904 a Roma, in Santa Maria in Monte Santo a Piazza del Popolo. Nel 1905 divenne segretario del nuovo Vescovo di Bergamo, mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi. Fino al 1914 tenne tale ufficio, accompagnando il Vescovo nella visita pastorale, collaborando a molteplici iniziative pastorali: Sinodo, redazione del mensile «La vita diocesana», pellegrinaggi, opere sociali. Fu insegnante in Seminario di storia, patrologia, apologetica. Nel 1910, nel riordino degli Statuti dell'Azione cattolica, il Vescovo gli affidò la sezione V (le donne cattoliche). Collaborò al quotidiano cattolico di Bergamo, fu predicatore, assiduo, profondo, efficace.

Furono gli anni dell'approfondito incontro con i santi pastori, San Carlo Borromeo (di cui pubblicherà gli Atti della visita apostolica compiuta a Bergamo nel 1575), San Francesco di Sales e l'allora Beato Gregorio Barbarigo. Furono gli anni del grande respiro pastorale appreso vivendo ogni giorno a fianco del Vescovo mons. Radini Tedeschi. Alla morte del Vescovo nel 1914 don Angelo continuò il proprio ministero sacerdotale come insegnante in Seminario e nei diversi ambiti della pastorale soprattutto associativa.

All'ingresso dell'Italia in guerra nel 1915 fu richiamato come sergente di sanità. L'anno dopo divenne cappellano militare in servizio negli ospedali militari di retrovia e coordinatore dell'assistenza spirituale e morale dei soldati. A conclusione della guerra, aprì la «Casa dello studente» curando la pastorale studentesca. Nel 1919 fu nominato direttore spirituale in Seminario.

Nel 1921 iniziò la seconda parte della sua vita: quella a servizio della Santa Sede. Chiamato a Roma da Benedetto XV come Presidente per l'Italia del Consiglio centrale della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede, visitò molte diocesi d'Italia organizzando Circoli Missionari. Nel 1925 Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico per la Bulgaria, elevandolo all'episcopato con il titolo di Areopoli. Scelse come motto episcopale «Oboedientia et pax», programma che lo accompagnò sempre.

Ordinato Vescovo il 19 marzo 1925 a Roma, raggiunse Sofia il 25 aprile. Nominato successivamente primo Delegato Apostolico, rimase in Bulgaria fino al 1934, visitando le comunità cattoliche, intessendo rispettosi rapporti con le altre comunità cristiane. Fu presente con caritatevole sollecitudine durante il terremoto del 1928. Soffrì in silenzio incomprensioni e difficoltà di un ministero segnato dalla pastorale dei piccoli passi. Affinò la propria confidenza e l'abbandono in Gesù Crocifisso.

Il 27 novembre 1935 venne nominato Delegato Apostolico in Turchia e Grecia. Il nuovo campo di lavoro era vasto e la Chiesa cattolica era presente in molte forme nella giovane repubblica turca, che si stava rinnovando e organizzando. Fu intenso il ministero verso i cattolici e lo stile di rispetto e di dialogo con il mondo ortodosso e musulmano lo contraddistinse. Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu presente in Grecia devastata dai combattimenti. Cercò di offrire notizie sui prigionieri di guerra e mise in salvo molti ebrei servendosi del «visto di transito» della Delegazione Apostolica. Il 20 dicembre 1944 Pio XII lo nominò Nunzio Apostolico a Parigi.

Durante gli ultimi mesi di guerra e i primi di pace aiutò i prigionieri di guerra, curando la normalizzazione dell'assetto ecclesiastico di Francia. Visitò i santuari francesi, partecipò alle feste popolari e alle manifestazioni religiose più significative. Fu osservatore attento prudente e fiducioso delle nuove iniziative pastorali dell'episcopato e del clero di Francia. Lo ispirava sempre la ricerca della semplicità del Vangelo, anche dentro le più complesse questioni diplomatiche. Lo sosteneva il desiderio pastorale di essere sacerdote in ogni situazione. Lo animava la sincera pietà che si trasformava ogni giorno in prolungato tempo di preghiera e di meditazione. Il 12 gennaio 1953 fu creato Cardinale e il 25 promosso Patriarca a Venezia. Fu lieto di potersi dedicare per gli ultimi anni della sua vita al ministero diretto della cura d'anime, desiderio che lo aveva sempre accompagnato diventando prete. Fu pastore sapiente e intraprendente, sull'esempio dei santi pastori che aveva sempre venerato: San Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di Venezia, e San Pio X. Mentre l'età avanzava, aumentava la confidenza nel Signore, dentro una laboriosità pastorale attiva, intraprendente, gioiosa.

Alla morte di Pio XII fu eletto Papa il 28 ottobre 1958 e assunse il nome di Giovanni XXIII. Nel suo quinquennio papale, apparve al mondo come l'immagine autentica del Buon Pastore. Mite e soave, intraprendente e coraggioso, semplice e attivo compì i gesti cristiani delle opere di misericordia corporali e spirituali, visitando i carcerati e gli ammalati, accogliendo uomini di ogni nazione e di ogni fede, esercitando verso tutti uno squisito sentimento di paternità. Il suo magistero sociale è contenuto nelle Encicliche «Mater et magistra» (1961) e «Pacem in terris» (1963).

Convocò il Sinodo Romano, istituì la Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu presente come Vescovo nella Diocesi di Roma, visitando parrocchie e chiese del centro storico e della periferia. Il popolo vide in lui un raggio della benignitas evangelica e lo chiamò «il Papa della bontà». Lo sosteneva un profondo spirito di preghiera; traspariva da lui, iniziatore di un rinnovamento nella Chiesa, la pace di chi confida sempre nel Signore. Si inoltrò decisamente sui sentieri della evangelizzazione, dell'ecurnenismo, del dialogo con tutti, avendo la paterna preoccupazione di raggiungere i suoi fratelli e figli maggiormente tribolati.

Morì la sera del 3 giugno 1963, all'indomani della Pentecoste, in profondo spirito di abbandono a Gesù, nel desiderio del suo abbraccio, circondato dalla preghiera corale del mondo, che pareva essersi raccolto intorno a lui, per respirare con lui nell'amore del Padre.

Giovanni XXIII fu dichiarato beato da Papa Giovanni Paolo II, il 3 settembre 2000 in Piazza San Pietro, nel corso della Celebrazione del Grande Giubileo dell'anno 2000.

Il 27 aprile 2014 Giovanni XXIII è stato canonizzato da Papa Francesco.

 SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia), 27 aprile 2014

 

Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che san Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto.

Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli Apostoli, la sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera, come abbiamo sentito, non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli: c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).

Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfr Is 53,5).

San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia.

Sono stati sacerdoti, e vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria.

In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza.

Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunità dei credenti, a Gerusalemme, di cui parlano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47), che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura. E’ una comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità.

E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo.

In questo servizio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene.

Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama.

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 5 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II 

Domenica, 3 Settembre 2000

 
1. Nel contesto dell'Anno Giubilare, è con intima letizia che procedo alla beatificazione di due Pontefici, Pio IX e Giovanni XXIII, e di tre altri servitori del Vangelo nel ministero e nella vita consacrata: l'Arcivescovo di Genova Tommaso Reggio, il sacerdote diocesano Guillaume-Joseph Chaminade, il monaco benedettino Columba Marmion.

Cinque personalità diverse, ciascuna con una sua fisionomia e una sua missione, tutte accomunate dall'anelito alla santità. E' appunto la loro santità che oggi riconosciamo: santità che è rapporto profondo e trasformante con Dio, costruito e vissuto nel quotidiano impegno di adesione alla sua volontà. La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virtù, a lode della grazia divina che in esse risplende.

Rivolgo il mio deferente saluto alle Delegazioni ufficiali di Italia, Francia, Irlanda, Belgio, Turchia, Bulgaria, qui convenute per la solenne circostanza. Saluto pure i parenti dei nuovi Beati, insieme con i Cardinali, i Vescovi, le personalità civili e religiose che hanno voluto prendere parte a questa celebrazione. Saluto infine voi tutti, cari Fratelli e Sorelle, che siete accorsi in grande numero a rendere omaggio ai Servi di Dio che la Chiesa oggi iscrive nell'Albo dei Beati.

2. Ascoltando le parole dell'acclamazione al Vangelo: "Signore, guidaci sul retto cammino", il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell'adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.

Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: "Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell'uomo".

Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l'armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell'Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell'esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte.

3. "Tu sei buono e pronto al perdono" (Ant. d'ingr.). Contempliamo quest'oggi nella gloria del Signore un altro Pontefice, Giovanni XXIII, il Papa che colpì il mondo per l'affabilità del tratto, da cui traspariva la singolare bontà dell'animo. I disegni divini hanno voluto che la beatificazione accomunasse due Papi vissuti in contesti storici ben diversi, ma legati, al di là delle apparenze, da non poche somiglianze sul piano umano e spirituale. E' nota la profonda venerazione che Papa Giovanni aveva per Pio IX, del quale auspicava la beatificazione. Durante un ritiro spirituale, nel 1959, scriveva nel suo Diario: "Io penso sempre a Pio IX di santa e gloriosa memoria, ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione" (Giornale dell'Anima, p. 560).

Di Papa Giovanni rimane nel ricordo di tutti l'immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero. Quante persone sono restate conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un'ampia esperienza di uomini e di cose! La ventata di novità da lui portata non riguardava certamente la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla; nuovo era lo stile nel parlare e nell'agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni e i potenti della terra. Fu con questo spirito che egli indisse il Concilio Ecumenico Vaticano II, col quale aprì una nuova pagina nella storia della Chiesa: i cristiani si sentirono chiamati ad annunciare il Vangelo con rinnovato coraggio e con più vigile attenzione ai "segni" dei tempi. Il Concilio fu davvero un'intuizione profetica di questo anziano Pontefice che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per i cristiani e per l'umanità.

Negli ultimi momenti della sua esistenza terrena, egli affidò alla Chiesa il suo testamento: "Ciò che più vale nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo, la verità e la bontà". Questo testamento vogliamo raccogliere oggi anche noi, mentre rendiamo gloria a Dio per avercelo donato come Pastore.

4. "Siate di quelli che mettono in pratica e non soltanto ascoltatori" (Gc 1, 22). A queste parole dell'apostolo Giovanni fa pensare l'esistenza e l'apostolato di Tommaso Reggio, sacerdote e giornalista, divenuto poi Vescovo di Ventimiglia e infine Arcivescovo di Genova. Fu uomo di fede e di cultura e, come Pastore, seppe farsi guida attenta dei fedeli in ogni circostanza. Sensibile alle molteplici sofferenze e povertà del suo popolo si fece carico di un aiuto tempestivo in tutte le situazioni di bisogno. Proprio in questa prospettiva egli diede inizio alla Famiglia religiosa delle Suore di Santa Marta, affidando ad esse il compito di prestare il loro aiuto ai Pastori della Chiesa, soprattutto nel campo caritativo ed educativo.

Il suo messaggio è riconducibile a due parole: verità e carità. La verità innanzitutto, che significa ascolto attento della parola di Dio e slancio coraggioso nel difendere e diffondere gli insegnamenti del Vangelo. E poi la carità, che spinge ad amare Dio e, per amore suo, ad abbracciare tutti, perché fratelli in Cristo. Se una preferenza ci fu nelle scelte di Tommaso Reggio, essa fu per quanti si trovavano nella difficoltà e nella sofferenza. Ecco perché egli viene oggi proposto come modello a Vescovi, sacerdoti e laici, oltre che a quanti fanno parte della sua Famiglia spirituale.

5. La béatification, durant l’année jubilaire, de Guillaume-Joseph Chaminade, fondateur des marianistes, rappelle aux fidèles qu’il leur appartient d’inventer sans cesse des manières nouvelles d’être témoins de la foi, notamment pour rejoindre ceux qui sont loin de l’Église et qui n’ont pas les moyens habituels de connaître le Christ. Guillaume-Joseph Chaminade invite chaque chrétien à s’enraciner dans son Baptême, qui le conforme au Seigneur Jésus et lui communique l’Esprit Saint.

L'amour du Père Chaminade pour le Christ, qui s'inscrit dans la spiritualité de l’École française, le pousse à poursuivre inlassablement son œuvre par des fondations de familles spirituelles, dans une période troublée de l’histoire religieuse de France. Son attachement filial à Marie l'a maintenu dans la paix intérieure en toute circonstance, l’aidant à faire la volonté du Christ. Son souci de l’éducation humaine, morale et religieuse est pour toute l’Église un appel à une attention renouvelée pour la jeunesse, qui a besoin tout à la fois d’éducateurs et de témoins pour se tourner vers le Seigneur et prendre sa part dans la mission de l’Église.

6. Aujourd’hui, l’Ordre bénédictin se réjouit de la béatification d’un de ses plus illustres fils, Dom Columba Marmion, moine et Abbé de Maredsous. Dom Marmion nous a légué un authentique trésor d’enseignement spirituel pour l’Église de notre temps. Dans ses écrits, il enseigne un chemin de sainteté, simple et pourtant exigeant, pour tous les fidèles, que Dieu par amour a destinés à être ses fils adoptifs dans le Christ Jésus (cf. Ep 1, 5). Jésus Christ, notre Rédempteur et source de toute grâce, est le centre de notre vie spirituelle, notre modèle de sainteté.

Before entering the Benedictine Order, Columba Marmion spent some years in the pastoral care of souls as a priest of his native Archdiocese of Dublin. Throughout his life Blessed Columba was an outstanding spiritual director, having particular care for the interior life of priests and religious. To a young man preparing for ordination he once wrote: "The best of all preparations for the priesthood is to live each day with love, wherever obedience and Providence place us" (Letter, 27 December 1915). May a widespread rediscovery of the spiritual writings of Blessed Columba Marmion help priests, religious and laity to grow in union with Christ and bear faithful witness to him through ardent love of God and generous service of their brothers and sisters.

7. Ai novelli Beati Pio IX, Giovanni XXIII, Tommaso Reggio, Guillaume-Joseph Chaminade e Columba Marmion chiediamo con fiducia che ci aiutino a vivere in modo sempre più conforme allo Spirito di Cristo. Il loro amore a Dio ed ai fratelli sia luce ai nostri passi in quest'alba del Terzo Millennio!

 

COMPENDIUM

VITAE, VIRTUTUM AC MIRACOLORUM

necnon  Actorum

in CAUSA CANONIZATIONIS

BEATI

IOANNIS  XXIII

(ANGELI IOSEPHI RONCALLI)

SUMMI PONTIFICIS

(1881-1963)

______________________

 

E  TABULARIO

CONGREGATIONIS  DE  CAUSIS  SANCTORUM

 

    I Padri Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e quanti parteciperanno al prossimo Concistoro troveranno in questo Compendium il profilo biografico del Beato Giovanni XXIII, Sommo Pontefice, nonché le tappe principali della Causa di beatificazione e di canonizzazione e la Lettera Apostolica della sua beatificazione.

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881. Quartogenito di Giovanni Battista e di Marianna Mazzola, che ebbero dopo di lui altri nove figli, crebbe in una famiglia a struttura patriarcale, di modeste risorse economiche e di solida fede cristiana.

    Nel 1892 cominciò il corso ginnasiale nel Seminario di Berga­mo e vestì l’abito clericale nel 1895: anno d’inizio delle sue “note spirituali”, intitolate più tardi, nel 1902, Il Giornale dell’anima. Dal 1900 fu alunno del Pontificio Seminario Romano dell’Apollinare.

    Il 10 agosto 1904 fu ordinato sacerdote nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo. L’anno successivo, fu richiamato a Bergamo in qualità di segretario del nuovo Vescovo, monsignor Giacomo Radini Tedeschi. Questa esperienza lo plasmò profondamente nel suo amore alla Chiesa. Nel 1912 entrò come “esterno” nella Congre­gazione diocesana dei preti del Sacro Cuore di Bergamo.

    Chiamato alle armi nel maggio 1915, prestò servizio nella sanità in veste di sottufficiale, e dal 28 marzo 1916 come cappellano militare, ma non fu mai sul fronte di guerra. Nel dopoguerra fu direttore spirituale del Seminario vescovile.

    Al principio del 1921, fece ritorno a Roma, in qualità di Presidente del Consiglio della Pia Opera per la Propagazione della Fede. Il contatto con l’apparato di governo della Santa Sede, e con lo stesso Pontefice Benedetto XV, impresse un nuovo corso alla sua esistenza. Designato alla carica di visitatore apostolico in Bulgaria, fu ordinato Vescovo il 17 marzo 1925, assumendo il motto Oboedientia et pax, mutuato dal Cardinale Cesare Baronio († 1607).

    Improntò la sua missione a rapporti di amicizia e di collabora­zione con la Chiesa ortodossa autocefala bulgara; si adoperò per la realizzazione del progetto di fondazione di un seminario cattolico in Bulgaria; fu coinvolto anche in delicate vicende diplomatiche, come quella del matrimonio di re Boris con la cattolica Giovanna di Savoia.

    Nominato da Pio XI delegato apostolico a Costantinopoli-Istan­bul alla fine del 1934, s’insediò nella nuova sede con il titolo di Arci­vescovo di Mesembria nel gennaio 1935, in un momento di grandi tensioni tra il governo di Mustafà Kemal Atatürk e tutte le comunità religiose. A più riprese, non senza incontrare difficoltà e ostilità, visitò la Grecia, alla quale si estendeva la sua funzione di delegato.

    Allo scoppio della guerra, la sede di Istanbul divenne un nodo centrale della diplomazia internazionale. Egli, attenendosi alla linea della Santa Sede, adottò una regola di equidistanza tra i rappresen­tanti degli Stati in conflitto, mettendo in atto una poderosa azione umanitaria, contribuendo direttamente o indirettamente alla salvezza di molti Ebrei nei territori dell’Europa balcanica occupati o alleati dei Tedeschi.

    Nel dicembre 1944 fu raggiunto improvvisamente dalla notizia della propria designazione alla Nunziatura apostolica di Parigi. Nel suo nuovo incarico portò a buon fine la questione dei membri del­l’episcopato sgraditi al governo francese; ebbe contatti con persona­lità della cultura, come il filosofo Jacques Maritain; concentrò la sua vita spirituale, alimentata da ritiri in comunità monastiche come Solesmes, sulla meditazione «del messale, del breviario, della Bibbia», dell’Imitazione di Cristo e delle Méditations sur l’Évangile di Bossuet, con il proposito di coltivare, sull’esempio di San France­sco di Sales, l’esercizio «dell’amabilità con tutti, della indulgenza, del garbo e della pazienza».

    Interpellato dal sostituto Giovanni Battista Montini, nel novembre 1952, circa la propria disponibilità al trasferimento nella sede patriarcale di Venezia, il Beato rispose positivamente, citando il proprio motto episcopale. Creato Cardinale nel Concistoro del 12 gennaio 1953 fece l’ingresso a Venezia il 15 marzo dello stesso anno. A settantadue anni, iniziava il suo primo ministero pastorale di vescovo diocesano, proponendosi di seguire le orme di S. Pio X, suo predecessore, del Cardinale Beato Andrea Ferrari e dal Vescovo Giacomo Radini Tedeschi. Nei cinque anni di servizio patriarcale ebbe modo di manifestare non solo le proprie doti personali, ma gli aspetti distintivi della propria concezione della Chiesa, dei suoi rapporti con la storia e con il mondo presente, giudicato senza preconcette avversioni. Assunse come regola quella d’agire «con affetto, con rispetto, in forma paterna», come disse nell’inaugurare, il 28 febbraio 1954, la visita della diocesi; e come confermò nella lettera pastorale per la Quaresima del 1955.

    Partito il 12 ottobre 1958 per il conclave convocato in seguito alla morte del Ven. Servo di Dio Pio XII, vi entrò il 25 ottobre e ne uscì il 28 eletto Papa. Assunse il nome di Giovanni XXIII, con l’intento di riferirsi ai due Giovanni, il Battista e l’Evangelista, «qui propinquiores fuerunt, et sunt, Christo Domino, universi mundi Redemptori divino et Ecclesiae Fundatori». Giovanni XXIII enunciò sin dal discorso dell’incoronazione, il 4 novembre, lo spirito che intendeva imprimere al suo nuovo servizio, richiamando come primo suo compito quello del «pastore di tutto il gregge», modellato sull’«immagine del buon Gesù». Con l’intento di far risaltare la radice episcopale della potestà pontificia, dette rilievo alla cerimonia del proprio insediamento quale Vescovo di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano il 23 novembre, e incominciò le visite alla diocesi, privilegiando i luoghi di sofferenza, ospedali o carceri.

    La decisione più significativa, che doveva conferire un senso inatteso al suo pontificato, riconducibile alla sua personale iniziativa e da lui stesso rivendicata come atto preminente della propria giurisdizione, fu quella di convocare un Concilio ecumenico della Chiesa. Ne dette l’annuncio il 25 gennaio 1959, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, ai Cardinali ivi riuniti a conclusione della settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Con analoga decisione procedette alla convocazione del sinodo romano, che si svolse dal 24 al 31 gennaio 1960, nella cattedrale di San Giovanni e che fu il primo sinodo locale dell’età moderna.

    In margine alla preparazione del Concilio, il Beato sviluppò un’intensa iniziativa di natura ecumenica e interreligiosa, interve­nendo altresì in molte occasioni sul tema della pace, uno degli argomenti dominanti della sua prima enciclica Ad Petri cathedram, del 29 giugno 1959. Intrecciò relazioni con il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Atenagora, e ricevette la visita del primate anglicano Geoffrey Francis Fisher (2 dicembre 1960). Affidò al gesuita tedesco Agostino Bea, appena elevato alla porpora ed esponente di spicco della linea di rinnovamento dell’esegesi biblica cattolica, la costi­tu­zione e la presidenza di un organismo interamente nuovo, il Segre­tariato per l’Unità dei Cristiani. Volle, infine, che fossero espunte le espressioni offensive per gli Ebrei dalla liturgia cattolica della Settimana Santa e nelle rubriche del breviario e del messale.

    Tra il 1959 e il 1961 il Beato dette vita alle diocesi, rette da episcopati indigeni, del Congo, del Burundi, del Vietnam, della Corea e dell’Indonesia, provvedendo personalmente alla consacra­zione di Vescovi locali e approvando l’istituzione di nuove chiese particolari, che alla fine del pontificato furono circa trecento, nella quasi totalità situate in aree non europee. Ma l’attenzione di Giovanni XXIII al cosiddetto Terzo Mondo trovò anche una sua autorevole conferma dottrinale con la pubblicazione dell’enciclica Mater et Magistra, il 15 maggio 1961. L’enciclica affrontava i «nuovi e più importanti problemi del momento»: il senso della pari dignità di tutti i popoli, l’idea dell’interdipendenza come connotato della storia mondiale, la denuncia dello scandalo della corsa agli armamenti.

    Dopo aver ottenuto, mediante trattative riservate (condotte in prevalenza dal nunzio apostolico in Turchia, e precedute da un inusuale scambio di auguri con il leader sovietico Nikita Kruscev nel novembre 1961), il nulla osta del governo di Mosca alla parteci­pazione all’assise sinodale dei Vescovi cattolici dell’area comunista, il Beato rivolse, a un mese dall’apertura del Concilio, un radiomes­saggio al mondo, nel quale tornava ad affrontare, in un’ampia prospettiva cristologica, il tema dei rapporti tra la missione della Chiesa e i problemi dell’umanità, con speciale riguardo all’unità dei cristiani e alla questione della pace; ed indicava, come natura costitutiva della Chiesa, il suo essere la «Chiesa di tutti, e particolar­mente la Chiesa dei poveri» con riferimento esplicito al mondo sottosviluppato.

    In uno stato di salute già gravemente compromesso da un tumore, Giovanni XXIII intraprese, alla vigilia del Concilio, una peregrinazione apostolica, densa di richiami simbolici e dottrinali, al santuario di Loreto e alla tomba di San Francesco ad Assisi, accompagnato e accolto da grandi manifestazioni popolari di affetto. Era il primo viaggio di un Papa fuori dalle residenze pontificie dopo la caduta del potere temporale.

    L’11 ottobre 1962, alla presenza di circa duemila Vescovi e di una cinquantina di osservatori appartenenti a Chiese ortodosse e protestanti, proclamò aperta l’assise conciliare con l’allocuzione programmatica Gaudet Mater Ecclesia. A conclusione della memorabile giornata, rivolgendosi alla folla radunata in piazza San Pietro e ai milioni di tele e radioascoltatori che avevano seguito lo svolgersi delle cerimonie e dei riti conciliari, Giovanni XXIII pronunciò, improvvisandolo, un discorso ai «figliuoli di Roma», ma rivolto in realtà agli uomini, alle donne e ai bambini di tutto il mondo, rimasto celebre per la sua straordinaria carica emotiva.

    In coincidenza con l’evento conciliare si stagliò più nitidamente il ruolo di Giovanni XXIII sulla scena internazionale. L’apertura del Concilio avvenne nel pieno della gravissima tensione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, nota come “crisi di Cuba”, che aveva fatto aleggiare sul mondo la minaccia di un conflitto atomico. In quell’occasione il Beato mise in gioco tutta la propria influenza sulle due parti, il presidente americano di religione cattolica John Fitzgerald Kennedy e il capo sovietico Nikita Kruscev, e sull’opi­nione pubblica mondiale, per favorire una soluzione pacifica e consensuale della crisi; e salutò con esultanza il superamento del massimo punto di tensione con il radiomessaggio del 25 ottobre rivolto anche a «tutti gli artefici della pace, a tutti coloro che di cuore sincero lavorano per l’autentico bene degli uomini». Da quell’epi­sodio prese le mosse una più intensa attività pontificia di relazioni con l’Est europeo, volta ad attenuare il persistente stato di oppressione in cui giacevano le comunità cattoliche del mondo comunista, e sfociata all’inizio del 1963 nella liberazione del metropolita ucraino Josyf Slipyj. Il 7 marzo Giovanni XXIII ricevette in udienza particolare Alexis Adjubei, direttore del giornale di Mosca Isvetzija e genero di Kruscev, con la moglie Rada.

    Poco prima il Beato era stato insignito del premio della Fondazione Balzan per la pace. Il 9 aprile licenziò il testo dell’enci­clica Pacem in terris, pubblicata l’11 aprile, indirizzata all’episco­pato, al clero e ai fedeli di tutto il mondo, «nonché a tutti gli uomini di buona volontà», documento cardine del suo pontificato.

    Nei due mesi susseguenti le condizioni di salute del Beato si aggravarono rapidamente, mentre un’ondata di consenso e di affet­tuosa partecipazione alle sofferenze del Pontefice spingeva con sempre maggior frequenza masse di credenti e non credenti a riunirsi spontaneamente in piazza San Pietro, a condividere le ultime ore della sua esistenza terrena, a offrire testimonianza silenziosa della straordinaria popolarità attinta durante i quattro anni e mezzo del suo pontificato.

    Morì il 3 giugno 1963, giorno di Pentecoste per il calendario liturgico della Chiesa cattolica.

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"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    Fin dalla sera del 3 giugno 1963, la vox populi riconobbe subito, spontaneamente, che tutta la vita di Papa Giovanni era stata un intenso cammino d’amore per il Signore e per la Chiesa. La fama di santità del Servo di Dio fu tanto vasta e solida da alimentare la speranza di poter giungere ad una sua canonizzazione per acclamazione nel contesto dello stesso Concilio.

    Fu Paolo VI, il 18 novembre 1965, a decretare l’introduzione simultanea delle Cause di Beatificazione e Canonizzazione dei suoi immediati predecessori, i Servi di Dio Pio XII e Giovanni XXIII.

    Il 30 giugno 1966 la Diocesi di Bergamo, costituitasi parte Attrice nella persona del Vescovo Clemente Gaddi, affidava la Causa al Postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori, in memoria del­l’ap­partenenza del Servo di Dio al Terz’Ordine Francescano. Il Pro­cesso Canonico fu celebrato presso il Vicariato di Roma negli anni 1967-1974. Vista l’ampiezza e la complessità della figura del Ponte­fice furono necessarie ben diciassette Inchieste rogatoriali, con più di 300 testi escussi: a Roma, Venezia, Bergamo, Parigi, Aquisgrana, Atene, Costantinopoli, Sofia, Vicenza, Assisi, Clonfert, Genova, Ori­stano, Osimo, Torino, Lisbona, Varsavia e Périgueux. La validità giu­ridica di questi processi fu riconosciuta con Decreto del 6 maggio 1988.

    Preparata la Positio super vita et virtutibus, essa fu discussa nel Congresso peculiare dei Consultori Teologi il 15 marzo 1999. Il 19 ottobre 1999, si celebrò la Congregazione Ordinaria dei Padri Cardi­nali e Vescovi. Il successivo 20 dicembre il Beato Giovanni Paolo II promulgava il Decreto di riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio.

    In vista della beatificazione, la Postulazione aveva intanto pre­sentato allo studio della Congregazione delle Cause dei Santi una presunta guarigione miracolosa avvenuta a Napoli nel 1966.

    Le prove testimoniali e documentarie dell’evento furono raccolte nel Processo svoltosi presso la Curia ecclesiastica di Napoli. La Consulta Medica del 22 aprile 1999 dichiarò l’inspiegabilità scienti­fi­ca della guarigione. I Consultori Teologi, riuniti in Congresso pecu­liare l’8 gennaio 2000, e i Padri Cardinali e Vescovi, nel corso della Congre­gazione Ordinaria del 18 gennaio successivo, riconobbero gli estremi del miracolo. Sua Santità Giovanni Paolo II lo approvò con Decreto del 27 gennaio 2000. Il solenne rito di beatificazione del Venerabile Servo di Dio, unitamente ad altri quattro Servi di Dio tra cui il Venerabile Pio IX, si svolse in piazza San Pietro, domenica 3 settembre, nel corso della Celebrazione del Grande Giubileo dell’an­no 2000.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Ricorrendo il cinquantesimo anniversario della morte di Papa Giovanni XXIII (1963-2013) e nel contesto della celebrazione del­l’An­no della Fede - memoria dell’inizio del Concilio Ecumenico Vatica­no II – la Postulazione ha indirizzato a Sua Santità Francesco la supplica di voler decretare l’auspicata canonizzazione del Beato dispensando dallo studio di un presunto miracolo, pro gratia Summi Pontificis.

    In tal modo la Postulazione ha inteso farsi interprete di un profondo e universale sentire del Popolo di Dio che, ieri come oggi, avverte il fascino che promana dalla figura del Beato e continua a individuare in lui un punto di riferimento, un sicuro intercessore, un modello di autentica vita cristiana. La testimonianza di santità di Giovanni XXIII, l’attualità delle sue intuizioni pastorali e l’ampiezza delle sfide da lui abbracciate e proposte rappresentano tuttora obiettivi centrali nel cammino presente e futuro della Chiesa.

    Per accompagnare adeguatamente la supplica la Postulazione ha consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi, in data 7 giugno 2013, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Positio super Canonizatione, che illustra i motivi che hanno fatto maturare la speranza dell’auspicata Canonizzazione in questo particolare momento della vita della Chiesa. Tali motivi si possono riassumere nei seguenti punti:

1.   regolare percorso della Causa fino alla Beatificazione inclusa (approvazione degli scritti, meticolosa ricostruzione della vita, decreti sulle virtù e sul miracolo);

2.   eccezionale vastità del culto liturgico (concesso dalla Santa Sede a diverse diocesi del mondo) e della fama sanctitatis et signorum, che accompagna nel popolo di Dio la memoria di Papa Giovanni XXIII;

3.   richiesta di alcuni Padri del Concilio Vaticano II che, subito dopo la morte del Papa, auspicarono la sua immediata Canonizzazione come atto dello stesso Concilio;

4.   indiscussa attualità della figura e dell’opera di Giovanni XXIII;

5.   ricorrenza del 50° anniversario della morte del Pontefice (1963) e dell’inizio del Concilio Vaticano II (1962).

 

    I Padri Cardinali e i Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Sessione Ordinaria il 2 luglio 2013, hanno infine espresso il loro autorevole giudizio in vista della sentenza definitiva del Santo Padre a favore della Canonizzazione di Papa Roncalli.

    Nell’udienza concessa il 5 luglio 2013 al Prefetto della Congre­gazione delle Cause dei Santi, Card. Angelo Amato, il Santo Padre Francesco approvava i voti della suddetta Sessione Ordinaria e decideva di sottoporre la canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II al successivo Concistoro.

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LITTERAE APOSTILICAE

de peracta beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  pp. II

ad perpetuam rei memoriam

 

    “Mementote praepositorum vestrorum, qui vobis locuti sunt verbum Dei, quorum intuentes exitum conversationis imitamini fidem” (Heb 13,7).

 

    Ecclesiae et mundo difficile non est Summi Pontificis Ioannis XXIII (Angeli Iosephi Roncalli) memoriam tenere, qui bonitate, lenitudine atque sanctitate, aetate sua paternitatis Dei clarum fuit signum. Universe dilectus in vita, obiit magnum sui excitans deside­rium sibique incredibilem benevolentiam concilians.

    Ex tredecim filiis quarto loco natus, Servus Dei in lucem editus est die vicesimo quinto mensis Novembris anno 1881 in vico dioecesis Bergomensis Italice “Sotto il Monte” denominato. In ecclesia Sanctae Mariae in caelum assumptae dicata est baptizatus. Eius familia, ex partiariis colonis constans, in paupertate vivebat, sed laeta et illi Domini timori inhaerens, qui domesticas tuetur virtutes atque sedulam parit concordiam. Angelus Iosephus est seminarium ingressus undecim annos natus. Quattuordecim annorum puer tonsuram accepit et inter Tertiarios Franciscanos est receptus. Viginti annorum aetatem habens in studia theologica incumbere perrexit apud seminarium Romanum; quae ei per duodecim menses interrumpenda fuerunt propter militiam. Sacrae theologiae lauream meritus, presbyter est ordinatus in templo Sanctae Mariae in Monte Sancto die decimo mensis Augusti anno 1904. Postero anno novi episcopi Bergomensis Iacobi Mariae Radini Tedeschi secretarius nominatus est, apud quem decennium mansit, simul variis fungens muneribus, nempe: seminarii professoris, fautoris Actionis Catholicae, diurnarii, Visitationis pastoralis ac Synodi dioecesanae secretarii. Annis 1915-1918 est in exercitu conscriptus. Bello confecto “Domum scholastici” instituit et magister spiritus Seminarii est nominatus. Anno 1920 Papa Benedictus XV Romam eum arcessivit, ut in ministerio esset Congregationis Propagandae Fidei atque cooperationis missionalis motum excitaret. Animo cum apostolico plus dimidium Italicarum dioecesium visit ipse et cum Institutis missionalibus Europaeis est congressus. Anno 1925 Papa Pius XI ad episcopatum illum evexit, titulo ornatum archiepiscopali Arepolitano visitatoremque in Bulgariam misit ubi deinceps anno 1931, primus fuit Delegatus apostolicus. Die 27 mensis Novembris anno 1934 est ad delegationem apostolicam Constantinopolitanam translatus, cum titulo archiepiscopali Mesembriano administrator apostolicus Latinorum Constantinopolitanorum; munus insuper sumpsit delegati pro Graecia. In Medio Oriente viginti annos praesens, varietatem cognovit rituum ac traditionum Ecclesiae Catholicae necnon Ecclesiarum Orthodoxarum, atque liberales coniunxit rationes cum moderatoribus rei publicae cumque regia domo Bulgara.

    Constantinopoli humanam explicavit actionem praesertim quod ad difficilem Populi Hebraici condicionem pertinebat et ad afflictum Graeciae statum. Anno 1944 exeunte a Pio XII Nuntius apostolicus Lutetiae Parisiorum est factus, eique postea munus est additum observatoris Sanctae Sedis apud UNESCO. Die 12 mensis Ianuarii anno 1953 est Cardinalis creatus ac triduo post Patriarcha Venetiarum: quam urbem ingressus est die 15 mensis Martii anno 1953, ibique mansit quoad Summus Pontifex est electus die 28 mensis Octobris anno 1958, cum nomen cepit Ioannem XXIII.

 

    Temporis, quo Venetiis fuit, memorandae sunt celebrationes in honorem Pii X et Laurentii Giustiniani, Annus Marialis 1954, Synodus dioecesana (anno 1957), sacrae in Libanum et Lapurdum peregri­nationes. Pontificatus sui quinquennium sub signo egit sibi admodum congruenti, “fidelitatis”, videlicet, et “renovationis”. Presbyter Romanus, in integerrima et dynamica traditione catholica penitus defixus, iter suum percucurrit secundum “Opera misericordiae”, curam assiduam sanctificationis cleri et laicatus, pacis socialis et inter nationes, populorum libertatis, quominus fidem suam profiterentur impeditorum. Cum patientia atque prudentia aetatis concordiae ac dialogi initium fecit. Litteras encyclicas “Mater et Magistra” promul­gavit (anno 1961) atque “Pacem in terris” (anno 1963). Die vicesimo quinto mensis Ianuarii anno 1959 Concilium Oecumenicum Vaticanum II nuntiavit, Synodum dioecesanam, Codicis Iuris Canonici accommodationem. Quamquam in difficultatibus, Concilium lentum et sollemne est iter ingressum die undecimo mensis Octobris anno 1962, ac feliciter est ad exitum adductum die octavo mensis Decembris anno 1965 a Paulo Papa VI.

    Papae Ioannis omnes memoria vultum hilarem atque laetum tenent necnon brachia ad mundum universum amplectendum aperta. Quot personae eius animi simplicitate illectae sunt, magnae hominum rerumque experientiae coniuncta! Novitatis ardor quam is attulit certo ad doctrinam non attinebat, sed potius ad modum eam exponendi; novum erat dicendi atque agendi genus, novum studium, quo personas communes terraeque potentes admittebat. Hoc cum spiritu Concilium Oecumenicum Vaticanum II indixit, per quod novam in Ecclesiae historia paginam conscripsit. Extremis vitae vestigiis temporis suum Ecclesiae concredidit testamentum: Quod in vita maximi est momenti Iesus Christus est benedictus, Ecclesia eius sancta, veritas et bonitas. Vesperi diei tertii mensis Iunii anno 1963, in area Sancti Petri Missa a Cardinali Aloisio Traglia celebrata, Urbis pro-vicario multitudine verbis Deo gratias respondente diaconi verbis Ite, Missa est, Ioannes XXIII in sua Aedium apostolicarum diaeta, terrenum iter conclusit in oblationis actu, ita ut Ioannis evangelistae verborum commoneret: Cum dilexisset, in finem dilexit (Io 13, 11).

    Ob amplissimam solidamque sanctitatis famam qua Servus Dei claruerat, Causa beatificationis a Paulo VI nuntiata est in aula Concilii Vaticani II die duodevicesimo mensis Decembris anno 1965. Longum accuratumque iter conclusum est anno 1999 per promulgationem decreti super heroicitate virtutum et, die vicesimo septimo mensis Ianuarii anno 2000, decreti quo mirum agnitum est eius intercessioni ascriptum. Deinde statuimus ut beatificationis ritus Romae celebra­retur die tertio subsequentis mensis Septembris, una cum ritu beatifi­cationis Papae Pii IX aliorumque Venerabilium Servorum Dei.

    Hodie agitur, in foro ad Basilicam Sancti Petri in Vaticano vergente, inter Missae sollemnia hanc sumus formulam elocuti: Nos, vota Fratrum Nostrorum Camilli Cardinalis Ruini, Vicarii Nostri pro Romana dioecesi, Dionysii Cardinalis Tettamanzi, Archiepiscopi Ianuensis, Petri Cardinalis Eyt, Archiepiscopi Burdigalensis, et Andreae Mutiani Léonard, Episcopi Namurcensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Pius IX, Ioannes XXIII, Thomas Reggio, Gulielmus-Iosephus Chaminade et Columba Marmion Beatorum nomine in posterum appellentur, eorumque festum: Pii IX die septima Februarii, Ioannis XXIII die undecima Octobris, Thomae Reggio die nona Ianuarii, Gulielmi-Iosephi Chaminade die vicesima secunda Ianuarii et Columbae Marmion die tertia Octobris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit.

    In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quae autem decre­vimus, nunc et in posterum firma et rata esse volumus, rebus contrariis minime obstantibus.

 

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die III mensis Septembris, anno MM, Pontificatus Nostri vicesimo se­cundo.

 

 

De mandato Summi Pontificis

+ Angelus Card. Sodano

 

Loco + Sigilli

In Secret. Status tab., n. 487.835