Girolamo Emiliani

Girolamo Emiliani

(1486-1537)

Beatificazione:

- 23 aprile 1747

- Papa  Benedetto XIV

Canonizzazione:

- 16 luglio 1767

- Papa  Clemente XIII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 8 febbraio

Dopo una giovinezza spensierata si convertì a Dio e si dedicò appieno, insieme ai compagni radunati con lui, a tutti i miserabili, specialmente agli orfani e agli infermi; fu questo l’inizio della Congregazione dei Chierici Regolari, detti Somaschi, ancora oggi impegnati prevalentemente nell'istruzione cristiana della gioventù.

Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata

  • Biografia
  • MESSAGGIO BENEDETTO XVI
  • discorso Papa Francesco
“Comincia fin d’ora a essere quello che sarai in futuro”

 

Girolamo Emiliani, o più propriamente Miani nacque a Venezia nel 1486.

Quarto figlio della famiglia nobile decaduta degli Emiliani, come tutti i giovani veneziani del 1500 Girolamo sognava la carriera militare, anche perché era la più remunerativa. Le notizie sulla sua vita prima dell’arruolamento, avvenuto nel 1509, sono molto scarse; si sa, però, che quando aveva circa dieci anni suo padre si uccise.

Nel 1511, durante l’assedio alla Fortezza di Castelnuovo di Quero, lungo il Piave, cade prigioniero del nemico e l’esperienza della detenzione, seppur durata appena 30 giorni, lo cambia profondamente. Nella fame, nel dolore, nella paura per la propria vita, Girolamo ritrova le parole per pregare e indirizza le sue richieste specificamente alla Madonna, alla quale promette di convertirsi in cambio della libertà. Una volta scarcerato, trova rifugio a Treviso, ma non dimentica il voto fatto alla Vergine e, affidandosi a un sacerdote e cominciando a leggere la Bibbia, inizia a cambiare il suo cuore.

La prima occasione che Girolamo ha di mettere alla prova il nuovo se stesso è durante l’epidemia di peste che colpisce Venezia nel 1528. Con un gruppo di volontari gira per la città per portare conforto agli ammalati, ai quali mette a disposizione tutti i suoi beni. Contagiato lui stesso dal morbo, ne uscirà con una prodigiosa guarigione. Inizia così il suo cammino di carità che sarà sempre rivolto ai più bisognosi a partire dai poveri, dalle prostitute, ma soprattutto dagli orfani.

Quando suo fratello Luca muore lasciando orfani i suoi tre nipoti, Girolamo se ne fa carico ed è lì che ha l’intuizione della vita: costituire un’associazione che si occupi espressamente dei giovani rimasti senza famiglia incaricandosi della loro istruzione.

Così nel 1533 a Bergamo nasce la Compagnia dei servi dei poveri, impegnati nella difesa degli orfani di guerra, i più deboli e indifesi tra gli ultimi: per loro Girolamo crea una scuola d’arti e mestieri cui affianca l’insegnamento del catechismo seguendo un metodo per allora innovativo, che aveva come programma fondamentale preghiera e lavoro, i principi cardine che nobilitano l’uomo.

La Compagnia originale diventerà poi Congregazione, fino a che nel 1568 Pio V la eleverà a Ordine, i cui religiosi saranno chiamati Chierici Regolari di Somasca, dal luogo che l’arcivescovo di Milano aveva affidato a Girolamo e da cui tutto era partito. Nel carisma dei Somaschi la devozione a Maria, venerata come “Mater orphanorum”. Girolamo, però a questo punto era già morto di peste nel 1537.

Canonizzato nel 1767, dal 1928 è Santo Patrono della gioventù abbandonata.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALL'ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI SOMASCHI,
NEL QUINTO CENTENARIO DELLA PRODIGIOSA LIBERAZIONE
DAL CARCERE DEL FONDATORE SAN GIROLAMO EMILIANI

 

Al Reverendo Padre
FRANCO MOSCONE, C.R.S.
Preposito Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi

Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Ordine si accinge a celebrare con un anno giubilare una ricorrenza lieta ed importante per la sua storia ed suo carisma. Il 27 settembre prossimo, infatti, ricorrerà il 500° anniversario della prodigiosa liberazione dal carcere, ad opera di Maria Santissima, del fondatore san Girolamo Emiliani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata: un evento prodigioso che, nello stesso tempo, modificò il corso di una vicenda umana e diede inizio ad un’esperienza di vita consacrata assai significativa per la storia della Chiesa.

La vita del laico Girolamo Miani, veneziano, venne come «rifondata» nella notte del 27 settembre 1511, quando, dopo un sincero voto di cambiare condotta, fatto alla Madonna Grande di Treviso, per intercessione della Madre di Dio si trovò liberato dai ceppi della prigionia, poi consegnati da lui stesso all’altare della Vergine.

«Dirupisti vincula mea» (Sal 116, 16). Il versetto del salmo esprime l’autentica rivoluzione interiore che avvenne in seguito a quella liberazione, legata alle tormentate vicissitudini politiche dell’epoca. Essa, infatti, rappresentò un rinnovamento integrale della personalità di Girolamo: fu liberato, per intervento divino, dai lacci dell’egoismo, dell’orgoglio, della ricerca dell’affermazione personale, cosicché la sua esistenza, prima rivolta prevalentemente alle cose temporali, si orientò unicamente a Dio, amato e servito in modo particolare nella gioventù orfana, malata e abbandonata.

Orientato dalle sue vicende familiari, a motivo delle quali era diventato tutore di tutti i suoi nipoti rimasti orfani, san Girolamo maturò l’idea che la gioventù, soprattutto quella disagiata, non può essere lasciata sola, ma per crescere sana ha bisogno di un requisito essenziale: l’amore. In lui l’amore superava l’ingegno, e poiché era un amore che scaturiva dalla stessa carità di Dio, era pieno di pazienza e di comprensione: attento, tenero e pronto al sacrificio come quello di una madre.

La Chiesa del XVI secolo, divisa dallo scisma protestante, alla ricerca di una seria riforma anche al proprio interno, godette di un rifiorire di santità che fu la prima e più originale risposta alle istanze rinnovatrici. La testimonianza dei santi dice che occorre confidare solo in Dio: le prove infatti, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede. Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni.

L’attenzione alla gioventù e alla sua educazione umana e cristiana, che contraddistingue il carisma dei Somaschi, continua ad essere un impegno della Chiesa, in ogni tempo e luogo. È necessario che la crescita delle nuove generazioni venga alimentata non solo da nozioni culturali e tecniche, ma soprattutto dall’amore, che vince individualismo ed egoismo e rende attenti alle necessità di ogni fratello e sorella, anche quando non ci può essere contraccambio, anzi, specialmente allora. L’esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, definito dal beato Giovanni Paolo II «laico animatore di laici», aiuta a prendere a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano.

Continuerà a guidarci con il suo sostegno la Vergine Maria, modello insuperabile di fede e di carità. Come sciolse vincolo delle catene che tenevano prigioniero san Girolamo, Ella voglia, con la sua materna bontà, continuare a liberare gli uomini dai lacci del peccato e dalla prigionia di una vita priva dell’amore per Dio e per i fratelli, offrendo le chiavi che aprono il cuore di Dio a noi e il cuore nostro a Dio.

Con tali sentimenti, imparto a Lei, Reverendo Padre, a tutti i membri della Famiglia Somasca e a quanti si uniranno con fede alle celebrazioni giubilari una speciale Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 20 luglio 2011

 

BENEDICTUS PP XVI

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DELL'ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI SOMASCHI

Sala del Concistoro
Giovedì, 30 marzo 2017

 

Cari Fratelli,

sono lieto di accogliervi e vi saluto cordialmente, ad iniziare dal Superiore Generale, che ringrazio per le sue parole. Il motto che avete scelto per il vostro Capitolo generale: «Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire», si ispira alle parole di Gesù (cfr Lc 8,22) e fa riferimento ad un passaggio cruciale della storia del vostro Istituto, per coglierne il valore profetico. Infatti, a partire dal 1921 un piccolo gruppo di Somaschi lasciò le sponde europee per approdare alle rive lontane del Continente americano. Si trattò di una decisiva apertura missionaria, che conferì nuovo slancio e ampie prospettive apostoliche alla vostra famiglia religiosa.

Ora vi siete proposti di attingere alle motivazioni ideali di quella spinta evangelizzatrice, per attuarle, nell’oggi della Chiesa e delle società, fedeli al carisma del vostro Fondatore e tenendo conto delle mutate condizioni sociali e culturali. In questo discernimento siete sostenuti dai frutti spirituali del Giubileo somasco 2011-2012 che hanno fatto tanto bene e ancora ne fanno alle vostre comunità. In quella significativa circostanza, nella quale avete fatto memoria grata del quinto centenario di fondazione del vostro Ordine, il mio venerato predecessore Benedetto XVI vi ha inviato un Messaggio nel quale vi esortava a seguire l’esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, prendendo «a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano» (20 luglio 2011).

L’ideale che mosse Girolamo Emiliani fu la riforma della Chiesa attraverso le opere di carità. Il suo progetto era riformare prima sé stessi nella fedeltà al Vangelo, poi la comunità cristiana e la società civile, che non possono ignorare i piccoli e gli emarginati ma devono soccorrerli e promuoverne lo sviluppo umano integrale. Anch’io vi incoraggio a rimanere fedeli all’ispirazione originaria e a “mettervi in uscita” per andare verso l’umanità ferita e scartata, con scelte evangelicamente efficaci che nascono dalla capacità di guardare il mondo e l’umanità con gli occhi di Cristo. Il tratto caratteristico della vostra vocazione è soprattutto la cura degli ultimi, in particolare degli orfani e della gioventù abbandonata, secondo il metodo educativo del vostro Fondatore, fortemente centrato sulla persona, sulla sua dignità, sullo sviluppo delle capacità intellettive e manuali. E parlando di orfani, ci sono i nuovi “mezzi orfani”: quei migranti, ragazzi, bambini che vengono da soli nelle nostre terre e hanno bisogno di trovare paternità e maternità. Vorrei sottolineare questo: sui barconi tanti vengono da soli e hanno bisogno di questo. Questo ed altro è compito vostro.

Per rendere il vostro servizio al Vangelo più aderente alle concrete situazioni di vita della gente, voi state elaborando nuovi modi di compiere la vostra missione. In particolare, partendo dalla realtà odierna del vostro Ordine, state affrontando la questione della sua fisionomia internazionale e interculturale in rapporto al servizio dei poveri e degli ultimi. Vi incoraggio ad essere attenti alle diverse forme di marginalità nelle periferie geografiche ed esistenziali. Non abbiate paura di “lasciare gli otri vecchi”, affrontando la trasformazione delle strutture dove ciò risulti utile per un servizio più evangelico e coerente col carisma originario. Le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio. Vorrei ripetere questo: le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio. Ma alla base di questi processi c’è sempre la gioiosa esperienza dell’incontro con Cristo e della consacrazione a Lui, c’è la gioiosa esigenza del primato di Dio e di non anteporre nulla a Lui e alle “cose” dello Spirito, c’è il dono di manifestare la sua misericordia e la sua tenerezza nella vita fraterna e nella missione.

Per rendere un servizio adeguato nel campo del disagio minorile e giovanile, avete l’opportunità di coinvolgere i laici somaschi, per un impegno più consistente nell’ambito sociale del carisma. I diritti umani, la tutela dei minori, i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la tutela del lavoro minorile, la prevenzione dello sfruttamento e della tratta sono questioni che vanno affrontate con la forza liberatrice del Vangelo e, in pari tempo, con adeguati strumenti operativi e competenze professionali.

San Girolamo Emiliani, contemporaneo di Lutero, visse con sofferenza la lacerazione dell’unità cattolica; coltivò e promosse in Italia la riforma della Chiesa, “sua ardentissima sete”, con le opere di carità, l’obbedienza ai Pastori, la contemplazione di Cristo Crocifisso e della sua misericordia, l’insegnamento catechistico, la fedeltà ai Sacramenti, il culto dell’Eucaristia, l’amore alla Vergine Maria. Il suo esempio e la sua intercessione vi spingano a consacrare le vostre forze all’annuncio della salvezza in Cristo, affinché possa raggiungere le persone e le comunità delle nazioni in cui siete presenti e le loro tradizioni; così progredisce l’inculturazione, condizione necessaria al radicarsi della Chiesa nel mondo. In particolare, vorrei incoraggiarvi a continuare attivamente il vostro lavoro di formazione dei catechisti, degli animatori laici e del clero. Uno dei pericoli più gravi, più forti nella Chiesa oggi è il clericalismo. Lavorate con i laici, che siano loro a portare avanti, che abbiano il coraggio di andare avanti, e voi sosteneteli e aiutateli come sacerdoti, come religiosi. È questo un servizio molto prezioso alle Chiese locali, in comunione con i Pastori e in unione con tutta la Chiesa e la sua tradizione vivente.

Anche il dialogo ecumenico merita il vostro apporto. Il cammino verso la piena unità è lungo, richiede l’ascolto paziente di ciò che lo Spirito dice alle Chiese e, oggi in particolare, alle comunità ecclesiali in Africa e in Asia, nelle quali operate con ardore apostolico. Le collaborazioni possibili fra tutti i battezzati e la ricerca di una maggiore fedeltà all’unico Signore fanno direttamente parte della missione. Il Signore sostenga i vostri sforzi in questo senso.

Cari Fratelli, dinanzi a voi c’è il compito di proseguire e sviluppare l’opera ispirata da Dio a san Girolamo Emiliani, dichiarato da Papa Pio XI Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata. Un rinnovato ardore missionario vi spinga a dedicarvi al servizio del Regno di Dio attraverso l’educazione dei giovani, perché crescano saldi nella fede, liberi e responsabili, coraggiosi nella testimonianza e generosi nel servizio. Vi incoraggio a portare avanti il vostro cammino di sequela e il vostro dinamismo apostolico, ricco di molteplici opere e sempre aperto a nuove espressioni, secondo i bisogni più urgenti della Chiesa e della società nei diversi tempi e luoghi. Fedeli al carisma dell’Istituto e uniti ai Pastori, continuerete a dare un contributo fecondo alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Chiedo allo Spirito Santo, con la materna intercessione della Vergine Maria, di illuminarvi nei vostri lavori capitolari e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.