Gregorio di Narek

Gregorio di Narek "Dottore della Chiesa"

(950 - 1005)

Ricorrenza:

- 27 febbraio

Sacerdote Monaco, nato ad Andzevatsik (allora Armenia, ora Turchia); già in vita, fu circondato da fama di santità e di miracoli e venne ritenuto uomo di grande dottrina e di intensa spiritualità. Nel 1003 scrisse la sua opera più famosa: Il Libro della Lamentazione. Morì nel 1005, nel Monastero di Narek, dove venne sepolto.

Venerato come santo, la sua tomba divenne subito meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli e la sua memoria rimase in grande onore e venerazione presso tutto il popolo, anche dopo la conquista dell’Armenia da parte dei turchi nel 1071

  • Biografia
La profondità delle sue idee teologiche, la novità e l’originalità del suo pensiero e il vigore della sua dottrina dogmatica e mistica gli assicurarono lungo i secoli fino ad oggi, una crescente popolarità

 

San Gregorio di Narek nacque probabilmente ad Andzevatsik (Armenia) intorno all’anno 950, in una famiglia di letterati, che favorirono la sua formazione culturale. Entrato in giovane età nel Monastero di Narek (Armenia), dove esisteva una celebre scuola di Sacra Scrittura e di Patristica, ivi trascorse tutta la sua vita, ricevendo l’ordine sacerdotale, riuscendo a raggiungere le vette della santità e dell’esperienza mistica, dando dimostrazione della sua sapienza in vari scritti teologici. Si impegnò anche nel respingere le tendenze ereticali della setta dei Thondrakiani, subendo a sua volta da essi vari attacchi e calunnie anche in ambito dottrinale.

Già in vita, fu circondato da fama di santità e di miracoli e venne ritenuto uomo di grande dottrina e di intensa spiritualità. Nel 1003 scrisse la sua opera più famosa: Il Libro della Lamentazione. Morì nel 1005, nel Monastero di Narek, dove venne sepolto.

Venerato come santo, la sua tomba divenne subito meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli e la sua memoria rimase in grande onore e venerazione presso tutto il popolo, anche dopo la conquista dell’Armenia da parte dei turchi nel 1071.

Durante i massacri degli anni 1915-1916, furono distrutti sia il Monastero che la sua tomba.

Il nome di Gregorio di Narek fu introdotto nel calendario liturgico della Chiesa Armena e la sua festa venne fissata al 27 febbraio. Sotto questa data, la sua memoria è ricordata anche nel Martyrologium Romanum, dove il monaco viene presentato come santo, come grande mistico e come “doctor Armenorum”.

La profondità delle sue idee teologiche, la novità e l’originalità del suo pensiero e il vigore della sua dottrina dogmatica e mistica gli assicurarono lungo i secoli fino ad oggi, una crescente popolarità, tanto da equipararlo agli antichi Padri della Chiesa.

Oltre al suo scritto più celebre, il Libro della Lamentazione, si è in possesso di alcuni panegirici (della Santa Croce, della Madre di Dio, dei Santi Apostoli, di San Giacomo di Nisiba), di una raccolta di inni e odi, di un commento al Cantico dei Cantici e di una lettera-trattato all’abate di Kedchav sui misteri della Chiesa e contro l’eresia dei Thondrakiani. Di dubbia attribuzione sono un commentario al libro di Giobbe, un “Discorso per consigliare sulla fede retta e sulla pura condotta delle virtù”, un’omelia sull’esame di coscienza, un canone di preghiere, un discorso di consolazione per i defunti e infine un commentario sul Padre Nostro.

 

Richiesta del titolo di “Dottore della Chiesa”

La prima richiesta per la concessione del titolo di “Dottore della Chiesa” a San Gregorio di Narek fu presentata il 31 maggio 1988 a Sua Santità Giovanni Paolo II dal Patriarca Armeno Cattolico Giovanni Pietro Kasparian. L’istanza fu trasmessa per competenza alla Congregazione delle Cause dei Santi e alla Congregazione per le Chiese Orientali. Quest’ultimo Dicastero chiese al riguardo un parere al Preposito Generale della Compagnia di Gesú, P. Hans-Peter Kolvenbach, il quale notò che “San Gregorio di Narek raggiunge i vertici della letteratura spirituale”. La Congregazione per la Dottrina della Fede, interpellata da questo Dicastero circa il giudizio sull’eminens doctrina, rispose il 25 gennaio 1989, affermando che “il caso non sembra ancora maturo”, consigliando, nel frattempo, “di dare inizio a un movimento di studio e di opinione, eventualmente anche tramite simposi, per creare un terreno favorevole e mettere in luce nel mondo della cultura odierna la universalità della dottrina, specialmente quella mistica, di San Gregorio di Narek e approfondire l’interesse della Chiesa Universale per la sua eventuale proclamazione a Dottore”.

I responsabili della Chiesa Armena si attivarono in tale senso e presentarono nuovamente la richiesta il 26 novembre 2009 a Benedetto XVI.

Un ulteriore intervento, venne fatto dal Nunzio Apostolico in Bielorussia, S.E. Mons. Claudio Gugerotti, il quale, il 28 ottobre 2013, indirizzando una lettera alla Congregazione delle Cause dei Santi, ripresentò la richiesta del Dottorato, mettendola in relazione al Centenario del genocidio degli Armeni degli anni 1915-1916.

La stessa richiesta, con esplicito riferimento al summenzionato genocidio, venne fatta il 30 aprile 2014 dal Patriarca Nerses Bedros XIX a Papa Francesco.

Il 1° ottobre 2014 venne comunicato alla Congregazione delle Cause dei Santi il beneplacito pontificio per iniziare la procedura super concessione tituli Doctoris Ecclesiae Universalis.

La Congregazione delle Cause dei Santi sottopose gli scritti di San Gregorio di Narek alla Congregazione per la Dottrina della Fede per l’esame sulla eminens doctrina. Tale Dicastero espresse in merito un giudizio favorevole, riconoscendo in questo Monaco del decimo secolo un particolare dono di sapienza per il bene della Chiesa.

 

Congresso peculiare dei Consultori Teologi

Ultimata la Positio super Ecclesiae Doctoratu, venne convocato il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi che si tenne il 13 marzo 2013, presieduto dal Promotore della Fede con la partecipazione dei Consultori prescritti. Essi sottolinearono l’originalità, l’universalità e il valore teologico degli scritti di San Gregorio di Narek, il quale fu un insigne teologo, mistico ed esegeta, nonché uno dei poeti più importanti della letteratura armena.

La sua composizione più importante fu il Libro della Lamentazione, una raccolta di novantacinque preghiere in forma poetica chiamata comunemente “Narek”. In essa spicca la preghiera intitolata “Dal fondo del cuore, colloquio, con la Madre di Dio” – che secondo la tradizione sarebbe apparsa al Monaco Armeno – nella quale è cantata l’esemplare dignità e bellezza della Beata Vergine Maria. San Gregorio fu anche il creatore di un genere poetico-liturgico chiamato Ganj, che significa “tesoro” per cui, in occasione di ogni festività liturgica, veniva composto un inno o un’ode.

Il Monaco Armeno comunicò l’esperienza spirituale ed ecclesiale in modo vitale e non solo dogmatico, trasmettendo la teologia attraverso la via della bellezza, in un linguaggio lirico che esprime lo sguardo introspettivo negli ambiti più profondi dell’anima del credente alla ricerca appassionata di Dio. Una specie di dialogo fra l’uomo, consapevole del proprio limite, e Dio nella sua irraggiungibile grandezza. Egli comprese la radicale inadeguatezza della parola umana e l’apporto fondamentale della Grazia che apre alla pienezza e onnipotenza redentrice della Parola divina.

La particolarità della spiritualità di San Gregorio di Narek e della sua “Scuola” consiste nell’aver unito il sentimento dell’intimità a quello del timor di Dio colmando, così, la distanza che esisteva tra la Parola della Scrittura e la vita quotidiana. In questa prospettiva il patrimonio di San Gregorio di Narek si inserisce nella tradizione “filocalica”, animata dal sentimento di amore di Dio attraverso tre campi spirituali: la liturgia, la morale e la poesia “iconica e simbolica”. Tutta la poesia di San Gregorio è impregnata dalla Bibbia tanto da diventare sublime teologia.

Uno dei temi teologici di fondo è quello legato al Penthos, cioè la compunzione del cuore. In esso appare la dimensione di solidarietà mondiale, cristico-ecclesiale della singola persona con l’umanità intera, nell’immenso male del peccato che l’affligge. L’umanità dolente e il piano salvifico s’incontrano nel grido, nella preghiera, nella supplica che coglie il sublime progetto di bellezza della creazione. San Gregorio di Narek intravede all’orizzonte una luce di salvezza nella speranza escatologica e chiede a Dio di concedergli il bene inatteso, vincendo la resistenza alla Grazia. Attraverso questa supplica, egli guarda alla Chiesa che vive nei sacramenti. La Vergine Maria è sempre presente, descritta con immagini potenti ed evocative, di singolare bellezza.

La poesia e la sensibilità che emerge dalla sua mistica, lo stile peculiare dai tratti estremamente moderni, possono agevolare il dialogo ecumenico, tenendo conto che si tratta di un Santo molto stimato anche dalla Chiesa Apostolica Armena.

Al termine del dibattito, i Consultori teologi si sono unanimemente espressi con voto affermativo, ravvisando i requisiti necessari per la concessione a San Gregorio di Narek del Titolo di “Dottore della Chiesa Universale”.

 

Sessione Plenaria

Si riunì il 17 febbraio 2015. L’Em.mo Ponente, dopo aver fatto cenno alle petizioni giunte al Santo Padre in favore del dottorato, tratteggiò il profilo biografico di San Gregorio di Narek, nel contesto dell’influsso della fede cristiana nella storia dell’Armenia.

Successivamente, richiamando l’opera teologica del Santo Armeno, ne mise in rilievo l’originalità dell’eminens doctrina. Egli fu il difensore e teologo dell’efficacia soprannaturale dei sacramenti. Dinanzi ai Thondrakiani, che pretendevano di risalire alle origini del cristianesimo rinnegando gerarchia, sacramenti, chiesa e liturgia, San Gregorio confermò l’efficacia dei sacramenti e il loro ruolo di trasmissione e di mediazione della Chiesa, riaffermando l’importanza della grazia divina e della vita interiore.

Riguardo alle sue posizioni dogmatiche, San Gregorio di Narek riservò un posto di primo piano alla Trinità, della quale vedeva un riflesso nell’anima umana e soprattutto un’analogia con le tre virtù teologali.

Una trattazione puntuale fu riservata dal Santo Armeno alla Panaghia, “Colei che non è altro che santità”, la “Tutta Santa”, esaltando “l’assoluta invulnerabilità della Santa Deipara nei confronti del peccato”, oltre al suo ruolo di Mediatrice, come “ponte tra Dio e l’uomo”.

Infine, un aspetto originale di San Gregorio di Narek, riguarda il campo della mistica, che non è un’esperienza di pura dimensione umana o di sola elevazione naturale dello spirito, ma un tocco di Dio, frutto di illuminazione superiore, che viene messa alla portata dell’uomo e che è direttamente collegata all’atto di fede, cioè all’accoglienza di assoluta fiducia, di totale abbandono con cui l’uomo si apre alla manifestazione di Dio nella sua vita, la cui esperienza porta fino all’unione trasformante e beatificante.

Trattandosi di un Santo stimato sia dalla Chiesa Cattolica Armena che da quella Apostolica Armena, la sua proclamazione a Dottore della Chiesa universale avrebbe un’importanza ecumenica e sarebbe un prezioso riconoscimento alla Chiesa armena della fedeltà al Vangelo e della sua difesa martiriale della tradizione cristiana. Arricchirebbe, inoltre, il panorama dei Dottori dell’Oriente cristiano, tenendo conto che l’ultimo autore a essere proclamato Dottore della Chiesa è stato Efrem Siro († 373), dichiarato nel 1920 da Papa Benedetto XV. Infine, sarebbe anche un importante apprezzamento dell’originalità e della ricchezza del patrimonio teologico, liturgico e mistico dell’Oriente cristiano, che apporterebbe un prezioso contributo ad ampliare ulteriormente gli orizzonti del pensiero cattolico occidentale e aprirlo ancora di più all’essenziale dimensione spirituale della vocazione cristiana.

Al termine della Relazione, l’Em.mo Ponente concluse riconoscendo che in San Gregorio di Narek sono presenti tutte le condizioni per il dottorato. Gli Em.mi ed Ecc.mi Padri, pertanto, risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.