Jeanne Émilie de Villeneuve

Jeanne Émilie de Villeneuve

(1811-1854)

Beatificazione:

- 05 luglio 2009

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 17 maggio 2015

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 2 ottobre

Religiosa, fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione di Castres, ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore

  • Biografia
  • Omelia
  • Omelia di Beatificazione
  • Lettera Apostolica
"È molto importante che le Suore non mostrino mai, nei confronti delle penitenti, né impazienza, né disgusto della loro compagnia, né disprezzo per le loro persone. Le tratteranno sempre, al contrario, con una dolcezza e un affetto tutti santi"

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    La Beata Giovanna Emilia de Villeneuve nacque in Francia, a Tolosa, il 9 marzo 1811, terza figlia del conte Jean Baptiste M. Louis de Villeneuve, ex ufficiale di marina, e di Jeanne Gabrielle Rosalie d’Avessens. Fu battezzata l’11 marzo nella parrocchia di S. Stefano a Tolosa. I primi anni della sua infanzia Emilia li trascorse in questa città, ma col deterioramento della salute della madre tutta la famiglia si stabilì definitivamente nel castello di Hauterive, presso Castres.

    Emilia cresce in un ambiente cristiano: fede profonda, forte senso del dovere e della responsabilità, apertura ai bisogni degli altri le sono inculcati fin dai primi anni. La formazione datale dalla madre, l’attività del padre, che dirige il lavoro agricolo della tenuta e una piccola industria manifatturiera, la vicinanza di Hauterive a Castres, in cui l’industria comincia a svilupparsi con i conseguenti disagi di povertà, tutto concorre ad aprire il suo animo alla futura attività: venire in aiuto alle povertà materiali e spirituali che potrà raggiun­gere.

    Con la morte della madre, nel 1825, si accentuò nella giovane Emilia l’atteggiamento di serietà e di riservatezza che le erano propri. L’anno successivo, nella Parrocchia di Hauterive, Emilia si accostò per la prima volta alla Mensa Eucaristica. La difficoltà di provvedere all’educazione dei figli costrinse il padre ad affidarli alla nonna paterna residente a Tolosa. La morte inaspettata della sorella Ottavia incise ulteriormente sul suo animo riflessivo e l’orientò verso un’esperienza cristiana più intensa.

    La sua aspirazione era per la vita religiosa: la Compagnia delle Suore di S. Vincenzo, le loro missioni in terre lontane, la loro carità e povertà l’attiravano, ma la famiglia ne contrastava la realizzazione. Solo nel 1836, per strade ben diverse da quelle sognate, la Provvi­denza darà consistenza al suo profondo desiderio di consacrazione totale a Dio e ai fratelli.

    La sua Missione, per il momento, sarà la sua città.

    Ottenuto il permesso del padre, la Beata trovò un locale adatto ad un’opera che intendeva iniziare a favore di bambine e ragazze povere. Con due compagne, l’8 dicembre 1836 Emilia ricevette l’abito religioso e il nome nuovo di Sr Maria. Pronunciando i voti di religione, specificò la sua scelta di impegnare tutte le sue energie per la salvezza delle anime più povere e pose la nuova Congregazione sotto la protezione dell’Immacolata. Il 19 marzo 1837, aprì il primo laboratorio.

    Nel 1840 il parroco di Saïx richiese la presenza delle suore per la sua parrocchia: vi faranno scuola, visiteranno e cureranno gli ammalati. È la prima fondazione fuori Castres. Dopo alcune siste­mazioni provvisorie, la Fondatrice mise mano alla costruzione della Casa Madre. Tra le nuove fondazioni due opere occuparono princi­palmente la Beata: le Missioni e il Rifugio.

    Il progetto di fondazione in terre di missione, iniziato per corrispondenza nel 1842 con i Missionari del Cuore di Maria, diventò realtà nel dicembre 1847, quando 4 suore si imbarcarono per il Senegal con il Padre Bessieux e alcuni missionari; l’anno seguente, con la partenza di un secondo gruppo per Libreville (Gabon), l’opera mise radici nel continente africano.

    L’aspirazione di Emilia di lavorare per la salvez­za delle anime più povere e bisognose si concretizzò il 22 luglio 1846, quando la Beata aprì a Castres il primo Rifugio. Durante il Capitolo Generale, il 6 settembre, chiese ed ottenne, non senza difficoltà, di essere sostituita nel suo incarico di Superiora Generale. Accettò, tuttavia, di restare nel Consiglio con il compito di Assistente Generale e di Maestra delle novizie.

    Alla fine di agosto del 1854 l’epidemia di colera, che già ser­peg­giava in Francia, fece la sua prima apparizione a Castres. La Beata la fronteggiò con le armi della preghiera e della carità. Si recò in pellegrinaggio a Pibrac, per domandare a S. Germana la prote­zione della città e del Convento; con la stessa intenzione, fece espor­re nella cappella della Casa Madre le reliquie di S. Flaviana e inviò le suore in città e nei dintorni a curare le persone contagiate dal morbo.

    Il 27 settembre la Beata fu colpita dai primi sintomi del male che la porterà alla tomba il 2 ottobre seguente. Sarà lei l’ultima vittima del morbo a Castres. Le esequie solenni ebbero luogo nella parrocchia di S. Giacomo a Castres. Le sue spoglie furono inumate nel giardino del Convento presso la Grotta da lei fatta erigere in onore della Vergine del Perpetuo Soccorso.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Il 18 di agosto 1947, durante il Capitolo Generale, la Superiora Generale, Madre Germaine Sapène, comunicò la decisione del Consiglio di introdurre la Causa di Beatificazione della Madre Fondatrice, Giovanna Emilia de Villeneuve. Poiché la Causa era iniziata dopo 94 anni della morte della Serva di Dio, veniva considerata come “causa storica”. L’apertura del Processo Diocesano ebbe luogo il 25 agosto 1948.

    Il 20 novembre 1948 fu realizzata l’esumazione del suo corpo. L’inumazione delle ossa della Serva di Dio sarà compiuta il 18 agosto 1949. Le sessioni del Tribunale Diocesano terminarono nel febbraio del 1950 e, nel seguente mese, gli atti del Processo furono consegnati a Roma.

    Con decreto del 30 novembre 1990 la Congregazione delle Cause dei Santi ne riconobbe la validità giuridica. Il 18 dicembre ebbe luogo il Congresso dei Consultori teologi e il 4 giugno 1991 si svolse la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi. Il 6 luglio 1991 il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II riconobbe l’eroicità delle sue virtù.

    Nel mese di febbraio del 1995, una giovane africana, ricoverata in ospedale a Barcellona, Spagna, fu guarita da una peritonite acuta per l’intercessione della Serva di Dio. L’Inchiesta diocesana ebbe inizio presso la Curia Arcivescovile di Barcellona il 27 marzo 2003 e si concluse il 29 ottobre del 2003. Il 4 febbraio 2005 la Congregazione delle Cause dei Santi ne promulgò il decreto di validità.

    Nella Consulta Medica della Congregazione, che ebbe luogo il 16 febbraio 2006, i membri all’unanimità riconobbero l’inspie­gabilità scientifica di detta guarigione. Il 13 giugno 2006 si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, cui fece seguito un altro il 26 gennaio 2007 per ulteriori approfondimenti. Il 5 ottobre 2007 ebbe luogo la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi.

    Il decreto sul miracolo è stato promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 17 dicembre 2007.

    Fu beatificata dal Santo Padre Benedetto XVI il 5 luglio 2009.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    In vista della Canonizzazione, il 13 settembre 2011 si è costituito il Tribunale Diocesano a Petrolina, Pernambuco, Brasile, per l’inda­gine su un presunto miracolo: la guarigione, attribuita alla Beata, è avvenuta a favore di una bambina che aveva subito una folgorazione.

    L’Inchiesta diocesana super miro, ebbe luogo nella Diocesi di Petrolina dal 13 settembre 2011 al 12 giugno 2012.

    Nella Consulta Medica, che si è tenuta il 6 marzo 2014, i Periti si espressero all’unanimità circa la diagnosi di “arresto cardio-respi­ratorio prolungato da elettrocuzione” e ritennero soprattutto l’assenza di postumi neurologici non spiegabile dal punto di vista scientifico.

    Il 25 settembre 2014 si è svolto il Congresso dei Consultori Teologi che, all’unanimità, hanno valutato la guarigione della bambina come un miracolo compiuto per l’intercessione della Beata Giovanna Emilia de Villeneuve.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo il 6 dicembre 2014.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DELLE BEATE:
- GIOVANNA EMILIA DE VILLENEUVE
- MARIA CRISTINA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE BRANDO
- MARIA ALFONSINA DANIL GHATTAS
- MARIA DI GESÙ CROCIFISSO BAOUARDY

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
 VII Domenica di Pasqua, 17 maggio 2015

 

Gli Atti degli Apostoli ci hanno presentato la Chiesa nascente nel momento in cui elegge colui che Dio ha chiamato a prendere il posto di Giuda nel collegio degli Apostoli. Non si tratta di assumere una carica, ma un servizio. E infatti Mattia, sul quale cade la scelta, riceve una missione che Pietro definisce così: «Bisogna che […] uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione» - della risurrezione di Cristo (At 1,21-22). Con queste parole egli riassume cosa significa far parte dei Dodici: significa essere testimone della risurrezione di Gesù. Il fatto che dica “insieme a noi” fa capire che la missione di annunciare Cristo risorto non è un compito individuale: è da vivere in modo comunitario, con il collegio apostolico e con la comunità. Gli Apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della Risurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa. La nostra fede è legata saldamente alla loro testimonianza come ad una catena ininterrotta dispiegata nel corso dei secoli non solo dai successori degli Apostoli, ma da generazioni e generazioni di cristiani. A imitazione degli Apostoli, infatti, ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua risurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l’oblio di Dio e lo smarrimento dell’uomo.

Perché questo si realizzi, bisogna rimanere in Cristo risorto e nel suo amore, come ci ha ricordato la Prima Lettera di Giovanni: «Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). Gesù lo aveva ripetuto con insistenza ai suoi discepoli: «Rimanete in me … Rimanete nel mio amore» (Gv 15,4.9). Questo è il segreto dei santi: dimorare in Cristo, uniti a Lui come i tralci alla vite, per portare molto frutto (cfr Gv 15,1-8). E questo frutto non è altro che l’amore. Questo amore risplende nella testimonianza di suor Giovanna Emilia de Villeneuve, che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore.

La relazione con Gesù Risorto è – per così dire - l’“atmosfera” in cui vive il cristiano e nella quale trova la forza di restare fedele al Vangelo, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni. “Rimanere nell’amore”: questo ha fatto anche suor Maria Cristina Brando. Ella fu completamente conquistata dall’amore ardente per il Signore; e dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico.

Un aspetto essenziale della testimonianza da rendere al Signore risorto è l’unità tra di noi, suoi discepoli, ad immagine di quella che sussiste tra Lui e il Padre. E’ risuonata anche oggi nel Vangelo la preghiera di Gesù nella vigilia della Passione: «Siano una sola cosa, come noi» (Gv 17,11). Da questo amore eterno tra il Padre e il Figlio, che si effonde in noi per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), prendono forza la nostra missione e la nostra comunione fraterna; da esso scaturisce sempre nuovamente la gioia di seguire il Signore nella via della sua povertà, della sua verginità e della sua obbedienza; e quello stesso amore chiama a coltivare la preghiera contemplativa. Lo ha sperimentato in modo eminente suor Maria Baouardy che, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza, frutto del dialogo continuo con lo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano. Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità. Ella ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro.

Rimanere in Dio e nel suo amore, per annunciare con la parola e con la vita la risurrezione di Gesù, testimoniando l’unità fra di noi e la carità verso tutti. Questo hanno fatto le quattro Sante oggi proclamate. Il loro luminoso esempio interpella anche la nostra vita cristiana: come io sono testimone di Cristo risorto? E’ una domanda che dobbiamo farci. Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di “seminare” in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?

Tornando oggi a casa, portiamo con noi la gioia di quest’incontro con il Signore risorto; coltiviamo nel cuore l’impegno a dimorare nell’amore di Dio, rimanendo uniti a Lui e tra di noi, e seguendo le orme di queste quattro donne, modelli di santità, che la Chiesa ci invita ad imitare.

 

   1. Jeanne Emilie de Villeneuve – comunemente chiamata Emilie – nacque a Tolosa il 9 marzo 1811, terza figlia dei conti di Villeneuve. Per questioni di salute della mamma, la famiglia si trasferì nella sua tenuta di Hauterive, presso Castres, residenza estiva. Morta la mamma nel 1825, la famiglia ritornò a Toulouse. Emilie se ne stava in disparte. Emilie, era una ragazza riservata, schiva, riflessiva, lontana dalla vita mondana e con una istintiva ripulsa all’ostentazione propria dei giovani. La prima comunione la fece a 15 anni. Morta la sorella Octavie nel 1828 e sposatasi la primogenita Léontine nel 1829, Emilie rimase sola col Padre, che nel frattempo era diventato sindaco di Castres.

    Il ritorno a Hauterive la fa diventare di fatto la donna di casa per la cura e l’educazione del fratello più piccolo. Era anche molto attiva nell’aiuto ai parroci del posto e nella carità verso i bisognosi.

    La sua grande riservatezza e il suo temperamento calmo e metodico celavano in realtà la ricerca di autenticità, che poi sfociò nella scelta della vita religiosa. Vincendo la resistenza paterna, Emilie, l’8 dicembre 1836, a venticinque anni, con altre due compagne, vestì l’abito blu del nuovo Istituto, posto sotto la protezione dell’Immacolata Concezione e dedito al servizio dei bisognosi. Emilie prese il nome religioso di Suor Marie e poté dedicarsi come fondatrice e superiora al consolidamento dell’Istituto delle Suore di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione di Castres.

    La sua scelta è eroica: passa dalla ferma sicurezza delle mura protettive del castello alla precarietà di un alloggio povero e inospitale. Nel piccolo laboratorio per cucito le religiose accolgono una trentina di ragazze. L’opera prospera e si amplia fino ad ospitare un buon numero di bambine e giovani interne. A ciò si aggiunge anche la mensa dei carcerati. L’incontro con il Padre Libermann, fondatore di sacerdoti consacrati alle missioni lontane, aprì a Suor Marie l’orizzonte missionario. Le prime quattro suore partirono per il Senegal nel dicembre del 1847. Il loro apostolato poi si allargherà al Gabon e alla Guinea inglese. Gli inizi non sono facili, soprattutto per le malattie. In un solo anno ben diciotto suore muoiono per la malaria. Ma l’entusiasmo missionario non viene meno. Nel 1853 erano già 24 le suore in Africa, distribuite in quattro case. Per la Madre non c’era una missione più alta di quella di far conoscere Gesù, di farlo amare da anime che mai avrebbero avuto questa felicità.

    Intanto si aprono nuove fondazioni in altre città francesi e la Congregazione viene approvata definitivamente dalla Santa Sede il 30 dicembre 1852.

    Nel 1853 Suor Marie decise di dimettersi da Superiora Generale, volendo anch’ella esercitare l’obbedienza. Morì improvvisamente, vittima di una epidemia di febbre miliare, il 2 ottobre 1854.

    Diede alla Congregazione il quarto voto: lavorare per la salvezza delle anime e dedicarsi alla santificazione del prossimo.

    L’apostolato dell’Istituto è rivolto alle classi povere e bisognose delle zone scristianizzate, dopo la furia della rivoluzione francese. In concreto l’Istituto si indirizza ai poveri che mancano del necessario per una vita decente; ai bambini e agli adulti senza istruzione e ignoranti della religione; ai carcerati; alle popolazioni lontane non cristiane.

    Un’opera che stava particolarmente a cuore a Madre Émilie è la costruzione del “Rifugio ” per l’accoglienza delle giovani vittime dell’immoralità, alle quali offrire un aiuto ad uscire dal vizio e a reinserirsi nella società. Si dice che quando giungeva una nuova “ ospite ” il suono di una campana particolare avvertiva la madre, che sospendeva immediatamente l’attività del momento, per accogliere la giovane.

 

    2. Lo stemma nobiliare della famiglia de Villeneuve aveva una spada su sfondo rosso sormontata da una corona e la scritta: Sicut sol emicat ensis (“ come il sole brilla la spada ”). La vita della nostra Beata ha fatto brillare come il sole non la forza della spada, ma la carità del cuore di Dio. Difatti, il motto diMadre Émilie e della sua Congregazione è “Dio solo ”. Non mire umane, ma solo pensieri divini.

    Suor Sylvia Azais, Superiora Generale dal 1921 al 1936, testimonia: «Elle voit Dieu seul en tout, elle sert Dieu seul, elle cherche Dieu seul, elle veut Dieu seul, elle recourt à Dieu seul, elle ne cherche de bonheur, de consolation, de récompense qu’en Dieu seul ».

    Era amante fedelissima della Chiesa e, in un’epoca ancora pervasa di gallicanismo, non aveva nessun ritegno ad affermare: « Je suis ultramontaine ».

    Sin dall’inizio della fondazione ella adotta per la comunità la lettura quotidiana della sacra Scrittura. È dal Vangelo che apprende la dignità del povero. È studiando la vita di Gesù che lo Spirito del divino Maestro si fa strada nel suo cuore.

    Figlia amorosa della Santa Madre Chiesa, sceglie per la sua congregazione le grandi devozioni cattoliche: amore all’Eucaristia, al Sacro Cuore, all’Immacolata. Soleva ripetere: « Jetezvous dans le coeur de Jésus et n’en sortez plus ».

    La devozione mariana è testimoniata dalla data d’inizio della sua Congregazione, 8 dicembre; dal suo nuovo nome da religiosa, Suor Marie ; dal nome della nuova congregazione, Suore di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione.

    Una caratteristica della sua santità era la percezione del valore delle piccole cose fatte per amor di Dio: ad esempio, camminare con posatezza, parlare con dolcezza e gravità, non alzare la voce, non far rumore, chiudere bene le porte, amare la pulizia dell’abito, l’ordine del proprio letto, la puntualità, il risparmio dei ritagli di carta o dei pezzi di filo.35 Si industriava per ridare il sorriso e la gioia alle consorelle. In ogni caso, non voleva che fossero distratte dai giochi. Proibiva i giochi con gli animali. C’erano in comunità solo dei gatti. Amava molto la povertà, che considerava il più bell’ornamento di una consacrata.

 

    3. L’eredità della Madre continua nelle Suore della sua Congregazione. È anzitutto una eredità di santità, un invito costante alla propria perfezione e santificazione. È anche una eredità di entusiasmo apostolico nel servizio ai più poveri e ai più deboli della società, nell’educazione dei piccoli, nel sostegno agli immigrati, nell’impegno missionario fuori della Francia. La Madre insegna l’amore alla vita virtuosa, fatta di fede, speranza e carità.

    L’eroicità delle sue virtù fu riconosciuta dal Santo Padre Giovanni Paolo II con decreto del 6 luglio 1991. Quasi a ricompensare lo spirito missionario della Madre, il miracolo richiesto per la beatificazione riguarda la guarigione, avvenuta nel 1995, di una giovane africana musulmana, Binta Diaby, della Sierra Leone. Si tratta di una ragazza ripudiata dalla famiglia perché incinta. Disperata, tenta il suicidio con l’ingenstione di soda caustica, che causa una devastante distruzione di organi e di tessuti. È in fase terminale, quando alcune Suore, venute a conoscenza del caso, iniziano una novena alla “Bonne Mère ”. Segue una inaspettata, decisa e rapida guarigione.

    È il segno dal cielo che Suor Marie intercede presso il Signore a favore dei bisognosi.

 

 

Cardinale Angelo Amato S.d.B.

Prefetto

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

BENEDICTUS  XVI

ad perpetuam rei memoriam

 

    «Et hoc mandatum habemus ab eo ut, qui diligit Deum, diligat et fratrem suum» (1 Io 4, 21).

 

    Venerabilis Dei Serva Ioanna Aemilia de Villeneuve sua in vita amoris mandatum induit, Iesu in pauperibus pupillisque inserviens. Sic usque ab inita institutione religiosa, voluit ut hoc inceptum miserrimis iuvandis destinaretur, secundum Evangelii praeceptum.

    Die IX mensis Martii anno MDCCCXI Tolosae in Francogallia ex antiqua nobilique familia orta est. Ex maternis curis fidem pietatemque recepit. Probo perducta spiritali moderatore, cui fidelis per totam vitam fuit, religiosam vocationem elegit et die VIII mensis Decembris anno MDCCCXXXVI, una cum duabus sociis religiosum vestimentum induit. Ex illo die suum nomen fuit «Soror Maria». Sic Congregatio Im­maculatae Conceptionis orta est. Spiritale eius filiarum propositum fuit vitam apostolicam activam agere: die XIX mensis Martii anno MDCCCXXXVII officinam vestibus conficiendis pro pupillis pauperi­busque puellis condidit. Continuo post Congregationis opus auctum est eique captivorum cura est demandata. Undeviginti vitae religiosae annis Venerabilis Dei Serva quindecim domos, quarum quattuor in Africa, condidit. Omnia haec incepta vitaeque agendae sororum ratio ex conditricis ingenio sunt efformata. Adversus corporis, spiritus, in­tellectus paupertatem pugna apud eam praecipuum obtinuit locum. Soror Maria inde ab Instituti ortu alimentis, se convertit medicamentis carentibus, iuvenibus institutionis expertibus, a iustitia adultis libertate spoliatis, gentilibus gentibus quae corporis spiritusque adiumentis indigebant.

    Humillime vixit, licet Conditrix esset, Congregationis moderamen reliquit, ut soror esset una de ceteris, quae novicias institueret. E vita die II mensis Octobris anno MDCCCLIV cessit, cholera tres post morbi dies correpta.

    Eius propter auctam famam sanctitatis apud Dei populum, Albiensis Episcopus in Francogallia Processum Informativum Ordina­rium anno MCMXLVIII incohavit. Anno MCMLXV Decretum super scriptis foras emisit Congregatio de Causis Sanctorum. Historici Consultores primum die X mensis Decembris anno MCMXC favens suffragium tulerunt, sic Patres Cardinales Episcopique in Congregatione Ordinaria die IV mensis Iunii anno MCMXCI coadunati edixerunt Venerabilem Dei Servam virtutes heroum in modum exercuisse. Deces­sor Noster Venerabilis Dei Servus Ioannes Paulus II die VI mensis Iunii anno MCMXCI declaravit eam cardinales, theologales eisque adnexas virtutes heroicas egisse atque Congregationi de Causis Sanctorum concessit ut congruum decretum evulgaret.

    Omnibus iure statutis absolutis rebus, Nos Ipsi sivimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum super miro die XVII mensis Decembris anno MMVII ederet. Statuimus igitur ut beatificationis ritus die V mensis Iulii anno MMIX in urbe quae est Castres celebraretur.

    Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Angelus Amato, Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum Venerabilem Dei Servam Ioannam Aemiliam de Villeneuve adscribimus:

    Nos, vota Fratris Nostri Petri Mariae Carré, Archiepiscopi Albien­sis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Vene­rabilis Serva Dei Ioanna Aemilia de Villeneuve, virgo, Fundatrix Congregationis Nostrae Dominae ab Immaculata Conceptione «de Castres», quae pauperibus curandis et Regno Dei diffundendo vitam suam devovit, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die tertia mensis Octobris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac valida fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die V mensis Iulii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Tharcisius Card. Bertone

Secretarius  Status

 

Loco   Sigilli

In Secret. Status tab., n. 94.818