Josef Freinademetz

Josef Freinademetz

(1852-1908)

Beatificazione:

- 19 ottobre 1975

- Papa  Paolo VI

Canonizzazione:

- 05 ottobre 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 28 gennaio

Presbitero, della Società del Verbo Divino, si adoperò instancabilmente per l’evangelizzazione della Cina

  • Biografia
  • Omelia
  • parlare con amore
  • omelia di beatificazione
"Non considero la vita missionaria come un sacrificio che offro a Dio, ma come la più grande grazia che Dio avrebbe mai potuto darmi"

 

Josef Freinademetz nacque il 15 aprile del 1852 a Oies, un piccolo villaggio di cinque case nelle alpi dolomitiche del nord Italia, nell'Alto Adige. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita e dalla sua famiglia imparò una fede semplice, però allo stesso tempo forte.

Già durante gli studi di teologia nel Seminario Maggiore di Bressanone incominciò a pensare seriamente alle missioni estere come possibilità per la sua vita. Ordinato sacerdote il 25 luglio del 1875 fu destinato alla comunità di San Martino di Badia, molto vicino alla sua casa natale, dove ben presto si guadagnò la stima e l'affetto della gente. In tutto questo tempo però non abbandonò la sua inquietudine per le missioni. Dopo solo due anni dalla sua ordinazione si mise in contatto con il Padre Arnoldo Janssen, fondatore di una congregazione missionaria che poco tempo dopo sarebbe diventata ufficialmente la «Società del Verbo Divino».

Con il permesso del suo Vescovo, Giuseppe entrò nella casa missionaria di Steyl nell'agosto del 1878. Ricevette la croce missionaria il 2 marzo 1879 e insieme ad un altro missionario verbita, il Padre Giovanni Battista Anzer, partì per la Cina. Cinque settimane più tardi sbarcavano a Hong Kong dove rimasero per due anni preparandosi alla missione a loro assegnata che si trovava nello Shantung del Sud, una provincia cinese con 12 milioni di abitanti e con solo 158 battezzati.

Furono anni duri, segnati da viaggi lunghi e difficili, assalti di briganti e un lavoro arduo per formare le prime comunità cristiane. Appena riusciva a costituire una comunità che potesse camminare da sola, arrivava l'ordine del Vescovo di lasciare tutto e ricominciare in un altro luogo.

Giuseppe ben presto comprese l'importanza dei laici come catechisti per la prima evangelizzazione. Alla loro formazione dedicò molti sforzi e per loro preparò un manuale catechistico in lingua cinese. Allo stesso tempo insieme al confratello Anzer, che nel frattempo era diventato Vescovo, si impegnò nella preparazione spirituale e formazione permanente dei sacerdoti cinesi e degli altri missionari. Tutta la sua vita fu segnata dallo sforzo di farsi cinese tra i cinesi, tanto da scrivere ai suoi familiari: «Io amo la Cina e i cinesi; voglio morire in mezzo a loro, e tra loro essere sepolto».

Nel 1898 il continuo lavoro e le molte privazioni presentarono il conto. Ammalato alla laringe e con un principio di tisi, dietro insistenza del Vescovo e dei confratelli, dovette trascorrere un periodo in Giappone nella speranza di ricuperare la salute. Ritornò in Cina rimesso un pò in forze, ma non guarito.

Quando nel 1907 il Vescovo dovette fare un viaggio in Europa, Padre Freinademetz dovette assumere l'amministrazione della diocesi. Durante questo periodo scoppiò un'epidemia di tifo. Giuseppe, come buon pastore, prestò la sua instancabile assistenza, fino a quando lui stesso si ammalò. Ritornò immediatamente a Taikia, sede della diocesi, dove morì il 28 gennaio 1908. Venne sepolto sotto la dodicesima stazione della Via Crucis e la sua tomba presto divenne punto di riferimento e pellegrinaggio dei cristiani.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 3 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 5 ottobre 2003

 

1. "Predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Con queste parole il Risorto, prima dell’Ascensione, affidò agli Apostoli l’universale mandato missionario. Subito dopo, li assicurò che in tale impegnativa missione avrebbero potuto contare sulla sua costante assistenza (cfr Mc 16,20).

Queste stesse parole sono risuonate, in modo eloquente, nell’odierna solenne celebrazione. Esse costituiscono il messaggio che ci rinnovano questi tre nuovi Santi: Daniele Comboni, Vescovo, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia; Arnold Janssen, presbitero, fondatore della Società del Verbo Divino, della Congregazione delle Suore Missionarie Serve dello Spirito e della Congregazione delle Suore Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua; Josef Freinademetz, presbitero, della Società del Verbo Divino.

La loro esistenza mette in evidenza che l'annuncio del Vangelo "costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità" (Redemptoris missio, 2).

L’evangelizzazione, insegnano questi nuovi Santi, oltre a interventi di promozione umana, talora persino rischiosi come testimonia l’esperienza di tanti missionari, comporta sempre un esplicito annuncio di Cristo. Questo è l’esempio e questa è l’eredità preziosa che i tre Santi, elevati oggi alla gloria degli altari, lasciano specialmente alle loro famiglie religiose. Primo compito degli Istituti missionari è la missione ad gentes, da non posporre a nessun altro impegno, pur necessario, di carattere sociale e umanitario.

2. "Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore". Il Salmo responsoriale, che poc’anzi abbiamo cantato, sottolinea l’urgenza della missione ad gentes anche in questi nostri tempi. Sono necessari evangelizzatori dall’entusiasmo e dalla passione apostolica del Vescovo Daniele Comboni, apostolo di Cristo tra gli africani. Egli impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere Cristo in Africa, continente che amava profondamente.

Come non volgere, anche quest’oggi, lo sguardo con affetto e preoccupazione a quelle care popolazioni? Terra ricca di risorse umane e spirituali, l’Africa continua ad essere segnata da tante difficoltà e problemi. Possa la Comunità internazionale aiutarla attivamente a costruire un futuro di speranza. Affido questo mio appello all’intercessione di san Daniele Comboni, insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero.

3. „Völker wandern zu deinem Licht" (Jes 60, 3). Das prophetische Bild des neuen Jerusalems, läßt über allen Völkern das göttliche Licht erstrahlen. Es beleuchtet gut das Leben und das unermüdliche Apostolat des heiligen Arnold Janssen. Sein priesterliches Wirken war erfüllt vom Eifer, das Wort Gottes zu verbreiten. Dazu setzte er auch die neuen Kommunikationsmittel, besonders die Pressearbeit, ein.

Trotz vieler Hindernisse verlor er nicht den Mut. Gerne sagte er: „Die Verkündigung der Frohen Botschaft ist das erste und höchste Werk der Nächstenliebe". Vom Himmel aus hilft er nun seiner Ordensfamilie, auf seinen Spuren treu weiterzugehen und die bleibende Gültigkeit des Evangelisierungsauftrags der Kirche zu bezeugen.

4. „Sie aber zogen aus und predigten überall" (Mk 16, 20). So beschließt der Evangelist Markus sein Evangelium. Dann fügt er hinzu, daß der Herr nicht aufhörte, das Wirken der Apostel mit der Macht seiner Zeichen zu begleiten. Diesen Worten Jesu entspricht das glaubenserfüllte Zeugnis des heiligen Josef Freinademetz„Missionar zu sein betrachte ich nicht als ein Opfer, das ich Gott bringe, sondern als die größte Gnade, die Gott mir geschenkt hat." Mit einer Zähigkeit, die für Menschen aus den Bergen typisch ist, hat dieser hochherzige „Zeuge der Liebe" sich selbst der chinesischen Bevölkerung in Süd-Shantung zum Geschenk gemacht. Aus Liebe und in Liebe nahm er die Lebensbedingungen dieser Menschen an. Dabei folgte er dem Rat, den er selbst seinen Missionaren gab: „Die Missionsarbeit ist umsonst, wenn man nicht liebt und nicht geliebt wird." Als Vorbild einer evangeliumsgemäßen Inkulturationahmte dieser Heilige Jesus nach, der die Menschen rettete, indem er ganz und gar ihr Leben teilte.

Traduzione italiana delle parti pronunciate in lingua tedesca:

3. "Cammineranno i popoli alla tua luce" (Is 60,3). L’immagine profetica della nuova Gerusalemme, che diffonde la luce divina su tutti i popoli, illustra bene la vita e l'instancabile apostolato di sant'Arnold Janssen. La sua attività sacerdotale fu piena di zelo nel diffondere la Parola di Dio utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione di massa, specialmente la stampa.

Non si perse d’animo dinanzi agli ostacoli. Amava ripetere: "L'annuncio della Buona Novella è la prima e principale espressione dell'amore del prossimo". Dal Cielo ora egli aiuta la sua Famiglia religiosa a proseguire fedelmente nel solco da lui tracciato, che testimonia la permanente validità della missione evangelizzatrice della Chiesa.

4. "Allora essi partirono e predicarono dappertutto" (Mc 16,20). Così l’evangelista Marco conclude il suo Vangelo. Aggiunge poi che il Signore non cessa di accompagnare l’attività degli apostoli con la potenza dei suoi prodigi. A queste parole di Gesù fanno eco quelle piene di fede di san Josef Freinademetz: "Non considero la vita missionaria come un sacrificio che offro a Dio, ma come la più grande grazia che Dio avrebbe mai potuto darmi". Con la tenacia tipica della gente di montagna, questo generoso "testimone dell’amore" fece dono di se stesso alle popolazioni cinesi dello Shandong meridionale. Abbracciò per amore e con amore le loro condizioni di vita, secondo il consiglio che egli stesso dava ai suoi missionari: "Il lavoro missionario è vano se non si ama e non si è amati". Modello esemplare di inculturazione evangelica, questo Santo imitò Gesù, che ha salvato gli uomini condividendone fino in fondo l’esistenza.

5. "Andate in tutto il mondo". I tre Santi, che con gioia oggi onoriamo, ricordano la vocazione missionaria di ogni battezzato. Ogni cristiano è inviato in missione, ma per essere autentici testimoni di Cristo occorre tendere costantemente alla santità (cfr Redemptoris missio, 90).

Accogliamo, carissimi Fratelli e Sorelle, quest’invito che ci viene dall’odierna suggestiva celebrazione. Ci illumini dal Cielo la Regina dei Santi, Stella della nuova evangelizzazione. A Lei ci rivolgiamo con fiducia specialmente in questo mese di ottobre, dedicato al Rosario e alle missioni. Maria Santissima, Regina delle missioni, prega per noi!

Padre Freinademetz seppe scoprire e amare profondamente la grandezza della cultura del popolo al quale era stato inviato.

Dedicò la sua vita ad annunciare il vangelo, messaggio dell'amore di Dio per l'umanità, e a incarnare questo amore nella comunione delle comunità cristiane cinesi. Animò queste comunità ad aprirsi alla solidarietà con il resto del popolo cinese.

Entusiasmò molti cinesi affinché si facessero missionari tra la propria gente, come catechisti, religiosi, religiose e sacerdoti.

Tutta la sua vita fu espressione di quello che era un suo slogan: «La lingua che tutti comprendono è l'amore».

SOLENNE RITO DI BEATIFICAZIONE DI QUATTRO SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI

19 ottobre 1975

     

Venerabili Fratelli, Figlie e Figli carissimi,

grande è la vostra e la nostra gioia per la beatificazione di quattro nuovi eroi, umili e grandi, della fede: Monsignor Charles-Joseph-Eugène de Mazenod; P. Arnoldo Janssen; P. Giuseppe Freinademetz; Maria Theresia Ledóchowska!

I

Questa nuova, splendente tappa dell'Anno Santo avviene intenzionalmente nella Giornata Missionaria Mondiale. E questa circostanza è sottolineata qui, oggi, in modo particolare, dalla presenza di numerosi Vescovi missionari, che hanno speso tutta la vita a servizio della Chiesa, e di 400 catechisti dei Paesi di missione. Tutti li salutiamo con specialissimo affetto. Oggi la Chiesa è tutta unita in preghiera e in fervore di generosità per la causa missionaria. È l'occasione annuale in cui essa, Popolo di Dio in cammino, riflette su la sua fisionomia essenziale e la sua missione costitutiva. È la parola di Gesù, che così la definisce e così la vuole: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi » (Io. 20-21). «Andate e ammaestrate tutte le nazioni» (Matth. 28, 19). Il Concilio Vaticano II ha ribadito, nel Decreto su l'attività missionaria, che «la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria» (Ad Gentes, 2); ed ha proseguito tracciando una mirabile ed ampia sintesi teologica, che inquadra la missione nel piano salvifico del Padre: essa parte «dall'amore nella sua fonte» (Ibid.), si realizza nell'invio del Figlio Unigenito, con cui Dio «entra in maniera nuova e definitiva nella storia umana» (Ibid. 3), e si prolunga nella effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, il quale in tutti i tempi infonde «nel cuore dei fedeli quello spirito missionario, da cui era stato spinto Gesù stesso» (Ibid. 4). Come inviata da Cristo, la Chiesa continua nel tempo e nello spazio questo suo fondamentale dovere, che essa non potrebbe sminuire o alterare senza tradire la propria costitutiva natura, la propria originaria vocazione.

II

Ecco, Fratelli e Figli, l'ideale missionario che oggi fa vibrare i nostri cuori; ed è proprio questo ideale ciò che unifica e rende simili le pur tanto diverse figure dei quattro nuovi Beati, che in questo giorno la Chiesa propone al culto e all'imitazione dei suoi figli. Ne ricordiamo brevemente le caratteristiche essenziali nelle lingue proprie di ognuno di essi.

1) Nous dirons d'abord aux Fils du Père de Mazenod, aux membres de sa famille, à ses compatriotes d'Aix-en-Provence, aux diocésains de Marseille, à tous les pèlerins venus pour le fêter: soyez très fiers, exultez de joie! C'était un passionné de Jésus-Christ et un inconditionnel de l'Eglise! Aux lendemains de la Révolution française, la Providence allait en faire un pionnier du renouveau pastoral. Dès son retour à Aix, après son ordination, l'Abbé de Mazenod est saisi par les urgences du diocèse: les jeunes, le menu peuple, les marginaux, les populations rurales. II se veut le prêtre des pauvres et gagne des compagnons à son idéal. C'est le début d'une petite société: les Missionnaires de Provence qui deviendront les Oblats de Marie Immaculée. Nommé Vicaire général puis Evêque de Marseille, Mgr de Mazenod donne sa pleine mesure.

Il bâtit des Eglises, crée de nouvelles paroisses, veille avec vigueur et tendresse à la vie de ses prêtres, multiplie les visites pastorales et les prédications percutantes, souvent en langue provençale, développe l'instruction catéchétique et les oeuvres de jeunesse, fait appel aux congrégations enseignantes et hospitalières, défend les droits de l'Eglise et du Siège de Pierre. A partir de mille huit cent quarante et un, les Oblats de Marie embarquent vers les cinq continents et vont jusqu'au bout des terres habitées. Notre Prédécesseur Pie XI dira d'eux: «Les Oblats, voilà les spécialistes des Missions difficiles!». Et le Père de Mazenod voulait qu'ils soient de parfaits religieux! Ce Pasteur et ce Fondateur, témoin authentique de l'Esprit Saint - comme l'a si bien dit Mgr l'Archevêque de Marseille dans son Bulletin diocésain -, lance à tous les baptisés, à tous les apôtres d'aujourd'hui un rappel capital: laissez-vous envahir par le feu de la Pentecôte et vous connaîtrez l'enthousiasme missionnaire!

2) Im neuen deutschen Seligen P. Arnold Janssen ehrt die Kirche einen unermüdlichen Apostel der Frohbotschaft Jesu Christi, den Gründer der Steyler Missionare und der Steyler Missions- und Anbetungsschwestern. Sein tiefgläubiges Leben und Wirken galt vor allem der getreuen Verwirklichung des Missionsauftrages Christi: «Gehet hin in alle Welt und predigt das Evangelium allen Geschöpfen» (Marc. 16, 15). Das große Missionswerk, das der selige Stifter Arnold Janssen fast ohne menschliche Mittel aufbaute, ist die kostbare Frucht seines persönlichen apostolischen Einsatzes und seines unerschütterlichen Vertrauens in Gottes Willen und Vorsehung. Er war ein Mann des unablässigen Gebetes und ein Eiferer des Gebetsapostolates. In besonderer Weise verehrte er das Heiligste Herz Jesu, das Göttliche Wort und den Heiligen Geist. Durch die Förderung der Exerzitienbewegung und die Gründung eines intensiven Presseapostolates leistete P. Janssen einen bedeutsamen Beitrag zur Erneuerung des religiösen Lebens in der Heimat. Seine segensreichen Ordensgründungen weiteten schließlich den Horizont seines fruchtbaren seelsorglichen Wirkens zu den Dimensionen eines weltweiten Missionsapostolates. Daß seine Seligsprechung jetzt im 100. Gründungsjahr der Gesellschaft des Göttlichen Wortes zusammen mit der des Dieners Gottes P. Joseph Freinademetz vollzogen wird, ist eine gnädige Fügung Gottes.

3) Dieser zweite selige Steyler Glaubenspionier aus Südtirol, dem Gebiet der ladinischen Sprache südlich der Dolomiten, das damals sowohl staatlich wie kirchlich zu Österreich und heute zum italienischen Territorium Alto Adige gehört, war der erste Missionar seiner Ordensgemeinschaft im großen chinesischen Volk, dem unsere besondere Liebe und Sorge gilt. Er ist den Chinesen ein Chinese geworden, um sie für Christus zu gewinnen. Das hohe Ideal des christlichen Missionars, das zur Gründung der Steyler Missionsinstitute geführt hatte, fand somit schon gleich zu Anfang im seligen P. Joseph Freinademetz eine erste Verwirklichung. Er ist Vorbild und Fürsprecher aller jener, die in fernen Ländern unter vielerlei Gefahren, von denen der heilige Paulus im zweiten Korintherbrief spricht (2 Cor. 11, 22-33), den Glauben verkünden. E salutiamo, in questa occasione, con cordialissimo affetto, i numerosi pellegrini di Bolzano-Bressanone, che, con le forti e fedeli popolazioni dell'Alto Adige, giubilano per l'elevazione agli Altari del loro condiocesano, eroico esempio di generosità assoluta Verso Dio che chiama.

4) Unter den wegen ihres missionarischen Wirkens von uns am heutigen Weltmissionssenntag seliggesprochenen Glaubenszeugen fehlt auch nicht ein leuchtendes Beispiel für die Mitwirkung der Frau im Missionsauftrag der Kirche. Es ist die ehrwürdige Dienerin Gottes Maria Theresia Ledóchowska. Sie stammte aus einem Adelsgeschlecht polnischen Ursprungs, wie es ihr Name anzeigt, jedoch österreichischer Nationalität in Salzburg; sie ist die Nichte des Kardinals Ledóchowski, die Schwester des späteren Generaloberen der Gesellschaft Jesu, des so geschätzten P. Wladimir Ledóchowski, wie auch die Schwester einer anderen auserlesenen Seele, Ursula, der Gründerin der Schwestern vom Heiligsten Herzen Jesu in der Todesangst (die hier in Rom in Primavalle gut bekannt sind). Die neue Selige, Maria Theresia Ledóchowska, vernahm den dringlichen Aufruf von Kardinal Lavigerie für Afrika und stellte ihre hervorragenden Fähigkeiten hochherzig in den Dienst der Kirche und des Missionsapostolates. Sie gründete die Petrus-Claver-Sodalität für die afrikanischen Missionen, die heutigen «Missionsschwestern vom hl. Petrus Claver», deren Ziel es ist, die apostolische Tätigkeit der Missionare in Afrika durch Gebet, Almosen, religiöse Schriften und sonstige erforderliche Hilfen tatkräftig zu unterstützen. Die selige Maria Theresia Ledochowska förderte den Missionsgedanken insbesondere auch durch Vorträge, Abhandlungen und die Verbreitung von Zeitschriften, die noch heute erscheinen. Sie war aus dem Geist des Evangeliums und der christlichen Nächstenliebe auf vorzügliche Weise eine Pionierin der modernen Forderung nach Alphabetisation.

III

La ristrettezza del tempo ci impedisce di soffermarci più a lungo, come pur vorremmo, sullo specifico messaggio che ciascuna di queste grandi figure propone a noi, uomini del nostro tempo. Tuttavia non tralasciamo di cogliere un triplice invito, che da tutte e quattro insieme ci viene, come un unico concerto di voci.

a) Anzitutto l'invito a sentire e a vedere negli uomini il nostro fratello, che con noi e come noi vive, ama, spera, piange; ad aiutarlo ad elevarsi, a raggiungere la pienezza del suo sviluppo umano, sociale, culturale, spirituale. Tutto questo non certo soltanto per una sia pure legittima simpatia, per un affiatamento, per una, diciamo così, «compassione» che nasca da motivi soltanto naturali, ma prima e soprattutto dalla luce della Rivelazione, che ci indica, misteriosamente presente e nascosto nel volto dei fratelli, specialmente se sofferenti, il volto stesso di Cristo (Cfr. Matth. 25, 31-46).

b) Ci viene poi l'invito a cogliere i segni dei tempi per testimoniare e rendere sempre attuale la presenza della Chiesa nel mondo, in tutti quei modi che ci vengono offerti sia dalle circostanze del kairòs (redimentes tempus, «profittando del tempo» - Eph. 5, 16), sia dalle inclinazioni del genio proprio di ciascuno. I nuovi Beati ci danno infatti l'immagine di persone non certo ripiegate su se stesse in sterili narcisismi o nella soluzione di problemi o pseudo-problemi individuali, ma che si sono messe a lavorare sul serio, e sodo, per il Regno di Dio, dove e come e quando hanno intuito le enormi possibilità di rendersi utili. Ed essi insegnano a tanti spiriti inquieti o malcontenti o demoralizzati a spendersi per gli altri con più fatti e forse con meno parole, perché gli operai della vigna sono attesi a tutte le ore (Cfr. Matth. 20, l-16).

c) In terzo luogo, essi ci invitano a prendere sempre maggiore coscienza che «nella situazione attuale, in cui va profilandosi una nuova condizione per l'umanità - usiamo ancora le parole del Concilio - la Chiesa, che è sale della terra e luce del mondo, è chiamata in maniera più urgente a salvare e a rinnovare ogni creatura, affinché tutte le cose siano instaurate in Cristo e gli uomini in Lui costituiscano una sola famiglia e un solo Popolo di Dio» (Ad Gentes, 1). L'alimento insostituibile di quest'opera di suprema importanza è: la fede; l'amore; la preghiera, nel cuore di valorosi Missionari.

¿Qué fuerza misteriosa impulsó a los nuevos Beatos a seguir el ideal misionero? Una fe sin límites en Dios, que se traduce en un apasionado amor a Cristo. Fe y amor que se despliegan en un desbordante deseo de difundir entre los hombres el mensaje de salvación. Al exaltar hoy gozosos el ejemplo de santidad de los nuevos Beatos, pidamos también su ayuda e intercesión para cuantos, movidos por estos mismos ideales, dedican sus vidas a la evangelización del mundo.

Prayer has been, finally, the secret force of the astonishing fruitfulness of action of these souls. Prayer has sustained them in difficulties and enabled them to perform works that surpass human strength. And their example teaches all the apostles-today and for ever-that the interior life is, and remains, «the soul of every apostolate». This is the secret and prerequisite of the missionary influence at all levels of the Church in the world. As these new Beati-so different and yet so similar-show us the way to follow, may they also obtain God's help for us. We ask this of them, entrusting our intentions to the first-fruits of their intercession.