Józef Bilczewski

Józef Bilczewski

(1860-1923)

Beatificazione:

- 26 giugno 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 23 ottobre 2005

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 20 marzo

Vescovo di Leopoli, con grande ardore di carità si adoperò per l’edificazione dei costumi e la formazione dottrinale del clero e del popolo di rito latino e, in tempo di guerra, sovvenne con ogni mezzo e premura alle necessità dei poveri e dei bisognosi

  • Biografia
  • Omelia
  • l'eredità
  • omelia di beatificazione
"Sacrificarsi totalmente per la santa Chiesa"

 

Józef Bilczewski nacque il 26 aprile 1860 a Wilamowice, presso Kęty, nell’odierna diocesi di BielskoŻywiec, già diocesi di Cracovia.

Ultimata la scuola elementare a Wilamowice e a Kęty, egli frequentò il ginnasio a Wadowice dove nel 1880 ottenne il diploma di maturità. Il 6 luglio 1884 venne ordinato sacerdote a Cracovia dal Cardinale Albino Dunajewski. Nel 1886 conseguì il dottorato in teologia all’Università di Vienna. Dopo ulteriori studi a Roma e a Parigi, nel 1890 sostenne l’esame di abilitazione all’Università Jaghellonica di Cracovia.

Un anno dopo divenne professore di teologia dogmatica all’Università Giovanni Casimiro di Leopoli svolgendo anche, per un certo periodo, l’ufficio di decano della facoltà teologica e in seguito di rettore dell’Università stessa. Come professore fu molto apprezzato dagli studenti e godeva nello stesso tempo la stima e l’amicizia dei suoi colleghi professori dell’Università. Si dedicava molto al lavoro scientifico e acquistò, nonostante l’età relativamente giovane, la fama di autorevole scienziato.

Le sue capacità straordinarie d’intelletto e di cuore furono notate dall’Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, che presentò Mons. Giuseppe Bilczewski al Santo Padre come candidato alla sede metropolitana vacante di Leopoli. Il Santo Padre Leone XIII accolse positivamente la proposta dell’Imperatore e il 17 dicembre 1900 nominò il quarantenne Mons. Giuseppe Bilczewski Arcivescovo di Leopoli di rito latino.

La complessa situazione sociale, economica, etnica e religiosa rese impegnativa la cura della grande diocesi e richiese al Pastore una grande forza morale, una grande fiducia in Dio, una fede rinvigorita dal continuo contatto con Dio.

L’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski si distinse per la grande bontà di cuore, la comprensione, l’umiltà, la pietà, la laboriosità e lo zelo pastorale che scaturivano dal suo immenso amore per Dio e per il prossimo.

Prendendo possesso dell’Arcidiocesi di Leopoli indicò, molto chiaramente, il suo programma pastorale che racchiuse nelle parole « sacrificarsi totalmente per la santa Chiesa ». Egli indicava, tra le altre cose, la necessità dello sviluppo del culto al Santissimo Sacramento e il frequente accostarsi alla Santa Comunione.

Durante i 23 anni del suo servizio pastorale, ha cambiato il volto dell’Arcidiocesi di Leopoli. Solo la morte, avvenuta il 20 marzo 1923, ha messo fine alla sua vasta e lungimirante azione pastorale.

Alla morte si era preparato, e l’accolse con pace e sottomissione, come segno della volontà di Dio, considerata da lui, sempre, come santa.

Lasciò questo mondo godendo fama universale di santità. Secondo la sua volontà fu sepolto nel cimitero di Janów, chiamato il cimitero dei poveri, a Leopoli, desiderando riposare tra coloro per i quali era sempre stato padre e protettore.

CAPPELLA PAPALE PER LA CONCLUSIONE 
DELL’XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI,
DELL'ANNO DELL'EUCARISTIA
 E PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

JÓZEF BILCZEWSKI; 
GAETANO CATANOSO; 
ZYGMUNT GORAZDOWSKI; 
ALBERTO HURTADO CRUCHAGA; 
FELICE DA NICOSIA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Giornata Missionaria Mondiale
Domenica, 23 ottobre 2005

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
Cari fratelli e sorelle!

In questa XXX Domenica del tempo ordinario, la nostra Celebrazione eucaristica si arricchisce di diversi motivi di ringraziamento e di supplica a Dio. Si concludono contemporaneamente l’Anno dell’Eucaristia e l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata proprio al mistero eucaristico nella vita e nella missione della Chiesa, mentre sono stati da poco proclamati santi cinque Beati: il Vescovo Józef Bilczewski, i presbiteri Gaetano Catanoso, Zygmunt Gorazdowski e Alberto Hurtado Cruchaga, e il religioso Cappuccino Felice da Nicosia. Inoltre, ricorre quest’oggi la Giornata Missionaria Mondiale, appuntamento annuale che risveglia nella Comunità ecclesiale lo slancio per la missione. Con gioia rivolgo il mio saluto a tutti i presenti, ai Padri Sinodali in primo luogo, e poi ai pellegrini venuti da varie nazioni, insieme con i loro Pastori, per festeggiare i nuovi Santi. L’odierna liturgia ci invita a contemplare l’Eucaristia come fonte di santità e nutrimento spirituale per la nostra missione nel mondo: questo sommo "dono e mistero" ci manifesta e comunica la pienezza dell’amore di Dio.

La Parola del Signore, risuonata poc’anzi nel Vangelo, ci ha ricordato che nell’amore si riassume tutta la legge divina. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo racchiude i due aspetti di un unico dinamismo del cuore e della vita. Gesù porta così a compimento la rivelazione antica, non aggiungendo un comandamento inedito, ma realizzando in se stesso e nella propria azione salvifica la sintesi vivente delle due grandi parole dell’antica Alleanza: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore…" e "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (cfr Dt 6,5; Lv 19,18). Nell’Eucaristia noi contempliamo il Sacramento di questa sintesi vivente della legge: Cristo ci consegna in se stesso la piena realizzazione dell’amore per Dio e dell’amore per i fratelli. E questo suo amore Egli ci comunica quando ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Può allora realizzarsi in noi quanto san Paolo scrive ai Tessalonicesi nell’odierna seconda Lettura: "Vi siete convertiti, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero" (1 Ts 1,9). Questa conversione è il principio del cammino di santità che il cristiano è chiamato a realizzare nella propria esistenza. Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare. Quanto provvidenziale, in questa prospettiva, è il fatto che oggi la Chiesa additi a tutti i suoi membri cinque nuovi Santi che, nutriti di Cristo Pane vivo, si sono convertiti all’amore e ad esso hanno improntato l’intera loro esistenza! In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi "così da diventare modello a tutti i credenti" (1 Ts 1,6-7).

Święty Józef Bilczewski był człowiekiem modlitwy. Msza św., Liturgia Godzin, medytacja, różaniec i inne praktyki religijne wyznaczały rytm jego dni. Szczególnie wiele czasu poświęcał adoracji eucharystycznej.

Również święty Zygmunt Gorazdowski zasłynął swoją pobożnością opartą o sprawowanie i adorację Eucharystii. Przeżywanie Ofiary Chrystusa prowadziło go ku chorym, biednym i potrzebującym.

[Il santo Józef Bilczewski fu un uomo di preghiera. La Santa Messa, la Liturgia delle Ore, la meditazione, il rosario e le altre pratiche di pietà scandivano le sue giornate. Un tempo particolarmente lungo era dedicato all’adorazione eucaristica.

Anche il santo Zygmunt Gorazdowski è diventato famoso per la devozione fondata sulla celebrazione e sull’adorazione dell’Eucaristia. Il vivere l’offerta di Cristo l’ha spinto verso i malati, i poveri e i bisognosi.]

Глибоке знання Богослов’я, віри та євхаристійної набожності Йосифа Більчевського вчинили так, що він став прикладом для священиків і свідком віри для всіх християн.

Зигмунд Гораздовський, засновуючи Асоціяцію священиків, Конгрегацію Сестер Св. Йосифа та ряд інших харитативних організацій, керувався завжди духом сопричастя, який міститься в Пресвятій Євхаристії.

[La profonda conoscenza della teologia, la fede e la devozione eucaristica di Józef Bilczeski hanno fatto di lui un esempio per i sacerdoti e un testimone per tutti i fedeli.

Zygmunt Gorazdowski, fondando l’Associazione dei sacerdoti, la Congregazione delle Suore di San Giuseppe e tante altre istituzioni caritative, si è sempre lasciato guidare dallo spirito di comunione, che pienamente si rivela nell’Eucaristia.]

"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22, 37 e 39). Questo sarebbe stato il programma di vita di san Alberto Hurtado, che volle identificarsi con il Signore e amare con il suo stesso amore i poveri. La formazione ricevuta nella Compagnia di Gesù, consolidata dalla preghiera e dall'adorazione dell'Eucaristia, lo portò a farsi conquistare da Cristo, poiché era un vero contemplativo nell'azione. Nell'amore e nel dono totale di sé alla volontà di Dio trovò la forza per l'apostolato. Fondò El Hogar de Cristo per i più bisognosi e i senzatetto, offrendo loro un ambiente familiare pieno di calore umano. Nel suo ministero sacerdotale si distinse per la sua semplicità e la sua disponibilità verso gli altri, essendo un'immagine viva del Maestro, "mite e umile di cuore". Alla fine dei suoi giorni, tra i forti dolori causati dalla malattia, ebbe ancora forze per ripetere:  "Contento, Signore, contento", esprimendo così la gioia con la quale visse sempre.

San Gaetano Catanoso fu cultore ed apostolo del Volto Santo di Cristo. "Il Volto Santo - affermava - è la mia vita. È lui la mia forza". Con una felice intuizione egli coniugò questa devozione alla pietà eucaristica. Così si esprimeva:  "Se vogliamo adorare il Volto reale di Gesù... noi lo troviamo nella divina Eucaristia, ove col Corpo e Sangue di Gesù Cristo si nasconde sotto il bianco velo dell'Ostia il Volto di Nostro Signore". La Messa quotidiana e la frequente adorazione del Sacramento dell'altare furono l'anima del suo sacerdozio:  con ardente ed instancabile carità pastorale egli si dedicò alla predicazione, alla catechesi, al ministero delle Confessioni, ai poveri, ai malati, alla cura delle vocazioni sacerdotali. Alle Suore Veroniche del Volto Santo, che egli fondò, trasmise lo spirito di carità, di umiltà e di sacrificio, che ha animato l'intera sua esistenza.

San Felice da Nicosia amava ripetere in tutte le circostanze, gioiose o tristi: "Sia per l’amor di Dio". Possiamo così ben comprendere quanto fosse intensa e concreta in lui l’esperienza dell’amore di Dio rivelato agli uomini in Cristo. Questo umile Frate Cappuccino, illustre figlio della terra di Sicilia, austero e penitente, fedele alle più genuine espressioni della tradizione francescana, fu gradualmente plasmato e trasformato dall’amore di Dio, vissuto e attualizzato nell’amore del prossimo. Fra Felice ci aiuta a scoprire il valore delle piccole cose che impreziosiscono la vita, e ci insegna a cogliere il senso della famiglia e del servizio ai fratelli, mostrandoci che la gioia vera e duratura, alla quale anela il cuore di ogni essere umano, è frutto dell’amore.

Cari e venerati Padri Sinodali, per tre settimane abbiamo vissuto insieme un clima di rinnovato fervore eucaristico. Vorrei ora, con voi ed a nome dell'intero Episcopato, inviare un fraterno saluto ai Vescovi della Chiesa in Cina. Con viva pena abbiamo sentito la mancanza dei loro rappresentanti. Voglio tuttavia assicurare a tutti i Presuli cinesi che siamo vicini con la preghiera a loro e ai loro sacerdoti e fedeli. Il sofferto cammino delle comunità, affidate alla loro cura pastorale, è presente nel nostro cuore: esso non rimarrà senza frutto, perché è una partecipazione al Mistero pasquale, a gloria del Padre. I lavori sinodali ci hanno permesso di approfondire gli aspetti salienti di questo mistero dato alla Chiesa fin dall’inizio. La contemplazione dell’Eucaristia deve spingere tutti i membri della Chiesa, in primo luogo i sacerdoti, ministri dell’Eucaristia, a ravvivare il loro impegno di fedeltà. Sul mistero eucaristico, celebrato e adorato, si fonda il celibato che i presbiteri hanno ricevuto quale dono prezioso e segno dell’amore indiviso verso Dio e il prossimo. Anche per i laici la spiritualità eucaristica deve essere l’interiore motore di ogni attività e nessuna dicotomia è ammissibile tra la fede e la vita nella loro missione di animazione cristiana del mondo. Mentre si conclude l’Anno dell’Eucaristia, come non rendere grazie a Dio per i tanti doni concessi alla Chiesa in questo tempo? E come non riprendere l’invito dell’amato Papa Giovanni Paolo II a "ripartire da Cristo"? Come i discepoli di Emmaus che, riscaldati nel cuore dalla parola del Risorto e illuminati dalla sua viva presenza riconosciuta nello spezzare il pane, senza indugio fecero ritorno a Gerusalemme e diventarono annunciatori della risurrezione di Cristo, anche noi riprendiamo il nostro cammino animati dal vivo desiderio di testimoniare il mistero di questo amore che dà speranza al mondo.

In questa prospettiva eucaristica ben si colloca l’odierna Giornata Missionaria Mondiale, alla quale il venerato Servo di Dio Giovanni Paolo II aveva dato come tema di riflessione: "Missione: Pane spezzato per la vita del mondo". La Comunità ecclesiale quando celebra l’Eucaristia, specialmente nel giorno del Signore, prende sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è "per tutti" (Mt26,28) e l’Eucaristia spinge il cristiano ad essere "pane spezzato" per gli altri, a impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Ancor oggi, di fronte alle folle, Cristo continua ad esortare i suoi discepoli: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14,16) e, in suo nome, i missionari annunciano e testimoniano il Vangelo, talvolta anche con il sacrifico della vita. Cari amici, dobbiamo tutti ripartire dall’Eucaristia. Ci aiuti Maria, Donna eucaristica, ad esserne innamorati; ci aiuti a "rimanere" nell’amore di Cristo, per essere da Lui intimamente rinnovati. Docile all’azione dello Spirito e attenta alle necessità degli uomini, la Chiesa sarà allora sempre più faro di luce, di vera gioia e di speranza, realizzando appieno la sua missione di "segno e strumento di unità dell’intero genere umano" (Lumen gentium, 1).

 

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Una forma particolare dell’azione pastorale dell’Arcivescovo Bilczewski furono le lettere pastorali e gli appelli indirizzati ai sacerdoti e ai fedeli dell’Arcidiocesi. Trattava in essi i problemi della fede e della morale del tempo, nonché le questioni più attuali in campo sociale. Spiegava in essi i temi del culto all’Eucaristia e al Sacro Cuore di Gesù, la pratica della Confessione e l’importanza dell’educazione religiosa e morale dei bambini e dei giovani, nella famiglia e nella scuola. Insegnava l’amore per la Chiesa e il Santo Padre. Si preoccupava, soprattutto, di coltivare numerose e sante vocazioni sacerdotali. Vedeva il sacerdote, prima di tutto, maestro della fede e strumento di Cristo, un padre sia per i ricchi che per i poveri. Impersonando Cristo sulla terra, doveva essere ministro dei sacramenti. Per questo tutto il suo cuore doveva essere dedicato alla celebrazione dell’Eucaristia, per poter nutrire il popolo di Dio col Corpo di Cristo.

Esortava, spesso, i sacerdoti all’adorazione del Santissimo Sacramento. Nella lettera pastorale dedicata al culto dell’Eucaristia, invitava i sacerdoti a partecipare alle Associazioni sacerdotali: Associazione dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento e Associazione dell’aiuto alle Chiese cattoliche povere il cui scopo era rinvigorire lo zelo dei sacerdoti stessi. Dedicò anche molta cura alla preparazione dei bambini alla piena partecipazione alla Santa Messa, desiderando che ogni catechesi conducesse i bambini e i giovani all’Eucaristia. L’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski promosse la costruzione di chiese e cappelle, scuole e asili, sviluppò l’insegnamento per far crescere l’istruzione nei fedeli. Aiutava spiritualmente e materialmente le opere più significative che nascevano nella sua Arcidiocesi. La sua vita santa, colma di preghiera, di lavoro e di opere di misericordia fece sì che godesse di grande apprezzamento e rispetto da parte di tutte le confessioni, i riti e le nazionalità presenti in Arcidiocesi. Nel periodo del suo lavoro pastorale non sorsero conflitti nazionalistici o religiosi. Fu un propugnatore dell’unità, della concordia e della pace. Nelle questioni sociali stava sempre dalla parte del popolo e dei poveri. Insegnava che il fondamento della vita sociale deve essere la giustizia perfezionata dall’amore cristiano. Durante la prima guerra mondiale, quando gli animi erano invasi da odio e da disprezzo, indicava alla gente l’amore infinito di Dio, capace di perdono di ogni sorta di peccato e di offesa. Ricordava la necessità di osservare i comandamenti di Dio e, in particolare quello dell’amore fraterno. Sensibile alle questioni sociali riguardanti la famiglia e la gioventù proponeva con coraggio la soluzione dei problemi in base ai comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo.

Grazie all’impegno dell’Arcidiocesi di Leopoli fu istruito il processo di beatificazione e di canonizzazione. La prima tappa venne conclusa il 17 dicembre 1997 con la dichiarazione dell’eroicità delle virtù dell’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II. Nel mese di giugno 2001 è stato riconosciuto, dalla Congregazione delle Cause dei Santi, come miracoloso, il fatto della rapida, duratura e inspiegabile «quoad modum» guarigione di Marcin Gawlik, ragazzo di 9 anni, da ustioni molto gravi, ottenuta da Dio per l’intercessione dell’Arcivescovo Bilczewski. Si apriva in tal modo la via per la beatificazione, che ebbe luogo il 26 giugno 2001, nella stessa Leopoli, durante la visita apostolica in Ucraina del Santo Padre Giovanni Paolo II.

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RITO LATINO E BEATIFICAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Lviv, Ucraina - Martedì, 26 giugno 2001

 

1. "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5).

Il brano del Vangelo, appena proclamato, presenta il primo intervento di Maria nella vita pubblica di Gesù e pone in risalto la sua cooperazione alla missione del Figlio. A Cana, nel corso di un convito nuziale a cui prendono parte Maria, Gesù e i suoi discepoli, viene a mancare il vino. Manifestando la sua fede nel Figlio e venendo in soccorso ai due giovani sposi in difficoltà, Maria sollecita il Salvatore a provvedere compiendo il primo miracolo.

"Che ho da fare con te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Gv 2,4), le risponde Gesù. Di fronte a queste parole Maria non si scoraggia e rivolta ai servi dice: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5). Ella rinnova la sua fiducia nel Figlio e vede premiata col miracolo la sua intercessione.

L'episodio evangelico ci invita quest'oggi a contemplare Maria quale "Aiuto dei cristiani" in ogni necessità. Sarebbe istruttivo ripercorrere le vicende del popolo fedele per riconoscervi i segni della protezione materna di Maria, sempre sollecita del bene dei suoi figli. Potremmo raccogliere tante testimonianze degli interventi di Maria a salvaguardia dei singoli e della comunità. Ma le testimonianze più belle le possiamo raccogliere nella vita dei vostri santi.

Fermiamo oggi il nostro sguardo su due figli di questa Terra, che dalla devozione alla Vergine Santissima trassero stimolo per un cammino di perfezione, oggi solennemente riconosciuto. Essi sono l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e il sacerdote Zygmunt Gorazdowski. Ambedue nutrirono un profondo amore per la Madre del Signore. La loro vita ed il loro servizio pastorale furono una continua risposta al suo invito: "Fate quello che vi dirà". Eroicamente obbedienti agli insegnamenti del Signore, percorsero la via stretta della santità. Entrambi vissero qui a Leopoli, quasi negli stessi anni. Insieme vengono oggi iscritti nell'albo dei Beati.

2. Nel loro ricordo, mi è gradito salutare tutti voi qui presenti. Saluto, in modo speciale, i Signori Cardinali Marian Jaworski e Lubomyr Husar, i Vescovi della Conferenza Episcopale Ucraina e quelli del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina. Saluto pure voi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e quanti siete attivamente impegnati nelle varie attività pastorali. Un saluto affettuoso ai giovani, alle famiglie, agli ammalati e all'intera Comunità qui idealmente adunata per accogliere il messaggio spirituale dei nuovi Beati.

Sono lieto che l'Arcidiocesi di Leopoli ottenga un secondo Arcivescovo beato. Dopo Jakub Strzemi", che guidò questo popolo negli anni 1391-1409 e fu beatificato nel 1790, viene oggi elevato alla gloria degli altari un altro Pastore di quest'Arcidiocesi, Giuseppe Bilczewski. Non è questa una testimonianza della continuità della fede di questo popolo e della benedizione di Dio, che gli manda Pastori degni della loro vocazione? Come non ringraziare Dio per questo dono concesso alla Chiesa di leopoli?

Dall'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski riceviamo l'invito a vivere con generosità l'amore di Dio e del prossimo. Fu questa la regola suprema della sua vita. Sin dai primi anni di sacerdozio, egli coltivò un'ardente passione per la Verità rivelata, che lo condusse a fare della ricerca teologica una via originale per tradurre in comportamenti concreti il comandamento dell'amore verso Dio. Nella vita sacerdotale, come nelle varie importanti mansioni ricoperte presso l'Università "Giovanni Casimiro" di Leopoli, egli seppe sempre testimoniare, insieme con l'amore per Dio, anche un grande amore per il prossimo. Nutrì una particolare attenzione ai poveri e coltivò rapporti rispettosi e cordiali sia verso i colleghi, sia verso gli studenti, che lo ricambiarono sempre con grande stima ed affetto.

La nomina ad Arcivescovo gli offrì l'occasione per dilatare a dismisura i confini della sua carità. Nel periodo particolarmente difficile del primo conflitto mondiale, il nuovo Beato apparve come l'icona vivente del Buon Pastore, pronto ad incoraggiare e sostenere i suoi fedeli con parole ispirate e piene di benevolenza. Venne in soccorso dei bisognosi, verso i quali nutrì una predilezione tale, da voler rimanere con loro anche dopo la sua morte, decidendo di essere sepolto nel cimitero di Janow in Leopoli, che accoglieva le spoglie mortali dei diseredati. Servo buono e fedele del Signore, animato da profonda spiritualità e incessante carità, fu amato e stimato da tutti i suoi concittadini, senza distinzione di confessioni, rito o nazionalità.

Oggi la sua testimonianza brilla dinanzi a noi come incoraggiamento e stimolo, perché anche la nostra azione apostolica, alimentata da profonda preghiera e da tenera devozione alla Vergine, sia tutta dedita alla gloria di Dio e al servizio della santa Madre Chiesa per il bene delle anime.

3. Questa beatificazione costituisce anche per me un motivo particolare di gioia. Il beato Giuseppe Bilczewski rimane nella linea della mia successione apostolica. Infatti egli consacrò l'Arcivescovo Boleslao Twardowski, il quale a sua volta ordinò vescovo Eugenio Baziak, dalle cui mani ho ricevuto l'ordinazione vescovile. Oggi, dunque, anch'io ricevo un nuovo, particolare patrono. Ringrazio Dio per questo mirabile dono.

C'è anche un altro particolare che non può essere trascurato in questa occasione. Il beato Arcivescovo Bilczewski fu consacrato dal Cardinale Giovanni Puzyna, Vescovo di Cracovia. Gli erano al fianco come con-consacranti il beato Giuseppe Sebastiano Pelczar, Vescovo di PrzemyÑl, e il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, Arcivescovo greco-cattolico. Non fu questo un evento stupendo? In quella circostanza lo Spirito Santo fece incontrare tre grandi Pastori, di cui due sono proclamati beati e il terzo, a Dio piacendo, lo sarà. Davvero meritava questa terra di vederli insieme nell'atto solenne della creazione di un successore degli Apostoli. Meritava di vederli uniti. Questa loro unione resta come segno ed una chiamata per i fedeli dei rispettivi greggi, che dal loro esempio sono invitati a costruire la comunione insidiata dal ricordo delle vicende storiche e dai pregiudizi sorti dal nazionalismo.

Oggi, mentre rendiamo lode a Dio per l'invitta fedeltà al Vangelo di questi suoi Servi, avvertiamo l'intima spinta a riconoscere le infedeltà evangeliche in cui sono incorsi non pochi cristiani di radice sia polacca che ucraina, residenti in questi luoghi. E' tempo di prendere le distanze dal doloroso passato. I cristiani delle due Nazioni devono camminare insieme nel nome dell'unico Cristo, verso l'unico Padre, guidate dallo stesso Spirito Santo, fonte e principio di unità. Il perdono offerto e ricevuto si diffonda come balsamo benefico nel cuore di ciascuno. La purificazione della memoria storica disponga tutti a far prevalere quanto unisce su quanto divide, per costruire insieme un futuro di reciproco rispetto, di fraterna collaborazione e di autentica solidarietà. Oggi l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e i suoi compagni Pelczar e Sheptytskyj vi esortano: siate uniti!

4. Durante gli anni dell'episcopato di Mons. Bilczewski, visse in Leopoli l'ultima parte della sua esistenza terrena anche don Zygmunt Gorazdowski, autentica perla del clero latino di questa Arcidiocesi. La sua straordinaria carità lo portò a dedicarsi senza sosta ai poveri, nonostante le sue precarie condizioni di salute. La figura del giovane sacerdote che, dimentico del grave pericolo di contagio, si aggirava tra gli ammalati di Wojnilow e ricomponeva personalmente i corpi dei morti di colera, è rimasta nella memoria dei contemporanei come vivente testimonianza dell'amore misericordioso del Salvatore.

Ebbe una passione ardente per il Vangelo che lo portò a farsi presente nelle scuole, nel campo dell'editoria e in varie iniziative catechetiche, soprattutto nei confronti dei giovani. La sua azione apostolica era poi convalidata da un impegno caritativo che non conosceva soste. Nel ricordo dei fedeli di Leopoli egli rimane come il "padre dei poveri" e il "sacerdote dei senzatetto". La sua creatività e la sua dedizione in questo ambito quasi non ebbero confini. Come Segretario dell'"Istituto dei poveri cristiani", fu presente dovunque si levasse il grido angosciato della gente, a cui cercò di rispondere, proprio qui a Leopoli, con numerose istituzioni caritative.

Riconosciuto alla sua morte come "un vero religioso, anche se privo di voti speciali", per la sua piena fedeltà a Cristo povero, casto ed obbediente, egli resta per tutti un testimone privilegiato della divina misericordia. Testimone egli è, in particolare, per voi, care Suore di San Giuseppe, che cercate di seguirlo fedelmente nel diffondere l'amore per Cristo e per i fratelli mediante opere educative e assistenziali. Dal beato Zygmunt Gorazdowski voi avete appreso ad alimentare l'attività apostolica con un'intensa vita di preghiera. Il mio augurio è che possiate, come lui, conciliare l'azione con la contemplazione, nutrendo la vostra pietà con un'ardente devozione alla Passione di Cristo, un tenero amore per la Vergine Immacolata e una venerazione tutta speciale per San Giuseppe, del quale don Zygmunt cercava di imitare la fede, l'umiltà, la prudenza ed il coraggio.

5. L'esempio dei beati Giuseppe Bilczewski e Zygmunt Gorazdowski sia di sprone per voi, cari sacerdotireligiosi e religioseseminaristicatechisti e studenti di teologia. A voi penso in maniera tutta speciale in questo momento e vi invito a raccogliere la lezione spirituale e apostolica di questi due Beati pastori della Chiesa. Imitateli! Voi, che in vario modo svolgete un servizio speciale al Vangelo, dovete fare come loro il possibile perché, attraverso la vostra testimonianza, ciascun uomo, qualsiasi sia la sua età, origine, formazione, stato sociale, si senta amato da Dio nel profondo del cuore. E' questa la vostra missione.

Vostro impegno prioritario sia amare tutti ed essere disponibili per ciascuno, mai venendo meno alla vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Questa è una strada certo irta di difficoltà e di incomprensioni, che talora può comportare persino persecuzione.

Ne sono ben consapevoli i più anziani. Ci sono tra voi molti che, nella seconda metà del secolo scorso, hanno subito non poche sofferenze a causa della loro adesione a Cristo e alla Chiesa. Voglio rendere omaggio a tutti voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose che siete rimasti fedeli a questo Popolo di Dio. Ed a voi, che ora affiancate questi generosi operai del Vangelo cercando di portare avanti la loro missione, dico: non temete! Cristo non promette una vita facile, ma assicura sempre il suo aiuto.

6. Duc in altum! Prendi il largo, Chiesa di Leopoli dei Latini! Il Signore è con Te! Non temere di fronte alle difficoltà che anche oggi insidiano il tuo cammino. Con Cristo tu sarai vittoriosa. Scegli con coraggio la santità: lì è posta la premessa sicura della pace vera e del progresso duraturo.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi affido alla protezione di Maria Benevola Madre di Dio, che da secoli venerate nell'effige che avrò la gioia d'incoronare oggi. Sono lieto di potermi anch'io inchinare davanti a questa immagine che ricorda i voti del re Giovanni Casimiro. La "Graziosa Stella di Leopoli" vi sia di sostegno e vi porti la pienezza delle grazie.

Chiesa di Leopoli dei Latini, intercedano per te tutti i santi e le sante che hanno arricchito la tua storia. Ti proteggano in modo speciale i beati Arcivescovi Jakub Strzemi" e Giuseppe Bilczewski, con il Padre Zygmunt Gorazdowski. Avanza fiduciosa nel nome di Cristo Redentore dell'uomo! Amen.

Prima dell'incoronazione di Maria Benevola Madre di Dio, da secoli venerata a Leopoli, Giovanni Paolo II si è rivolto in lingua italiana ai fedeli presenti con queste parole:

Saluto cordialmente i Signori Cardinali, gli Arcivescovi ed i Vescovi qui convenuti da diversi paesi. Cari fratelli, vi ringrazio della vostra partecipazione a queste giornate che vedono la Chiesa Cattolica in Ucraina raccolta in preghiera attorno al Successore di Pietro. La vostra presenza è segno eloquente e prezioso della comunione e della solidarietà delle vostre Chiese locali con i figli della Chiesa cattolica che vivono in questa terra. Vi aspetto anche domani, per celebrare insieme Cristo Signore, seguito fedelmente come maestro e modello di santità dai martiri e beati della Chiesa greco-cattolica.

Successivamente il Papa ha pronunciato in lingua ucraina il saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Carissimi vi ringrazio cordialmente per la vostra gioiosa presenza all'odierna celebrazione.

La mia viva gratitudine si rivolge anche a tutta la città di Leopoli per l'accoglienza sincera e calorosa tributatami ieri, segno di grande ospitalità e di apertura di cuore.

Invito tutti voi alla importante beatificazione dei martiri che avrà luogo domani. Vi aspetto anche questo pomeriggio all'incontro con i giovani.

Sia lodato Gesù Cristo

Traduzione italiana del saluto in lingua russa:

Saluto i fedeli russi che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione. Carissimi, tornando a casa mantenete fisso lo sguardo su Cristo. Ascoltate la sua voce: Cristo vi chiama a testimoniarlo fedelmente nella vostra esistenza. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua bielorussa:

Rivolgo ora il mio saluto cordiale ai pellegrini di lingua bielorussa. Carissimi, imitate questi nuovi Beati nella fedeltà a Cristo e nell’impegno apostolico e missionario nella vita quotidiana. Portate nel vostro Paese e nelle vostre case il pensiero affettuoso e la benedizione del Papa per l’intero popolo bielorusso. Sia lodato Gesù Cristo!

Slovacco:

S láskou teraz pozdravujem tu prítomných veriacich zo Slovenska. Nech účast’ na tejto svätej omši vám dodá odvahy a sily svedčit’ o Kristovi. Prineste môi srdečný pozdrav do vašich spoločenstiev, ku ktorému pridávam moje osobitné apoštolské pozehnanie. Pochválený bud’ Jeziš Kristus!

Saluto ora con affetto i fedeli della Nazione slovacca qui presenti. La partecipazione a questa Santa Messa vi renda coraggiosi e forti nel testimoniare Cristo. Portate alle vostre Comunità il mio cordiale saluto, che avvaloro con una speciale Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Polacco:

Zanim zakończymy tę uroczystą liturgię nie mogę nie wspomnieć tu jeszcze dwóch sławnych postaci związanych z tą ziemią. Wpierw mam na myśli świętego Jana z Dukli, którego relikwie towarzyszą dziś naszemu spotkaniu. Ten duchowy syn św. Franciszka tu we Lwowie pełnił funkcję kustosza kustodii ruskiej, tu zasłynął jako wielki kaznodzieja i spowiednik, i tu dopełnił swojego życia. Dziś powrócił do tego miasta, aby po ponad pięciu wiekach cieszyć się owocami swojej świętości w sercach tego wiernego ludu.

Pragnę również wymienić tu wielką postać arcybiskupa ormiańskiego Józefa Teodorowicza. Ten wybitny teolog i duszpasterz, mąż stanu i Kościoła, z mądrością i oddaniem przewodził ormiańskiej wspólnocie w ciągu pierwszych dziesięcioleciach ubiegłego wieku. Wspominając go, pozdrawiam wszystkich wiernych Kościoła ormiańskiego, który od wieków jest obecny na ukraińskiej ziemi i ubogaca ją swą starożytną duchowością i kulturą. Pamięć ormiańskich męczenników i wyznawców niech Was umacnia w wierze, nadziei i miłości!

Za chwilę dokonam koronacji łaskami słynącego obrazu Matki Bożej Łaskawej Pani Lwowa. Niech Jej opieka stale towarzyszy temu miastu i całej Ukrainie.

Prima di chiudere questa solenne liturgia, non posso far a meno di ricordare qui ancora due famose figure unite con questa terra. Per primo, ho in mente il santo Giovanni di Dukla, le cui reliquie accompagnano oggi il nostro incontro. Questo figlio spirituale di San Francesco esercitava qui, a Lviv, il ruolo di custode della custodia della Rus’, qui si conquistò la fama di grande predicatore e confessore, e qui anche concluse la propria vita. Oggi è ritornato in questa città per gioire, dopo oltre cinque secoli, dei frutti della sua santità nei cuori di questo popolo fedele.

Voglio anche menzionare qui la grande figura dell'Arcivescovo armeno Józef Teodorowicz. Questo insigne teologo e pastore, uomo di Stato e di Chiesa, guidò con sapienza e dedizione la comunità armena nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Ricordandolo, saluto tutti i fedeli della Chiesa armena, che da secoli è presente in terra ucraina e la arricchisce con la sua antica spiritualità e cultura. Il ricordo dei martiri e dei confessori armeni vi rafforzi nella fede, nella speranza e nella carità!

Tra breve incoronerò l'immagine, famosa per le grazie che elargisce, della Benevola Madre di Dio, Signora di Lviv. Che la sua protezione accompagni costantemente questa città e l'intera Ucraina.

Rumeno:

Salut cu afectiune credinciosii de limbă română, si le multumesc pentru prezenta lor.
Mult iubitilor, România este mereu prezentă în rugăciunea mea, în special după vizita de neuitat pe care am putut să o fac în urmă cu doi ani. Purtati celor dragi ai vostri salutul meu si Binecuvântarea mea.
Lăudat să fie Isus Cristos !

Saluto con affetto i fedeli di lingua rumena, e li ringrazio per la loro presenza.
Carissimi, la Romania è sempre presente nella mia preghiera, specialmente dopo l'indimenticabile visita che ho potuto compiervi due anni fa. Portate ai vostri cari il mio saluto e la mia Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!

Ungherese:

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, akik a Püspök Atyákkal együtt érkeztek. Romzsa Tódor élete példája adjon erôt mindannyiunk számára.
Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus.

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, i quali sono arrivati sotto la guida dei loro Vescovi. L'esempio di Teodor Romża ci dia forza spirituale.
Con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!