Louise Thérèse de Montaignac de Chauvance

Louise Thérèse de Montaignac de Chauvance

(1820-1885)

Beatificazione:

- 04 novembre 1990

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 27 giugno

Vergine, fondò la Pia Unione delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù; Figlia della Chiesa e donna nella Chiesa

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
“Servire il Signore, servire la Chiesa, ciò che è tutt’uno”

 

Louise Thérèse de Montaignac de Chauvance nacque il 14 maggio 1820 a Le Havre in Francia da Raimondo Amato e Anna de Raffin, quinta dei loro sei figli; la famiglia era di nobili origini, imparentata con i reali di Francia e nei suoi avi ci furono numerosi Crociati e il santo abate Amabile.

Ricevtte l’educazione in famiglia e poi a sette anni dalle suore “Fedeli Compagne di Gesù”. Proseguì passando al celebre pensionato “Les Oiseaux” di Parigi, dove ebbe inizio quella sua devozione al Sacro Cuore di Gesù a cui consacrò tutta la sua vita; in quella Casa nel 1833 mons. De Quelen autorizzò la celebrazione del primo mese dedicato al Sacro Cuore.

Lasciato il pensionato per motivi di salute, fu affidata dalla madre inferma alla zia Madame de Raffin, che era anche sua madrina; da lei Luisa ricevette un’educazione spirituale e dottrinale molto profonda, leggendo con passione il Vangelo e gli scritti di s. Teresa d’Avila; a 13 anni ricevette la Prima Comunione, che costituì l’esperienza più bella della sua vita. Visse con prudenza gli impegni di società della sua famiglia; intelligente, portata alla musica e alla pittura, coltivò comunque il desiderio di una maggiore intimità con Dio.

Nel 1837 a 17 anni ritornò a “Les Oiseaux” di Parigi, dove approfondì la sua devozione al Sacro Cuore entrando in rapporto con il gesuita Rousin, uno dei propagatori di quella devozione.

L’8 settembre 1843 pronunciò il voto di consacrazione al Sacro Cuore e seguì la zia nel suo progetto di fondare un’Associazione per diffonderne il culto; ma il 4 dicembre 1845 la zia morì improvvisamente e Luisa si trovò erede del suo progetto e anche dei suoi beni. Seguì la famiglia che si era trasferita nel 1848 a Montluçon, qui fu nominata direttrice della locale Associazione delle “Figlie di Maria” sostenendo il peso principale del lavoro di accudire gli orfani, arredare le chiese povere, dare istruzione alle fanciulle bisognose.

Commossa soprattutto dalla miseria delle chiese rurali della regione, nel 1848 fondò l’Opera dei Tabernacoli, per aiutare il loro mantenimento; nel 1850 accolse anche alcune bambine rimaste orfane, in un locale attiguo alla casa paterna, ponendo le basi per un orfanotrofio, che nel 1852 fondò a Moulins.

Nel 1854 fondò l’Opera dell’Adorazione riparatrice; dopo il 1854 a 34 anni, fu colpita da una malattia grave alle gambe che la costrinse a stare più a letto che in piedi per sette anni, sarà una malattia che l’accompagnerà per tutta la vita, ma Luisa de Montaignac non si stancò mai dal continuare la devozione al Sacro Cuore.

Dopo vari tentativi di aggregare il suo gruppo come Terz’Ordine a delle Congregazioni votate al Sacro Cuore, alla fine su consiglio del gesuita Gautrelet (1807-1886), fondatore dell’Apostolato della Preghiera e suo direttore spirituale, Luisa Teresa diede vita nel marzo 1874 alla “Pia Unione delle Oblate del Sacro Cuore” approvata dal vescovo di Moulins; l’Istituzione era divisa in due gruppi, le “Oblate Religiose” che potevano vivere in comune e le “Oblate Secolari” che avevano per scopo le opere di carità per i bisognosi.

Nel dicembre 1875 Luisa Teresa fu nominata segretaria generale dell’Apostolato della Preghiera, diretto allora dal gesuita Enrico Ramière; pur essendo quasi immobile per la sua malattia, poté allargare le sue relazioni e seguire specie per corrispondenza le sue Oblate.

Nel 1880 le Oblate decisero di unire i due rami, le Religiose e quelle dette delle ‘Riunioni’ in unica Congregazione, eleggendo Luisa Teresa superiora generale. Nonostante la rottura con padre Ramière, la Congregazione ottenne il 4 ottobre 1881 l’approvazione della Santa Sede. Un anno dopo Luisa fondò l’opera dei “Piccoli Samueli” per preparare i ragazzi a scegliere la vita sacerdotale o religiosa.

Purtroppo in seguito, nel 1888, quando l’Istituzione fu approvata dalla Congregazione romana, solo le Oblate religiose vennero riconosciute, le Oblate Secolari o delle ‘Riunioni’ e le Dame aggregate, vennero soppresse. Ma la fondatrice Luisa Teresa de Montaignac non ebbe questo dispiacere, perché era morta il 27 giugno 1885 a Montluçon a 65 anni.

La causa per la sua beatificazione fu introdotta a Roma il 15 dicembre 1914 e papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata beata il 4 novembre 1990.

BEATIFICAZIONE DI QUATTRO RELIGIOSE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 4 novembre 1990

 

“Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto” (Gv 15, 5).

1. Il maestro buono parla in parabole. Oggi la liturgia ci ricorda la parabola della vera vite e dei tralci. Dal testo evangelico di Giovanni notiamo che è stata narrata da Cristo nel cenacolo, dopo l’istituzione dell’Eucaristia, quand’egli stava per andare al Padre attraverso la Pasqua della sua morte e risurrezione.

Da quel momento le parole di Cristo: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 14) hanno acquistato un’importanza particolare, esse significano anche rimanete in me mediante l’Eucaristia, rimanete in me mediante il mistero del sacrificio redentore. “Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto”.  

È il frutto della santità

2. È il frutto del regno di Dio. È il frutto della santità. Nel corso di tante generazioni i santi hanno confermato pienamente la verità e la potenza di queste parole. Infatti essi hanno portato frutti abbondanti, perché sono rimasti in Cristo, vera vite.

Oggi al numero di coloro, di cui la Chiesa gioisce per la santità della loro vita, aggiungiamo i nomi delle serve di Dio: Marthe Aimée Le Bouteiller, Louise-Thérèse de Montaignac de Chauvance, Maria Schininà, Elisabetta Vendramini.

D’ora in poi la Chiesa potrà venerarle come beate, con grande consolazione delle comunità dalle quali esse provengono.

 3. “Tu es mon Dieu! Je n’ai pas d’autre bonheur que toi”. 

Ces paroles du psalmiste, que la liturgie de ce jour a mises sur nos lèvres, résument bien les aspirations à une intimité sans fin avec Dieu qui furent celles de Sœur Marthe Le Bouteiller.

Désireuse de se donner totalement au Seigneur et aux autres, elle entra dans la Congrégation fondée par sainte Marie-Madeleine Postel et, au long de ses occupations quotidiennes à la cuisine, à la ferme, dans les champs et au cellier, elle mena une vie d’union à Dieu, en faisant “grandement les petites choses”, suivant une maxime chère à la fondatrice“Faisons le plus de bien possible en nous cachant le plus possible”. Sœur Marthe a su trouver dans sa vie cachée avec le Christ l’âme de son apostolat de la bonté: “Celui qui demeure en moi et en qui je demeure, celui-là donne beaucoup de fruit, car, en dehors de moi, vous ne pouvez rien faire”.  Très unie à la sainte fondatrice et à la bienheureuse Placide Viel, la “bonne” Sœur Marthe a vécu ses humbles tâches avec une qualité d’amour qui suscite l’émerveillement.

Puisse cette nouvelle Bienheureuse entraíner les jeunes générations d’aujourd’hui et de demain à découvrir la joie du don de soi au Seigneur dans la consécration religieuse! Puisse-t-elle les aider à comprendre la primauté de la vie spirituelle pour prendre part à l’édification de l’Eglise et pour mener une action féconde au service des hommes! Nos contemporains ont besoin de croiser sur leur chemin des visages qui manifestent le bonheur authentique qu’entraíne l’intimité avec Dieu. Sœur Marthe, en vraie Sœur de la Miséricorde, a su rayonner autour d’elle l’amour de Dieu. L’extrême simplicité de son existence n’a pas empêché ses Sœurs de reconnaítre chez elle une réelle autorité spirituelle. Elle a porté du fruit pour la gloire du Père: “Ce qui fait la gloire de mon Père, c’est que vous donniez beaucoup de fruit: ainsi, vous serez pour moi des disciples”. 

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione italiana.

Estrema semplicità di una vita nascosta

3. “Sei tu il mio Signore. Senza di Te non ho alcun bene” (Sal 15, 2). Queste parole del salmista, che la liturgia di questo giorno ha messo sulle nostre labbra, riassumono bene le aspirazioni ad una intimità senza fine con Dio che furono quelle della Sorella Marthe Le Bouteiller.

Desiderosa di donarsi totalmente al Signore e agli altri, ella entrò nella Congregazione fondata da Maria Maddalena Postel e per la totalità delle sue occupazioni quotidiane alla cucina, alla fattoria, ai campi, alla cantina, ella condusse una vita d’unione a Dio, facendo “grandemente le piccole cose”, seguendo una massima cara alla fondatrice: “Facciamo il massimo bene possibile nascondendoci il più possibile”. Suor Marthe ha saputo trovare nella sua vita nascosta con il Cristo l’anima del suo apostolato della bontà: “Se uno rimane in me e io in lui, questo porta molto frutto perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Molto unita alla santa fondatrice e alla beata Placide Viel, la “buona” Suor Marthe ha vissuto le sue umili mansioni con una qualità d’amore che suscita lo stupore.

Possa questa nuova Beata attrarre le giovani generazioni d’oggi e di domani a scoprire la gioia del dono di sé al Signore nella consacrazione religiosa. Possa ella aiutarli a comprendere la preminenza della vita spirituale per prendere parte all’edificazione della Chiesa e per condurre un’azione feconda al servizio degli uomini! I nostri contemporanei hanno bisogno d’incontrare sul loro cammino dei volti che manifestino la felicità autentica che porti all’intimità con Dio. Suor Marthe, in verità sorella della Misericordia, ha saputo irradiare attorno a lei l’amore dì Dio. L’estrema semplicità della sua esistenza non ha impedito alle sue sorelle di riconoscere in lei una reale autorità spirituale. Ella ha portato frutto per la gloria del Padre: “Il Padre mio è glorificato in questo: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15, 8).

4. Dans la deuxième lecture de cette Messe, saint Paul recommande d’accueillir la parole de Dieu “pour ce qu’elle est réellement: non pas une parole d’homme, mais la parole de Dieu qui est à l’œuvre en vous, les croyants”. 

C’est dans cet esprit que Louise-Thérèse de Montaignac de Chauvance, fondatrice des Oblates du Cœur de Jésus, s’imprègne dès sa jeunesse de l’Evangile et aussi des psaumes, ces magnifiques prières, riches en révélation sur Dieu et sur l’homme, que l’Eglise tient à nous offrir chaque jour dans la célébration de l’Office divin.

L’écoute de la Parole de Dieu et la fréquentation des sacrements, en particulier de l’Eucharistie, aident Louise-Thérèse à rester un sarment vivant, suivant ce que Jésus nous dit dans l’Evangile: “Demeurez en moi, comme moi en vous”.  “Depuis ma première communion, je suis toujours restée sous l’action divine”, confie-t-elle.

Fille de l’Eglise et femme dans l’Eglise, elle veut “servir le Seigneur, servir l’Eglise, ce qui est tout un”. Animée d’un ardent esprit apostolique et soutenue par une vive dévotion au Cœur de Jésus, elle se met à l’œuvre en lien étroit avec son Evêque, avec les prêtres de sa paroisse, avec les fidèles laícs. Elle fonde les Oblates qui, par leur union au Christ et par leur union entre elles, sont appelées à être des ferments d’unité.

A l’issue du récent Synode des Evêques, consacré à l’importante question de la formation des prêtres, il convient, en la circonstance solennelle de ce jour, d’évoquer le souci qu’avait Louise-Thérèse de contribuer à l’épanouissement des vocations sacerdotales. Pour répondre aux besoins de l’Eglise d’alors, elle cherche à former des jeunes ouverts à l’appel de Dieu et à leur donner une instruction de base solide afin de les aider à y répondre. Sachons, nous aussi, éveiller les vocations et les faire mûrir!

Que cette liturgie de béatification renouvelle notre élan missionnaire afin que là où le Seigneur nous appelle à travailler pour son Règne nous donnions “non seulement l’Evangile de Dieu, mais tout ce que nous sommes”.  Ensemble, demandons à la bienheureuse Louise-Thérèse de Montaignac de Chauvance de nous aider à “reconnaítre l’Amour du Cœur de Jésus et le rappeler sans cesse aux hommes”, comme elle a si bien su le faire durant toute sa vie.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione italiana.

Ardente spirito apostolico. Devozione al cuore di Gesù

4. Nella seconda lettura di questa Messa, San Paolo raccomanda di accogliere la parola di Dio “ma com’è veramente, quale parola di Dio ed essa mostra la sua efficacia in voi che avete creduto” (1 Ts 2, 13).

È in questo spirito che Louise-Thérèse de Montaignac di Chauvance, fondatrice delle Oblate del Cuore dì Gesù, si impegna fin dalla sua gioventù del Vangelo e anche dei salmi, queste magnifiche preghiere, ricche di rivelazioni su Dio e sull’uomo, che la Chiesa tiene ad offrirci ogni giorno nella celebrazione dell’Ufficio Divino.

L’ascolto della Parola di Dio e la frequentazione dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia aiutano Louise-Thérèse a restare un tralcio vivente, seguendo ciò che Gesù ci dice nel Vangelo: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 4). “Dalla mia prima comunione io sono sempre restata sotto l’azione divina” confida ella. Figlia della Chiesa e donna nella Chiesa ella volle “servire il Signore, servire la Chiesa, ciò che è tutt’uno”. Animata da un ardente spirito apostolico e sostenuta da una viva devozione al Cuore di Gesù, ella si mette all’opera in stretto legame col suo Vescovo, con i preti della sua parrocchia, con i fedeli laici. Ella fonda le Oblate che per la loro unione a Cristo e per la loro unione tra loro sono chiamate ad essere dei fermenti di unità.

All’uscita dal recente Sinodo dei Vescovi, consacrato all’importante questione della formazione dei preti, conviene nella circostanza solenne di questo giorno evocare il pensiero che Louise-Thérèse aveva a contribuire alla diffusione delle vocazioni sacerdotali. Per rispondere ai bisogni della Chiesa di allora, ella cerca di formare dei giovani aperti alla chiamata di Dio e a dargli un’istruzione di solida base al fine di aiutarli a risponderci.

Sappiamo, anche noi, svegliare le vocazioni e farle maturare.

Che questa liturgia di beatificazione rinnovi il nostro slancio missionario affinché laddove il Signore ci chiama a lavorare per il suo Regno noi doniamo “non solo il Vangelo di Dio ma anche la nostra stessa vita” (1 Ts 2, 8). Insieme domandiamo alla Beata Louise-Thérèse di Montaignac di Chauvance di aiutarci a “riconoscere l’amore del Cuore di Gesù e ricordarlo senza fine agli uomini”, come ella ha così bene saputo farlo durante tutta la sua vita.

Contemplazione, adorazione, riparazione e vocazioni sacerdotali

5. Il cammino spirituale della beata Maria Schininà del Sacro Cuore prese le mosse dalla penetrazione profonda dell’amore di Dio, quale si rivela nel simbolo del Cuore di Gesù; per corrispondere a questo amore accentuò nella sua spiritualità la contemplazione, l’adorazione e la riparazione.

Disgustata dal lusso e dalle vuote cerimonie del suo palazzo gentilizio, diede inizio a una vita totalmente dedicata al servizio dei poveri, sull’esempio di Gesù, che nel suo amore per gli uomini si fece buon samaritano di ogni umana infermità.

I poveri per la beata erano gli ammalati e gli anziani, gli ignoranti, i bisognosi di istruzione, i minatori delle miniere di bitume e di zolfo che non conoscevano Dio e abbisognavano di catechismo, i carcerati, ai quali la beata predicava corsi di esercizi spirituali per la Pasqua; le peccatrici pubbliche, che si mostravano quanto mai sensibili alle sue iniziative caritatevoli.

La beatificazione della Schininà nei piani della Provvidenza viene celebrata all’indomani della conclusione del Sinodo episcopale sulla formazione sacerdotale. La beata fu valido sostegno per numerosi sacerdoti, che ella serviva e venerava come ministri della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Quanti sacerdoti furono da lei protetti spiritualmente nella vocazione e aiutati anche economicamente durante la vita di seminario!

Questa testimonianza di eroica carità evangelica è il “frutto” che la beata Schininà ha potuto portare nella Chiesa e nella società perché è “rimasta” intimamente unita al Signore. Il suo carisma resta sempre vivo e attuale, perché è presente e operante provvidenzialmente nelle mille forme di apostolato delle sue Figlie: le Suore del Sacro Cuore di Gesù.

Unione profonda con Gesù e amore verso i poveri

6. Anche la figura della beata Elisabetta Vendramini si inserisce nella dinamica spirituale che ha come fulcro centrale l’“unione” profonda con Gesù e l’amore verso i poveri, i quali sono i protagonisti di tante pagine del Vangelo. Le parole del Signore: “Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare” (Mc 8, 2) segnarono profondamente il cuore della beata Elisabetta sin dalla sua prima giovinezza, quando avvertì forte l’ispirazione di consacrarsi totalmente al Cristo e al servizio dei poveri. Abbandonò senza esitare gli agi della vita familiare e sociale per dedicarsi alle ragazze abbandonate e ai bisognosi dei quartieri più emarginati.

In questa sua opera Elisabetta traeva ispirazione e forza dall’Alto e dal suo forte spirito di orazione. Religiosa di raffinata sensibilità contemplativa, la beata si perdeva nella meditazione del Mistero della Santissima Trinità, cogliendone il dinamismo dell’incarnazione del Verbo, per arrivare, quindi, alla lode e all’ammirazione del Cristo povero e crocifisso, che riconosceva e serviva, poi, nei poveri tanto amati.

Dal cielo oggi Elisabetta esorta tutti coloro che vogliono efficacemente aiutare i fratelli nell’anima e nel corpo a trarre forza dalla fede in Dio e dalla imitazione di Cristo. Ella in questo si dimostrò un fecondo germoglio della spiritualità francescana. Di san Francesco ella imitò soprattutto la vita povera, la fede sicura e semplice, e l’amore a Cristo crocifisso.

La beata Vendramini ci insegna ancora che dove è più forte e sicura la fede, là sarà più audace lo slancio della carità verso il prossimo. Dove è più percepito il senso di Cristo, là sarà più preciso e fattivo il senso delle necessità dei fratelli.  

Oggi la Chiesa gioisce

7. “Tu amerai” (Dt 6, 5). Abbiamo guardato le figure delle nuove Beate. Ciascuna di esse ha incarnato nella vita questo primo e più grande comandamento del Vangelo: l’amore di Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza (Mc 12, 30) e l’amore effettivo verso l’uomo-prossimo. L’amore che - particolarmente in queste beate - ha i tratti femminili, materni, così come viene messo in rilievo dalla prima lettera ai Tessalonicesi. Proprio con la potenza di tale amore sono rimaste in Cristo e Cristo in esse. Ed hanno portato molto frutto.

Oggi la Chiesa gioisce perché con questo frutto la beata Marta, la beata Teresa, la beata Maria e la beata Elisabetta hanno glorificato il Padre celeste. È la gloria della comunione dei santi. La gloria vivificante per la Chiesa sulla terra.

Queste religiose ci parlano dell’amore di Cristo, dell’amore che unisce la vite e i tralci. E perciò insieme a lui gridano: “Rimanete nell’amore” (Gv 15, 10). Amen!