Madre Teresa di Calcutta

Madre Teresa di Calcutta

(1910-1997)

Beatificazione:

- 19 ottobre 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 04 settembre 2016

- Papa  Francesco

- Basilica di San Pietro

Ricorrenza:

- 5 settembre

Vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati, la cui missione era quella di prendersi cura dei "più poveri dei poveri"

  • Biografia
  • Omelia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
"Chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero"

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    Agnese Gonxha Bojaxhiu, la futura Madre Teresa di Calcutta, nacque a Skopje il 26 agosto 1910 e venne battezzata il giorno seguente. Era la più piccola di cinque figli, due dei quali morirono in tenera età. I genitori, Nikola e Drana Bojaxhiu, procurarono un’accogliente casa ai tre figli. Madre Teresa diceva spesso: “Eravamo una bella famiglia unita”. Ricevette la Prima Comunione all’età di cinque anni e mezzo e la Cresima nel novembre 1916. Il padre di Gonxha era mercante a Skopje, capitale della Provincia Ottomana del Kosovo all’epoca della nascita di Gonxha. La prosperità e sicurezza della loro vita familiare vennero meno per la morte improvvisa di Nikola nel 1918. Drana si trovò sola a provvedere ai suoi tre bambini. Nonostante i nuovi oneri e responsabilità, da fervida credente, assicurò ai figli una solida formazione nella fede cattolica. Era una madre amorevole ma severa ed influenzò notevolmente la personalità ed il futuro orientamento della figlia. Senza dubbio fu questa madre esemplare ad iniziare per prima Gonxha alla fede ed alla pratica delle virtù cristiane.

    La fervente comunità parrocchiale offrì a Gonxha condizioni favorevoli per la sua ulteriore crescita nella fede. Ragazza intelligente, dotata e socievole, trovò ampio spazio per utilizzare i suoi talenti e capacità in tutte le attività parrocchiali, in particolare nel Sodalizio di Maria, nel coro parrocchiale e nel gruppo missionario. All’età di dodici anni, Gonxha si sentì chiamata alla vita religiosa. Sotto la guida del padre spirituale, P. Franjo Jambreković, S.J., decise di entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria (Rathfarnham) con l’intenzione di “divenire missionaria e spendermi per Gesù che è morto per tutti”. Nel settembre del 1928, appena diciottenne, dopo aver ultimato la quinta classe della scuola superiore, Gonxha lasciò la sua casa per l’Irlanda. Nonostante il grande dolore per la partenza della figlia, il messaggio d’addio di sua madre fu questo: “Poni la tua mano nella Sua, cammina sola con Lui e non volgerti mai indietro. Va’ dritta avanti, perché se guarderai indietro tornerai a casa”. Queste furono le ultime parole dette alla figlia, poiché non si sarebbero viste mai più.

    Gonxha giunse all’Abbazia di Rathfarnham agli inizi dell’ot­tobre 1928 e divenne postulante, ricevendo il nome religioso di Suor Teresa; scelse per patrona S. Teresa di Lisieux. Partì per l’India con altre due compagne il 1° dicembre 1928 e arrivò a Calcutta – la città che sarebbe stata, poi, legata al suo nome – il 6 gennaio 1929. Dopo due anni di formazione nel Noviziato di Darjeeling, Suor Teresa emise la professione temporanea nel maggio 1931. Fu inviata nella comunità di Loreto Entally a Calcutta e insegnò nella scuola superiore bengalese per ragazze, St. Mary’s. Tra le altre responsabilità, la giovane zelante religiosa si fece carico di un’altra scuola bengalese di Loreto, St. Teresa, situata in Lower Circular Road, che le richiedeva quotidianamente un percorso in risciò. Questi spostamenti giornalieri attraverso Calcutta le diedero la possibilità di osservare da vicino la povertà e le sofferenze della città. Nel maggio 1937 Suor Teresa emise la professione perpetua come suora dell’Ordine di Loreto e riprese le usuali mansioni a St. Mary’s. Insegnò catechismo e geografia e nel 1944 diventò direttrice della scuola. Da giovane suora, si distinse in carità, generosità, coraggio, resistenza al lavoro più duro, per l’attitudine naturale all’or­ga­niz­zazione e per il carattere gioioso. Le suore della comunità come gli alunni e i convittori di St. Mary’s l’amavano e l’ammi­ravano. Madre Teresa era piuttosto fragile e non godeva di buona salute in quegli anni, ma portò avanti gli incarichi senza curarsi minimamente di se stessa.

    Il 10 settembre 1946, mentre si recava a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette ciò che lei stessa chiamò “la chiamata nella chiamata”. Per i successivi dieci mesi, attraverso locuzioni interiori e diverse visioni interiori, Gesù le chiese di fondare una comunità religiosa dedita al servizio dei più poveri tra i poveri, per saziare la Sua sete di amore e di anime. Presentò la sua ispirazione al giudizio del padre spirituale ed al discernimento di Mons. Périer, all’epoca Arcivescovo di Calcutta. Entrambi la guidarono con grande prudenza e le permisero, dopo molta preghiera e riflessione, di intraprendere il passo successivo.

    Madre Teresa lasciò Loreto Entally il 16 agosto 1948 dopo aver ottenuto dalla Sacra Congregazione per i Religiosi l’indulto di esclaustrazione. Dapprima seguì per breve tempo lezioni di pronto soccorso presso le Suore Mediche Missionarie a Patna; quindi tornò, nel dicembre 1948, a Calcutta, dove le Piccole Sorelle dei Poveri le offrirono ospitalità. Pochi giorni prima di Natale iniziò la sua attività nei sobborghi della città, visitando i malati, riunendo ed istruendo i bambini della strada; aprì le prime scuole e dispensari. Il diario personale ci dimostra che le difficoltà e le sofferenze di quei primi giorni furono grandi, ma lei perseverò nel compiere la volontà di Dio. L’inizio del diario, datato 16 febbraio 1949, riporta: “Oggi ho imparato una bella lezione: la povertà dei poveri deve essere veramente dura per loro. Sono andata in giro, cercando un alloggio. Ho camminato fino a che le gambe e le braccia mi hanno fatto male. Ho pensato che anche i poveri devono provare dolore nel corpo e nell’anima, mentre cercano una casa, cibo, aiuto... Per mia libera scelta, mio Dio, e per amor Tuo, desidero rimanere e compiere qualunque sia la Tua volontà su di me. Non ho consentito nemmeno ad una lacrima di scendere. Se pure arrivassi a soffrire ancor più d’ora, voglio sempre compiere la Tua santa volontà. Questa è la notte oscura della nascita della Congregazione. Mio Dio, donami coraggio ora – in questo momento – per perseverare nel seguire la Tua chiamata.”

    Dio ricompensò i suoi grandi sacrifici con vocazioni, benefattori ed un fiorente apostolato. Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità fu eretta ufficialmente come Istituto Religioso dell’Arcidiocesi di Calcutta. Il 22 agosto 1952, festa del Cuore Immacolato di Maria, patrona delle Missionarie della Carità, Madre Teresa aprì la sua prima casa per moribondi, chiamandola Nirmal Hriday “Cuore Puro”. Nirmal Hriday è normalmente conosciuta come il “primo amore” di Madre Teresa. Per lei ogni paziente ammalato e moribondo era “Gesù sotto il Volto sfigurato”, verso cui poteva trasformare in azione il suo amore per Lui. Nell’anno 1955 Madre Teresa aprì la Shishu Bhavan, la prima casa per bambini abbandonati e denutriti. Nel 1957 aprì un rifugio per i malati di lebbra.

    Nel corso degli anni ’50 e nei primi del ’60, Madre Teresa ampliò la sua opera sia a Calcutta, sia in tutta l’India. Nel luglio del 1965 venne fondata una casa di missione a Cocorote, in Venezuela, e subito dopo furono aperte – nel 1968 – case in Europa (a Tor Fiscale, nella periferia di Roma) ed in Africa (a Tabora, in Tanzania). Crescendo il numero delle Missionarie della Carità, Madre Teresa poté diffondere la sua missione in tutto il mondo. Aprì case in Australia, nel Medio Oriente, nel Nord America, istituendo il primo noviziato fuori Calcutta, a Londra. Nel 1979 c’erano già 165 case di missione sparse nel mondo.

    Per sopperire alle crescenti necessità dell’apostolato, Madre Teresa fondò i fratelli Missionari della Carità, (nel 1963) e, negli anni successivi, i rami contemplativi (Sorelle nel 1976 e Fratelli nel 1979) e quello sacerdotale (nel 1984). Durante questo periodo anche un gran numero di laici cominciò a voler condividere il suo apostolato e così nacque “L’Associazione Internazionale dei Collaboratori di Madre Teresa” di carattere interreligioso. In risposta alla richiesta di molti sacerdoti, nel 1981 Madre Teresa diede vita anche al Movimento Corpus Christi per Sacerdoti quale “piccola via per la santità” per coloro che desideravano condividere il suo carisma e la sua spiritualità.

    Iniziando nel 1979 con la fondazione a Zagabria le Missionarie della Carità, arrivarono anche nei paesi comunisti. Nel corso degli anni ’80 e prima della caduta del comunismo all’inizio del 1990, le Missionarie della Carità aprirono case in quasi tutti i paesi comunisti, incluse diverse fondazioni in Unione Sovietica. Tuttavia, e nonostante ripetuti tentativi, Madre Teresa non riuscì mai ad aprire una casa di missione nei territori della Cina. La vigilia di Natale del 1985, Madre Teresa aprì la prima casa per i malati di AIDS a New York. Ne seguiranno altre, negli Stati Uniti ed altrove.

    Fino agli anni ’90, nonostante l’età avanzata e i crescenti problemi di salute, Madre Teresa attraversò tutto il mondo per partecipare ai riti di professione religiosa e ordinazione sacerdotale dei membri della sua famiglia religiosa, per aprire nuove case, per servire i poveri in zone colpite da calamità e per intervenire ad innumerevoli riunioni pubbliche. Continuò a fondare nuove comunità in Sud Africa, Albania, Cuba e nell’Iraq devastato dalla guerra. Nel 1997 le suore avevano raggiunto quasi il numero di 4000 membri ed erano state fondate circa 600 case in 120 paesi del mondo.

    In questi anni di rapida espansione della sua missione, il mondo cominciò a rivolgere l’attenzione verso Madre Teresa e l’opera che aveva avviato. Numerose onorificenze, a cominciare dal Premio indiano Padmashri nel 1962 e dal rilevante Premio Nobel per la Pace nel 1979, diedero onore alla sua opera, mentre i media cominciarono a seguire le sue attività con interesse sempre più crescente. Tutto ricevette, sia i riconoscimenti sia le attenzioni, “per la gloria di Dio e in nome dei poveri”.

    Dopo l’ultimo viaggio da Roma a New York e Washington, in deboli condizioni di salute, Madre Teresa tornò a Calcutta nel luglio 1997. Il 5 settembre morì nella Casa Madre delle Missionarie della Carità a Calcutta. Il suo corpo fu trasferito nella Chiesa di San Tommaso, adiacente il Convento di Loreto dove era giunta quasi 69 anni prima. Centinaia di migliaia di persone di ogni ceto sociale e religione giunsero dall’India e dall’estero per renderle omaggio. Ricevette i funerali di Stato il 13 settembre e, dopo che il corteo funebre passò in processione per le strade di Calcutta, venne sepolta alla Casa Madre delle Missionarie della Carità; la sua tomba è divenuta meta di pellegrinaggio della gente di tutte le fedi.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Meno di due mesi dopo la morte di Madre Teresa, l’Arci­ve­scovo di Calcutta Henry D’Souza fece richiesta alla Congregazione delle Cause dei Santi di dispensare dal numero 9a delle “Norme da osservarsi nelle inchieste diocesane delle Cause dei Santi”: la norma prevede l’attesa di un periodo di cinque anni dalla morte dei Servi di Dio prima di iniziare la Causa di Canonizzazione. Dopo che l’Indulto fu concesso il 12 dicembre 1998 e tutti i preliminari richiesti erano stati ultimati, ebbe inizio a Calcutta, in data 26 luglio 1999, l’In­chiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità di Madre Teresa, che si concluse il 15 agosto 2001.

    Il 26 aprile 2002  la Positio super virtutibus è stata consegnata alla Congregazione delle Cause dei Santi.

    Il 28 giugno 2002 si svolse il Congresso Peculiare dei Consul­tori Teologi ed il 24 settembre 2002 la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi.

    Il 20 dicembre 2002 il Papa San Giovanni Paolo II promulgò il Decreto sulla eroicità delle virtù di Madre Teresa.

    L’Inchiesta diocesana sul presunto miracolo è stata istruita presso la Curia diocesana di Calcutta, dal novembre 1999 al gennaio 2002, e riguardava l’inspiegabile guarigione da una tumorale tumefa­zione addominale della Sig.ra Monica Besra.

    Il caso fu sottoposto all’esame dei Periti della Consulta medica il 19 giugno 2002 e a quello dei Consultori Teologi il 6 settembre 2002.

    I Cardinali e Vescovi nella Ses­sione Ordinaria del 1° ottobre 2002 hanno riconosciuto l’inspiega­bilità dell’evento e l’intercessione della Venerabile Serva di Dio.

    Il 20 dicembre 2002 il Santo Padre Giovanni Paolo II riconob­be che il caso in esame era stato un vero miracolo da attribuirsi all’intercessione della Venerabile Madre Teresa di Calcutta, che fu beatificata da lui a Roma in Piazza San Pietro il 19 ottobre 2003.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    In vista della Canonizzazione, è stato presentato alla Congrega­zione delle Cause dei Santi il presunto caso miracoloso del recupero rapido, completo, duraturo e senza reliquati di un uomo adulto affetto da “ascessi multipli sopra e sotto-tentoriali con idrocefalo triventricolare.” La sua guarigione è stata attribuita all’intercessione della Beata e sul caso è stata istruita una Inchiesta diocesana a  Santos in Brasile, dal 19 al 26 giugno 2015, la cui validità giuridica è stata riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 2 luglio 2015. L’evento fu esaminato dalla Consulta Medica del Dicastero che, il 10 settembre 2015, ha ritenuto la guarigione scientificamente inspiegabile. Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi si svolse l’8 ottobre 2015. La Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, il 15 dicembre 2015, ha giudicato la guarigione come un vero miracolo.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo il 17 dicembre 2015.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DELLA BEATA 
MADRE TERESA DI CALCUTTA

GIUBILEO DEGLI OPERATORI E DEI VOLONTARI DELLA MISERICORDIA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro 
Domenica, 4 settembre 2016

 

«Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?» (Sap 9,13). Questo interrogativo del Libro della Sapienza, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci presenta la nostra vita come un mistero, la cui chiave di interpretazione non è in nostro possesso. I protagonisti della storia sono sempre due: Dio da una parte e gli uomini dall’altra. Il nostro compito è quello di percepire la chiamata di Dio e poi accogliere la sua volontà. Ma per accoglierla senza esitazione chiediamoci: quale è la volontà di Dio?

Nello stesso brano sapienziale troviamo la risposta: «Gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito» (v. 18). Per verificare la chiamata di Dio, dobbiamo domandarci e capire che cosa piace a Lui. Tante volte i profeti annunciano che cosa è gradito al Signore. Il loro messaggio trova una mirabile sintesi nell’espressione: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Os 6,6; Mt 9,13). A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv1,18). E ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la carne di Cristo.

Siamo dunque chiamati a tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio (cfr 1 Gv 3,16-18; Gc 2,14-18). La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che: «una folla numerosa andava con Gesù» (Lc 14,25). Oggi quella “folla numerosa” è rappresentata dal vasto mondo del volontariato, qui convenuto in occasione del Giubileo della Misericordia. Voi siete quella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suo amore concreto per ogni persona. Vi ripeto le parole dell’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua» (Fm 7). Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede - dà voce alla fede! - ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno.

La sequela di Gesù è un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nel più povero e scartato della vita e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore. E ognuno di noi può dire: “Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi, lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”. E, questo, farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra.

Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! - della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza.

La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle “Madre Teresa”. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza.

 

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

IONNES PAULUS II

Ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Homo caritatis est missionarius: singulis ut fratribus nuntiare possit – eos a Deo amari posseque Deum eos vicissim amare –, erga omnes testari caritatem debet vita pro proximis profundenda. Est missionarius “frater universalis”; Ecclesiae in se gerit animum eiusque mentem apertam ac studium universis de populis cunctisque de hominibus, praesertim parvis et egenis» (Redemptoris missio, 89).

 

    Eminentiores inter saeculi XX missionarias opifices atque Con­gregationis Missionariarum a Caritate legifera mater, Teresia scilicet de Calcutta missionalem totius Ecclesiae est vocationem luculenter testificata tum etiam cuiusque baptizati hominis. Veluti amoris Dei praeco vocibus suis operibusque Bonum proclamavit Nuntium: «“Sic enim dilexit Deus mundum, ut Filium suum unigenitum daret” (Io 3, 16). Mundum etiam nunc diligit Deus teque mittit ac me ut illius erga pauperes nos ipsa simus commiseratio».

    Orta haec fidelis Christi discipula est XXVI Augusti anno MCMX Scopiae postridieque nominibus impositis Gonxha et Agnetis sacro fonte expiata, parentibus Nicolao ac Drane Bojaxhiu. XVIII nata annos Institutum intravit Beatae Virginis Mariae Lauretanae in Hibernia. Ianuario mense anno MCMXXIX Calcuttam appulit quacum urbe postmodum inseparabili modo futurum erat ut coniungeretur. Temporalia vota anno MCMXXXI nuncupavit atque perpetua die XXIV Maii anno MCMXXXVII.

    Singularem Dei impulsionem sectata, quam iam mense Septembri anno MCMXLVI percipere coeperat, Conventum Lauretanum deseruit atque Caritatis Missionarias excitavit, quarum id propositum est infinitam Iesu in Cruce pendentis sitim placare amoris et animarum, dum ad salutem et sanctificationem pauperrimorum inter pauperes sua dirigunt opera. Teresiae «fiducia caeca» eiusque indefessi labores unicos pepere­runt proventus: eius enim mortis tempore Sororum numerabantur ferme quattuor milia sexcentis in missionis domibus apud nationes orbis centum viginti tres. Praeter vitae actuosae sorores condidit pariter Teresia sororum contemplativarum numerum, sicut et Missionarios Caritatis Patres, sacerdotibus destinatum Motum «Corpus Christi» ac tandem Consociationem adiutorum omnibus ex gentibus. Patet eius videlicet etiam laicis charisma tum etiam non catholicis qui participes ipsius «amoris operum» esse student.

    Fundamentum singularis potestatis amandi, quae Teresiae signavit penitus vitam, fuit sitiens Dei dilectio. Iesu enim amoris animarumque sitis, quam suo ex Cruce clamore deprompsit (cfr Io 19, 28), illius pariter altissimam animae penetravit partem. Se totam consumpsit eadem explenda siti per amoris sui donum ex animo Ipsi factum atque famulando Ei inter pauperum pauperiores.

    Vehemens Dei amor Teresiae declaratus est perpetua consensione, quia cum Eo omnibus suis actibus Ei placere contendebat. Decretum Teresiae erat Deo concedere quidquid ab ea postulavisset idque etiam subridendo facere. Teresiae amare idem valebat ac donare; donare «usque ad dolorem» sed sese laetanter dedicando. Dei repleta amore eundem in alios pariter irradiabat amorem.

    Per fidem atque orationem intellexit Teresia vocem Iesu: «Sitio» adhuc in pauperibus resonare et dolentibus. Re quidem vera in iis quibus deserviebat agnoscere veram Christi valebat praesentiam. In opera solida suam convertens contemplationem, sicut Maria ipsa « cum festinatione », abibat ut quaereret adiuvaretque pauperiores inter pauperes, eos videlicet quorum animus dolore percussus erat atque angustiis.

    Munus autem omnino proprium, quo suum in Christum atque pauperes demonstravit amorem, fuit ipsius Mysterii Passionis Domini communicatio. Una cum Maria sub Cruce passa est Teresia cor suum Christi dolore transverberari, praesertim eo sensu quo derelinqui se sentiebat ac recusari. Per totum cursum «longae ac cruciantis obscuritatis interioris» vixit tamen cum Christo penitus coniuncta atque in tota comparatione cum Eo necnon cum pauperrimis inter pauperes.

    Longiore ipsa transacta vita ministerii fidelis erga Deum et pauperes die quinto Septembris anno MCMXCVII a sororibus circumfusa in domo pristina «ad Dei domum» rediit Teresia. Omnium hominum admirantium oculi ad eam sunt conversi veluti unam quandam eloquen­tissimam principatus amoris testem. Apostolicae Sedis indulto iam anno MCMIC in Archidioecesi Calcuttensi est Beatificationis atque Canoniza­tionis Teresiae incohatus Processus. Omnibus iure necessariis rite quidem completis, Nos Ipsi die XX Decembris anno MMII hanc Dei Servam exercitavisse heroum in modum ediximus theologales et cardinales ceterasque adnexas virtutes. Decretum eodem die promulgavimus super miraculo atque decrevimus ut beatificationis ritus die XIX Octobris proximi anni celebraretur.

    Hodie igitur coram immensa christifidelium atque Pastorum sacrorum ipsorum aestuante multitudine perplacuit eundem peragere sacerrimum ritum, intra quem etiam hanc iuvit formulam proferre sollemnem:

    «Nos, vota Fratris Nostri Lucae Sirkar, Archiepiscopi Calcuttensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christi­fidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum con­sulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Teresia de Calcutta Beatae nomine in posterum appelletur eiusque festum die ipsius natali, idest quinta Septembris, in locis et modis iure statutis, quotannis celebrari possit.

    In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti».

    Eximiam caritatem huius insignis mulieris extollere iuvat, quae suo opere luculenter praesertim in pauperum dolentiumque hominum bonum contulit, ob oculos habitis Evangelii praeceptis. Exoptamus igitur ut nos omnes, huius caelitis testimoniis incitati, idem penetrare contendamus quod omnibus rebus est praeponendum. Sueta demum oratione habita de vita, virtutibus ac operibus beatae Teresiae, eam summa cum religione Nos Ipsi primi invocavimus.

    Quod autem his sermonibus decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus minime quibuslibet offi­cientibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XIX mensis Octobris, anno MMIII, Pontificatus Nostri sexto et vicesimo.

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus Card. Sodano

 

Secretarius Status

 

Loco Sigilli

In Secret. Status tab., n. 552.764

BEATIFICAZIONE DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Giornata Missionaria Mondiale
Domenica 19 ottobre 2003

 

1. “Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,44). Queste parole di Gesù ai discepoli, risuonate poc’anzi in questa Piazza, indicano quale sia il cammino che conduce alla “grandezza” evangelica. E' la strada che Cristo stesso ha percorso fino alla Croce; un itinerario di amore e di servizio, che capovolge ogni logica umana. Essere il servo di tutti!

Da questa logica si è lasciata guidare Madre Teresa di Calcutta, Fondatrice dei Missionari e delle Missionarie della Carità, che oggi ho la gioia di iscrivere nell’Albo dei Beati. Sono personalmente grato a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla.

Ogni tanto veniva a parlarmi delle sue esperienze a servizio dei valori evangelici. Ricordo, ad esempio, i suoi interventi a favore della vita e contro l’aborto, anche in occasione del conferimento del Premio Nobel per la pace (Oslo, 10 dicembre 1979). Soleva dire: “Se sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire, cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il segno dell’amore di Dio”.

2. Non è forse significativo che la sua beatificazione avvenga proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale? Con la testimonianza della sua vita Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio. Emblematica di questo stile missionario è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l'altra, fa scorrere la corona del Rosario.

Contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana: Madre Teresa proclama il Vangelo con la sua vita tutta donata ai poveri, ma, al tempo stesso, avvolta dalla preghiera.

3. “Whoever wants to be great among you must be your servant” (Mk 10: 43). With particular emotion we remember today Mother Teresa, a great servant of the poor, of the Church and of the whole world. Her life is a testimony to the dignity and the privilege of humble service. She had chosen to be not just the least but to be the servant of the least. As a real mother to the poor, she bent down to those suffering various forms of poverty. Her greatness lies in her ability to give without counting the cost, to give “until it hurts”. Her life was a radical living and a bold proclamation of the Gospel.

The cry of Jesus on the cross, “I thirst” (Jn 19:28), expressing the depth of God’s longing for man, penetrated Mother Teresa’s soul and found fertile soil in her heart. Satiating Jesus’ thirst for love and for souls in union with Mary, the mother of Jesus, had become the sole aim of Mother Teresa’s existence and the inner force that drew her out of herself and made her “run in haste” across the globe to labour for the salvation and the sanctification of the poorest of the poor.

4. “As you did to one of the least of these my brethren, you did it to me” (Mt 25:40). This Gospel passage, so crucial in understanding Mother Teresa’s service to the poor, was the basis of her faith-filled conviction that in touching the broken bodies of the poor she was touching the body of Christ. It was to Jesus himself, hidden under the distressing disguise of the poorest of the poor, that her service was directed. Mother Teresa highlights the deepest meaning of service - an act of love done to the hungry, thirsty, strangers, naked, sick, prisoners (cf. Mt 25:34-36) is done to Jesus himself.

Recognizing him, she ministered to him with wholehearted devotion, expressing the delicacy of her spousal love. Thus in total gift of herself to God and neighbour, Mother Teresa found her greatest fulfillment and lived the noblest qualities of her femininity. She wanted to be a sign of “God’s love, God’s presence, God’s compassion” and so remind all of the value and dignity of each of God’s children, “created to love and be loved”. Thus was Mother Teresa “bringing souls to God and God to souls” and satiating Christ’s thirst, especially for those most in need, those whose vision of God had been dimmed by suffering and pain.

Traduzione italiana della parte di omelia pronunciata in lingua inglese:

[3. "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore" (Mc 10, 43). È con particolare emozione che oggi ricordiamo Madre Teresa, grande serva dei poveri, della Chiesa e del Mondo intero. La sua vita è una testimonianza della dignità e del privilegio del servizio umile. Ella aveva scelto di non essere solo la più piccola, ma la serva dei più piccoli. Come madre autentica per i poveri, si è chinata verso coloro che soffrivano diverse forme di povertà. La sua grandezza risiede nella sua abilità di dare senza calcolare i costi, di dare "fino a quando fa male". La sua vita è stata un vivere radicale e una proclamazione audace del Vangelo.

Il grido di Gesù sulla croce, "Ho sete" (Gv 19, 28), che esprime la profondità del desiderio di Dio dell'uomo, è penetrato nell'anima di Madre Teresa e ha trovato terreno fertile nel suo cuore. Placare la sete di amore e di anime di Gesù in unione con Maria, Madre di Gesù, era divenuto il solo scopo dell'esistenza di Madre Teresa, e la forza interiore che le faceva superare sé stessa e "andare di fretta" da una parte all'altra del mondo al fine di adoperarsi per la salvezza e la santificazione dei più poveri tra i poveri.

4. "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Questo passo del Vangelo, così fondamentale per comprendere il servizio di Madre Teresa ai poveri, era alla base della sua convinzione, piena di fede, che nel toccare i corpi deperiti dei poveri toccava il corpo di Cristo. Era a Gesù stesso, nascosto sotto le vesti angoscianti dei più poveri tra i poveri, che era diretto il suo servizio. Madre Teresa pone in rilievo il significato più profondo del servizio:  un atto d'amore fatto agli affamati, agli assetati, agli stranieri, a chi è nudo, malato, prigioniero (cfr Mt 25, 34-36), viene fatto a Gesù stesso.

Riconoscendolo, lo serviva con totale devozione, esprimendo la delicatezza del suo amore sponsale. Così, nel dono totale di sé a Dio e al prossimo, Madre Teresa ha trovato il suo più alto appagamento e ha vissuto le qualità più nobili della sua femminilità. Desiderava essere un "segno dell'amore di Dio, della presenza di Dio, della compassione di Dio" e, in tal modo, ricordare a tutti il valore e la dignità di ogni figlio di Dio, "creato per amare ed essere amato". Era così che Madre Teresa "portava le anime a Dio e Dio alle anime", placando la sete di Cristo, soprattutto delle persone più bisognose, la cui visione di Dio era stata offuscata dalla sofferenza e dal dolore".]

5. “Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Madre Teresa ha condiviso la passione del Crocifisso, in modo speciale durante lunghi anni di “buio interiore”. E’ stata, quella, una prova a tratti lancinante, accolta come un singolare “dono e privilegio”.

Nelle ore più buie ella s’aggrappava con più tenacia alla preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Questo duro travaglio spirituale l’ha portata ad identificarsi sempre più con coloro che ogni giorno serviva, sperimentandone la pena e talora persino il rigetto. Amava ripetere che la più grande povertà è quella di essere indesiderati, di non avere nessuno che si prenda cura di te.

6. “Donaci, Signore, la tua grazia, in Te speriamo!”. Quante volte, come il Salmista, anche Madre Teresa nei momenti di desolazione interiore ha ripetuto al suo Signore: “In Te, in Te spero, mio Dio!”.

Rendiamo lode a questa piccola donna innamorata di Dio, umile messaggera del Vangelo e infaticabile benefattrice dell’umanità. Onoriamo in lei una delle personalità più rilevanti della nostra epoca. Accogliamone il messaggio e seguiamone l’esempio.

Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, aiutaci ad essere miti e umili di cuore come questa intrepida messaggera dell’Amore. Aiutaci a servire con la gioia e il sorriso ogni persona che incontriamo. Aiutaci ad essere missionari di Cristo, nostra pace e nostra speranza. Amen!