María Bernarda (Verena) Bütler

María Bernarda (Verena) Bütler

(1848-1924)

Beatificazione:

- 29 ottobre 1995

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 12 ottobre 2008

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 19 maggio

Vergine, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice: a 21 anni prese i voti e a 40 ricevette la chiamata missionaria e si recò in Ecuador e poi in Colombia

  • Biografia
  • Omelia
  • il vangelo come guida
  • omelia di beatificazione
Il profondo amore per il Signore: "È quasi impossibile spiegarlo a chi non ha vissuto la stessa cosa"

 

María Bernarda, al secolo Verena Bütler, nacque ad Auw, nel Cantone di Argovia, in Svizzera, il 28 maggio 1848 e fu battezzata nel giorno stesso della nascita. Era la quartogenita di Enrico e di Caterina Bütler, modesti contadini ma cristiani esemplari, che educarono gli otto figli nati dal loro matrimonio all’amore di Dio e del prossimo.

Dotata di una eccellente salute, Verena crebbe allegra, intelligente, generosa, amante della natura. A sette anni cominciò a frequentare la scuola. Il fervore e l’impegno con cui, il 16 aprile 1860, si accostò alla Prima Comunione rimasero costanti in lei per tutto il corso della vita. La devozione all’Eucaristia formerà, infatti, il fondamento della sua spiritualità.

All’età di 14 anni, compiuti gli studi elementari, Verena si dedicò al lavoro agricolo, sperimentando pure l’affetto per un degno giovane del quale s’innamorò. Sentendo la chiamata di Dio seppe sganciarsi da questo impegno, per rivolgersi completamente al suo Signore. In questo periodo della sua vita le fu concessa la grazia di godere sensibilmente della presenza di Dio, sentendolo molto vicino.

Lei stessa afferma: «Spiegare questo stato dell’anima a chi non ha mai sperimentato qualcosa di simile, è estremamente difficile, se non impossibile». E ancora: «Lo Spirito Santo mi insegnò ad adorare, lodare, benedire e rendere grazie a Gesù nel tabernacolo, in ogni momento, in mezzo ai lavori e perfino nella realtà quotidiana della vita».

Attratta dall’amore di Dio, a 18 anni entrò come postulante in un convento della sua regione. Constatato però che non era quello il posto dove il Signore la chiamava, Verena tornò ben presto in famiglia. Il lavoro, la preghiera, l’apostolato in parrocchia, tennero vivo in lei il desiderio della vita consacrata. Il 12 novembre 1867, su suggerimento del suo Parroco, Verena entrò nel Monastero francescano di Maria Ausiliatrice di Altstätten. Il 4 maggio 1868 vestì l’abito francescano, assumendo il nome di Suor Maria Bernarda del Sacro Cuore di Maria, e il 4 ottobre 1869 emise la Professione religiosa, con il fermo proposito di servire il Signore fino alla morte, nella vita contemplativa.

Fu eletta molto presto Maestra delle novizie e per tre volte Superiora della Comunità, svolgendo questo servizio fraterno per nove anni consecutivi. Il suo zelo e il suo amore per il Regno di Dio l’avevano preparata ad avviare una nuova esperienza missionaria.

Accolse pertanto volentieri l’invito di Mons. Pietro Schumacher, Vescovo di Portoviejo in Ecuador, che le chiese di recarsi nella sua diocesi, prospettandole la precaria situazione della sua gente. Maria Bernarda riconobbe in questo invito la chiara volontà di Dio che la chiamava ad essere annunciatrice del Vangelo in quella terra lontana.

Superate le iniziali resistenze del Vescovo di San Gallo e dopo aver ottenuto un regolare Indulto pontificio, il 19 giugno 1888 Suor Maria Bernarda e sei Compagne lasciarono il Monastero di Altstätten e partirono per l’Ecuador. Soltanto la luce della fede e lo zelo per l’annunzio del Vangelo sostennero la Beata e le sue compagne nella difficile separazione dall’amato Monastero e dalle consorelle. Nelle sue intenzioni Maria Bernarda pensava di dover dar vita ad una fondazione missionaria dipendente dal Monastero svizzero. Il Signore la rendeva invece fondatrice di una nuova Congregazione religiosa, quella delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice.

Accolte paternamente dal Vescovo, questi affidò a Maria Bernarda la comunità di Chone che presentava uno spettacolo desolante, per la mancanza quasi assoluta di sacerdoti, per la scarsa pratica religiosa e per l’immoralità dilagante. Maria Bernarda si fece « tutta a tutti », ponendo alla base della sua azione missionaria la preghiera, la povertà, la fedeltà alla Chiesa e l’esercizio costante delle opere di misericordia. Insieme alle sue figlie, dette avvio ad un intenso apostolato presso le famiglie, approfondendo la conoscenza della lingua e della cultura del popolo. Non tardarono a maturare i primi frutti. La vita cristiana di quelle popolazioni rifiorì come d’incanto. Anche la nuova Congregazione francescana crebbe di numero e furono fondate le due Case filiali di Santa Ana e di Canoa.

Ben presto però l’opera missionaria di Madre Maria Bernarda fu segnata dal mistero della Croce. Furono infatti molte le sofferenze a cui ella e le sue figlie furono sottoposte: la povertà assoluta, il clima torrido, incertezze e difficoltà di ogni genere, rischi per la salute e per la stessa sicurezza di vita, incomprensioni da parte dell’Autorità ecclesiastica e, per giunta, la separazione di alcune Sorelle dalla comunità, costituitesi poi in Congregazione autonoma (le Francescane dell’Immacolata della Beata Carità Brader). Maria Bernarda sopportò tutto con eroica fortezza, in silenzio, senza difendersi e senza nutrire risentimento nei confronti di alcuno, ma perdonando di cuore e pregando per coloro che la facevano soffrire.

Come se non bastassero tutte queste prove, nel 1895 una violenta persecuzione, messa in atto da forze ostili alla Chiesa, obbligò Suor Maria Bernarda e le sue Suore a fuggire dall’Ecuador. Senza sapere dove andare, con 14 Suore si diresse a Bahia, da dove proseguì per la Colombia. Il drappello era ancora in navigazione, allorché ricevette un invito da Mons. Eugenio Biffi a lavorare nella sua diocesi di Cartagena. E così il 2 agosto 1895, festa della Porziuncola d’Assisi, la Fondatrice e le sue Suore esuli dall’Ecuador, giunsero a Cartagena, accolte paternamente dal Vescovo. Trovarono ospitalità in un’ala dell’ospedale femminile, chiamato comunemente «Opera Pia». Il Signore le aveva condotte per mano verso quell’asilo, dove Madre Maria Bernarda resterà sino al termine della sua vita. Dopo la casa di Cartagena, furono avviate altre fondazioni non solo in Colombia ma anche in Austria e in Brasile.

Con amore compassionevole, da autentica francescana, era impegnata soprattutto nel soccorrere le necessità spirituali e materiali dei poveri che ella considerò sempre i suoi prediletti. Diceva alle Suore: «Aprite le vostre case per aiutare i poveri e gli emarginati. Preferite la cura degli indigenti a qualsiasi altra attività ». La Madre guidò la sua Congregazione per lo spazio di trenta anni. Anche dopo aver rinunziato all’ufficio di Superiora Generale, continuò ad animare, con sentimenti di vera umiltà, le sue care Sorelle, soprattutto con l’esempio della sua vita, con le sue parole e con i suoi scritti.

Colta da lancinanti dolori ipogastrici, il 19 maggio 1924, presso l’«Opera Pia » di Cartagena, pianta dalle sue Figlie, amata e venerata da tutti come autentica santa, Maria Bernarda si addormentò serenamente nel Signore. Contava 76 anni di età, 56 di vita consacrata e 38 di vita missionaria. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente. Il parroco della cattedrale di Cartagena ne annunziò il transito dicendo ai suoi fedeli: «Stamane, in questa città, è morta una Santa: la reverenda Madre Bernarda!». La sua tomba fu subito meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera.

CAPPELLA PAPALE
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI

Gaetano Errico (1791-1860)
Maria Bernada (Verena) Bütler (1848-1924)
Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu) (1910-1946)
Narcisa de Jesús Martillo Morán (1832-1869)  

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 12 ottobre 2008

 

 

Cari fratelli e sorelle,

quattro nuove figure di Santi vengono oggi proposte alla venerazione della Chiesa universale: Gaetano Errico, Maria Bernarda Bütler,Alfonsa dell’Immacolata Concezione e Narcisa di Gesù Martillo Morán. La liturgia ce le presenta con l’immagine evangelica degli invitati che prendono parte al banchetto rivestiti dell’abito nuziale. Quella del banchetto è immagine che troviamo anche nella prima Lettura e in varie altre pagine della Bibbia: è immagine gioiosa perché il banchetto accompagna una festa di nozze, l’Alleanza d’amore tra Dio e il suo Popolo. Verso quest’Alleanza i profeti dell’Antico Testamento hanno costantemente orientato l’attesa di Israele. E in un’epoca segnata da prove di ogni genere, quando le difficoltà rischiavano di scoraggiare il Popolo eletto, ecco levarsi la parola rassicurante del profeta Isaia: "Preparerà il Signore degli eserciti - egli afferma - per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande … di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati" (25,6). Iddio porrà fine alla tristezza e alla vergogna del suo Popolo, che potrà finalmente vivere felice in comunione con Lui. Dio non abbandona mai il suo Popolo: per questo il profeta invita alla gioia: "Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; … rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza" (v. 9).

Se la prima Lettura esalta la fedeltà di Dio alla sua promessa, il Vangelo con la parabola del banchetto nuziale ci fa riflettere sulla risposta umana. Alcuni invitati della prima ora hanno rifiutato l’invito, perché attratti da diversi interessi; altri hanno persino disprezzato l’invito del re provocando un castigo che s’è abbattuto non solo su di loro, ma sull’intera città. Il re però non si scoraggia e invia i suoi servi a cercare altri commensali per riempire la sala del suo banchetto. Così il rifiuto dei primi ha come effetto l’estensione dell’invito a tutti, con una predilezione speciale per i poveri e i diseredati. E’ quanto è avvenuto nel Mistero pasquale: lo strapotere del male è sconfitto dall’onnipotenza dell’amore di Dio. Il Signore risorto può ormai invitare tutti al banchetto della gioia pasquale, fornendo Egli stesso ai commensali la veste nuziale, simbolo del dono gratuito della grazia santificante.

Alla generosità di Dio deve però rispondere la libera adesione dell’uomo. E’ proprio questo il cammino generoso che hanno percorso anche coloro che oggi veneriamo come santi. Nel battesimo essi hanno ricevuto l’abito nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo hanno purificato e reso splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora prendono parte al banchetto nuziale del Cielo. Della festa finale del Cielo è anticipazione il banchetto dell’Eucaristia, a cui il Signore ci invita ogni giorno e al quale dobbiamo partecipare con l’abito nuziale della sua grazia. Se capita di sporcare o addirittura lacerare col peccato questa veste, la bontà di Dio non ci respinge né ci abbandona al nostro destino, ma ci offre con il sacramento della Riconciliazione la possibilità di ripristinare nella sua integrità l’abito nuziale necessario per la festa.

Il ministero della Riconciliazione è pertanto un ministero sempre attuale. Ad esso il sacerdote Gaetano Errico, fondatore della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, si è dedicato con diligenza, assiduità e pazienza, senza mai rifiutarsi né risparmiarsi. Egli si inscrive così tra le figure straordinarie di presbiteri che, instancabili, hanno fatto del confessionale il luogo per dispensare la misericordia di Dio, aiutando gli uomini a ritrovare se stessi, a lottare contro il peccato e a progredire nel cammino della vita spirituale. La strada e il confessionale furono i luoghi privilegiati dell’azione pastorale di questo nuovo santo. La strada gli permetteva di incontrare le persone alle quali rivolgeva un suo abituale invito: "Dio ti vuole bene, quando ci vedremo?", e nel confessionale rendeva loro possibile l’incontro con la misericordia del Padre celeste. Quante ferite dell’anima egli ha così sanato! Quante persone ha portato a riconciliarsi con Dio mediante il Sacramento del perdono! In tal modo san Gaetano Errico è diventato un esperto nella "scienza" del perdono, e si è preoccupato di insegnarla ai suoi missionari raccomandando loro: "Dio, che non vuole la morte del peccatore, è sempre più misericordioso dei suoi ministri; perciò siate misericordiosi quanto potete esserlo, perché troverete misericordia presso Dio".

Maria Bernarda Bütler, die in Auw im Schweizer Kanton Aargau geboren wurde, hat schon sehr früh die Erfahrung einer tiefen Liebe zum Herrn gemacht. Wie sie sagte, „ist es fast unmöglich, dies anderen zu erklären, die es selbst nicht so verspürt haben". Diese Liebe führte Verena Bütler, wie sie damals hieß, zum Eintritt in das Kapuzinerinnenkloster Maria Hilf in Altstätten, wo sie mit 21 Jahren ihre Gelübde ablegte. Im Alter von 40 Jahren empfing sie ihre missionarische Berufung und machte sich auf den Weg nach Ecuador und dann nach Kolumbien. Aufgrund ihres Lebens und ihres Einsatzes für ihre Mitmenschen hat sie mein verehrter Vorgänger Johannes Paul II. am 29. Oktober 1995 als Selige zur Ehre der Altäre erhoben.

[Maria Bernarda Bütler, nata ad Auw nel cantone svizzero di Aargau, fece molto presto l'esperienza di un profondo amore per il Signore. Come disse ella stessa:  "È quasi impossibile spiegarlo a chi non ha vissuto la stessa cosa". Questo amore portò Verena Bütler, come si chiamava allora, a entrare nel convento delle cappuccine di Maria Hilf ad Altstätten, dove emise i voti perenni a 21 anni. A 40 anni ricevette la chiamata missionaria e si recò in Ecuador e poi in Colombia. Il 29 ottobre 1995, il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II l'ha elevata agli onori degli altari per la sua vita e il suo impegno verso il prossimo.]

La Madre María Bernarda, una figura muy recordada y querida sobre todo en Colombia, entendió a fondo que la fiesta que el Señor ha preparado para todos los pueblos está representada de modo muy particular por la Eucaristía. En ella, el mismo Cristo nos recibe como amigos y se nos entrega en la mesa del pan y de la palabra, entrando en íntima comunión con cada uno. Ésta es la fuente y el pilar de la espiritualidad de esta nueva Santa, así como de su impulso misionero que la llevó a dejar su patria natal, Suiza, para abrirse a otros horizontes evangelizadores en Ecuador y Colombia. En las serias adversidades que tuvo que afrontar, incluido el exilio, llevó impresa en su corazón la exclamación del salmo que hemos oído hoy: "Aunque camine por cañadas oscuras, nada temo, porque tú vas conmigo" (Ps 22, 4). De este modo, dócil a la Palabra de Dios siguiendo el ejemplo de María, hizo como los criados de que nos habla el relato del Evangelio que hemos escuchado: fue por doquier proclamando que el Señor invita a todos a su fiesta. Así hacía partícipes a los demás del amor de Dios al que ella dedicó con fidelidad y gozo toda su vida.

[Madre Maria Bernarda, una figura molto ricordata e amata soprattutto in Colombia, comprese a fondo che la festa che il Signore ha preparato per tutti i popoli è rappresentata in modo molto particolare dall'Eucaristia. In essa Cristo stesso ci riceve come amici e si dona a noi nella mensa del pane e della parola, entrando in intima comunione con ognuno. Sono la fonte e il pilastro della spiritualità della nuova santa, come pure del suo impulso missionario che la portò a lasciare il suo paese natale, la Svizzera, per aprirsi ad altri orizzonti evangelizzatori in Ecuador e in Colombia. Nelle serie avversità che dovette affrontare, incluso l'esilio, portò impressa nel cuore l'esclamazione del salmo che abbiamo ascoltato oggi:  "Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me" (Sal 22, 4). In tal modo, docile alla Parola di Dio, seguendo l'esempio di Maria, fece come i servi di cui ci parla il racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato:  andò ovunque proclamando che il Signore ci invita tutti alla sua festa. Così rendeva partecipi gli altri dell'amore di Dio al quale dedicò con fedeltà e gioia tutta la sua vita.]

"He will swallow up death for ever, and the Lord God will wipe away tears from all faces" (Is 25:8). These words of the prophet Isaiah contain the promise which sustained Alphonsa of the Immaculate Conception through a life of extreme physical and spiritual suffering. This exceptional woman, who today is offered to the people of India as their first canonized saint, was convinced that her cross was the very means of reaching the heavenly banquet prepared for her by the Father. By accepting the invitation to the wedding feast, and by adorning herself with the garment of God’s grace through prayer and penance, she conformed her life to Christ’s and now delights in the "rich fare and choice wines" of the heavenly kingdom (cf. Is 25:6). She wrote, "I consider a day without suffering as a day lost". May we imitate her in shouldering our own crosses so as to join her one day in paradise.

["Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto" (Is 25, 8). Queste parole del profeta Isaia contengono la promessa che ha sostenuto Alfonsa dell'Immacolata Concezione nel corso di una vita di estrema sofferenza fisica e spirituale. Questa donna eccezionale, che oggi è offerta al popolo dell'India come sua prima santa, era convinta che la sua croce fosse proprio lo strumento per raggiungere il banchetto celeste approntato per lei dal Padre. Accettando l'invito alla festa nuziale, e adornandosi con il vestito della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato la propria vita a quella di Cristo e ora partecipa con gioia al banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti (cfr Is 25, 6). Scrisse:  "Considero un giorno senza dolore un giorno perso". Che possiamo imitarla nel portare le nostre croci per poterci unire a lei in paradiso.]

La joven laica ecuatoriana Narcisa de Jesús Martillo Morán nos ofrece un ejemplo acabado de respuesta pronta y generosa a la invitación que el Señor nos hace a participar de su amor. Ya desde una edad muy temprana, al recibir el sacramento de la Confirmación, sintió clara en su corazón la llamada a vivir una vida de santidad y de entrega a Dios. Para secundar con docilidad la acción del Espíritu Santo en su alma, buscó siempre el consejo y la guía de buenos y expertos sacerdotes, considerando la dirección espiritual como uno de los medios más eficaces para llegar a la santificación. Santa Narcisa de Jesús nos muestra un camino de perfección cristiana asequible a todos los fieles. A pesar de las abundantes y extraordinarias gracias recibidas, su existencia transcurrió con gran sencillez, dedicada a su trabajo como costurera y a su apostolado como catequista. En su amor apasionado a Jesús, que la llevó a emprender un camino de intensa oración y mortificación, y a identificarse cada vez más con el misterio de la Cruz, nos ofrece un testimonio atrayente y un ejemplo acabado de una vida totalmente dedicada a Dios y a los hermanos.

[La giovane laica ecuadoriana Narcisa di Gesù Martillo Morán ci offre un esempio completo di risposta pronta e generosa all'invito che il Signore ci fa a partecipare al suo amore. Già in tenera età, nel ricevere il sacramento della Confermazione, udì chiaramente nel suo cuore la chiamata a vivere una vita di santità e di dedizione a Dio. Per assecondare con docilità l'azione dello Spirito Santo nella sua anima, cercò sempre il consiglio e la guida di sacerdoti buoni ed esperti, considerando la direzione spirituale uno dei mezzi più efficaci per giungere alla santificazione. Santa Narcisa di Gesù ci mostra un cammino di perfezione cristiana accessibile a tutti i fedeli. Nonostante le abbondanti e straordinarie grazie ricevute, la sua esistenza trascorse con grande semplicità, dedita al lavoro come sarta e all'apostolato come catechista. Nel suo amore appassionato per Gesù, che la portò a intraprendere un cammino di intensa preghiera e di mortificazione,  e a identificarsi sempre più con il mistero della Croce, ci offre una testimonianza attraente e un esempio completo di una vita totalmente dedita a Dio e ai fratelli.]

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza. Gesù invita ciascuno di noi a seguirlo, come questi Santi, nel cammino della croce, per avere poi in eredità la vita eterna di cui Egli morendo ci ha fatto dono. I loro esempi ci siano di incoraggiamento; gli insegnamenti ci orientino e confortino; l’intercessione ci sostenga nelle fatiche del quotidiano, perché anche noi possiamo giungere un giorno a condividere con loro e con tutti i santi la gioia dell’eterno banchetto nella Gerusalemme celeste. Ci ottenga questa grazia soprattutto Maria, la Regina dei Santi, che in questo mese di ottobre veneriamo con particolare devozione. Amen.

Lo zelo apostolico e l’ardore della carità di Madre Maria Bernarda rivivono oggi nella Chiesa particolarmente attraverso la Congregazione da lei fondata, presente attualmente in vari Paesi di tre Continenti. La Beata può essere additata come autentico modello della « inculturazione» di cui la Chiesa ha sottolineato l’urgenza per un efficace annunzio del Vangelo (cf. Redemptoris mission. 52).

Essa incarnò perfettamente nella sua vita il motto programmatico: «La mia guida, la mia stella, è il Vangelo».

Durante la sua vita, trovò sostegno e conforto solo in Dio.

Allorché abbandonò la sua patria, dove non sarebbe mai più tornata, e quando lasciò il suo caro Monastero di Altstätten e durante la sua instancabile attività apostolica, ella fu sempre sostenuta da una solida spiritualità, dalla preghiera incessante, dalla carità eroica verso Dio e verso il prossimo, da una fede salda come la roccia, da una confidenza illimitata nella Provvidenza di Dio, da una forza ed umiltà evangelica, da una fedeltà radicale agli impegni della sua vita consacrata. Dalla contemplazione dei misteri della Santissima Trinità, dell’Eucaristia e della Passione del Signore, attinse inoltre il dono di quella misericordia che ella praticò verso tutti e che lasciò come particolare carisma alla sua Congregazione. Devotissima della Vergine Madre del Signore, volle che la sua Congregazione avesse l’Ausiliatrice come madre, protettrice e modello di vita nella sequela di Cristo e nella sua attività missionaria. Come Francescana, coltivò la stessa venerazione che San Francesco d’Assisi nutrì per la «Santa Madre Chiesa», per i suoi pastori e per i sacerdoti, che ella chiamava « gli unti del Signore».

La Beata resta un mirabile esempio di donna biblica: forte, prudente, mistica, maestra spirituale, insigne missionaria. Ella ha lasciato alla Chiesa una testimonianza meravigliosa di dedizione alla causa del Vangelo, insegnando a tutti, soprattutto oggi, che è possibile unire contemplazione e azione, vita con Dio e servizio dei fratelli, portando Dio agli uomini e gli uomini a Dio.

Il 29 ottobre 1995 il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II le conferì il titolo e gli onori dei Beati. Il 12 ottobre 2008 il Santo Padre Benedetto XVI la iscrive nell’albo dei Santi.

BEATIFICAZIONE DI  MARIA THERESIA SCHERER,
MARÍA BERNARDA BÜTLER E MARGUERITE BAYS

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 ottobre 1995

 

1. “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” (Sal 33, 2).

La liturgia dell’odierna domenica fa proprie queste parole del Salmo, le quali bene s’intonano alla gioia dell’intera Comunità cristiana che venera quest’oggi tre nuove Beate: Maria Teresa, Maria Bernarda e Margherita.

Gioisce soprattutto la Svizzera, che vede tre figlie della sua terra elevate agli onori degli altari. Con grande cordialità saluto il folto pellegrinaggio della Confederazione Elvetica, che riempie questa Basilica: un particolare pensiero rivolgo ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi ed ai numerosi laici.

Dio gradisce il cantico di ringraziamento e di lode che oggi sale a lui dalle nuove Beate, insieme con quello della Chiesa. E Dio le ascolta quando invocano aiuto (cf. Sal 33, 18) per noi pellegrini sulla terra e quando ci sostengono con la loro premurosa intercessione.

In queste Beate si manifesta la riconciliazione con la quale l’Eterno Padre ha riconciliato a sé il mondo in Cristo (cf. 2 Cor 5, 19). La liturgia lo ricorda nel canto al Vangelo.

Queste Beate posseggono nel cuore “la parola della riconciliazione” (cf. 2 Cor 5, 19), la cui pienezza è Cristo. Nella loro esistenza hanno imitato le donne del Vangelo che seguivano e servivano Cristo, ed in seguito accompagnarono gli Apostoli. Ciò pone in luce come sin dagli inizi le donne abbiano contribuito a scrivere la storia della Chiesa con il loro peculiare linguaggio: il linguaggio del cuore, dell’intuizione e della dedizione. Nel corso di quest’anno, ciò è stato ricordato più volte ed anche l’odierna beatificazione ne offre un’ulteriore testimonianza.

2. Maria Theresia Scherer hat den guten Kampf gekämpft. Durch ihr Leben und ihr Wirken ruft sie uns die wesentliche Stellung des Geheimnisses des Kreuzes in Erinnerung, durch das Gott seine Liebe kundtut und der Welt das Heil schenkt. Durch den Glauben, die Hoffnung und die Liebe hat der Mensch in seiner ganzen Existenz Anteil am Geheimnis des Kreuzes des Erlösers und gewinnt so Anteil am Geheimnis der Auferstehung. Das Kreuz hat ebenso eine kosmische Weite; es erhebt das ganze Universum zu Christus, dem Herrn der Geschichte.

Seit ihren frühesten Jahren zeigte Maria Theresia eine innere Verfügungsbereitschaft für die Gnade, die sie bisweilen zu schweren Entscheidung verpflichtet hat, um dem Aufruf zu antworten, den der Herr ihr durch seine Kirche übermittelt hat. Die Dynamik ihrer Persönlichkeit und ihre Lebendigkeit sind indessen kein Gegensatz zu ihrem tiefen Glauben und zu den moralischen Erfordernissen, die ihrem Handeln zugrundelagen; ganz im Gegenteil setzte sie alle ihre Talente ein, um sie vollkommen zu entwickeln und sie fruchtbar werden zu lassen in ihrem persönlichen Leben sowie für die Sendung, die sie für ihre Schwestern und Brüder zu erfüllen berufen war. So entdecken wir das Geheimnis der Verbindung zwischen dem einzelnen Menschen und seinem Gott: die Antwort auf Christi Ruf, Ihm zu folgen, macht in erstaunlichem Mae frei, um die Talente in überreicher Fülle zu entfalten.

Nachdem sie die Leiden und das Schicksal der Kranken wahrgenommen hatte, entschlo sie sich, ihr Leben dem Herrn zu weihen durch das Ordensleben in der Gemeinschaft der Barmherzigen Schwestern vom heiligen Kreuz von Ingenbohl, die sie gegründet hat, zunächst für den Dienst an der Jugend, um sich dann für den Dienst an den Ärmsten und den Entrechteten zu entscheiden, so da sie schlielich ”Mutter der Armen“ genannt wurde. Sie stimmte zu, die Lehrtätigkeit, die ihr so sehr Freude bereitete, zu verlassen, um sich dem Willen Gottes zu fügen. Maria Theresia erkannte, da der Gehorsam ”der schnellste Weg ist, um zum Gipfel der Vollkommenheit zu gelangen“.  Darin fand sie das wahre Glück, daß sie aus ihrem Leben ein Liebesgeschenk machte für den Herrn und für die von ihm bevorzugten Armen. Besondere Zuneigung und Fürsorge entwickelte sie für die Taubstummen.

Maria Theresia bleibt für uns ein Beispiel. Ihre innere Kraft erwuchs ihr aus ihrem geistlichen Leben: sie verbrachte viele Stunden vor dem Allerheiligsten, wo der Herr seine Liebe allen mitteilt, die in enger Verbundenheit mit ihm leben. Doch wohnt die Liebe nicht im Herzen eines Menschen, ohne da nicht auch alle Tugenden sich darin entfalten. Je mehr ihr inneres Leben wuchs, um so sensibler wurde Maria Theresia für die Erfordernisse der Welt ihrer Zeit. In den schwierigen Zeitverhältnissen, die das Europa des 19. Jahrhunderts durchlebte, kam sie den Völkern Mitteleuropas durch ihre zahlreichen Gründungen zu Hilfe. Inmitten ihres unermüdlichen Wirkens zögerte sie nicht zu sagen, da man ”die Hand bei der Arbeit und das Herz bei Gott“ haben solle. Besondere Sorge verwandte sie darauf, ihren Verpflichtungen aus der Taufe und den Ordensgelübden treu zu sein. Das Engagement für die Nachfolge Christi ist der Sieg der Liebe Gottes, der sich eines Menschen bemächtigt und verlangt, alle Anstrengungen im Dienst an dieser Liebe zu unternehmen, im Wissen um die menschliche Schwäche. Maria Theresia war sich darüber klar, da die Garantie für ihre Treue darin bestand, sich der Begrenztheit ihrer Kräfte bewut zu sein und sich ohne Unterla dem kontemplativen Gebet und dem sakramentalen Leben hinzugeben.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in italiano.

2. Maria Theresia Scherer ha combattuto una buona battaglia. Con la sua vita ed il suo operato ci richiama alla memoria la posizione fondamentale del mistero della croce attraverso il quale Dio rivela il suo amore e dona al mondo la salvezza. Per mezzo della fede, della speranza e dell’amore l’uomo partecipa con tutta la sua esistenza al mistero della croce del Salvatore e fa quindi parte del mistero della Risurrezione. La croce ha perfino un’ampiezza cosmica; essa innalza l’intero universo verso Cristo, il Signore della storia.

Fin dall’infanzia Maria Theresia dimostrava una disponibilità interna al perdono, disponibilità che l’ha costretta certe volte a delle decisioni sofferte per poter rispondere al richiamo che il Signore le ha trasmesso tramite la sua Chiesa. La dinamicità del suo carattere e la sua vivacità invece non erano in contrasto con la sua profonda fede e con le esigenze morali sulle quali si fondava il suo operato; al contrario ella impiegava tutti i suoi talenti e li sviluppava fino in fondo per sfruttarli sia nella vita privata che nella vocazione che era chiamata a esprimere per le sue sorelle ed i suoi fratelli. In questo modo scopriamo il segreto del collegamento tra l’uomo singolo ed il suo Dio: la risposta alla chiamata di Cristo per seguirLo libera l’uomo in modo straordinario mettendolo in grado di sviluppare i propri talenti in abbondanza.

Dopo aver compreso le sofferenze ed il destino dei malati, ella decise di dedicare la sua vita al Signore nell’Ordine della Comunità delle Sorelle della Misericordia della Santa Croce di Ingenbohl, che ella ha fondato inizialmente al servizio della gioventù e più tardi al servizio dei più poveri, di coloro che sono stati privati dei diritti. Così da essere chiamata infine la “madre dei poveri”. Ha accettato di abbandonare l’insegnamento che tanto le piaceva per ubbidire alla volontà di Dio. Maria Theresia comprese che l’ubbidienza era “la strada più diretta, per raggiungere l’apice della perfezione” (Teresa d’Avila, Die Grundungen, n. 5). Trovò la vera felicità nel fare della sua vita un dono d’amore per il Signore e per i poveri, da Lui preferiti. Ella sviluppò un particolare affetto ed una particolare cura per i sordomuti.

Maria Theresia rimane un esempio. La sua forza interiore cresceva grazie alla sua vita religiosa: passava molte ore davanti al Santissimo, dove il Signore trasmette il suo amore a tutti coloro che vivono in stretta unione con lui. Ma l’amore non risiede nel cuore di un uomo senza che lì si sviluppino anche le virtù. Più cresceva la sua vita interiore, più Maria Theresia diventava sensibile alle esigenze del mondo del suo tempo. Nelle difficili circostanze che l’Europa attraversò nel diciannovesimo secolo, lei aiutava i popoli dell’Europa centrale con le sue numerose fondazioni. In mezzo al suo lavoro instancabile non esitava a dire che occorreva avere “la mano al lavoro ed il cuore a Dio”. Ella impiegava molta cura in particolare nell’essere fedele agli impegni del battesimo e del voto religioso. L’impegno per l’imitazione di Cristo è il trionfo dell’amore di Dio che si impadronisce di un uomo e che esige da lui ogni sforzo possibile al servizio di quest’amore, essendo cosciente della debolezza umana. Maria Theresia aveva compreso che la garanzia per la fedeltà era l’essere consapevole dei suoi mezzi e dedicarsi incessantemente alla preghiera contemplativa ed alla vita sacramentale.

3. En esa misma época, otra religiosa, María Bernarda Bütler, oye una llamada semejante para servir a los pobres y entra en el monasterio de las Franciscanas Misioneras de María Hilf d’Altstatten. Como perfecta hija de san Francisco de Asís, desea servir a Dios sirviendo a sus hermanos. Es admirable su generosidad. De forma radical se desprende de todo y arriesga su vida por Cristo, pues su deseo más grande es anunciar al Señor hasta los extremos de la tierra. Abandona definitivamente Suiza para ponerse al servicio de la Iglesia, primero en Ecuador y después en Colombia, donde va a compartir los sufrimientos de la gente, en particular de los pobres, los enfermos y los marginados. Funda en este último País la Congregación de las Franciscanas Misioneras de María Auxiliadora, a las cuales deja como tarea esencial el trabajo por la salvación de los hombres y por el reconocimiento de su dignidad como hijos de Dios.

La fuente de su apostolado fue siempre la oración, y de modo especial la Santa Misa, pilar de su vida espiritual, actualización del sacrificio de Cristo por medio del cual Dios unifica la existencia de cada hombre y transfigura su humanidad. La participación en la Eucaristía realiza la comunión con Dios y la nueva fraternidad en Cristo. En el centro de la existencia de María Bernarda está el amor. Ella estaba convencida de que la virtud principal es la caridad, alma de todas las demás virtudes:  el amor a Dios y el amor a los hombres, que la llevaba a perdonar siempre; en efecto, quien recibe el Cuerpo de Cristo no puede despreciar a su hermano. Incluso en la persecución, mostró que el camino que supera todos los caminos es el amor.

Tuvo también una viva conciencia de ser hija de la Iglesia, de “nuestra Santa Madre Iglesia”, como le gustaba repetir, pues toda vida cristiana se desarrolla en el seno de la Iglesia, de la cual Cristo es la Cabeza. Y honraba especialmente a los que habían recibido el ministerio sacerdotal, pues participan del poder santificador del Señor, y rezaba para que ejercitasen su ministerio según la voluntad de Dios. Es por la Iglesia y en la Iglesia donde cada uno recibe la plenitud de gracias del Salvador. Vemos pues así que María Bernarda Bütler es una perla resplandeciente de la corona de gloria del Señor y de su Iglesia. La nueva Beata nos invita a este mismo amor a Dios y a su pueblo santo, para que seamos siempre artífices de la comunión eclesial, pues “allí donde está la Iglesia, está también el Espíritu de Dios; allí donde está el Espíritu de Dios, está la Iglesia y todas las gracias”. 

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in italiano.

3. In quella stessa epoca, un’altra religiosa, Maria Bernarda Butler, sente una chiamata simile a servire i poveri ed entra nelle Francescane Missionarie di Maria Hilf d’Altstatten. Da perfetta figlia di San Francesco d’Assisi, desidera servire Dio servendo i fratelli. E ammirabile la sua generosità. Si spoglia di tutto in modo radicale e rischia la sua vita per Cristo, poiché il suo desiderio più grande è annunciare il Signore fino agli estremi della terra. Lascia definitivamente la Svizzera per mettersi al servizio della Chiesa, prima in Equador e poi in Colombia, dove va a condividere le sofferenze della gente, in particolare dei poveri, degli ammalati e degli emarginati. In quest’ultimo paese fonda la Congregazione delle Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, alle quali lascia come compito essenziale l’opera per la salvezza degli uomini e per il riconoscimento della loro dignità come figli di Dio.

La fonte del suo apostolato fu sempre la preghiera, e in modo speciale la Santa Messa, pilastro della sua vita spirituale, attualizzazione del sacrificio di Cristo per mezzo del quale Dio unifica l’esistenza di ogni uomo e trasfigura la sua umanità. La partecipazione all’Eucaristia realizza la comunione con Dio e la nuova fratellanza in Cristo. Al centro della vita di Maria Bernarda c’è l’amore. Ella era convinta che la virtù principale è la carità, anima di tutte le altre virtù (cf. San Vincenzo de’ Paoli, Ammonimenti e massime, n. 46): l’amore per Dio e l’amore per gli uomini che la portava sempre a perdonare; in effetti, chi riceve il Corpo di Cristo non può disprezzare il suo fratello. Perfino nella persecuzione, mostrò che la via che supera tutte le vie è l’amore.

Ebbe anche una viva coscienza di essere figlia della Chiesa, della “nostra Santa Madre Chiesa”, come le piaceva ripetere, perché tutta la vita cristiana si sviluppa nel seno della Chiesa, della quale Cristo è il Capo. E rispettava specialmente coloro che avevano ricevuto il ministero sacerdotale, poiché partecipano del potere santificatore del Signore, e pregava affinché esercitassero il proprio ministero secondo la volontà di Dio. E per la Chiesa e nella Chiesa dove ognuno riceve la pienezza di grazie dal Salvatore. Vediamo allora così che Maria Bernarda Butler è una perla splendente della corona di gloria del Signore e della sua Chiesa. La nuova Beata ci invita a questo stesso amore verso Dio e verso il suo popolo santo, affinché siamo sempre artefici della comunione ecclesiale, poiché “là dove c’è la Chiesa, c’è anche lo Spirito di Dio; là dove c’è lo Spirito di Dio, c’è la Chiesa e tutte le grazie” (Sant’Ireneo, Adversus haereses, 3, 24, 1).

4. Une autre catholique suisse a elle aussi mené le bon combat de la foi. Marguerite Bays était une humble laïque, dont la vie était cachée avec le Christ en Dieu.  Il s’agit d’une femme toute simple, avec une vie ordinaire, en qui chacun de nous peut se retrouver. Elle n’a pas réalisé de choses extraordinaires, et, cependant, son existence fut une longue marche silencieuse dans la voie de la sainteté. Dans l’Eucharistie, “sommet de sa journée”, le Christ était sa nourriture et sa force. Par la méditation des mystères du Sauveur, particulièrement du mystère de la Passion, elle est parvenue à l’union transformante avec Dieu. Certains de ses contemporains trouvaient que ses longs moments de prière étaient du temps perdu. Mais, plus sa prière était intense, plus elle s’approchait de Dieu et plus elle était dévouée au service de ses frères. Car, seul celui qui prie connaît vraiment Dieu et, en écoutant le cœeur de Dieu, il est aussi proche du cœur du monde. Nous découvrons ainsi la place importante de la prière dans la vie laïque. Elle n’éloigne pas du monde. Bien au contraire, elle élargit l’être intérieur, elle dispose au pardon et à la vie fraternelle.

La mission vécue par Marguerite Bays est la mission qui incombe à tout chrétien. Dans la catéchèse, elle s’attachait à présenter aux enfants de son village le message de l’Évangile, avec les mots que les jeunes pouvaient comprendre.

Elle se dévouait sans compter auprès des pauvres et des malades. Sans quitter son pays, elle avait cependant le cœur ouvert aux dimensions de l’Église universelle et du monde. Avec le sens missionnaire qui la caractérisait, elle implanta dans sa paroisse l’œuvre de la Propagation de la foi et de la Sainte–Enfance. En Marguerite Bays, nous découvrons ce qu’a fait le Seigneur pour la faire parvenir à la sainteté: elle a marché humblement avec Dieu, en accomplissant tout acte de sa vie quotidienne par amour.

Marguerite Bays nous encourage à faire de notre existence un chemin d’amour. Elle nous rappelle aussi notre mission dans le monde: annoncer à temps et à contre–temps l’Évangile, en particulier aux jeunes. Elle nous invite à leur faire découvrir la grandeur des sacrements de l’Église.

En effet, comment les jeunes d’aujourd’ hui pourront–t–ils reconnaître le Sauveur sur leur route, s’ils ne sont pas introduit aux mystères chrétiens? Comment pourront–ils s’approcher de la table eucharistique et du sacrement de pénitence si personne ne leur en fait découvrir la richesse, comme avait su le faire Marguerite Bays?

5. Maria Theresia Scherer, Maria Bernarda Bütler et Marguerite Bays deviennent aujourd’hui des soeurs aînées pour la vie spirituelle et pour la vie missionnaire de nos contemporains, tout spécialement pour les familles religieuses auxquelles elles appartiennent et pour les catholiques suisses. En cette circonstance, je voudrais saluer cordialement la délégation officielle de la Confédération helvétique, qui représente les Autorités du pays que je remercie de vivement. Je me réjouis particulièrement de la nombreuse participation des fidèles suisses, venus en pèlerinage à l’occasion de cette béatification avec tous les membres de la Conférence épiscopale.

Aux évêques et aux fidèles de Suisse, j’adresse mes vœux chaleureux et mes encouragements. Je souhaite que la fête de ce jour soient pour eux un appel renouvelé à la sainteté personnelle et à la communion ecclésiale, pour la gloire de Dieu, pour l’édification du Corps du Christ qui est l’Église et pour le salut du monde. La vie chrétienne n’est pas inaccessible; elle est à la portée de tous; elle est source de grâce et de joie.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in italiano.

4. Un’altra cattolica svizzera si distinse nell’agone della fede. Marguerite Bays era un’umile laica, dalla vita nascosta con Cristo in Dio (cf. Col 3, 3). Si trattava di una donna semplicissima, dalla vita normale, in cui ognuno di noi potrebbe riconoscersi. Non compì imprese straordinarie, eppure la sua esistenza fu un lungo e silenzioso procedere sulla via della santità. Nell’Eucaristia, “culmine della sua giornata”, Cristo era per lei nutrimento e forza. Attraverso la meditazione dei misteri del Salvatore, in particolar modo del mistero della Passione, ella pervenne a un’unione trasformante con Dio. Alcuni dei suoi contemporanei ritenevano che i suoi lunghi momenti di preghiera fossero una perdita di tempo, ma quanto più la sua preghiera si faceva intensa, tanto più si avvicinava a Dio e si dedicava al servizio dei suoi fratelli. Perché solo colui che prega conosce veramente Dio e ascoltando il cuore di Dio è vicino anche al cuore del mondo. Scopriamo così l’importanza della preghiera nella vita del laico. La preghiera non ci allontana dal mondo. Tutt’altro! Libera l’essere interiore, dispone al perdono e alla vita fraterna.

La missione vissuta da Marguerite Bays è la missione che compete a ogni cristiano. Durante il catechismo si sforzava di presentare ai fanciulli del suo villaggio il messaggio del Vangelo con parole loro comprensibili. Si occupava disinteressatamente dei poveri e dei malati. Pur senza lasciare il suo paese, aveva il cuore aperto alle dimensioni della Chiesa universale e del mondo. Con il senso missionario che la caratterizzava, introdusse nella sua parrocchia le Opere della Propagazione della fede e della Santa Infanzia. In Marguerite Bays scopriamo quanto il Signore operò per farla pervenire alla santità: ella nell’umiltà camminò con Dio, compiendo ogni gesto della sua vita quotidiana per amore.

Marguerite Bays ci esorta a fare della nostra esistenza un cammino d’amore e ci rammenta la nostra missione nel mondo: annunciare in ogni occasione, opportuna e non opportuna, e in particolare ai giovani, il Vangelo. Ci invita a far scoprire loro la grandezza dei sacramenti della Chiesa. Come potranno, infatti, i giovani di oggi riconoscere il Salvatore sul loro cammino, se non sono introdotti ai misteri cristiani? Come potranno avvicinarsi alla mensa eucaristica e al sacramento della penitenza, se nessuno ne fa scoprire loro la ricchezza, così come aveva saputo fare Marguerite Bays?

5. Maria Theresia Scherer, Maria Bernarda Butler e Marguerite Bays diventano oggi sorelle maggiori nella vita spirituale e missionaria degli uomini di oggi, soprattutto per le famiglie religiose cui appartengono e per i cattolici svizzeri. Colgo l’occasione per rivolgere un caloroso saluto alla delegazione della Confederazione Elvetica, qui in rappresentanza delle autorità nazionali che desidero di tutto cuore ringraziare. Mi rallegro in particolar modo della numerosa partecipazione di fedeli svizzeri, giunti in pellegrinaggio con tutti i membri della Conferenza episcopale per questa beatificazione. Ai Vescovi e ai fedeli svizzeri desidero rivolgere i miei più fervidi auguri e il mio incoraggiamento. Auspico che la festa di oggi rappresenti per loro una rinnovata chiamata alla santità personale e alla comunione ecclesiale, per la gloria di Dio, per l’edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa e per la salvezza del mondo. La vita cristiana non è inaccessibile, è alla portata di tutti ed è fonte di grazia e di gioia.

Il Papa ha poi così concluso la sua omelia in lingua italiana:

6. La beatificazione odierna ha come sfondo una delle più suggestive parabole evangeliche: quella del fariseo e del pubblicano.

Il fariseo, venuto al tempio per proclamare davanti al Signore la propria giustizia, non esce giustificato. Il pubblicano invece che, fermandosi a distanza e non osando neppure alzare gli occhi al cielo, confessa il proprio peccato, torna a casa portando con sé il perdono di Dio. È lui che incarna lo spirito dell’Alleanza: la sua anima infatti “si gloria nel Signore” (cf. Sal 33, 3) e non nei propri meriti.

7. Care e venerate Sorelle Maria Teresa, Maria Bernarda e Margherita, nel giorno della vostra beatificazione la Chiesa gioisce con la gioia del pubblicano del Vangelo di Luca (cf. Lc 18, 9-14), rendendo gloria a Dio, che voi avete servito qui sulla terra con lo stesso spirito da Lui lodato nell’episodio evangelico. La vostra esistenza umile e nascosta ha portato una pienezza di frutti di santità. In voi risplende la gloria dei beati, che hanno seguito le orme di Cristo: “Chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 14).

Non è forse questa la stessa verità proclamata nel Magnificat di Maria?
“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente...
ha innalzato gli umili” (Lc 1, 49-52).
Magnificat anima mea Dominum!
E voi, serve del Signore, che condividete la gloria di Dio nella comunione dei santi, intercedete per noi!