Maria Bertilla Boscardin

Maria Bertilla Boscardin

(1888-1922)

Beatificazione:

- 08 giugno 1952

- Papa  Pio XII

Canonizzazione:

- 11 maggio 1961

- Papa  Giovanni XXIII

- Treviso

Ricorrenza:

- 20 ottobre

Religiosa, vergine della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea dei Sacri Cuori, che a Treviso si adoperò in ospedale per la salute dei malati nel corpo e nello spirito

 

  • Biografia
  • Omelia
  • discorso Giovanni XXIII
"La morte mi può sorprendere ad ogni momento, ma io devo essere preparata"

 

Anna Francesca Boscardin nacque presso una famiglia di contadini a Brendola (Vicenza) il 6 ottobre 1888 in una povera famiglia contadina, nella quale spesso il pianto e lo sconforto fecero palpitare il cuore della futura Santa negli anni della innocenza e della adolescenza, ma grazie all'educazione cristiana, tutto fu superato con l'aiuto di Dio.

Ella non frequentò un lungo tirocinio di studio, ma poté espletare con buon garbo ogni mansione a lei affidata. Il suo libro, tenuto gelosamente fra i ricordi più cari, è stato il Catechismo, regalatole dal parroco. Là attingeva ispirazione e conforto fin da bambina, ritirandosi tutta lieta in solitudine, dopo aver sbrigato i lavori domestici, per leggerlo e rileggerlo continuamente, e per insegnarlo con trasporto alle coetanee.

Successivamente, con l'aiuto del parroco, entrò nel 1905 nelle suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Santissimi Cuori a Vicenza. Divenuta infermiera, lavorò nell'ospedale di Treviso, dove si dedicò a servire i malati nel corpo e nello spirito: nelle corsie dell'ospedale di Treviso, a contatto con gli epidemici, a consolare, a calmare; pronta e ordinata, esperta e silenziosa, fino a far dire anche ai distratti che Qualcuno — cioè il Signore — fosse sempre con lei a dirigerla e a illuminarla. Irradiazione che non si è spenta con la morte, ma che è continuata a diffondere i benefici della santità su una cerchia sempre più vasta di anime, fino all'odierno trionfo.

Nonostante fosse stata colpita da un tumore a soli 22 anni, continuò con impegno il proprio lavoro e morì a 34 anni, il 20 ottobre 1922.

CANONIZZAZIONE DI SUOR MARIA BERTILLA MOSCARDIN

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII *

Solennità dell'Ascensione del Signore
Giovedì, 11 maggio 1961

 

Hodierno die, quadragesimo post Paschalia sollemnia, triumphalis Christi Iesu celebratur in caelum reditus. Quod venerabile festum universis, qui mystica sunt membra corporis Christi, acqua causa est, cur pia iidem concipiant animo gaudia, unisona voce illud sacri Psaltae ingeminantes : Exaltare super caelos, Deus [1].

Sanctissimus enim nostri generis Reparator, qui, humana induta natura, semetipsum exinanivit formam servi accipiens [2] quique, ut eos redimeret qui perierant, factus est oboediens usque ad, mortem, mortem autem, crucis [3], cum victor ab inferis ad vitam immortalem revixit, amplissimum habuit triumphum; cum in beatissimas illas sedes stupentibus Angelis ascendit, ad summum gloriae culmen pervenit. Etenim iucundissimus hic Christi ascensus, quemadmodum vitae ab eo hisce in terris actae est tamquam summa atque terminus, ita eiusdem fastigium putatur esse.

Huius autem diei memoria erudimur, dilectissimi filii, ut caduca huius mundi posthabentes, vitiorumque spernentes illecebras, nos quoque cum Christo, non tantum mente, sed etiam virtutibus ad excelsa, ad superna ascendamus.

Superiore anno, cum sollemne hoc in Lateranensi Basilica ecclesiarum principe servaremus, Sanctorum Caelitum honores Gregorio Barbadico, Episcopo prius Bergomensi, postea Patavino eidemque Romanae Ecclesiae Cardinali, decrevimus; hodie vero Sanctarum numero accensuimus timidam agrorum alumnam, Mariam Bertillam Boscardiniam Virginem Deo devotam, quam idcirco universae catholicorum hominum multitudini proposuimus ad imitandum. Uterque, licet alius alia ratione, magnam nobis inicit admirationem sui; utrumque, insignem dicimus Antistitem et verecundam adulescentulam, mysticum quoddam sociat vinculum. Quae enim in fidelibus splendet sanctitas, ea non uno nomine sacrorum administrorum et Episcoporum partim tribuenda est vigili industriae, qua singulorum virtus instimulatur, alitur, crescit. Quis namque nesciat sacerdotum et Episcoporum eas esse praecipuas partes, ut religiosa institutio christiano populo tradatur, ut divina crebro suscipiantur Sacramenta, ut singulorum hominem atque adeo totius civitatis vita ad Christi praecepta conformetur? Iure igitur optimo, ubi pulchri exsistunt flores, ibi exquirenda est perita cultoris manus.

Omnibus autem in confesso est quantum ad sacerdotum et Episcoporum industriam accesserit alacritatis post habitum Concilium Tridentinum, quod, totius ecclesiasticae ordinationis instaurata disciplina, eorum illustravit et incitavit actionem ; quodque propterea difficile est dictu quantum contulerit ad studium renovandum sanctitatis.

Virgo, quam hodie Caelestium infula decoravimus, pietate, modestia, tolerantia dolorum, caritate erga aegrotos diligentissima, veluti campi flos est existimanda, quae, divina dives gratia, fragrantiam fudit suavissimam. Ea nempe suae eloquentia vitae, omnes ad meditanda atque facienda divina mandata invitat, omnes ad Christum, nostrae salutis auctorem, sequendum ac diligendum incendit. Amen.

Venerabili Fratelli e diletti figli!

Le parole vogliono proseguire ora come in tono familiare perchè il pensiero susciti una eco immediata nei cuori.

Di fatto non sappiamo trattenere l'effusione del paterno affetto di fronte ai conterranei dell'umile figlia del Veneto ed ai pellegrini di ogni provenienza, tutti esultanti per la glorificazione di Bertilla Boscardin. Ancora una volta si ripete lo spettacolo incomparabile : fremito di anime in questa. Basilica Vaticana, qui convenute per porgere alla novella Santa le primizie della loro venerazione. Il Papa, attorniato dalla corona dei Cardinali, dei Vescovi e della Prelatura Romana, ha fatto risonare la Sua voce nell'esercizio della pienezza del magistero, a Lui confidato da Cristo Signore benedetto. Al centro della comune ammirazione trepida e devota, la figura di un'umile suora ascesa alla gloria più alta, che fa impallidire ogni altro splendore.

Ai potenti ed ai sapienti del mondo, che vogliono conoscere le origini e le imprese della novella Santa, e i motivi per cui viene ora proposta alla imitazione del mondo cattolico, risponde con le sue eterne lezioni il Vangelo. Ecco : è la grandezza che viene dall'umiltà; è il sacrificio spinto fino all'eroismo, perchè nascosto alla fatua curiosità da un delicato riserbo ; è la semplicità, che sgorga dal confidente abbandono in Dio. Gli insegnamenti di Suor Bertilla, vissuti in una luce di eroica perfezione nel breve arco della sua vita, sono quelli della celeste dottrina, che ancora una volta viene proclamata in faccia al mondo dall'esempio vivo dei piccoli e dei semplici, ex ore infantium [4]. Oh, come si disvela sempre vera e confortatrice la parola del Salvatore Divino, e come oggi essa sembra echeggiare in tutta la sua forza : « Gloria a te, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti, e le hai manifestate ai piccoli. Così è, o Padre: perchè così a te è piaciuto » [5].

Venerabili Fratelli e diletti figli!

Per voi rappresentanti di Vicenza, che diede alla Santa i natali e la prima educazione, per voi di Treviso, che ne raccolse l'estremo anelito, e per tutti voi, qui convenuti, amiamo raccogliere questa lezione sublime, che si ripete per tutta la Chiesa : e ricordare che l'odierna glorificazione ha i suoi presupposti nella famiglia cristiana : nello studio del catechismo : nella corrispondenza pronta alla divina volontà che chiama. Questi fondamenti spiegano la feconda ricchezza della società cristiana e il fiorire incessante della santità.

I

La famiglia cristiana, anzitutto. Questo è l'ambiente primordiale, nel quale le creature rigenerate alla vita divina nelle acque del santo Battesimo, aspirano con l'aria stessa domestica i principi salutari del timore di Dio e del suo santo amore. Certo non mancano in questo nucleo provvidenziale le nubi, che si addensano talora a minacciarne la serenità. E anche nella famiglia di Bertilla non tutto fu roseo e quieto. Spesso il pianto e lo sconforto fecero palpitare il cuore della futura Santa negli anni della innocenza e della adolescenza. Ma tutto fu superato con l'aiuto di Dio.

Dove c'è una mamma che ha fede, che prega, che cristianamente educa le sue creature, là non può mancare la grazia celeste, che matura i frutti attraverso l'asperità della prova. Anche oggi la società avrà maggiore stabilità e una difesa inconcussa, se le famiglie, pur nelle difficoltà di ogni genere che il vivere comporta, sapranno gelosamente custodire il patrimonio prezioso di una fede consapevole e convinta, luminosa e ardente, e attingere ad essa il segreto della serenità che non tramonta.

II

L'odierna glorificazione ha ancora il suo presupposto nello studio del catechismo, che pone nell'anima innocente l'amore alla vera sapienza. e ve lo custodisce per le conquiste della maturità.

Come abbiamo ricordato ad un recente pellegrinaggio della diocesi di Bergamo, « l'insegnamento del catechismo è seminagione quotidiana nelle singole parrocchie, famiglie e scuole, che permette agli innocenti di vigoreggiare nello spirito e nella grazia di Cristo, e tiene in onore il patrimonio che è vera e pura sostanza di perfetto cristianesimo » [6].

L'umile suora di Brendola è la conferma di una tradizione che fa delle fervorose parrocchie la prima scuola di ben vivere e di santità. Santa Bertilla sta ora sugli altari al di sopra dei sapienti e dei prudenti del secolo. Essa non frequentò un lungo tirocinio di studio, ma poté espletare con buon garbo ogni mansione a lei affidata. Il suo libro, tenuto gelosamente fra i ricordi più cari, è stato il Catechismo, regalatole dal parroco. Là attingeva ispirazione e conforto fin da bambina, ritirandosi tutta lieta in solitudine, dopo aver sbrigato i lavori domestici, per leggerlo e rileggerlo continuamente, e per insegnarlo con trasporto alle coetanee.

La grande figura del dottissimo Cardinale Barbarigo e la semplicità di questa figlia della terra Veneta, che ad un anno di distanza l'uno dall'altra abbiamo avuto la gioia inesprimibile di cingere della gloria dei Santi, si incontrano e, diciamo, si completano nell'amore al Catechismo: l'uno, Pastore infaticabile, per insegnarlo e farlo insegnare; l'altra, ingenua figliola dei campi, per conoscerlo sempre meglio ; ambedue per viverne alla lettera le lezioni di celeste dottrina. I due Santi ci ricordano uno dei doveri impellenti della vita pastorale. L'assolvimento di questo grave mandato assicura un salutare approfondimento della Rivelazione e l'incremento del costume civile e cristiano. S. Gregorio Barbarigo e S. Bertilla inculcano a tutti i fedeli, particolarmente agli adolescenti ed ai giovani, il dovere di attendere costantemente, con l'aiuto di Dio, alla formazione cristiana della mente, del cuore e della coscienza.

III

L'ultimo insegnamento di questa glorificazione sta nella corrispondenza pronta ad una naturale attrazione verso il servizio di Dio, nella unione intima con Lui e nell'amore dei fratelli. La vocazione religiosa è la risposta lieta dell'anima alla scelta divina. Il desiderio di appartenere a Lui solo e di servirlo nel nascondimento si volge poi a beneficio incommensurabile delle anime.

Ecco qui un'anima semplice, che al primo schiudersi della vocazione è lieta di abbandonarvisi, favorita dal rispetto e dal consenso dei genitori : essa è contenta di compiere anche i più umili servizi, perchè non chiede nulla per sé, non insegue divagazioni di curiosità o di personali preferenze. Eppure la irradiazione di Suor Bertilla si allarga : nelle corsie dell'ospedale di Treviso, a contatto con gli epidemici, a consolare, a calmare : pronta e ordinata, esperta e silenziosa, fino a far dire anche ai distratti che Qualcuno — cioè il Signore — fosse sempre con lei a dirigerla e a illuminarla. Irradiazione che non si è spenta con la morte, ma che è continuata a diffondere i benefici della santità su una cerchia sempre più vasta di anime, fino all'odierno trionfo.

Dio e anime; vita interiore e apostolato ; amore di Dio e amore del prossimo : sono i cardini incrollabili, su cui poggia la storia di tutti i Santi, e che proclamano in faccia al mondo il fascino irresistibile del loro esempio.

O Gesù ascendente al Cielo, o Signore, Re benedetto e immortale dei secoli, ti ringraziamo di aver associato oggi S. Bertilla al tuo trionfo e di avere acceso con essa una nuova stella nel firmamento della tua Chiesa. Ritornando al Padre hai promesso di non abbandonarci mai : e tu benigno continui ad essere con noi anche nella testimonianza e nell'amore dei tuoi Santi, che sono il tuo corteo più bello in Cielo, e il tuo buon profumo qui in terra. Per intercessione di Santa Bertilla, e di tutti i Santi, suscita nelle anime, nelle famiglie, nelle diocesi germi fecondi e sempre nuovi di santità : vocazioni numerose e ardenti; anime belle e pure ; famiglie sane e generose, che vivano nel tuo santo amore. E concedi che, fortificati dalla tua grazia, e rinfrancati dagli esempi dei Santi tuoi, possiamo farti onore ogni giorno, in serenità e letizia, con coraggio e perseveranza, per poter vivere una vita tutta celeste : ipsi quoque mente in caelestibus habitemus. Fiat, fiat.

 

 

A.A.S. vol. LIII, 1961, pp. 291-295.

[1] Ps. 56. 12.

[2] Phil. 2. 7.

[3] Ib. 2, 8.

[4] Cfr. Ps. 8, 3.

[5] Luc.10, 21.

[6] L'Osservatore Romano, 2-3 maggio 1961.

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
ALLE POPOLAZIONI TRIVENETE,
IN OCCASIONE DELLA CANONIZZAZIONE
DI SANTA MARIA BERTILLA BOSCARDIN

Giovedì, 11 maggio 1961

 

Venerabili Fratelli,
diletti figli!

La nostra gioia è grande. Stamane — festa della Ascensione di Nostro Signore — Ci è stato concesso di compiere per la quarta volta il rito della Canonizzazione e di iscrivere nell'albo dei Santi Maria Bertilla Boscardin.

Ed ora, a felice suggello della memorabile giornata, una porzione eletta della Chiesa di Dio sta davanti ai Nostri occhi: vescovi venerandi coi quali Ci fu tanto edificante condividere per sei anni le dolcezze e le fatiche del ministero pastorale; sacerdoti, religiosi e religiose distintissimi per la vivacità della fede e la irradiazione della carità; e popolo fedele, generoso e ben disposto ad ogni opera buona.

Venerabili Fratelli nell'episcopato. Questo incontro è dunque innanzi tutto con voi che Ci tocca nell'intimo.

Non ci troviamo proprio sul monte Oliveto a contemplare Gesù che si distacca dai suoi, ma siamo pur sempre in atto di scambiare una parola per riprendere poi ciascuno il cammino e il servizio segnati dalla Provvidenza.

I convegni di Villa Fietta sulle falde del Grappa dapprima, di Villa Immacolata sugli Euganei di poi, per l'annuale corso di Esercizi spirituali riservato ai vescovi, e i tre giorni serrati di studio in comune dei problemi di ordine pastorale, nella scambievole confidenza di esperienze che era incoraggiamento reciproco, continuano ad allietare — lo ripetiamo volentieri — i ricordi di sei anni del Nostro laborioso e sereno soggiorno tra le genti Venete.

Quel convenire sollecito di Presuli da tutti i punti della provincia ecclesiastica, e quell'impegno personale di ciascuno di mantenere vivo nel clero e nel popolo il fuoco delle gloriose tradizioni, di corrispondere anche ai semplici desideri della Apostolica Sede; quell'incoraggiare il dispiegamento del laicato cattolico pronto alle buone battaglie come alla disciplina compatta e vittoriosa, tutto ciò resta motivo di grande conforto per Noi.

L'avervi subito accennato, venerabili Fratelli, a ciò che conserviamo negli occhi e nel cuore e che la vostra tanto cara presenza Ci richiama, pensiamo sia motivo di sollievo e di letizia per le vostre anime episcopali.

Signor Cardinale. In nome vostro e dei venerabili Confratelli, Ci avete presentato il dono assai gradito della Croce.

Oh, Croce benedetta di Gesù, allargante le braccia a salvezza, a protezione, a salutare ammonimento del clero e del popolo fedele!

Questa vostra croce si erge sopra gli stemmi di quindici città episcopali, quasi a dire che la civiltà e la tradizione dei Veneti sono cristiane nelle origini, nella sostanza, nei propositi per l'avvenire. La abbelliscono le pie immagini della Theotocos, Madre di Dio e nostra, di S. Marco Evangelista, di S. Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia, di San Pio X e di tutti i Patroni della regione, e le danno leggiadria gli angeli del Signore in atto di adorazione e di amore.

Il pensiero che avete avuto racchiude una significazione che sappiamo cogliere e far nostra. Sì, questa croce è nobile gioiello di artistica fattura; ma il valore suo è incommensurabile; e Noi ce la terremo sempre vicina nelle ore del quotidiano lavoro, che Ci mette a contatto col mondo intero. Ci sembrerà così di riudire la conclamazione del motto fatidico e felicissimo che si diffonde dalle Alpi all'Adriatico, nella distesa incantevole della gloriosa terra di S. Marco: Pax et Evangelium. Questo è il Veneto; questo vogliono i Veneti.

Diletti figli del clero e del laicato. Ed ora eccoci a voi, con una parola, che ama cogliere il senso profondo e la triplice nota del vostro pellegrinaggio romano, ad limina Apostolorum.

I. Tradizione Apostolica, che comprende e presuppone le altre note della Chiesa: una, santa, cattolica; e — più compiutamente — nella sua storica derivazione: romana, e fatta oggetto senza interruzione di contrasti e di lotte.

II. Senso vivo di azione pastorale partecipato a tutti, così che nessun sacerdote, nessun laico di perfetta intonazione cattolica resti estraneo o indifferente alle ansietà del vescovo suo.

III. Dilatazione degli orizzonti della carità fino a raggiungere dimensioni missionarie della Santa Chiesa.

 

I.

Gli annali di alcune vostre diocesi, Padova, ad esempio, risalgono fino ad origine apostolica, accreditando come la speranza di questo fatto meraviglioso dell'aver ricevuto dalle labbra dei primi discepoli degli apostoli il Vangelo di Gesù. I legami cristiani con Roma sarebbero pertanto così antichi quanto le strade consolari che nel piano della Provvidenza favorirono il diffondersi della celeste dottrina. Sopra questi ricordi si stende l'ala protettrice dell'Evangelista San Marco, che dal suo avello nella basilica d'oro « quasi leo fortissimus nullum pavens occursum, idola subvertit et gloriam Domini gentibus annuntiavit » [1].

Questa è la fede dei Veneti: scolpita nei cuori, nelle famiglie, nelle istituzioni come nelle pietre degli antichi monumenti, che sono di questa fede la espressione sublime e maestosa. Fede in Dio, in Gesù Cristo, nella sua Chiesa, che si tramanda come il più sacro ed inalterato deposito fin dalla remota antichità cristiana.

La testa non si erge con fierezza nella visione di questo patrimonio trasmesso dai padri; ma il cuore sussulta di gaudio celeste.

Ed è ben naturale che r Veneti di oggi siano sensibili alla voce e alla saggezza dei loro vescovi, successori di nobili schiere di prelati distintissimi per pietà, zelo ardente, santità di vita; e facciano onore ai loro preti, che recano in fronte il sigillo del sacerdozio santo, e con essi collaborino all'avvento del regno di Cristo. Diletti figli, continuate a sentirvi e ad essere membra vive questa Chiesa Madre, così che, anche per mezzo della testimonianza di ciascuno di voi, essa appaia nel nostro tempo quale è nella realtà, e quale la volle il Fondatore suo, Gesù benedetto: una, santa, cattolica.

Questo dice a Noi la vostra presenza compatta e vivacissima. Essa non è esplosione di sentimento, ma la incontenibile letizia dello spirito, tutto di Dio, rivolto allo studio e all'amore delle cose celesti, che dà vibrazione ad ogni atto della vita individuale e sociale.

Conserviamo tuttora l'amabile ricordo di manifestazioni eucaristiche e mariane, oppure di congressi e giornate di studio, cui partecipammo in tutte le diocesi Venete, nessuna eccettuata. Sappiamo dunque per esperienza che la fede dei Veneti è ben radicata nel fondamento degli Apostoli; ed essa dà sostanza al vivere e ad ogni sua espressione individuale, familiare e sociale, e si irrobustisce in una pratica quotidiana di fedeltà e di costanza.

Coraggio, diletti figli. Voi sentite oggi più viva la convinzione di appartenere a questa Chiesa. La vostra presenza a Roma, qui nella Basilica Vaticana ove si eleva il sepolcro glorioso del primo Papa, vi fa in parte comprendere il mistero del Signore che ha guidato i passi di Pietro, dalla Palestina alle rive del Tevere; e altresì vi insegna che, nonostante le immancabili persecuzioni, che in tutti i secoli hanno avuto i loro martiri, la roccia di Pietro è stabile in eterno: et portae inferi non praevalebunt adversus eam [2].

Rimanendo uniti a questa roccia non si conosce sconforto, nè errore, ma si partecipa della sua stessa saldezza, che viene dall'alto. « Voi non siete più ospiti e pellegrini, ma concittadini dei Santi, e siete della famiglia di Dio : edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, essendo pietra angolare lo stesso Cristo Gesù : su cui tutto l'edificio insieme connesso si innalza in tempio santo del Signore, su cui voi, pure siete insieme edificati in abitacolo di Dio mediante lo Spirito » [3].

II.

La Nostra parola vuole ora sottolineare un altro punto, che, come è tradizione delle forti popolazioni vostre, così è impegno e programma per l'avvenire: e cioè l'azione pastorale.

Tutto è bello nella vita della Chiesa: gli atti di pietà individuale, di culto collettivo, di apostolato. E tutto diviene meritorio quando segue le vie dell'obbedienza.

Ma c'è una istituzione che merita grande rispetto, sommo onore: è la parrocchia. Ben organizzata e pervasa di spirito soprannaturale, il suo fascino nelle singole anime e nelle famiglie è sempre irresistibile. Non ripeteremo mai abbastanza r nostri cari sacerdoti, ai parroci primieramente, che continuino a tener fede all'antica tradizione della vita parrocchiale. Cioè: culto divino, frequenza ai sacramenti, familiarità col rituale romanum che è una miniera di ricchezza pastorale; stato di anime aggiornato e oggettivamente sincero in faccia chicchessia. E poi: scuola di catechismo, vita e canto liturgico, e campane che suonano a distesa, che segnano tutte le ire della umana esistenza, nella gioia e nel dolore! Ed infine: uniformità esemplare delle benemerite organizzazioni di Azione Cattolica, attorno alle quali, a sostegno e complemento, possono vigoreggiare anche altre, in corrispondenza di particolari sentite esigenze di pietà, di carità, di assistenza.

Ma non bisogna disperdere le energie, né cercare sentieri nuovi quando è già tracciata la strada da percorrere.

Amiamo rivolgerCi a voi, giovani speranze del santuario, seminaristi che crescete e vi moltiplicate a delizia del clero anziano, a luce di speranza per le vostre buone popolazioni; e a voi scolte giovanili del laicato fervoroso. Continuate ad allietare i vostri vescovi. Nihil sine episcopo. Pensiero, parola, azione sempre col Vescovo. Abbiate pure delle predilezioni negli orientamenti dell'apostolato; ma siano esse rivolte a tenere in onore ciò che rende più solida e compatta la comunità diocesana; ed imparate a rinunciare, ove occorra, alla fioritura di una bella ispirazione personale, affinché l'unità e la compattezza non soffrano detrimento.

III.

Un ultimo pensiero, venerabili Fratelli e diletti figli, che è invito a dilatazione della carità fino a raggiungere gli amplissimi orizzonti missionari della Chiesa. Ciò che accade con tanta diffusione sul piano economico e politico, e cioè la integrazione e la cooperazione, deve essere nota distintiva del cattolicesimo del nostro tempo. Non ci si può chiudere nella visione limitata dei propri interessi, anche sacrosanti, quando si sa che in tutto il mondo i fratelli nella fede hanno i nostri stessi problemi, e forse non hanno quei mezzi e quella disponibilità, che il Signore ha concesso alle nostre regioni. Occorre dunque aprire gli orizzonti, dilatare l'impeto della generosità anche a costo di privazioni e di sacrifici dolorosi, secondo la spinta di quella carità di Cristo che ci stringe: caritas Christi urget nos [4].

I segni di un promettente risveglio di questa sensibilità non mancano, grazie a Dio. E Ci sia consentito di ricordare alla vostra presenza una nota che Ci allieta e commuove: il buon seme, che presto verrà gettato a Verona, alla confluenza di tre regioni, di un cenacolo per la formazione di sacerdoti da offrire alle immense e promettenti regioni dell'America Latina, è il segno della carità più squisita, che vuole accendersi nel Veneto, ed essere di incitamento per tutti.

Vedete come biancheggiano le messi, in tutto il mondo! Coltivate dunque pensieri e propositi di generosità, così che, in unione con la Chiesa universale, sentiate come vostro tutto ciò che le appartiene sul piano mondiale, ed è per lei motivo di letizia o di preoccupazione. La cooperazione missionaria; la applicazione delle nuove tecniche e dei metodi per la penetrazione del pensiero cristiano; la diffusione della stampa e dei mezzi audiovisivi al servizio della buona causa : questo è in promettente sviluppo. E di converso la esiguità delle energie a disposizione per corrispondere alle sempre più impazienti e vaste aspettative di tanta parte della umanità; gli insuccessi e gli ostacoli incontrati : tutto deve essere sentito come una questione propria, come i figli sentono e vivono le speranze, e con essa gioiscono e soffrono.

Venerabili Fratelli e diletti figli! In questo incontro vespertino, mentre nella piazza San Pietro si accendono le luci festive, che prolungano la letizia di questo giorno, segnato dalla glorificazione di S. Maria Bertilla, umile figliola della terra Veneta, palpitano i vostri cuori, brillano di commosso gaudio i vostri occhi. E la calma solennità dell'ora fa intensamente gustare la dolce fusione degli animi, nel comune vincolo della fede e della carità: ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum! [5].

In questo momento mentre gli occhi più che le voci si parlano e il Nostro cuore è accanto al cuore di ciascuno di voi, siamo lieti di manifestarvi tutto l'affetto dell'animo, e la soavità delle attese, che da voi Ci ripromettiamo. Diletti figli, abbiamo fiducia in voi, nella fermezza dei vostri propositi, nella generosità con cui risponderete agli inviti della Chiesa.

La odierna circostanza, che ha visto inserire nel corteo trionfante di Gesù ascendente al Cielo un nuovo luminoso modello di santità e di eroismo, ha infuso in tutti un rinnovato impegno di fedeltà a Cristo Signore ed alla sua parola che solleva gli animi alla visione dei campi sterminati dell'apostolato, agli ampi orizzonti della conquista per il regno di Dio. Ritornando alle vostre case, sappiate mantenere con ardore questo impegno nelle singole applicazioni della vostra vita di credenti: famiglia, professione, lavoro. Noi vi seguiamo con grande benevolenza, e con insistente preghiera vi raccomandiamo al Signore.

Pegno di questa Nostra fiducia scenda su di voi, venerabili Fratelli e diletti figli, e con singolare effusione sulla Congregazione delle Suore Maestre di S. Dorotea, che ci ha dato S. Maria Bertilla; scenda sui vostri cari lontani, in special modo sui piccoli innocenti, sui malati, sui più bisognosi, la confortatrice Apostolica Benedizione, a custodire i vostri cuori nel gaudio e nella pace. Così sia, così sia.

 

[1] Ant. ad I vesp. in festo S. Marci Ev.

[2] Matth. 16, 18.

[3] Eph. 2, 19-22.

[4] 2 Cor. 5, 14.

[5] Ps. 132, 1.