Maria Clara di Gesù Bambino

Maria Clara di Gesù Bambino

(1843-1899)

Beatificazione:

- 21 maggio 2011

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 1 dicembre

Religiosa portoghese, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione; Una vita segnata dalla carità, un cuore sempre aperto all’accoglienza dei bisognosi, confidando saldamente nella Divina Provvidenza

  • Biografia
  • sulla beatificazione
  • REGINA CÆLI
"Guardate, quella è la mia gente! Che pena provo di non poterli soccorrere!"

 

Libânia do Carmo Galvão Meixa de Moura Telles e Albuquerque nacque il 15 giugno 1843 ad Amadora nei pressi di Lisbona, terza di sette figli di una famiglia aristocratica, e il 2 settembre nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Soccorso di Benefica fu battezzata con il nome di Libânia do Carmo.

Trascorse l’infanzia in un clima sereno e accogliente, caratterizzato dal ritmo della vita familiare e da una esperienza educativa chiaramente ispirata alla fede. Imparò così ad amare il Signore, la Beata Vergine e i Santi e ad aprirsi alla realtà del prossimo maggiormente segnato da afflizione e povertà. Anche lei, tuttavia, sarebbe stata ben presto visitata dalla sofferenza, poiché nel giro di poco tempo morirono alcuni familiari e anche i suoi genitori. Tali eventi incisero profondamente sul suo animo, rendendolo ancora più sensibile di fronte al mistero del dolore, ma nello stesso tempo contribuirono ad irrobustirne il carattere: fortezza e speranza brillarono sul suo volto, insieme alle lacrime per lutti così numerosi, gravi e inattesi.

Rimasta orfana, Libânia do Carmo a 14 anni fu accolta nell’Asilo Reale d’Ajuda in Lisbona, gestito dalle Suore francesi Figlie della Carità, dove, mentre ricevette una preparazione culturale e umana corrispondente al suo rango, ebbe l’opportunità di consolidare in modo sempre più consapevole la sua formazione spirituale.

Nel 1862, lasciato l’istituto religioso, fu ospitata nel Palazzo Valada come dama di compagnia e confidente della Marchesa. Libania, tuttavia, andava maturando la decisione di consacrarsi al Signore in un’esperienza di vita religiosa: avvertiva infatti come impellente la vocazione ad un’esistenza completamente dedicata alla preghiera e al servizio del prossimo. Perciò alcuni anni dopo si ritirò nel Convento di San Patrizio a Lisbona, presso le Terziarie Cappuccine di Nostra Signora della Concezione; qui successivamente vestì l’abito di terziaria francescana e assunse il nome di Maria Clara di Gesù Bambino.

Il suo orientamento vocazionale, però, dovette affrontare un primo ostacolo, costituito dalle leggi civili del Portogallo che in quel momento risentivano di un accentuato spirito antiecclesiale e proibivano ogni forma di vita religiosa. Di fronte a questa situazione il direttore spirituale della Fraternità fece ricorso ad una Congregazione francese, le Suore Francescane Ospedaliere e Maestre, ed inviò la Serva di Dio presso il loro Monastero di Calais in Francia. Qui la giovane venne ammessa al noviziato e in seguito professò i voti.

Rientrata in Portogallo, Suor Maria Clara di Gesù Bambino fu nominata superiora del Convento di San Patrizio e, con la prudente guida del direttore spirituale, si applicò ad una intensa riforma della comunità delle Cappuccine, al punto da dare origine ad una nuova Congregazione, quella delle Suore Ospedaliere Portoghesi, che, riconosciuta civilmente come associazione benefica, avrebbe poi ricevuto l’approvazione pontificia da parte del Beato Pio IX.

La Congregazione conobbe in breve tempo una rilevante fioritura di vocazioni e di opere e si diffuse anche al di fuori del paese lusitano, con una serie di case aperte in Angola, India, Guinea, Capo Verde, San Tomé, dovunque ci fosse richiesta di un aiuto a favore dei bisognosi. Non mancarono, tuttavia, anche ostacoli e difficoltà di ogni genere, che inevitabilmente comportarono tensioni e divergenze anche all’interno della Congregazione.

Nonostante le amarezze, la Serva di Dio non perse mai la serenità e anzi rafforzò la sua adesione alla divina volontà, unicamente dedita alla crescita spirituale delle Consorelle e alla realizzazione di opere apostoliche, che animò con la preghiera, con il consiglio e soprattutto con grande spirito di sacrificio. Nelle varie circostanze, Madre Maria Clara dimostrò equilibrio non comune, intelligenza pratica, saggia capacità di sintesi, sensibilità materna, generosità, fervore, sobrietà di vita.

La sua personalità, ricca di doti intellettuali e affettive, era totalmente consacrata al Signore e al servizio del suo regno. Il suo percorso spirituale si manifestava in modo particolare in un intimo atteggiamento di relazione sponsale con Gesù, il cui Cuore sacratissimo costituiva per lei il centro unificante dei pensieri e delle azioni; in un profondo legame con la sua croce, che ella condivise soffrendo in silenzio e pazienza; in una incrollabile fiducia nella Provvidenza, della quale si riteneva umile strumento; in un comportamento di piena disponibilità verso tutti, anche nei confronti dei suoi calunniatori e persecutori che lei, pur ferita dalle ingratitudini, aveva sempre amato e perdonato.    

Ebbe a cuore in modo speciale i poveri e gli ammalati, a favore dei quali fondò la sua opera, impegnandosi a trasmettere alle religiose della sua Congregazione gli stessi valori che avevano costituito il pilastro portante della sua vita.  

La salute risentì di tante fatiche fisiche e psicologiche: iniziarono a manifestarsi problemi polmonari e cerebrali, fino a che subentrò un infarto che la condusse alla tomba.

Un mese prima della morte indirizzò l’ultima circolare alle sue religiose, riportando tra l’altro quello che era stato il pensiero dominante del suo cammino interiore: «Nulla accade nel mondo senza il permesso di Dio».

Il 1 dicembre 1899, dopo aver ricevuto i sacramenti, si spense serenamente in Lisbona: era il primo venerdì del mese, giorno dedicato al Cuore divino dello Sposo. Le esequie furono partecipate da numerosi sacerdoti, religiose e laici di tutte le classi sociali, testimonianza di una fama di santità che già in vita aveva accompagnato la Serva di Dio.

Il suo cuore fu sempre aperto all’accoglienza dei bisognosi, per i quali fondò case di assistenza, scuole e ospedali, confidando saldamente nella Divina Provvidenza. Madre Maria Chiara di Gesù Bambino, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione, è stata beatificata questa mattina a Lisbona, in Portogallo, la terra che ne ha visto i natali. A rappresentare il Santo Padre nella liturgia di Beatificazione è stato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ha presieduto la celebrazione il cardinale José da Cruz Policarpo, patriarca di Lisbona. 

Dalle sue parole, dalle sue opere, dal suo volto anzitutto traspariva quella pace profonda che illumina i cuori che abitano in Dio. La sua serenità di fronte alle difficoltà della vita raccontava più di qualunque messaggio di una fede salda nell’Amore provvidenziale del Padre, ed era la prima e più eloquente testimonianza, la risposta più esplicita alla domanda di felicità di ogni uomo. Suor Maria Chiara di Gesù Bambino è stata riconosciuta Beata questa mattina a Lisbona, e la sua esperienza donata alla Chiesa universale come modello di fede in Cristo. Gli aspetti più rilevanti della sua figura nelle parole del cardinale Angelo Amato, che ha presieduto la liturgia:

“Anzitutto la sua piena fiducia nella divina Provvidenza e la serenità con la quale viveva la chiamata all’amore di Dio e alla carità verso il prossimo. Da ciò attinse l’umiltà nell’accettare contrasti e incomprensioni, la magnanimità nel perdonare e il coraggio nella fondazione di una Congregazione dedita all’assistenza e alla cura dei malati. Nella sua vita fu veramente eroica nel vivere e testimoniare le virtù della fede, della speranza e della carità. Del resto il Signore ha sigillato la santità di Suor Maria Chiara con molteplici segni e miracoli”.

Un carisma, quello della religiosa portoghese, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione, declinato soprattutto nella cura dei poveri e degli ammalati, per i quali aprì case di accoglienza, assistenza e istruzione, asili, scuole, ospedali, e creò opportunità di lavoro e sostentamento economico, anche inviando le sue consorelle in Africa e in Asia. Una scelta, quella verso i bisognosi, forse suscitata dalle difficoltà che ella stessa sperimentò fin da bambina. Sui momenti salienti della sua vita ascoltiamo il cardinale Amato:

“Ancora quattordicenne rimase orfana di entrambi i genitori (…) Ancora giovanissima si ritirò nel convento di San Patrizio di Lisbona, tra le terziarie cappuccine di di Nostra Signora della Concezione. A causa delle leggi anticlericali del Portogallo fu costretta all’esilio, entrando presso le Suore Francescane Ospedaliere di Calais, in Francia. Dopo la professione, nel 1871, rientrò in patria. Divenuta superiora nel convento di San Patrizio, ne promosse la riforma e fondò le Suore Ospedaliere Portoghesi, che si svilupparono anche all’estero. Il 1 dicembre 1899 si spense in fama di santità”.

BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Piazza San Pietro
Domenica, 22 maggio 2011

  

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo dell’odierna domenica, la Quinta di Pasqua, propone un duplice comandamento sulla fede: credere in Dio e credere in Gesù. Il Signore, infatti, dice ai suoi discepoli: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo. Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6: Opere Complete, Milano 1998, 1001). Quindi solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia: «In verità, in verità io vi dico – dice il Signore –: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12).

La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. «È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”» (Gesù di Nazareth II, 2011, 306). Sant’Agostino afferma che «era necessario che Gesù dicesse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), perché una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta» (Tractatus in Ioh., 69, 2: CCL 36, 500), e la meta è il Padre. Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Facciamo nostro l’invito di San Bonaventura: «Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio» (Itinerarium mentis in Deum, I, 15).

Cari amici, l’impegno di annunciare Gesù Cristo, “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto Messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi (cfr At 6,7).

Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle!

Mi unisco alla gioia della Chiesa in Portogallo, per la beatificazione di Madre Maria Chiara di Gesù Bambino, avvenuta ieri a Lisbona; e a quella in Brasile, dove oggi, a Salvador Bahia, viene proclamata beata Suor Dulce Lopes Pontes. Due donne consacrate, in Istituti posti entrambi sotto la protezione di Maria Immacolata. Siano lodati il Signore e la sua santa Madre!

Je salue avec joie les pèlerins francophones. Dans l’élan apporté à l’Eglise par la béatification du Pape Jean-Paul II, je vous invite à prier le chapelet en méditant sur les Mystères lumineux, ainsi qu’il nous y a invités. En suivant les étapes de la mission du Christ avec la Vierge Marie, nous devenons capables, comme elle, de voir l’amour du Père à l’œuvre dans la vie et l’enseignement de son Fils. Puissions-nous ainsi devenir des adorateurs en esprit et en vérité et des témoins! Je vous bénis de grand cœur, ainsi que vos familles!

I welcome all the English-speaking visitors who join us for this Regina Cœli prayer. In a special way I greet the participants in the leadership training course offered by the Saint Egidio community, assuring them of my prayers for their efforts to proclaim the Gospel and serve the poor and needy in their native countries. Also in these days the International Ecumenical Peace Convocation, organized by the World Council of Churches, is meeting in Kingston, Jamaica. The Convocation is the culmination of a decade-long programme aimed at combating all forms of violence. Let us join in prayer for this noble intention, and recommit ourselves to eliminating violence in families, in society and in the international community. Dear friends, in the joy of this Easter season, may we be strengthened by the Risen Lord to follow him faithfully and to share in his life. Upon you and your families I invoke God’s abundant blessings.

Ganz herzlich heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Im Evangelium des heutigen Sonntags antwortet der Herr auf das Unwissen und die Richtungslosigkeit der Jünger mit der Zusicherung: „Ich bin der Weg und die Wahrheit und das Leben“ (Joh 14,6). Er gibt ihnen damit mehr als einen Wegweiser und ein orientierendes Wort. Er begegnet ihnen als Person, der sie sich anvertrauen können. Auch uns lädt er ein, ihn in unser Leben und in unsere Welt einzulassen und aufzunehmen. Dann empfangen wir von ihm die Einsicht in das Wahre und in das Gute und die Anleitung zu einem wirklich gelungenen Leben. Ich wünsche Euch allen einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de San Fernando de Henares. En este tiempo de Pascua, el ejemplo de la comunidad apostólica nos llama a manifestar con la palabra y el testimonio de vida la Verdad de Jesucristo, según la propia vocación. El Evangelio de hoy nos muestra el ideal de los diáconos y de los que son llamados al servicio de la comunidad: imbuirse plenamente de la Palabra de Dios y del amor a Jesucristo, para reflejar con sus buenas obras la bondad de Dios. Feliz domingo!

Ao saudar os peregrinos de língua portuguesa, desejo também associar-me à alegria dos Pastores e fiéis congregados em São Salvador da Bahia para a beatificação da Irmã Dulce Lopes Pontes, que deixou atrás de si um prodigioso rasto de caridade ao serviço dos últimos, levando o Brasil inteiro a ver nela «a mãe dos desamparados». Idêntica celebração teve lugar ontem, em Lisboa, ficando inscrita no álbum dos Beatos a Irmã Maria Clara do Menino Jesus; ela fundou as Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição, que ensinou «a alumiar e aquecer» a multidão de pobres e esquecidos da sociedade, vendo e acolhendo neles o próprio Deus. Enquanto confio à intercessão das novas Beatas os seus familiares e devotos, as suas filhas e irmãs espirituais e as comunidades eclesiais de Lisboa e São Salvador da Bahia, de coração concedo-lhes a Bênção Apostólica.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Jednoczę się duchowo z Biskupami, Duchowieństwem i Wiernymi, którzy dziś dziękują Bogu za 850 (osiemset pięćdziesiąt) lat istnienia Archikolegiaty Najświętszej Maryi Panny Królowej i św. Aleksego w Tumie koło Łęczycy. Wszystkim z serca błogosławię.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Mi unisco spiritualmente ai Vescovi, al clero e ai fedeli che oggi ringraziano Dio per gli 850 anni dell’Arcicollegiata della Santissima Maria Vergine Regina e di Sant’Alessio a Tum presso Leczyca. Vi benedico tutti di cuore.]

Rivolgo il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai numerosi cresimandi della Diocesi di Genova, guidati dal Cardinale Bagnasco. Un pensiero va poi al folto gruppo del Movimento per la Vita: cari amici, mi congratulo con voi, in particolare per l’impegno con cui aiutate le donne che affrontano gravidanze difficili, i fidanzati e i coniugi che desiderano una procreazione responsabile; così voi operate concretamente per la cultura della vita. Chiedo al Signore che, grazie anche al vostro contributo,  il “sì alla vita” sia motivo di unità in Italia e in ogni Paese del mondo. Benedico i bambini accompagnati dall’UNITALSI, i quali superando i disagi della malattia si fanno testimoni di pace. Incoraggio i malati e i volontari presenti in occasione della Settimana nazionale della sclerosi multipla. Saluto i membri dell’Istituzione Teresiana, nel centenario dell’Associazione; i fedeli provenienti da Saiano, da Montegranaro e da alcune parrocchie di Roma; le scolaresche di Verona e i ragazzi di Torano Nuovo. A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Grazie per la vostra presenza. Buona domenica.