Maria della Croce MacKillop

Maria della Croce MacKillop

(1842-1909)

Beatificazione:

- 19 gennaio 1995

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 17 ottobre 2010

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 8 agosto

Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, che governò tra molteplici difficoltà e oltraggi

  • Biografia
  • Omelia
  • la gentilezza
  • omelia di beatificazione
"Mai vedere un bisogno senza fare qualcosa"

 

La Beata Maria della Croce, al secolo Mary MacKillop, è nata il 15 gennaio del 1842 nella zona dove è ora situata Melbourne, Australia. Le condizionia metà del XIX secolo erano ancora spaventosamente primitive.

La povertà dominava, specialmente nelle zone rurali, la discriminazione religiosa era diffusa, lo stato degli aborigeni deplorevole, la disoccupazione estesa e le comunicazioni estremamente difficili. I viaggi su lunghi tragitti erano solo per i più duri e coraggiosi. Molti dei primi coloni venivano dalle colonie penali, avevano scarsa educazione ed erano di origine irlandese, cattolici e quindi discriminati sia per la loro origine sia per la loro religione. La Chiesa aveva pochi sacerdoti per servire la popolazione che era disseminata nelle zone rurali e, come di regola, viveva in estrema povertà.

Mary fu la prima di otto figli di una famiglia di immigranti scozzesi, Alexander Mackillop e Flora MacDonald. I genitori, di religione cattolica, permearono i loro figli di un grande amore per la loro fede. La famiglia era povera, il padre spesso disoccupato poiché si interessava di politica e di affari e così Mary, appena adolescente, dovette assistere la famiglia lavorando, prima in una cartoleria e poi come istitutrice.

Ancora in giovane età, la beata Mary sentì sempre più pressante la chiamata a vivere una vita da religiosa ma erano ancora forti gli obblighi verso la sua famiglia. Mentre lavorava come istitutrice a Penola, incontrò padre Julian Tenison Woods che era parroco di una vasta zona situata nel sud-est dell’Australia. In quel periodo della storia australiana, mancavano le scuole, l’assistenza medica e qualsiasi forma di assistenza sociale, in particolare per i poveri. I contadini cattolici indigenti si trovavano in condizioni particolarmente sfavorevoli. Il sogno di Mary di garantire educazione gratuita ai bambini svantaggiati corrispondeva al sogno di padre Woods. Egli diventò il suo mentore e direttore spirituale e incoraggiò la sua vocazione. Insieme progettarono una congregazione di suore che avrebbe lavorato dove ci fosse stato bisogno, in particolare nelle zone rurali. Sarebbero vissute in piccoli conventi o in qualsiasi forma di abitazione qualsiasi cosa avessero i poveri. Era un piano coraggioso.

Nel gennaio del 1866, il Progetto prese vita. Mary e le sue consorelle iniziarono a insegnare a Penola, a sud dell’Australia, in una stalla rimessa a posto dal fratello. Da questo piccolo inizio e con l’incoraggiamento del mentore padre Woods, nacque la congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore. Su consiglio di padre Woods, Mary si trasferì ad Adelaide, la principale città del sud dell’Australia e il 15 agosto 1867 Mary e le sue consorelle professarono i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Mary assunse il nome di suor Mary of the Cross.

Alle fondatrici si unirono altre giovani donne. Presto le suore risposero alle necessità delle zone rurali dove fornirono, senza pagamento alcuno, l’insegnamento primario in religione e in altre materie ai bambini poveri che, altrimenti, non avrebbero avuto educazione alcuna. Ben presto, il cuore caritatevole di Mary si aprì agli indigenti e agli anziani lasciati senza amici e abbandonati a se stessi in una società dura e priva di qualsiasi forma di assistenza sociale. Già nel 1869, vi erano sessanta suore che lavoravano in scuole, orfanotrofi e asili per le donne.

Padre Woods e la Beata Mary previdero che le suore dovessero dipendere da un superiore centrale e libere di recarsi dove vi fosse la povertà in qualsiasi luogo delle colonie. Quindi, in poco tempo, fu possibile trovare le suore in altre colonie e in Nuova Zelanda.

Una complessa serie di circostanze portò il vescovo di Adelaide, che una volta era suo amico e benefattore, a scomunicare Mary nel 1871 per presunta disobbedienza. Mary in ogni modo accettò la scomunica e l’allontanamento di molte delle sue consorelle con serenità e pace. Il vescovo revocò la sua decisione poco prima della sua morte, sei mesi più tardi. Mary tornò al suo lavoro e la maggior parte delle sorelle, che erano state scacciate, tornarono all’istituto. Quelli furono giorni bui.

A Mary fu consigliato di andare a Roma per cercare l’appoggio di papa Pio IX. Il sistema della gestione autonoma era cruciale per l’istituto poiché questo avrebbe permesso di inviare le suore dove vi erano delle necessità, piuttosto che essere confinate in una particolare diocesi. Durante la sua permanenza a Roma, Mary non ottenne l’approvazione finale per il suo istituto — che venne nel 1888 — ma ricevette incoraggiamento dai numerosi, in particolare tre, incontri che ebbe con papa Pio IX. Rientrò in Australia con il sostegno per la gestione autonoma.

Tornata in Australia sorsero altri problemi e a Mary fu ordinato di lasciare Adelaide e recarsi a Sydney dove, nel 1885, fu deposta dal ruolo di Madre Generale. Fu soltanto nel 1899 che le suore furono libere di eleggerla loro Madre Generale, incarico che mantenne fino alla sua morte. Ella accettò questi drastici cambiamenti e mantenne il rispetto per i vescovi e il clero e incoraggiò le sue consorelle a seguire il suo esempio.

Era instancabile nel suo zelo per i poveri. Uno dei suoi detti favoriti era «Mai vedere un bisogno senza fare qualcosa ». La sua devozione per il Sacro Cuore, il Santissimo Sacramento e san Giuseppe la spinsero ad amare Dio e il suo popolo. La sua adesione alla volontà di Dio le fece accettare sia le gioie che le difficoltà che l’assediarono di frequente. Così scrisse: «La volontà di Dio è per me come un caro libro che non mi stanco mai di leggere ».

In tutta la sua vita Mary fu affetta da molte malattie e, spesso, costretta a letto a causa di forti e debilitanti cefalee. Ella usò le sue malattie per avvicinarsi sempre di più a Dio. All’età di sessant’anni, durante una sua visita in Nuova Zelanda, ebbe un colpo apoplettico: il lato destro del suo corpo fu danneggiato ma ella imparò a scrivere con la mano sinistra, continuò a ricoprire il suo ruolo di Superiora Generale e visitò diversi conventi in zone remote.

Intorno al 1905, risultò evidente che il suo stato di salute stava deteriorando e per gli anni successivi soffrì eroicamente mantenendo un atteggiamento sereno e positivo verso la vita, sempre parlando della volontà di Dio. Le sue condizioni peggiorarono nel 1909 ed ella si spense serenamente l’8 agosto dello stesso anno.

CAPPELLA PAPALE
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

STANISŁAW KAZIMIERCZYK SOŁTYS (1433 - 1489)
ANDRÉ (Alfred) BESSETTE (1845 - 1937)
CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (Juana Josefa) CIPITRIA y BARRIOLA (1845 - 1912)
MARY OF THE CROSS (Mary Helen) MacKILLOP (1842 - 1909)
GIULIA SALZANO (1846 - 1929)
BATTISTA CAMILLA DA VARANO (1458 - 1524)

 

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 17 ottobre 2010

 

Cari fratelli e sorelle!

Si rinnova oggi in Piazza San Pietro la festa della santità. Con gioia rivolgo il mio cordiale benvenuto a voi che siete giunti, anche da molto lontano, per prendervi parte. Un particolare saluto ai Cardinali, ai Vescovi e ai Superiori Generali degli Istituti fondati dai nuovi Santi, come pure alle Delegazioni ufficiali e a tutte le Autorità civili. Insieme cerchiamo di accogliere quanto il Signore ci dice nelle sacre Scritture poc’anzi proclamate. La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8).

Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera.

La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi Santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale: Stanisław Sołtys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla Varano.

Święty Stanisław Kazimierczyk, zakonnik z XV wieku, i dla nas może być przykładem i orędownikiem. Całe Jego życie było związane z Eucharystią. Najpierw przez kościół Bożego Ciała na Kazimierzu w dzisiejszym Krakowie, gdzie u boku matki i ojca uczył się wiary i pobożności; gdzie złożył śluby zakonne u Kanoników Regularnych; gdzie pracował jako kapłan, wychowawca, opiekun potrzebujących. Przede wszystkim jednak był związany z Eucharystią przez żarliwą miłość do Chrystusa obecnego pod postaciami chleba i wina; przez przeżywanie tajemnicy Jego śmierci i zmartwychwstania, która w sposób bezkrwawy dokonuje się we Mszy św.; przez praktykę miłości bliźniego, której źródłem i znakiem jest Komunia.

[Traduzione: San Stanisław Kazimierczyk, religioso del XV secolo, può essere anche per noi esempio e intercessore. Tutta la sua vita era legata all’Eucaristia. Anzitutto nella chiesa del Corpus Domini in Kazimierz, nell’odierna Cracovia, dove, accanto alla madre e al padre, imparò la fede e la pietà; dove emise i voti religiosi presso i Canonici Regolari; dove lavorò come sacerdote, educatore, attento alla cura dei bisognosi. In modo particolare, però, era legato all’Eucaristia attraverso l’ardente amore per Cristo presente sotto le specie del pane e del vino; vivendo il mistero della morte e della risurrezione, che in modo incruento si compie nella Santa Messa; attraverso la pratica dell’amore al prossimo, del quale fonte e segno è la Comunione.]

Frère André Bessette, originaire du Québec, au Canada, et religieux de la Congrégation de la Sainte-Croix, connut très tôt la souffrance et la pauvreté. Elles l’ont conduit à recourir à Dieu par la prière et une vie intérieure intense. Portier du collège Notre Dame à Montréal, il manifesta une charité sans bornes et s’efforça de soulager les détresses de ceux qui venaient se confier à lui. Très peu instruit, il a pourtant compris où se situait l’essentiel de sa foi. Pour lui, croire signifie se soumettre librement et par amour à la volonté divine. Tout habité par le mystère de Jésus, il a vécu la béatitude des cœurs purs, celle de la rectitude personnelle. C’est grâce à cette simplicité qu’il a permis à beaucoup de voir Dieu. Il fit construire l’Oratoire Saint Joseph du Mont Royal dont il demeura le gardien fidèle jusqu’à sa mort en 1937. Il y fut le témoin d’innombrables guérisons et conversions. «Ne cherchez pas à vous faire enlever les épreuves» disait-il, «demandez plutôt la grâce de bien les supporter». Pour lui, tout parlait de Dieu et de sa présence. Puissions-nous, à sa suite, rechercher Dieu avec simplicité pour le découvrir toujours présent au cœur de notre vie! Puisse l’exemple du Frère André inspirer la vie chrétienne canadienne!

Cuando el Hijo del Hombre vendrá para hacer justicia a los elegidos, ¿encontrará esta fe en la tierra? (cf. Lc 18,18). Hoy podemos decir que sí, con alivio y firmeza, al contemplar figuras como la Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola. Aquella muchacha de origen sencillo, con un corazón en el que Dios puso su sello y que la llevaría muy pronto, con la guía de sus directores espirituales jesuitas, a tomar la firme resolución de vivir «sólo para Dios». Decisión mantenida fielmente, como ella misma recuerda cuando estaba a punto de morir. Vivió para Dios y para lo que Él más quiere: llegar a todos, llevarles a todos la esperanza que no vacila, y especialmente a quienes más lo necesitan. «Donde no hay lugar para los pobres, tampoco lo hay para mí», decía la nueva Santa, que con escasos medios contagió a otras Hermanas para seguir a Jesús y dedicarse a la educación y promoción de la mujer. Nacieron así las Hijas de Jesús, que hoy tienen en su Fundadora un modelo de vida muy alto que imitar, y una misión apasionante que proseguir en los numerosos países donde ha llegado el espíritu y los anhelos de apostolado de la Madre Cándida.

“Remember who your teachers were – from these you can learn the wisdom that leads to salvation through faith in Christ Jesus.” For many years countless young people throughout Australia have been blessed with teachers who were inspired by the courageous and saintly example of zeal, perseverance and prayer of Mother Mary McKillop. She dedicated herself as a young woman to the education of the poor in the difficult and demanding terrain of rural Australia, inspiring other women to join her in the first women’s community of religious sisters of that country. She attended to the needs of each young person entrusted to her, without regard for station or wealth, providing both intellectual and spiritual formation. Despite many challenges, her prayers to Saint Joseph and her unflagging devotion to the Sacred Heart of Jesus, to whom she dedicated her new congregation, gave this holy woman the graces needed to remain faithful to God and to the Church. Through her intercession, may her followers today continue to serve God and the Church with faith and humility!

Nella seconda metà del secolo XIX, in Campania, nel sud dell’Italia, il Signore chiamò una giovane maestra elementare, Giulia Salzano, e ne fece un’apostola dell’educazione cristiana, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù. Madre Giulia comprese bene l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale. Ripeteva alle sue consorelle che desiderava fare catechismo fino all’ultima ora della sua vita, dimostrando con tutta se stessa che se “Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita”, nulla bisognava anteporre a questo compito. L’esempio e l’intercessione di santa Giulia Salzano sostengano la Chiesa nel suo perenne compito di annunciare Cristo e di formare autentiche coscienze cristiane.

Santa Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo, testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera. Entrata a 23 anni nel monastero di Urbino, si inserì da protagonista in quel vasto movimento di riforma della spiritualità femminile francescana che intendeva recuperare pienamente il carisma di santa Chiara d’Assisi. Promosse nuove fondazioni monastiche a Camerino, dove più volte fu eletta abbadessa, a Fermo e a San Severino. La vita di santa Battista, totalmente immersa nelle profondità divine, fu un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo. Fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni; aveva deciso infatti, come scrive lei stessa, di “entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze”. In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che risplende nella Chiesa e oggi traspare sul volto di questi nostri fratelli e sorelle. Gesù invita anche ciascuno di noi a seguirlo per avere in eredità la vita eterna. Lasciamoci attrarre da questi esempi luminosi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché la nostra esistenza sia un cantico di lode a Dio. Ci ottengano questa grazia la Vergine Maria e l’intercessione dei sei nuovi Santi che oggi con gioia veneriamo. Amen.

Gli ultimi giorni della sua vita furono pieni di tristezza per coloro che si erano radunati accanto a lei. Il cardinale Moran, quando la lasciò, disse: «Oggi sono stato al capezzale di una santa... la sua morte porterà molte benedizioni ». Le mille suore dell’istituto piansero la sua morte. I resti di Mary furono spostati nella cappella mortuaria della Casa Madre, che si trova nella zona a nord di Sidney.

Tre papi, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno pregato sulla sua tomba così come fanno, annualmente, migliaia di pellegrini che provengono da tutte le parti del mondo.

L’ultimo ricordo che hanno di lei le sue consorelle è la gentilezza. Non si trattava della gentilezza riflessa in tutti i tipi di attività per le quali era responsabile, né la gentilezza di una persona isolata, distaccata quanto piuttosto la gentilezza che san Paolo descrive nella sua prima lettera ai Corinzi: La carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia; non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto. La carità ... si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1 Cor 13, 4-7).

Durante la visita in Australia per la Giornata Mondiale della Gioventù nel luglio del 2008, papa Benedetto XVI, parlando di Mary MacKillop, disse: «So che la sua perseveranza di fronte alle avversità, il suo appello per la giustizia in favore di coloro che venivano trattati ingiustamente e il suo esempio concreto di santità sono diventati una fonte di ispirazione per tutti gli australiani ». Il santo Padre aggiunse riportando le parole di Mary MacKillop: « Credi in ciò che Dio sussurra al tuo cuore. Credi in lui. Credi nel potere dello Spirito dell’amore ».

Mary era così immersa nella presenza del suo Dio che era nella giusta posizione per ascoltare i suoi sussurri per tutta la sua vita.

SANTA MESSA PER LA BEATIFICAZIONE DI SUOR MARY MACKILLOP

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

«Randwick Racecourse» di Sidney (Australia)
Giovedì, 19 gennaio 1995

 

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).  

Cari Fratelli e Sorelle,

1. Stiamo celebrando un evento straordinario nella vita della Chiesa in questa terra: la beatificazione di Madre Mary MacKillop, la prima australiana dichiarata formalmente beata in cielo. Gioisco con tutti voi: con il Cardinale Clancy e i miei Fratelli nell’Episcopato, con i sacerdoti, i religiosi, con tutti voi, uomini e donne, famiglie, giovani e bambini, che offrono un segno raggiante e autentico della vitalità della Chiesa. Ringrazio Dio perché mi ha permesso di celebrare questa Beatificazione, proprio qui in terra australiana. In verità l’Australia stessa rappresenta un tipo di sfondo per le riflessioni che vorrei condividere con voi.

Alcune settimane fa la Chiesa ha celebrato la Solennità della Nascita del Signore, e la Liturgia di oggi ancora echeggia quel mistero di salvezza. La prima lettura del Profeta Isaia richiama la Liturgia dell’Avvento e ha alcune immagini che sono proprio applicabili al vostro Continente. Isaia scrive: “nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio” (Is 40, 3). Il Profeta parla dei contrasti delle valli e delle montagne, di terreno accidentato e di pianura (cf. Is 40, 4). In tutto ciò naturalmente egli si riferisce alla geografia della Terra Santa. Ma queste stesse immagini non richiamano anche alla mente la geografia dell’Australia? Nel centro dell’Australia non c’è un enorme deserto, di cui solo i confini esterni sono ricchi e fertili? Non ci sono forse aspre pianure e profonde valli? Accanto a terreni accidentati non troviamo forse paesaggi piacevoli e ospitali?

2. I contrasti vanno oltre la semplice topografia; essi sono anche evidenti nelle origini etniche della gente. Per la sua storia di ospitalità verso gli immigranti, l’Australia è diventata una terra di incontri tra culture e civiltà molto diverse. Anche prima che gli europei arrivassero qui, più di due secoli fa, gli aborigeni erano già stati presenti per decine di migliaia di anni. Infatti gli etnologi ci riferiscono che gli abitanti originari dell’Australia sono tra i più antichi popoli della terra. Questi contrasti tra le genti e le culture rendono la vostra nazione una meravigliosa miscela di vecchio e di nuovo, cosicché l’Australia oggi è una terra di diversità e di unità, arricchita dai contributi che questi vari singoli e gruppi danno alla formazione della società.

L’esortazione del Profeta Isaia assume un particolare rilievo per coloro che si sono qui riuniti, e per tutto il popolo cattolico dell’Australia. È qui, nella vostra stessa terra, che la strada del Signore dovrebbe venir preparata, in modo che l’Australia sia un luogo in cui “si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà” (Is 40, 5). Infatti questa gloria si è già rivelata abbondantemente in Mary MacKillop, e la Chiesa, dichiarandola “Beata”, dice che la santità invocata dal Vangelo è australiana come ella era australiana. È questo il messaggio che desidero rivolgere in particolare alle figlie spirituali di Madre MacKillop, cioè i membri della Congregazione da lei fondata. State certe, care Sorelle, che la Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza e della vostra fedeltà. Anche l’Australia apprezza la vostra presenza e il vostro devoto apostolato.

3. È significativo che Madre Mary MacKillop abbia dato alla sua Congregazione il nome di San Giuseppe, una persona che ha impegnato il suo essere e la sua vita alla Provvidenza amorosa di Dio. Gesù di Nazareth era un uomo di fiducia sconfinata. Solo così ha potuto vivere la chiamata unica che aveva ricevuto da Dio, di diventare lo sposo della Vergine Maria e il custode del Figlio di Dio. Nella storia della Chiesa San Giuseppe è sempre stato uno speciale modello di santità. Senza dubbio, dando il nome di San Giuseppe alla sua Congregazione, la Beata Mary MacKillop esprimeva una qualità della sua vita spirituale, una qualità che poi diventò un carisma per i suoi seguaci e per coloro di noi che oggi imparano dal suo esempio.

Nel Vangelo il Signore dice: “per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete... guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6, 25-26). Giuseppe, l’“uomo giusto”, visse secondo queste parole. Queste parole ci fanno vedere dentro quello che deve essere l’atteggiamento fondamentale di ogni vita spirituale: apertura, fiducia e serenità, nella certezza, dell’amore speciale di Dio per ogni essere umano, “che è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa” (Gaudium et Spes, 24).

4. Il Signore conclude il suo insegnamento confidando nella Provvidenza, con l’invito: “non affannatevi... il Padre vostro celeste infatti sa di che cosa avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 31-33). Nella storia del Cattolicesimo australiano, questa “ricerca del regno di Dio” è stata conseguita in un modo egregio dalla Beata Maria della Croce.

Nella vastità del continente australiano, la Beata Mary MacKillop non si è lasciata scoraggiare dal grande deserto, dalle immense distese dell’entroterra, né dallo squallore spirituale che colpiva tanti suoi compagni della città. Piuttosto ella preparò audacemente la strada del Signore nelle situazioni più difficili. Con gentilezza, coraggio e compassione ella fu il messaggero della Buona Novella in mezzo agli sperduti che lottano per la vita e ai baraccati della città. Madre Maria della Croce sapeva che dietro l’ignoranza, la miseria e la sofferenza che aveva incontrato c’era della gente, c’erano uomini e donne, giovani e vecchi, che tendevano verso Dio e la sua giustizia. Ella sapeva, poiché era una vera figlia del suo tempo e del suo luogo: la figlia degli immigrati che dovettero sempre lottare per costruire una vita per loro nel loro nuovo territorio. La sua storia ci ricorda il bisogno di accogliere la gente, di accostarsi a quelli che sono soli, che soffrono di privazioni, gli svantaggiati. Lottare per il regno di Dio e per la sua giustizia significa lottare per vedere Cristo nello straniero, incontrarlo in loro e aiutarli ad incontrarlo in ognuno di noi!

5. Proprio come al tempo di Madre MacKillop, anche oggi la comunità cristiana si trova di fronte a molti “deserti”: le terre squallide dell’indifferenza e dell’intolleranza, la desolazione del razzismo e il disprezzo verso altri esseri umani, l’aridità dell’egoismo e della infedeltà: il peccato in tutte le sue forme e le sue espressioni, e lo scandalo del peccato magnificato dai mezzi della comunicazione sociale. Se la Chiesa richiama continuamente alla legge di Dio, scritta nel cuore umano e rivelata nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, lo fa non per un attaccamento arbitrario alla tradizione passata e per una visione antiquata. È che l’uomo distaccato dal suo Creatore e Redentore non può compiere il suo destino e non avrà pace. Dovunque la Chiesa deve essere “il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana” (Gaudium et Spes, 76). Difendendo la vita dal male dell’aborto e dell’eutanasia, incoraggiando una forte vita familiare di fronte alle vecchie e nuove sfide alla sua stabilità, facendo avanzare la giustizia ad ogni livello attraverso la sua dottrina sociale, la Chiesa è un vero fermento evangelico in ogni sfera dell’attività umana (Gaudium et Spes, 40). Il grande documento del Concilio Vaticano Secondo sulla Chiesa nel Mondo Moderno ha rappresentato per i membri della Chiesa un richiamo appropriato per ogni tempo: i Cristiani “niente possono desiderare più ardentemente che servire con sempre maggiore generosità ed efficacia” (Gaudium et Spes, 93).

6. Come possiamo fare ciò? La risposta chiara e inequivocabile di San Paolo è contenuta nella Seconda Lettura di questa Messa. Le sue parole ai Colossesi indicano cosa c’è alla base di ogni vocazione cristiana. Egli dice: “Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione” (Col 3, 14). Cosa significa “al di sopra di tutto vi sia la carità”? San Paolo spiega: “Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente” (Col 3, 12-13). Qui San Paolo trae la sua ispirazione dalle Beatitudini, e in quello stesso spirito scrive sulla pace di Cristo, alla quale siamo stati tutti chiamati (cf. Col 3, 15), e sul bisogno di ringraziare in tutte le cose (cf. Col 3, 17).

7. In questa solenne Liturgia la Chiesa esprime la sua gratitudine a Madre Maria della Croce, alla Comunità Religiosa da lei fondata e a tutte le Comunità Religiose. Il recente Sinodo dei Vescovi dedicato alla vita e alla missione della vita consacrata ha pienamente riconosciuto il grande contributo reso dalle Comunità Religiose alla Chiesa, alla cultura e alla civiltà in tutto il mondo. Rispondendo all’invito di San Paolo ad essere “riconoscenti” (Col 3, 15) noi, in occasione di questa Beatificazione, esprimiamo il nostro grazie a Cristo Signore per il grande servizio che gli uomini e le donne consacrate rendono all’Australia nel campo dell’istruzione e della sanità, e così in tante altre attività a nome del bene comune. Preghiamo dunque per una nuova fioritura delle vocazioni religiose, cosicché queste Comunità continuino ad essere un segno vitale della presenza di Gesù Cristo in mezzo a voi!

È bene che voi questa volta stiate applaudendo gentilmente per il Papa. Grazie.

8. Sì, Gesù è presente a Sydney, e in tutta l’Australia! Attraverso di lui, tutta la creazione, e in particolare tutta l’umanità può ringraziare il Padre per i regali della Creazione e della Redenzione e per le buone cose che provengono dalle mani dell’uomo. Cristo conferisce a tutta la vita un “significato eucaristico”. Gli uomini e le donne di oggi spesso dimenticano questo: essi pensano di essere i creatori di questi beni e perdono facilmente di vista Dio. Da ciò risulta che non riescono ad impegnarsi per il regno di Dio e troppo spesso non si preoccupano della sua giustizia.

I Santi, al contrario, ci insegnano a vedere Cristo presente in Australia, a Sydney. Essi ci insegnano a vedere Cristo come centro e apice del dono generoso di Dio all’umanità. Per questa ragione la Chiesa li onora, li innalza agli altari e li propone come modelli da imitare. Essi sono araldi del vero significato della vita umana. Sia benedetto Dio nei suoi santi!

9. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).

Con queste parole ho dato inizio a all’omelia, e con esse voglio concludere.

La Beatificazione di Madre Mary MacKillop vuol essere una specie di “consacrazione” del popolo di Dio in Australia. Attraverso la sua testimonianza, la verità dell’amore di Dio e i valori del suo regno sono stati resi visibili in questo Continente – valori che sono la vera base della società australiana.

Possa la vostra nazione restare fedele alla sua eredità cristiana! Possa la Chiesa peregrina in Australia continuare a portare avanti la sua missione, proclamando il regno di Dio e la sua giustizia!

E nell’ultimo giorno penso ancora ai tanti pellegrini. Vedo i giovani di Manila, provenienti da così tante nazioni del mondo... che rappresentano la Chiesa pellegrina, il popolo pellegrino di Dio. Cantano tutti con noi, Te Deum laudamus. Stiamo cantando dunque per questa celebrazione, per Dio che lodiamo. Tutta la Chiesa pellegrina canta, gioisce, gioisce in Australia. Cristo è qui a Sydney e ovunque. Cristo è qui. Grazie. Alleluia  

Al termine della celebrazione eucaristica il Santo Padre ha salutato i presenti con le seguenti espressioni. 

Saluto tutti gli australiani, a cominciare dagli aborigeni dell’Australia e della Nuova Zelanda e poi tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla preghiera: gli irlandesi, tutti gli australiani irlandesi, tutti gli italiani, tutti i croati, i polacchi, gli ucraini e i vietnamiti. Tutti insieme..., anche i messicani, i polacchi...

Noi tutti lodiamo il Signore! Di nuovo, grazie a tutti voi!

Grazie alla beata Mary MacKillop e alla Congregazione delle Suore che ha fondato e che è presente qui oggi.

Di nuovo, grazie per la vostra pazienza e per la vostra perseveranza.

Il Cardinale Clancy avrebbe voluto la pioggia domani, solo domani...

Il Papa oggi, il Cardinale Clancy domani.

Sia lodato Gesù Cristo!