Maria Emilia Riquelme y Zayas

Maria Emilia Riquelme y Zayas

(1847-1940)

Venerabilità:

- 14 dicembre 2015

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 09 novembre 2019

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 10 dicembre

Vergine, fondatrice delle Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata, fu esemplare nel fervore dell’adorazione Eucaristica e generosa nel servizio ai più bisognosi

  • Biografia
  • DECRETI
  • omelia di beatificazione
"Non voglio essere Santa da sola"

 

María Emilia Riquelme è nata il 5 agosto 1847 a Granada, in Spagna. Fin da piccola ha mostrato una chiara intelligenza e profonda profondità nell'esperienza della fede cristiana condivisa nella sua casa di famiglia. 

Chi la conosce fin dall’infanzia, infatti, l’ha sempre descritta come una bambina “buona ed obbediente, che si sacrifica molto per tutti… come una Santa”. 

Suo padre è un militare, che per lavoro si sposta molto, portandosi dietro la famiglia: Maria Emilia, quindi, ha occasione di vivere a Tenerife, Siviglia, Madrid, La Coruňa e Lisbona. Nel suo bagaglio, porta sempre una fede incrollabile nel Signore e nella Vergine, devozione che condivide con il suo amato papà, e l’amore per l’Eucaristia, che definisce “il paradiso in terra”.

Solo così si sente davvero a casa. Presto, dunque, matura in lei la vocazione, ma per molto tempo proprio il suo caro padre, colui che l’aveva formata raccontandole la vita di Gesù e insegnandole a pregare, si oppone. Per lei vorrebbe un destino diverso.   

Maria Emilia è una figlia obbediente, in un primo momento si accontenta dell’apostolato tra i poveri e i bisognosi che diventano “i suoi migliori amici”. D’altronde alla Croce, quella vera, è abituata fin da bambina, a causa dei numerosi lutti che funestano la sua famiglia: perde due sorelline appena nate e a 7 anni le muore la mamma, mentre era incinta di un altro figlio. Più tardi perderà l’amato fratello Joaquin a soli 17 anni, nel 1866.

Gli eventi mondani che il padre le organizza per distrarla non hanno presa su di lei: Maria Emilia non ha occhi né cuore che per Gesù e alla fine suo padre si rassegna a “perdere” la sua unica figlia mandandola a chiudersi in un convento, ma scoprirà poi che sarà invece un ritrovarla.

Mossa dallo Spirito Santo, Maria Emilia si sente chiamata a fondare una nuova famiglia religiosa: il 25 marzo 1896 nasce a Granada, con l’autorizzazione del vescovo, la Congregazione delle Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata. In questa famiglia, proprio come nel cuore della sua fondatrice, al centro dovranno stare la fede in Gesù Eucaristia e nella Madonna; il loro carisma è insieme contemplativo ed apostolico, che la Madre superiora riassume così: “Stare allegre e amare Dio”. 

Nel 1912 per la nuova Congregazione arriva da Roma anche l’approvazione di Pio X. Per tutta la sua vita madre Maria Emilia e le sue sorelle si dedicheranno all’educazione dei bambini e dei giovani, al catechismo, all’organizzazione delle missioni nei Paesi in cui c’è bisogno. La Superiora insegna ad affrontare tutto con il sorriso e la preghiera, anche le prove più dure, come la morte prematura di alcune consorelle ed episodi di diffamazione mirati a sporcare l’opera che Dio ha voluto costruire attraverso di lei.

E sempre pregando e con il sorriso sulle labbra è tornata alla Casa del Padre il 10 dicembre 1940, proseguendo nella comunione dei Santi il suo cammino verso il Signore che sulla Terra aveva percorso assieme alle sue consorelle, quando diceva loro: “Non voglio essere Santa da sola”. 

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

GRANADA

Beatificazione e Canonizzazione

della Serva di Dio

MARIA EMILIA RIQUELME ZAYAS

Fondatrice

della Congregazione delle Suore Missionarie del SS.mo Sacramento

e della Beata Maria Vergine Immacolata

(1847-1940)

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DECRETO SULLE VIRTU'

 

     «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente» (Sal 42,2).

     La ricerca del Signore e della sua volontà caratterizzò tutta la vita della Serva di Dio Maria Emilia Riquelme Zayas: ella, fin dall’aurora della sua giovinezza decise di appartenere completamente a Cristo, scegliendolo come Sposo e condividendo il suo amore per il mondo. 

     La Serva di Dio nacque a Granada il 5 agosto 1847 e fu battezzata due giorni dopo. I suoi genitori, onesti e benestanti, la educarono cristianamente. Durante l’infanzia della Serva di Dio, la sua famiglia venne funestata da diversi lutti: due fratellini cessarono di vivere in tenera età  e la mamma morì durante una terribile epidemia nel 1855. La bambina frequentò un prestigioso collegio a Siviglia. Qui, all’età di dodici anni, emise privatamente il voto di verginità. Quindicenne, fu incaricata dal padre, militare di carriera, di occuparsi delle faccende domestiche. Pur desiderosa di consacrarsi al Signore in uno degli istituti della città, Maria Emilia, su suggerimento del padre spirituale, restò accanto al padre fino alla morte di lui, avvenuta nel 1885.

     La Serva di Dio cercò la propria strada, ma intuì che il Signore la chiamava a fondare una nuova Congregazione. Perciò, dopo un adeguato periodo di preghiera e di riflessione, nel 1896 diede vita in Granada all’Istituto delle Missionarie del SS. Sacramento e della Beata Vergine Maria Immacolata. Con l’incremento della giovane famiglia religiosa, si rese necessario aprire un’altra casa.

     Diverse difficoltà, anche economiche, si addensarono in quegli anni sulla comunità; ma fu soprattutto la pubblicazione di autentiche calunnie nei confronti della Fondatrice a ferire il suo cuore. Le ispezioni civili ed ecclesiastiche confermarono la totale innocenza della Serva di Dio rispetto all’accusa di vivere comodamente mentre le suore avrebbero patito vari disagi. L’autore delle calunnia, va notato, finì i suoi gironi in un ospedale psichiatrico.

     Durante un viaggio a Roma, in vista dell’approvazione delle Costituzioni da parte della Santa Sede, Maria Emilia si ammalò e fu costretta a rimanere in Italia per quattro anni e mezzo, intensificando però la sua corrispondenza con le consorelle in patria. Sia le sue condizioni di salute sia alcune critiche avanzate da qualche suora fecero sì che, una volta tornata in Spagna, la Serva di Dio venisse sostituita. Maria Emilia accolse con grande disponibilità anche questa prova e offrì la sua generosa collaborazione alla nuova Superiora Generale.

     Uno stile di vita virtuoso, un autentico amore a Gesù Eucaristia, un forte slancio missionario: tutto ciò caratterizza la spiritualità della Serva di Dio e si innestò nel suo carattere energico. Nella sua vita quotidiana, ella seppe mirabilmente intrecciare l’impegno attivo, un’intensa esperienza di preghiera e un’umile accoglienza della malattia fisica che l’accompagnò in lunghi tratti della sua esistenza. Cercò di compiere la volontà di Dio e in essa intuì il fondamento della sua vocazione. In modo particolare, in un ambiente povero e disagiato, lei, da ricca che era, seppe leggere un appello all’impegno e all’operosità che le veniva rivolto dalla divina Provvidenza.

     La sua figura risalta per una costante ricerca della perfezione, che si manifestò nelle varie esperienze del suo percorso. Spirito di preghiera e di sacrificio, zelo apostolico, umiltà, austerità, purezza, stile di vita esemplare, tenerezza nell’amore verso Dio, convinta solidarietà e carità verso gli altri: tutto ciò risaltava nel tratto, nelle parole e nel comportamento di Madre Maria Emilia. Soprattutto l’amore all’Eucaristia e alla Santa Vergine furono i solidi fondamenti della sua spiritualità. Alla sua vita ella antepose la croce, che portò, con piena e volontaria accettazione, soprattutto nelle circostanze avverse.

     La prova più terribile, però si stava delineando all’orizzonte: la guerra civile, che negli anni 1936-1939 insanguinò la Spagna e produsse danni enormi a tutti i livelli della società e della Chiesa. Le suore furono costrette a fuggire verso il Portogallo, la Francia o l’Italia. Solo in un secondo momento trovarono rifugio a Pamplona e, infine, fecero ritorno a Granada.

     Dopo queste tragiche vicende, la Serva di Dio, provata dagli anni e dalle malattie, si spense serenamente il 10 dicembre 1940.

     In virtù della fama di santità, dall’ 11 maggio 1983 al 28 aprile 1991 presso la Curia ecclesiastica di Granada fu celebrato il Processo Diocesano, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione con decreto del 14 marzo 1992. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se la Serva di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Con esito positivo, il 18 maggio 2007 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 1° dicembre 2015, presieduta da me, Card. Angelo Amato, hanno riconosciuto che la Serva di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.

     Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Mariae Aemiliae Riquelme Zayas, Fundatricis Instituti Missionariarum a Ss.mo Sacramento et a Beata Maria Virgine Immaculata, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

     Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

     Datum Romae, die 14 mensis Decembris a. D. 2015.

 

ANGEO Card. AMATO, S. D. B.

Prefetto

 

                                                                        + MARCELLO BARTOLUCCI

                                                                        Arciv. tit. di Bevagna

                                                                    Segretario

 

 

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CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

GRANATENSIS

Beatificationis et Canonizationis

Servae Dei

MARIAE AEMILIAE RIQUELME ZAYAS

Fundatricis Instituti

Missionariarum a Ss.mo Sacramento et a Beata Maria Virgine Immaculata

(1847-1940)

 

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DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS

 

    «Sitivit anima mea ad Deum, Deum vivum» (Ps 42,3)

    Inquisitio Domini et eiusdem voluntatis universam vitam Servae Dei Mariae Aemiliae Riquelme Zayas denotat: ipsa enim ab aurora iuventutis Christi esse omnino voluit, eundem in Sponsum eligens amoremque mundi cum eo participans.

    Serva Dei, die 5 mensis Augusti anno 1847, Granatae nata est et duas post dies sacro fonte salutis lustrata. In infantia Serva Dei a quibusdam domesticis luctibus angebatur: enim duo fraterculi tenerioribus in annis ante tempus mortui erant materque sua autem saevissima epidemia anni 1855 mortali e vita migravit. Puella praeclarum Hispalense collegium frequentavit. Hic duodecimum annum aetatis agens, votum virginitatis secreto emisit. Cum quintum decimum autem  annum aetatis ageret suo a patre, militari cursu occupato, domesticis ministriis deputata est. Quamvis Domino se consecrari in quodam oppidi instituto cuperet, Maria Aemilia una cum patre usque ad eiusdem mortem anno 1885 eventam commorari maluit.

    Serva Dei viam suam exquisivit et ut novam Congregationem fundaret Dominum eam vocavisse comperit. Hac re, convenienti tempore orationis ac animadversionis interposito, anno 1896 Granatae Institutum Missionariarum a Ss.mo Sacramento et a Beata Maria Virgine Immaculata fundavit. Ob iuvenis religiosae familiae incrementum novam domum erigere necessarium fuit.

    Illis annis, quaedam difficultates etiam oeconomicae communitati occurruerunt, sed praecipue gratuita calumniarum divulgatio contra Fundatricem  eius cor vulneravit. Civiles ecclesiasticaeque inquisitiones et ispectiones Servam Dei omnino excusaverunt et absolutam eiusdem innocentiam demonstraverunt, quae autem haud commode degere comperta est et, contra, sorores ullo modo pati incommodis visae sunt. Auctor calumniarum, scitu dignum, dies suas extremas amentium in valetudinario detrivit.

    Cum Maria Aemilia Romam, ut Constitutiones Novae Congregationis a Sancta Sede approbarentur, iter faceret, graviter aegrotavit et quattuor per annos et dimidium Italiae commorari debuit, tamen epistolarum consuetudinem suis cum sororibus in patria auxit. Valetudinis causa et ob improbationes a quadam sorore excitatas, Serva Dei cum in Hispaniam rediret suo munere remota est. Maria Aemilia tamen et haec pantienter tolleravit et novae Antistitae Generali operam generose navavit.

    Eius vitae consuetudo virtute ornata, verus amor in Iesum Eucharisticum, vehemens adflatus missionarius Servae Dei spiritualitatem constituunt et eius naturam energicam coronant. Cotidiana in vita illa suam industriosam navitatem profundae experientiae orationis et humili acceptationi morbi, qui magnam eius existentiae partem afflixit, mirabiliter conciliavit. Voluntatem Dei explere voluit et in ea fundamentum vocationis suae invenit. Praeterea, quia ipsa e divite, Divinae Providentiae propositum agendi in ambitu paupertatis et multorum difficultatum sollertia ac navitate proprium singulari ardore fecit.

    Eius figura constanti perfectionis inquisitione praestat et quod multis in vitae casibus ipsa valide ostendit. Spiritus orationis et sacrificii, zelus apostolicus, humilitas, austeritas, integritas, exemplaritas, teneritas in amore erga Deum, convinctum solidamen et caritas erga proximos, haec omnia tractum, verba et consuetudo Matris Mariae Aemiliae constituunt. Praesertim amor in Eucharistiam et in Sanctam Virginem eius spiritualitatis fondamenta inconcussa fuerunt. Suae vitae illa crucem anteposuit, quem, summa animi acceptatione, integre et sua sponte etiam in adversis sustinuit.

    Terribilius autem discrimen agitaturum erat. Enim inter annum 1936 et annum 1939 Hispania civili bello omnino cruentata est, fere universa civitas et Ecclesia, omni in ordine sociali, immanibus damnis violata et corrupta est. Sorores in Lusitaniam, in Galliam et in Italiam confugere debuerunt. Tantum post aliquo tempore Pampelonae se recipuerunt et deinde redierunt Granatam.

    Post has terribiles res, Serva Dei aetate et morbis afflicta, die 10 mensis Decembris anno 1940 pie morti occubuit.

    Fama sanctitatis a die 11 mensis Maii anno 1983 ad diem 28 mensis Aprilis anno 1991 iuxta Curiam ecclesiasticam Granatensem Inquisitio Dioecesana celebrata est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de  Causis Sanctorum, per decretum diei 14 mensis Martii anno 1992, est approbata. Exarata Positione disceptatum est an Serva Dei virtutes heroum in gradum excoluisset. Positivo cum exitu die 18 mensis Maii anno 2007 Peculiaris Consultorum Theologorum Congressus habitus est. Patres Cardinales et Episcopi Orinaria Sessione diei 1 mensis Decembris anno 2015 congregati, me Angelo Cardinale Amato praesidente, Servam Dei virtutes theologales, cardinales et adnexas heroicum in modum excoluisse agnoverunt.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Mariae Aemiliae Riquelme Zayas, Fundatricis Instituti  Missionariarum a Ss.mo Sacramento et a Beata Maria Virgine Immaculata, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

     Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

     Datum Romae, die 14 mensis Decembris a. D. 2015.

 

ANGELUS Card. AMATO, S. D. B.

Praefectus

 

                                                                            + MARCELLUS BARTOLUCCI

                                                                            Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                            a Secretis

 

 

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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

GRANADA

Beatificazione e Canonizzazione

della Ven. Serva di Dio

MARIA EMILIA RIQUELME ZAYAS

Fondatrice

della Congregazione delle Suore Missionarie del SS.mo Sacramento

e della Beata Maria Vergine Immacolata

(1847-1940)

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DECRETO SUL MIRACOLO

 

     La Ven. Serva di Dio Maria Emilia Riquelme Zayas nacque a Granada il 5 agosto 1847 e fu battezzata due giorni dopo. Rimasta orfana di madre, all’età di dodici anni emise privatamente il voto di verginità. Attratta dalla vita consacrata, intuì che il Signore la chiamava a fondare una nuova Congregazione. Perciò nel 1896 diede vita all’Istituto delle Missionarie del SS. Sacramento e della Beata Vergine Maria Immacolata. Durante un viaggio a Roma, in vista dell’approvazione delle Costituzioni da parte della Santa Sede, Maria Emilia si ammalò e fu costretta a rimanere in Italia per quattro anni e mezzo, intensificando però la sua corrispondenza con le consorelle in patria. Uno stile di vita virtuoso, un autentico amore a Gesù Eucaristia, un forte slancio missionario: tutto ciò caratterizzò la spiritualità della Serva di Dio e si innestò nel suo carattere energico. Alla sua vita ella antepose la croce, che portò, con piena e volontaria accettazione, soprattutto nelle non poche circostanze avverse. La prova più terribile si verificò durante la guerra civile, che negli anni 1936-1939 insanguinò la Spagna e produsse danni enormi a tutti i livelli della società e della Chiesa: le suore furono costrette a fuggire verso il Portogallo, la Francia o l’Italia. Solo in un secondo momento trovarono rifugio a Pamplona e, infine, fecero ritorno a Granada. Dopo queste tragiche vicende, la Serva di Dio, provata dagli anni e dalle malattie, si spense serenamente il 10 dicembre 1940. Il Santo Padre Francesco ne riconobbe le virtù eroiche nel 2015.

     In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio di questa Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa di un uomo, il quale, il 14 agosto 2003, venne ricoverato in una clinica di Medellín in Colombia a causa di una peritonite sostenuta da pancreatite acuta. Benché il paziente fosse stato sottoposto a un intervento chirurgico di urgenza, il suo quadro clinico si presentò ulteriormente aggravato da insufficienza respiratoria e altre patologie connesse. Venne, perciò, ricoverato nel reparto di terapia intensiva e sottoposto a tecniche respiratorie anche invasive. Di fronte ad un sostanziale peggioramento delle condizioni, che apparivano irrimediabilmente compromesse, i medici eseguirono una tracheotomia, alla quale, però, fece seguito un’infezione addominale molto aggressiva, con successive complicazioni generali. I medici dichiararono l’impossibilità di procedere oltre nei trattamenti clinici.

     Il paziente aveva una sorella appartenente alla Congregazione fondata dalla Venerabile Serva di Dio, verso la quale l’intera famiglia nutriva una sentita devozione. A lei, dunque, i parenti rivolsero la loro preghiera, chiedendo la guarigione dell’infermo grazie alla sua intercessione. A loro si unirono le suore e altri fedeli, in una invocazione corale. Improvvisamente il 5 settembre le condizioni del malato apparvero migliorate di colpo, con la piena ripresa delle funzioni organiche e senza alcuna limitazione delle attività, al punto che nell’arco di qualche settimana il paziente potette far ritorno a casa.      

     Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione alla Ven. Serva di Dio e la guarigione dell’uomo, che in seguito ha goduto di buona salute ed è stato in grado di gestire una normale vita relazionale.

     Su tale guarigione, ritenuta miracolosa, presso la Curia ecclesiastica di Medellín dal 24 maggio all’8 novembre 2006 fu istruita l’Inchiesta diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione con decreto dell’8 febbraio 2008. La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 14 dicembre 2017 ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche. L’11 ottobre 2018 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. Il 5 marzo 2019 ha avuto luogo la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi, presieduta da me, Card. Angelo Becciu.

     Et in utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est.

     Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Ven. Servae Dei Mariae Aemiliae Riquelme Zayas, Fundatricis Instituti Missionariarum a Ss.mo Sacramento et a Beata Maria Virgine Immaculata, videlicet de celeri, perfecta ac constanti sanatione cuiusdam viri a “pancreatite acuta necrotico-emorragica del corpocoda, complicata da insufficienza respiratoria grave tipo ARDS, sepsi, polmonite tipo VAP multiresistente a germi Gram positivi e Gram negativi, insufficienza renale”.

 

     Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

     Datum Romae, die 19 mensis Martii a. D. 2019.

 

ANGELUS Card. BECCIU

Praefectus

 

                                                                                + MARCELLUS BARTOLUCCI

                                                                                Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                                a Secretis

 

    «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3,16).

    Cari fratelli e sorelle,

    con queste parole che abbiamo sentito nella seconda lettura, San Paolo ricorda ai fratelli della comunità di Corinto che essi sono una cosa sacra per il Signore, consacrati dalla potenza dello Spirito. E dopo aver parlato di se stesso come di un architetto che ha edificato la comunità con solide fondamenta, l’Apostolo offre un criterio con cui misurare la vita cristiana; un parametro per verificare quanto è cresciuta la Grazia posta in noi nel Battesimo: l’essere tempio dello Spirito di Dio! La consapevolezza di essere “tempio spirituale” della presenza di Dio non può lasciarci indifferenti, essa ci stimola a portare frutti di opere buone, adempiendo così agli impegni battesimali.

    Questa consapevolezza ha segnato l’intera esistenza di una figlia di questa terra, la Beata Maria Emilia Riquelme y Zayas, fondatrice delle Missionarie del SS. Sacramento e di Maria Immacolata. Oggi riceve il riconoscimento delle sue virtù e della sua santità di vita, perché in lei veneriamo una cristiana esemplare, un’anima di Dio, distaccata da tutto ciò che è mondano. Ci troviamo di fronte a una donna di grande fervore religioso, la cui esistenza era incentrata nel Signore, al quale riservava il primo posto. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla sua  fede profonda e viva nel mistero di Dio, che fu la luce che la illuminò fino alla fine.

    Fu una fede manifestata concretamente nell’obbedienza totale al Padre e nel carisma di orazione e di meditazione: «La oración era su alimento», (Summ., p. 59, § 166), attesta una testimone. Benché fosse presa da tante occupazioni come Fondatrice, queste non le impedirono di coltivare una intensa vita interiore e di nutrire costantemente un amore sconfinato verso il Signore. Al riguardo, amava ripetere: «Dio è tutta la mia vita» (Summ., 20). Il suo straordinario amore a Dio lo ha espresso soprattutto nell’Eucaristia; dovunque andava, cercava prima di tutto le chiese nelle quali si faceva adorazione eucaristica. «L'Eucaristia è il paradiso della terra. L'adorazione la mia ora del cielo, la mia ricreazione e riposo spirituale”, così confidò alle sue consorelle. Già malata e avanti negli anni, trovava sempre la forza di raggiungere la chiesa più vicina per partecipare alla Santa Messa e ricevere l’Eucaristia. Questo, del resto, è sempre stato il momento forte della sua giornata; qui trovava la forza per continuare a vivere, a sperare e a lavorare; qui erano per lei le uniche vere consolazioni spirituali.

    Della nuova Beata colpisce soprattutto la “passione” eucaristica, vissuta personalmente con costanza e trasmessa alle sue Suore. La sua vita si presenta come un cammino graduale di approfondimento e di maturazione, guidato dalla prospettiva eucaristica come fonte di una carità dal chiaro respiro ecclesiale e missionario. Ci troviamo di fronte ad una religiosa mistica e, al tempo stesso, di grande spirito apostolico, che visse nella contemplazione continua del Cristo suo sposo e nell’incessante preghiera per la salvezza delle anime. Da questo grande amore verso Gesù Eucaristia e verso la Vergine Santa, scaturiva il suo spirito missionario che la spinse a fondare le Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata per l’adorazione perpetua e l’apostolato impegnativo in favore dell’educazione della gioventù. E così Granada diventò il cuore della missione di un gruppo di donne intrepide che adoravano il Santissimo giorno e notte per chiedere la grazia di poter educare le ragazze più povere e di poter andare nel mondo ad annunciare il Vangelo.

    L’esperienza della madre Maria Emilia richiama alla mente l’atteggiamento di due donne del Vangelo, Marta e Maria, che si accostano a Gesù in modo diverso ma complementare (cfr Lc 10, 38-42). Marta è emblema della gioiosa accoglienza e dell’azione generosa, preoccupata di predisporre bene ogni cosa e rimuovendo quanto ci impedirebbe di gioire per la visita di Gesù, il salvatore delle nostre anime. Maria, invece, è immagine dello “stare ai piedi” di Gesù, per porgere l’orecchio alla sua parola e contemplarlo mentre ci svela il senso più profondo della realtà. La nostra beata ha saputo coniugare mirabilmente questi due atteggiamenti, attribuendogli l’esatto valore. Essa ci mostra un programma di vita cristiana, che sarà fecondo se sapremo vivere inscindibilmente il servizio accogliente al prossimo e l’ascolto orante delle parole del divino Maestro.

    Questa figura di religiosa rifulge altresì come donna evangelicamente forte, che ha risposto con coraggio e sguardo profetico alle urgenze di momenti storicamente difficili e complessi, per diffondere con generosità la semente evangelica. Nel contesto storico della Spagna tra Ottocento e Novecento, la madre Maria Emilia ha saputo affrontare tutto in piena disponibilità al progetto di Dio su di lei, attingendo costantemente forza e luce dall’incontro cuore a cuore con la persona del Cristo. Così l’amore divino che traeva dalla preghiera lo trasmetteva a piene mani agli altri, come medicina che risana le ferite del corpo e dello spirito. La sua testimonianza può costituire uno stimolo e un incoraggiamento prezioso per la Chiesa, chiamata anche oggi a rispondere al bisogno di speranza che caratterizza il nostro mondo, ripiegato ormai su se stesso e privo di ideali travolgenti.

    Il profondo amore verso il Signore si rifletteva nel suo amore verso il prossimo, soprattutto quello povero, malato ed abbandonato. Mai trascurò l’esercizio costante della carità verso i bisognosi e l’offerta del sacrificio e della preghiera per la salvezza delle anime. La sua carità evangelica, infatti, si estendeva verso ogni tipo di bisognoso nel corpo e nello spirito, verso ogni espressione di indigenza. La virtù della carità verso Dio e verso il prossimo sapeva anche infonderla costantemente negli altri, specialmente alle sue suore, con l’esempio vivo, con la parola, con le sue lettere. Nei confronti delle sue consorelle era una madre sollecita e vigilante, e si preoccupava per la loro formazione umana e spirituale.

    Uno dei tratti caratteristici della sua spiritualità era l’umiltà. Non si vantava della sua discendenza aristocratica e delle sue doti umane, anzi si considerava sempre l’ultima, la più piccola di tutti, la più peccatrice davanti a Dio. Non soltanto parlava di sé in modo umile, ma accettava anche con lo stesso atteggiamento le umiliazioni che molte volte le infliggevano altre persone, soprattutto quando avviò il processo di fondazione dell’Istituto. La sua umiltà era sempre accompagnata da dolcezza e amabilità, ma anche da energia nel difendere i diritti delle sue figlie di fronte a certe intrusioni ingiuste nella vita della Congregazione.

    Questo atteggiamento era determinato dal senso profondo della giustizia della Madre Maria Emilia che si manifestava tanto nel rispetto che aveva per i diritti degli altri, quanto nel modo di governare l’Istituto da lei fondato. Amava la verità e lottava sempre per essa. Era una persona di carattere deciso, come dicono i testimoni. Davanti alle difficoltà, incomprensioni ed ostilità, la speranza fu il suo unico sostegno che la orientò sempre più in Dio e la mantenne in un’abituale tranquillità di spirito. Amava dire: "Accetta la croce che Dio ti manda, non cercarne un'altra, che è oro per te".  Entro pochi anni dalla fondazione dovette affrontare ogni tipo di prova, morti inaspettate di amate suore e soprattutto diffamazioni indicibili che pretendevano di affondare l’Opera di Dio.  María Emilia agli insulti e alle accuse obbrobriose non rispose con le parole, ma si rifugiò nella preghiera, perché in essa: «Potevo seguire l'impulso divino che mi spingeva e perdere il mio povero nulla in Dio, che era sempre il mio tutto». Quale lezione per tutti noi!

    Con la beatificazione di Madre Maria Emilia Riquelme y Zayas la Chiesa oggi offre all’imitazione dei credenti un esemplare di donna evangelica che richiama ai valori essenziali dell’essere cristiani e consacrati: l’amore tenace ed esclusivo per Cristo e il suo Vangelo, l’opzione preferenziale per i più poveri della terra, la preghiera come feconda radice nascosta del nostro operare, l’ottimismo della speranza, il senso della giustizia, la gioia e la fiducia che sempre dovrebbero accompagnare la nostra testimonianza cristiana.

    L’intercessione della nuova Beata ci aiuti a vivere così la nostra presenza nel mondo; sostenga specialmente la missione di questa Chiesa diocesana di Granada e l’apostolato delle Missionarie del SS. Sacramento e di Maria Immacolata.

    Beata Maria Emilia, prega per noi!

 

    Granada, sabato 9 novembre 2019

 

ANGELO CARD. BECCIU

 

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Domenica, 10 novembre 2019

 

    Cari fratelli e sorelle,

    ieri a Granada, in Spagna, è stata proclamata Beata Maria Emilia Riquelme y Zayas, fondatrice delle Suore Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata. La nuova Beata fu esemplare nel fervore dell’adorazione Eucaristica e generosa nel servizio ai più bisognosi. Un applauso!