Maria Raffaella Cimatti

Maria Raffaella Cimatti

(1861-1945)

Beatificazione:

- 12 maggio 1996

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 23 giugno

Vergine, delle Suore Ospedaliere della Misericordia per gli Infermi, che condusse una vita umile e nascosta, adoperandosi con cordiale carità e costante attenzione specialmente per i malati e i poveri

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Ogni suora ospedaliera deve essere la mamma di chi soffre"

 

Maria Raffaela, al secolo Santina Cimatti, nasce a Faenza,il 6 giugno 1861, da padre bracciante agricolo e da madre tessitrice.

Può dedicare poco tempo agli studi, in quanto la famiglia ha ben presto bisogno del suo lavoro per arrotondare un po' il non prospero bilancio familiare aiuta la mamma come tessitrice, o si occupa dei lavori di casa. l due unici fratelli maschi sopravvissuti, Luigi e Vincenzo, entrano giovanissimi nella congregazione salesiana; Santina allora ritiene indispensabile rimanere vicino alla madre sino a quando troverà per lei una dignitosa sistemazione nella casa di un sacerdote.

Nel novembre del 1889 si aggrega alle suore ospedaliere della Misericordia, presso la casa madre di San Giovanni in Laterano a Roma. Assume il nome di Maria Raffaella e nel 1893 viene inviata presso l'ospedale di San Benedetto ad Alatri, dove inizia la sua professione di infermiera. Passa successivamente all'ospedale Umberto I di Frosinone, dove dal 1921 ha anche l'incarico di priora della comunità. Dal 1928 al 1940 ritorna ad Alatri sempre come priora.

Nel 1943 comincia a manifestarsi il male che si rivelerà incurabile. Muore il 23 giugno 1945.

Il campo principale di apostolato di suor Raffaella fu la farmacia, dove prestò servizio per ben trentaquattro anni; suor Raffaella però, quand'era necessario, riusciva a mettersi a disposizione dei malati e della comunità per qualsiasi occupazione.

Il lavoro tra pillole, sciroppi e a pestare nel mortaio è per Raffaella un dono di Dio: attraverso l'impegno semplice ma continuo nel quotidiano ella riesce a realizzare con esemplare dedizione il vero amore per il prossimo.

Quando la malattia bussa forte alla sua porta pensa sempre alla preghiera come mezzo di sostegno. Giorni difficili e drammatici furono quelli vissuti da suor Raffaella a Frosinone durante la guerra. Non solo confortò e avvicinò gli ammalati, ma quando percepi, attraverso le suppliche delle persone dell'ospedale che Alatri avrebbe potuto subire un bombardamento allo scopo di contrastare l'avanzata delle forze alleate, Raffaella raccolse tutte le poche energie che le rimanevano e collaborando con il vescovo riuscì a far cambiare il piano strategico al generale Kesserling: Alatri fu salva. "Miracolo! - gridarono in coro -; un angelo ha salvato la città".

Ogni giorno suor Raffaella vive la presenza di Dio nel sofferente: mai dimentica che il singolo uomo abbisogna di amore concreto anche nei piccoli fatti quotidiani. Racconta una sua paziente: "Ero giovane, ma sofferente per disturbi vari. Dopo qualche tempo fui ricoverata in ospedale per l'operazione di appendicite. Ero preoccupata e sentivo la mancanza della mamma lontana... Piangevo per questa situazione come non mai. La serva di Dio si accorse della mia profonda prostrazione morale e mi chiese: "Perché piangi?". Ed io: "Sto male e non ho la mamma...". Con tono profondamente comprensivo mi rispose: "E io non sono la mamma? Perché sto qui? Ogni suora ospedaliera deve essere la mamma di chi soffre"".

Per le proprie consorelle sa essere superiora attenta e gentile. Non pretende di essere servita, ma che ciascuno serva la comunità. Una sua consorella annota: "Non si dava arie per l'ufficio di superiora che ricopriva, ma si considerava la serva delle suore, aiutandole nel lavoro. All'occorrenza amava anche rammendare e confezionare le calze delle consorelle".

Fu beatificata il 12 maggio 1996.

 

(fonte: santiebeati.it)

 CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI SEI SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sagrato della Basilica Vaticana - Domenica, 12 maggio 1996

 

"Se mi amate osserverete i miei comandamenti" (cf. Gv 14, 15).

1. Quest’oggi, sesta domenica del tempo di Pasqua, la Chiesa ci invita a lodare Dio, confermando con la solenne liturgia di Beatificazione la venerazione verso i Servi di Dio Alfredo Ildefonso Schuster, Filippo Smaldone, Gennaro Maria Sarnelli, Maria Raffaella Cimatti, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, María Antonia Bandrés y Elósegui.

È ad essi che si riferiscono le parole dell’odierno Vangelo: "Se mi amate osserverete i miei comandamenti". I nuovi Beati hanno osservato la Parola di Cristo e in questo modo Gli hanno dimostrato il loro amore (cf. Gv 14, 15 . 21 ).Si è compiuto in loro quanto il Signore aveva promesso ai discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" ( Gv 14, 23 ).Questi Servi di Dio furono tempio vivente della Santissima Trinità; adesso si trovano nella sua dimora per l’eternità: "In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi" ( Gv 14,20 ).Hanno adorato Cristo nei loro cuori, come insegna san Pietro, "pronti sempre a rispondere" a chiunque domandasse ragione della speranza che "era in loro". Con dolcezza, rispetto e retta coscienza si sono dimostrati pronti - se questa era la volontà di Dio - a "soffrire operando il bene", piuttosto che fare il male (cf. 1 Pt 3, 15-17 ).Quanto annuncia la liturgia pasquale si è in loro pienamente attuato, secondo la specifica vocazione di ciascuno.

2. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui Gv 14,23 ); (cf. Canto al Vangelo).L’amore per Cristo, espresso in un instancabile servizio alla Chiesa, costituisce il cuore della spiritualità e della attività apostolica di Alfredo Ildefonso Schuster, per lunghi anni infaticabile Pastore dell’Arcidiocesi di Milano. "Uomo di preghiera, di studio e d’azione - lo definì Mons. Giovanni Battista Montini nel discorso tenuto in occasione dell’ingresso nell’Arcidiocesi -, di non altro sollecito che della salvezza spirituale del suo popolo" ("Rivista diocesana Milanese", gennaio 1955, 9).Lo spirito di preghiera e di contemplazione, proprio della tradizione benedettina nella quale era stato formato, animò il suo ministero pastorale. La spiritualità monastica, sorretta dalla quotidiana meditazione della Sacra Scrittura, venne così come dilatata sia nell’attiva collaborazione con la Santa Sede sia nel generoso servizio alla Comunità Ambrosiana, "da lui sino alla fine edificata e confortata con la celebrazione assidua e devota dei Sacri Misteri e l’esempio di una vita limpida e coerente" ("Messale ambrosiano", Prefazio della memoria).Il Cardinale Schuster offrì al Clero milanese un luminoso esempio di come possano essere armonizzate la contemplazione e l’azione pastorale. Egli continua ancora oggi ad indicare ad ogni sacerdote e ad ogni persona chiamata a lavorare nella vigna del Signore, il supremo valore dell’amore verso Dio, fondamento della comunione fraterna e dell’apostolato. "Alla fine - egli scrisse - ciò che conta per la vera grandezza della Chiesa e dei suoi figli è l’amore" (Scritti, p. 27)

3. "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui" ( Gv 14, 21 ). La carità verso Dio e verso il prossimo è stata intensamente vissuta ed incarnata anche dal sacerdote leccese Filippo Smaldone, la cui esistenza fu contrassegnata da costante attenzione verso i poveri e da straordinario slancio apostolico. Questo grande testimone della carità intuì di dover adempiere la propria missione nel Mezzogiorno d’Italia, rivolgendosi in modo particolare alla cura ed alla educazione dei non udenti per inserirli attivamente nella società.La sua intensa e solida spiritualità sacerdotale, nutrita di preghiera, di meditazione e di penitenza anche corporale, lo spinse ad un servizio sociale aperto a quelle intuizioni precorritrici che l’autentica carità pastorale sa suscitare.Questo generoso Sacerdote, perla del Clero meridionale, fondatore delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, impegnate in modo prioritario nell’educazione dei Sordomuti, viene oggi proposto alla venerazione della Chiesa universale, affinché tutti i fedeli, seguendone l’esempio, sappiano testimoniare il Vangelo della carità nel nostro tempo, in particolare mediante la sollecitudine verso i più bisognosi.

4. "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori" ( 1 Pt 3, 15 ). Queste parole della Lettera di san Pietro ben pongono in luce l’intensa e feconda attività apostolica che Gennaro Maria Sarnelli, Redentorista, svolse sia attraverso la predicazione al popolo che con i numerosi scritti. L’intima comunione personale che egli intratteneva con Cristo fu la costante sorgente del suo instancabile zelo pastorale.La sua vicenda umana e religiosa, come quella di sant’Alfonso Maria de Liguori di cui fu amico e collaboratore, si espresse in modo particolare, in una spiccata sensibilità verso i poveri, avvicinati ed accolti nella luce della loro realtà di figli di Dio.La sua fu un’azione evangelizzatrice caratterizzata da grande dinamismo: egli seppe conciliare l’impegno missionario con l’attività di scrittore e col ministero, non meno impegnativo, di consigliere e guida spirituale. Pur procedendo secondo gli schemi culturali del tempo, il nuovo Beato non trascurò mai di cercare forme rinnovate di evangelizzazione per rispondere alle sfide emergenti. E per questo, pur essendo vissuto in un periodo storico sotto molti aspetti distante dal nostro, Gennaro Maria Sarnelli può essere indicato alla comunità cristiana di oggi, alle soglie del nuovo millennio, quale esempio di apostolo aperto ad accogliere ogni utile innovazione per un annuncio più incisivo del perenne messaggio della salvezza.

5. "Sia benedetto Dio... non mi ha negato la sua misericordia" ( Sal 65, 20 ). La Misericordia divina è la chiave di lettura della spiritualità semplice e profonda di Maria Raffaella Cimatti, religiosa delle Suore Ospedaliere della Misericordia. Alla infinita misericordia di Dio, di cui parla il salmista, ella ispirò la sua azione, specialmente nel servizio ai poveri ed ai sofferenti. Questa donna, che oggi viene elevata agli onori degli altari, consumò se stessa nella totale consacrazione a Dio e nel silenzioso e diuturno servizio agli ammalati. Visse con spirito di sacrificio e con sempre pronta disponibilità sia le umili mansioni quotidiane, sia l’ascolto e l’accoglienza di quanti a lei ricorrevano in cerca di consiglio o di conforto, sia i compiti di responsabilità ai quali fu ripetutamente chiamata.Nel nostro tempo, segnato non di rado dall’indifferenza e dalla tentazione di chiudersi di fronte alle necessità del prossimo, questa umile religiosa costituisce un luminoso esempio di femminilità pienamente realizzata nel dono di sé. Essa annuncia e testimonia la speranza evangelica, manifestando a quanti soffrono nel corpo e nello spirito il volto di "Dio, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" ( 2 Cor 1, 4 ).Quindi il Santo Padre ha continuato in lingua spagnola. Delle sue parole pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione italiana:

6. Osservare i comandamenti di Gesù è la prova suprema dell’Amore per Lui (cf. Gv 14, 21 ). Così lo intense Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, che già in gioventù diceva: "sono solo per Dio" e al momento della sua morte affermava: "dei quarant’anni della mia vita religiosa non ricordo un solo momento che non sia stato dedicato a Dio". La sua profonda esperienza dell’amore di Dio per ognuna delle sue creature la portò a corrispondere con generosità e dedizione. Plasmò la sua carità verso il prossimo nella fondazione della Congregazione delle Figlie di Gesù, con il carisma dell’educazione cristiana dell’infanzia e della gioventù. Le attenzioni che prodigava alle sue religiose, ai benefattori delle sue opere, ai sacerdoti, alle allieve, ai bisognosi, fino a renderle universali, sono una manifestazione visibile del suo amore verso Dio, della sua radicale sequela di Gesù e della sua totale consacrazione alla causa del suo Regno.Madre Cándida disse un giorno a un’allieva del suo Collegio di Tolosa: "tu sarai Figlia di Gesù". La giovane era María Antonia Bandrés Elósegui, che oggi è elevata con la Fondatrice agli onori degli altari. Innamorata di Gesù, fece sì che anche gli altri lo amassero. Come catechista, formatrice di operaie, missionaria nel desiderio essendo già religiosa, consumò la sua breve esistenza condividendo, amando e servendo gli altri. Nella sua malattia, unita a Cristo, ci ha lasciato un esempio eloquente di partecipazione all’opera salvifica della croce.La testimonianza delle vite di queste due nuove Beate colma di gioia la Chiesa e deve portare la loro Congregazione, presente in tanti Paesi dell’Europa, dell’America e dell’Asia a seguire i loro ricchi insegnamenti, il modello del loro dono di sé e la perseveranza nella loro fedeltà al carisma ricevuto dallo Spirito.

7. "Acclamate a Dio da tutta la terra,
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
Dite a Dio: Stupende sono le tue opere" ( Sal 65, 1-3 ).Tra le meraviglie che Dio compie continuamente, riveste singolare importanza l’opera meravigliosa della santità, perché riguarda direttamente la persona umana.La santità è la pienezza della vita: Gloria Dei vivens homo. La gloria di Dio è l’uomo vivente. Vita autem hominis visio Dei: ma la vita dell’uomo è la visione di Dio (cf. S. Ireneo, Adv. haer., IV, 20, 7).Grandi sono le tue opere, o Signore! Nella vita e nella fede di Maria, Madre della Chiesa; nella vita e nella fede di questi nostri fratelli e sorelle, oggi proclamati Beati, contempliamo le meraviglie del tuo amore.Insieme con loro acclamiamo: Gloria e lode a te, o Cristo, Redentore del mondo. Amen!