Maria Teresa Demjanovich

Maria Teresa Demjanovich

(1901-1927)

Beatificazione:

- 04 ottobre 2014

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 8 maggio

Vergine, religiosa professa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Elisabetta, fedele discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale; prima Beata nata e vissuta nell’America del XX secolo

  • Biografia
  • il miracolo
  • ANGELUS
"La nostra casa era governata dall’amore più che dalla paura"

 

Teresa Demjanovich nacque il 26 marzo 1901 a Bayonne, nello stato del New Jersey, ultima dei sette figli nati dal matrimonio tra Alexander Demjanovich e Johanna Suchy, immigrati dopo il matrimonio dalla Slovacchia dell’Est.

Ricevette il Battesimo e la Cresima nella chiesa greco-cattolica di San Giovanni Battista a Bayonne il 31 marzo 1901. Dopo aver frequentato le elementari e le medie, ottenne il diploma di scuola superiore nel gennaio 1917.

Proprio a causa delle sue origini, Teresa sin da subito coniugò in sé le esperienze della Chiesa d’Oriente e d’Occidente: se, infatti, ricevette i Sacramenti secondo il rito greco-cattolico delle sue origini, con l’ingresso tra le religiose della Carità di Santa Elisabetta decise di appartenere anche alla Chiesa latina.

“Aveva il dono di comprendere a fondo il significato dell’amore a Gesù crocifisso ed eucaristico, della presenza della grazia di Dio nelle anime. Per lei il soprannaturale era veramente il suo ambiente divino. Per questo ammirava i Santi, soprattutto Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa del Bambino Gesù, che erano i raggi spirituali della sua esistenza di consacrata”.

E proprio questa sua intensa spiritualità fondata sull’esperienza della comunione trinitaria, le valse il soprannome di “Santa Teresina del Bambino Gesù d’America”. Di quanto fosse speciale se n’era accorto per primo il suo direttore spirituale, che, ancora novizia, le chiese di scrivere una serie di conferenze sulla vita spirituale destinate alle altre novizie. Ne realizzerà 26, che dopo la sua morte confluiranno nel libro “La perfezione più grande”. Della sua breve esperienza nel convento era entusiasta, tanto che in punto di morte volle esprimere questa gioia alla sua priora; un entusiasmo condiviso da chi la conobbe in quegli anni, come sottolinea il cardinale Amato:

“Al noviziato fu modello di virtù soprattutto di obbedienza. Si distingueva per un’affabilità straordinaria che non faceva distinzione tra le persone. Pronta a perdonare, elogiava il bene che vedeva compiere dagli altri, parlava spesso delle virtù con la semplicità e la convinzione che le derivavano dalla sua coerenza di vita”.

Se il noviziato a Convent Station fu il suo modo di rispondere al Signore che la chiamò fin da giovanissima, Miriam Teresa, mostrandosi ancora una volta come esempio della virtù dell’obbedienza, volle comunque adempiere alla promessa fatta al capezzale della madre: frequentare il college, dove si laureò brillantemente in lettere e dove portò con naturalezza i suoi valori cristiani, come evidenzia il porporato:

“La vita del college fu piena di serenità e di gioiosa pietà cristiana. Nonostante le distrazioni proprie di un campus universitario, mantenne la sua anima pura e intimamente unita a Dio”.

Realizzare il sogno di sua madre di saperla laureata, dimostra lo stretto legame di Teresa con la sua famiglia, che fu particolarmente plasmante, come spesso avviene nelle vite dei Santi. Ultima di sette figli in una famiglia di immigrati slovacchi profondamente religiosi, fin da piccola si nutrì dell’esempio dei genitori ed ebbe la grazia di comprendere il significato e la forza di fare sempre la volontà di Dio, come conclude il cardinale Amato:

“Sentiva fortemente la presenza e la protezione speciale del suo angelo custode, che spesso poneva rimedio alle sue inadempienze. In tal modo, mentre la sua esistenza scorreva in modo apparentemente ordinario, la piccola già godeva di privilegi straordinari comuni a tanti grandi mistici”.

Morì a soli 26 anni, diventando una testimonianza ardente di santità giovanile e un richiamo alle giovani generazioni su come si possano incarnare le virtù e i valori cristiani nel proprio tempo e nella propria cultura. Pur così giovane, infatti, aveva compreso e fatto suo il messaggio “semplice” che sarebbe poi stato – 30 anni dopo la sua morte – al centro del Concilio Vaticano II: “Tutti siamo chiamati alla santità” e possiamo ambirvi, come ricorda il cardinale Angelo Amato.

Una vista riacquistata miracolosamente, quando ogni speranza medica era stata tolta. La storia di un bimbo americano guarito dalla cecità è alla base della Beatificazione di suor Maria Teresa Demjanovich, religiosa professa della Congregazione delle Suore della Carità di Sant'Elisabetta, scomparsa nel 1927. Laura Ieraci ne ha parlato con la postulatrice della Causa a Roma, Silvia Correale:

R. – Siamo negli anni ’60. Un bambino piccolo che andava all’asilo iniziò a manifestare problemi alla vista. Vengono fatti tutti gli accertamenti e la diagnosi è quella di degenerazione maculare bilaterale congenita e il bambino perde la vista velocemente. Quando dallo Stato di New York decisero di dargli un tutor per la cecità, le suore - dove lui frequentava la scuola - stavano lavorando per il processo di Beatificazione di suor Miriam Teresa Demjanovich, una di loro. Dato che dovevano traslocare gli hanno dato un santino, con una piccola reliquia di suor Miriam e lì il bambino ha iniziato a recuperare la vista. Successivamente, l’hanno portato a New York all’ospedale oftalmologico per far i controlli ed hanno costatato che era guarito. I medici sono stati unanime a considerarla una guarigione inspiegabile scientificamente perché quando si verifica questo danno agli occhi tutti gli oculisti del mondo sanno che non si può tornare indietro; quello che è stato danneggiato non è più recuperabile.

D. – Questa suora era nel noviziato, poi si è ammalata e prima di morire ha fatto la professione. Ci può raccontare un po’ delle qualità che lei possedeva?

R. – Quando lei entrò nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Elisabetta aveva fatto un percorso di vita spirituale abbastanza intenso: da piccola in famiglia aveva già manifestato questo fervore religioso; stava facendo un discernimento vocazionale ed aveva tentato di entrare tra le Suore Carmelitane Scalze però per un problema alla vista non era adatta: a quell’epoca – stiamo parlando del 1915/1917 – le suore vivevano di ricamo e quindi, a causa di questo suo problema alla vista non era adatta alla vita di ogni giorno nel monastero carmelitano. Parlando con il suo direttore spirituale cercarono allora di trovare un’altra congregazione religiosa. Un giorno pregando lì dalle suore, perché aveva finito gli studi ed aveva iniziato ad insegnare, andando in cappella sentì che quello era il suo posto, che il Signore la chiamava lì. Fece presente questa cosa al suo padre spirituale, dopo ne parlò con le suore che furono contentissime perché la conoscevano e la apprezzavano. È stata una grande gioia. Ha quindi fatto il periodo del noviziato e con il permesso del suo padre spirituale e della superiora iniziò a scrivere le esperienze della sua vita di preghiera, che erano molto intense. Lei era apparentemente una giovane “normale”, molto dedita alla preghiera e la sua vita spirituale raggiunse una grande profondità mistica. Attraverso la sua testimonianza, lo Spirito divino ci vuole ricordare la verità esaltante della inabitazione delle tre persone divine nel profondo di noi. Questo si è manifestato molto forte nella sua vita, tant’è che quando si fece la stesura della positio si chiese il parere di un consultore in teologia mistica per poter valutare queste esperienze.

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 5 ottobre 2014

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Questa mattina, con la concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, abbiamo inaugurato l’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. I Padri sinodali, provenienti da ogni parte del mondo, insieme con me vivranno due intense settimane di ascolto e di confronto, fecondate dalla preghiera, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.

Oggi la Parola di Dio presenta l’immagine della vigna come simbolo del popolo che il Signore si è scelto. Come una vigna, il popolo richiede tanta cura, richiede un amore paziente e fedele. Così fa Dio con noi, e così siamo chiamati a fare noi Pastori. Anche prendersi cura della famiglia è un modo di lavorare nella vigna del Signore, perché produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,33-43).

Ma perché la famiglia possa camminare bene, con fiducia e speranza, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. Per questo è una felice coincidenza che proprio oggi i nostri fratelli Paolini abbiano voluto fare una grande distribuzione della Bibbia, qui in Piazza e in tanti altri luoghi. Ringraziamo i nostri fratelli Paolini! Lo fanno in occasione del Centenario della loro fondazione, da parte del beato Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione. Allora oggi, mentre si apre il Sinodo per la famiglia, con l’aiuto dei Paolini possiamo dire: una Bibbia in ogni famiglia! “Ma Padre, noi ne abbiamo due, tre…..”. Ma dove le avete nascoste?... La Bibbia non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio!

Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la materna intercessione della Vergine Maria. In questo momento, ci associamo spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale «Supplica» alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero!

Angelus Domini…

Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

ieri negli Stati Uniti è stata proclamata beata Suor Maria Teresa Demjanovich, delle Suore della carità di Santa Elisabetta. Rendiamo grazie a Dio per questa fedele discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale.

Oggi in Italia si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Incoraggio quanti si adoperano per garantire pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica di ogni individuo. Auspico che le Istituzioni e i singoli cittadini siano sempre più attenti a questo importante obiettivo sociale.

E ora saluto cordialmente tutti voi, fedeli romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi. Saluto in particolare gli studenti giunti dall’Australia e quelli del San Bonaventura Gymnasium Dillingen (Germania), i giovani della Giordania, l’Associazione San Giovanni de Matha e i fedeli della parrocchia di San Paolo in Bergamo.

Saluto i pellegrini giunti in bicicletta dal milanese nel ricordo di Santa Gianna Beretta Molla, santa madre di famiglia, testimone del Vangelo della vita, e li incoraggio a proseguire le loro iniziative di solidarietà in favore delle persone più fragili.

Per favore non dimenticatevi: pregate per il Sinodo, pregate la Madonna affinché custodisca questa Assemblea sinodale. A tutti auguro buona domenica. Pregate per me. Buon pranzo e arrivederci!