Maria Teresa Ledóchowska

Maria Teresa Ledóchowska

(1863-1922)

Beatificazione:

- 19 ottobre 1975

- Papa  Paolo VI

Ricorrenza:

- 6 luglio

Vergine, che si adoperò con tutte le sue forze a favore degli Africani oppressi dalla schiavitù e fondò il Sodalizio delle Suore Missionarie di San Pietro Claver

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
“Dobbiamo usare mezzi umani, ma riporre in Dio tutta la nostra fiducia. Finché saremo povere Dio non ci farà mancare il necessario; finché osserveremo la povertà avremo anche le benedizioni del cielo”

 

Nacque il 29 aprile 1863 a Loosdorf, nel sud dell’Austria, una dei sette figli avuti dal conte di origini polacche Antonio Ledóchowski con una contessa svizzera sposata in seconde nozze. Tra questi, il fratello Vladimiro diventerà Preposito generale dei gesuiti; la sorella Giulia – Maria Orsola dopo i voti – è stata canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2003.

Maria Teresa cresce serenamente nella sua grande e ricca famiglia, conducendo una vita che molti le invidierebbero. Dotata per la musica e la pittura, partecipa alle lezioni del precettore benedettino dei fratelli maggiori e poi si iscrive alla congregazione mariana delle Dame Inglesi. Il seme è gettato, ma fa fatica a germogliare: Maria Teresa ama troppo i bei vestiti e le occasioni mondane. Non è una sciocca, solo una ragazza ancora immatura, una farfalla ancora crisalide che ama l’arte, il teatro e i viaggi, ma non viene mai meno la frequenza alla Santa Messa, né la partecipazione ai Sacramenti.

Le vie del Signore sono infinite, e quella che Dio sceglie per chiamare Maria Teresa a sé è lastricata di dolore. Sono due le esperienze che la fanno fermare e riflettere: il vaiolo, che oltre a portarle via il padre la lascerà deturpata, e un’aggressione subita da un giovane mentre andava a passeggio, che le causerà un vero e proprio trauma costringendola a letto per settimane. È allora che in lei cambia qualcosa. Appena rimessa, si consacra a Dio con voto di castità, poi diventa Terziaria francescana approfondendo in particolare la devozione per la Passione del Signore. Ma non le basta. Un giorno conosce due suore missionarie francescane di Maria che cercano fondi per finanziare le loro missioni in India. È allora che capisce cosa Dio vuole da lei.

La lettura di una conferenza del cardinale Carlo Lavigerie, fondatore dei Padri Bianchi per l’evangelizzazione dell’Africa sarà per Maria Teresa illuminante. Mettere la sua vita a servizio dell’abolizione della schiavitù ancora esistente nel continente sarà la sua missione. Inizia subito fondando quattro comitati contro lo schiavismo in altrettante città; poi compone un dramma, Zaida, per diffondere la cultura sulle terribili conseguenze che lo schiavismo ha soprattutto sulla condizione femminile, quindi fonda due riviste: L’Eco dell’Africa per gli adulti e Il fanciullo negro per i giovani, sempre con l’obiettivo della sensibilizzazione. Si dedica con tanto ardore alla sua vocazione da essere soprannominata “la pazza delle missioni” e da attirarsi anche qualche malevola antipatia, come di chi diceva che tenesse il suo titolo di contessa per la propria convenienza.

Il lavoro a Maria Teresa si moltiplica presto, e così inizia a coltivare in cuor suo l’idea di trasformare tutto quello che ha fatto finora in un istituto religioso, anche per dare maggiore stabilità all’opera. Va a Roma per esporre la sua idea a Leone XIII. Tornata, inizia a riunire giovani sotto il sodalizio di Pietro Claver affittando una casa a Salisburgo, il cui vescovo approva l’istituto nel 1897. La congregazione finalmente ha una definizione: sostenere economicamente e spiritualmente, con la preghiera e l’Adorazione eucaristica, i missionari in Africa e alla fine ottiene l’approvazione della Santa Sede nel 1910.

Maria Teresa prosegue, instancabile, i suoi viaggi e le fondazioni di nuove case, oltre all’educazione delle novizie. Nel 1921 viene colpita dalla malaria che la porterà alla morte. Di lei ci restano oltre ottomila lettere in polacco, italiano, francese, inglese e tedesco. È stata beatificata da Paolo VI nel 1975.  

SOLENNE RITO DI BEATIFICAZIONE DI QUATTRO SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI

19 ottobre 1975

     

Venerabili Fratelli, Figlie e Figli carissimi,

grande è la vostra e la nostra gioia per la beatificazione di quattro nuovi eroi, umili e grandi, della fede: Monsignor Charles-Joseph-Eugène de Mazenod; P. Arnoldo Janssen; P. Giuseppe Freinademetz; Maria Theresia Ledóchowska!

I

Questa nuova, splendente tappa dell'Anno Santo avviene intenzionalmente nella Giornata Missionaria Mondiale. E questa circostanza è sottolineata qui, oggi, in modo particolare, dalla presenza di numerosi Vescovi missionari, che hanno speso tutta la vita a servizio della Chiesa, e di 400 catechisti dei Paesi di missione. Tutti li salutiamo con specialissimo affetto. Oggi la Chiesa è tutta unita in preghiera e in fervore di generosità per la causa missionaria. È l'occasione annuale in cui essa, Popolo di Dio in cammino, riflette su la sua fisionomia essenziale e la sua missione costitutiva. È la parola di Gesù, che così la definisce e così la vuole: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi » (Io. 20-21). «Andate e ammaestrate tutte le nazioni» (Matth. 28, 19). Il Concilio Vaticano II ha ribadito, nel Decreto su l'attività missionaria, che «la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria» (Ad Gentes, 2); ed ha proseguito tracciando una mirabile ed ampia sintesi teologica, che inquadra la missione nel piano salvifico del Padre: essa parte «dall'amore nella sua fonte» (Ibid.), si realizza nell'invio del Figlio Unigenito, con cui Dio «entra in maniera nuova e definitiva nella storia umana» (Ibid. 3), e si prolunga nella effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, il quale in tutti i tempi infonde «nel cuore dei fedeli quello spirito missionario, da cui era stato spinto Gesù stesso» (Ibid. 4). Come inviata da Cristo, la Chiesa continua nel tempo e nello spazio questo suo fondamentale dovere, che essa non potrebbe sminuire o alterare senza tradire la propria costitutiva natura, la propria originaria vocazione.

II

Ecco, Fratelli e Figli, l'ideale missionario che oggi fa vibrare i nostri cuori; ed è proprio questo ideale ciò che unifica e rende simili le pur tanto diverse figure dei quattro nuovi Beati, che in questo giorno la Chiesa propone al culto e all'imitazione dei suoi figli. Ne ricordiamo brevemente le caratteristiche essenziali nelle lingue proprie di ognuno di essi.

1) Nous dirons d'abord aux Fils du Père de Mazenod, aux membres de sa famille, à ses compatriotes d'Aix-en-Provence, aux diocésains de Marseille, à tous les pèlerins venus pour le fêter: soyez très fiers, exultez de joie! C'était un passionné de Jésus-Christ et un inconditionnel de l'Eglise! Aux lendemains de la Révolution française, la Providence allait en faire un pionnier du renouveau pastoral. Dès son retour à Aix, après son ordination, l'Abbé de Mazenod est saisi par les urgences du diocèse: les jeunes, le menu peuple, les marginaux, les populations rurales. II se veut le prêtre des pauvres et gagne des compagnons à son idéal. C'est le début d'une petite société: les Missionnaires de Provence qui deviendront les Oblats de Marie Immaculée. Nommé Vicaire général puis Evêque de Marseille, Mgr de Mazenod donne sa pleine mesure.

Il bâtit des Eglises, crée de nouvelles paroisses, veille avec vigueur et tendresse à la vie de ses prêtres, multiplie les visites pastorales et les prédications percutantes, souvent en langue provençale, développe l'instruction catéchétique et les oeuvres de jeunesse, fait appel aux congrégations enseignantes et hospitalières, défend les droits de l'Eglise et du Siège de Pierre. A partir de mille huit cent quarante et un, les Oblats de Marie embarquent vers les cinq continents et vont jusqu'au bout des terres habitées. Notre Prédécesseur Pie XI dira d'eux: «Les Oblats, voilà les spécialistes des Missions difficiles!». Et le Père de Mazenod voulait qu'ils soient de parfaits religieux! Ce Pasteur et ce Fondateur, témoin authentique de l'Esprit Saint - comme l'a si bien dit Mgr l'Archevêque de Marseille dans son Bulletin diocésain -, lance à tous les baptisés, à tous les apôtres d'aujourd'hui un rappel capital: laissez-vous envahir par le feu de la Pentecôte et vous connaîtrez l'enthousiasme missionnaire!

2) Im neuen deutschen Seligen P. Arnold Janssen ehrt die Kirche einen unermüdlichen Apostel der Frohbotschaft Jesu Christi, den Gründer der Steyler Missionare und der Steyler Missions- und Anbetungsschwestern. Sein tiefgläubiges Leben und Wirken galt vor allem der getreuen Verwirklichung des Missionsauftrages Christi: «Gehet hin in alle Welt und predigt das Evangelium allen Geschöpfen» (Marc. 16, 15). Das große Missionswerk, das der selige Stifter Arnold Janssen fast ohne menschliche Mittel aufbaute, ist die kostbare Frucht seines persönlichen apostolischen Einsatzes und seines unerschütterlichen Vertrauens in Gottes Willen und Vorsehung. Er war ein Mann des unablässigen Gebetes und ein Eiferer des Gebetsapostolates. In besonderer Weise verehrte er das Heiligste Herz Jesu, das Göttliche Wort und den Heiligen Geist. Durch die Förderung der Exerzitienbewegung und die Gründung eines intensiven Presseapostolates leistete P. Janssen einen bedeutsamen Beitrag zur Erneuerung des religiösen Lebens in der Heimat. Seine segensreichen Ordensgründungen weiteten schließlich den Horizont seines fruchtbaren seelsorglichen Wirkens zu den Dimensionen eines weltweiten Missionsapostolates. Daß seine Seligsprechung jetzt im 100. Gründungsjahr der Gesellschaft des Göttlichen Wortes zusammen mit der des Dieners Gottes P. Joseph Freinademetz vollzogen wird, ist eine gnädige Fügung Gottes.

3) Dieser zweite selige Steyler Glaubenspionier aus Südtirol, dem Gebiet der ladinischen Sprache südlich der Dolomiten, das damals sowohl staatlich wie kirchlich zu Österreich und heute zum italienischen Territorium Alto Adige gehört, war der erste Missionar seiner Ordensgemeinschaft im großen chinesischen Volk, dem unsere besondere Liebe und Sorge gilt. Er ist den Chinesen ein Chinese geworden, um sie für Christus zu gewinnen. Das hohe Ideal des christlichen Missionars, das zur Gründung der Steyler Missionsinstitute geführt hatte, fand somit schon gleich zu Anfang im seligen P. Joseph Freinademetz eine erste Verwirklichung. Er ist Vorbild und Fürsprecher aller jener, die in fernen Ländern unter vielerlei Gefahren, von denen der heilige Paulus im zweiten Korintherbrief spricht (2 Cor. 11, 22-33), den Glauben verkünden. E salutiamo, in questa occasione, con cordialissimo affetto, i numerosi pellegrini di Bolzano-Bressanone, che, con le forti e fedeli popolazioni dell'Alto Adige, giubilano per l'elevazione agli Altari del loro condiocesano, eroico esempio di generosità assoluta Verso Dio che chiama.

4) Unter den wegen ihres missionarischen Wirkens von uns am heutigen Weltmissionssenntag seliggesprochenen Glaubenszeugen fehlt auch nicht ein leuchtendes Beispiel für die Mitwirkung der Frau im Missionsauftrag der Kirche. Es ist die ehrwürdige Dienerin Gottes Maria Theresia Ledóchowska. Sie stammte aus einem Adelsgeschlecht polnischen Ursprungs, wie es ihr Name anzeigt, jedoch österreichischer Nationalität in Salzburg; sie ist die Nichte des Kardinals Ledóchowski, die Schwester des späteren Generaloberen der Gesellschaft Jesu, des so geschätzten P. Wladimir Ledóchowski, wie auch die Schwester einer anderen auserlesenen Seele, Ursula, der Gründerin der Schwestern vom Heiligsten Herzen Jesu in der Todesangst (die hier in Rom in Primavalle gut bekannt sind). Die neue Selige, Maria Theresia Ledóchowska, vernahm den dringlichen Aufruf von Kardinal Lavigerie für Afrika und stellte ihre hervorragenden Fähigkeiten hochherzig in den Dienst der Kirche und des Missionsapostolates. Sie gründete die Petrus-Claver-Sodalität für die afrikanischen Missionen, die heutigen «Missionsschwestern vom hl. Petrus Claver», deren Ziel es ist, die apostolische Tätigkeit der Missionare in Afrika durch Gebet, Almosen, religiöse Schriften und sonstige erforderliche Hilfen tatkräftig zu unterstützen. Die selige Maria Theresia Ledochowska förderte den Missionsgedanken insbesondere auch durch Vorträge, Abhandlungen und die Verbreitung von Zeitschriften, die noch heute erscheinen. Sie war aus dem Geist des Evangeliums und der christlichen Nächstenliebe auf vorzügliche Weise eine Pionierin der modernen Forderung nach Alphabetisation.

III

La ristrettezza del tempo ci impedisce di soffermarci più a lungo, come pur vorremmo, sullo specifico messaggio che ciascuna di queste grandi figure propone a noi, uomini del nostro tempo. Tuttavia non tralasciamo di cogliere un triplice invito, che da tutte e quattro insieme ci viene, come un unico concerto di voci.

a) Anzitutto l'invito a sentire e a vedere negli uomini il nostro fratello, che con noi e come noi vive, ama, spera, piange; ad aiutarlo ad elevarsi, a raggiungere la pienezza del suo sviluppo umano, sociale, culturale, spirituale. Tutto questo non certo soltanto per una sia pure legittima simpatia, per un affiatamento, per una, diciamo così, «compassione» che nasca da motivi soltanto naturali, ma prima e soprattutto dalla luce della Rivelazione, che ci indica, misteriosamente presente e nascosto nel volto dei fratelli, specialmente se sofferenti, il volto stesso di Cristo (Cfr. Matth. 25, 31-46).

b) Ci viene poi l'invito a cogliere i segni dei tempi per testimoniare e rendere sempre attuale la presenza della Chiesa nel mondo, in tutti quei modi che ci vengono offerti sia dalle circostanze del kairòs (redimentes tempus, «profittando del tempo» - Eph. 5, 16), sia dalle inclinazioni del genio proprio di ciascuno. I nuovi Beati ci danno infatti l'immagine di persone non certo ripiegate su se stesse in sterili narcisismi o nella soluzione di problemi o pseudo-problemi individuali, ma che si sono messe a lavorare sul serio, e sodo, per il Regno di Dio, dove e come e quando hanno intuito le enormi possibilità di rendersi utili. Ed essi insegnano a tanti spiriti inquieti o malcontenti o demoralizzati a spendersi per gli altri con più fatti e forse con meno parole, perché gli operai della vigna sono attesi a tutte le ore (Cfr. Matth. 20, l-16).

c) In terzo luogo, essi ci invitano a prendere sempre maggiore coscienza che «nella situazione attuale, in cui va profilandosi una nuova condizione per l'umanità - usiamo ancora le parole del Concilio - la Chiesa, che è sale della terra e luce del mondo, è chiamata in maniera più urgente a salvare e a rinnovare ogni creatura, affinché tutte le cose siano instaurate in Cristo e gli uomini in Lui costituiscano una sola famiglia e un solo Popolo di Dio» (Ad Gentes, 1). L'alimento insostituibile di quest'opera di suprema importanza è: la fede; l'amore; la preghiera, nel cuore di valorosi Missionari.

¿Qué fuerza misteriosa impulsó a los nuevos Beatos a seguir el ideal misionero? Una fe sin límites en Dios, que se traduce en un apasionado amor a Cristo. Fe y amor que se despliegan en un desbordante deseo de difundir entre los hombres el mensaje de salvación. Al exaltar hoy gozosos el ejemplo de santidad de los nuevos Beatos, pidamos también su ayuda e intercesión para cuantos, movidos por estos mismos ideales, dedican sus vidas a la evangelización del mundo.

Prayer has been, finally, the secret force of the astonishing fruitfulness of action of these souls. Prayer has sustained them in difficulties and enabled them to perform works that surpass human strength. And their example teaches all the apostles-today and for ever-that the interior life is, and remains, «the soul of every apostolate». This is the secret and prerequisite of the missionary influence at all levels of the Church in the world. As these new Beati-so different and yet so similar-show us the way to follow, may they also obtain God's help for us. We ask this of them, entrusting our intentions to the first-fruits of their intercession.