Martiri Agostiniani Recolletti

(†1936)

Beatificazione:

- 07 marzo 1999

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 15 agosto e 26 luglio

Vicente Soler (1867-1936), Manuel Martín Sierra (1892-1936) e compagnisacerdoti dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti, martiri, condannati a morte, furono trascinati via dalla chiesa, furono fucilati davanti al muro del cimitero presbitero

  • Biografia
  • il martirio
  • omelia di beatificazione
Non morirono per un'ideologia, ma diedero liberamente la vita per qualcuno che era già morto per loro prima

 

Padre Vicente Soler, nacque il 4 aprile 1867 a Malón, Saragozza, nel 1882 entrò fra gli Agostiniani Recolletti. Dal 20 settembre 1889 fu mandato nelle missioni delle Filippine, dove il 31 maggio 1890 venne ordinato sacerdote; per otto anni fu parroco, subendo nel 1898 la persecuzione religiosa durante la rivoluzione filippina, nel 1906 ritornò in Spagna.
Fu superiore della Provincia di Andalusia per cinque anni e nel 1926 fu eletto Priore Generale dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti, carica a cui rinunciò dopo sette mesi.
A Motril rinnovò l’Associazione di Santa Rita, fondò nel 1914 il Circolo Cattolico dei Lavoratori e aprì una scuola serale. Morì fucilato il 15 agosto 1936, a 69 anni.

Padre Deogracias Palacios, nacque il 22 maggio 1901 a Baños de Valdearados, Burgos; a 15 anni entrò nel convento degli Agostiniani, nel 1923 fu mandato missionario in Brasile, dove venne ordinato sacerdote il 28 marzo 1925.
Negli otto anni successivi svolse la sua attività apostolica in Brasile e in Argentina. Nel 1933 ritornò in Spagna dove fu superiore della comunità di Monachil, Granada; allo scoppio della Guerra Civile nel 1936, era superiore del convento di Motril, dove d’accordo con gli altri confratelli, volle rimanere senza scappare.
Morì fucilato il 25 luglio 1936, a 35 anni.

Padre Leóne Inchausti, nacque il 27 giugno 1859 in una fattoria di Ajanguiz, Vizcaya. Suo padre, uomo di profonda fede religiosa, godeva fama di santità; con il bagaglio degl’insegnamenti spirituali paterni, a 19 anni fece il suo ingresso fra gli Agostiniani Recolletti nel noviziato di Monteagudo.
Il 1° giugno 1884 fu trasferito a Manila nelle Filippine, dove venne ordinato sacerdote il 22 dicembre 1884; per 14 anni svolse il suo apostolato in diverse parrocchie filippine e a causa della rivoluzione scatenata in quel Paese, nell’ottobre 1898 fece ritorno in Spagna.
Allora fu destinato alle missioni in Brasile, svolgendo anche qui apostolato nelle parrocchie; rimase in Sud America fino al 1921 poi ritornò in Patria destinato a Granada, nel 1927 fu a Bilbao e infine nel 1928 nel convento di Motril.
Morì fucilato il 25 luglio 1936 a 77 anni.

Padre José Rada, nacque a Tarazona (Saragozza) il 17 novembre 1861. A 16 anni entrò nel Noviziato a Monteagudo; il 1° giugno 1884 partì per le Filippine insieme a padre Inchausti, fu ordinato sacerdote a Cebú nel novembre 1884.
Per 14 anni fu parroco nell’isola di Bohol e fu pure messo in carcere per tre mesi, durante la rivoluzione filippina. Nel 1912 i Superiori lo mandarono in Brasile, dove c’era molto bisogno di sacerdoti e dove resse le parrocchie di Minas Gerais e dello Spirito Santo.
Nel 1925 ritornato in Spagna ricevette l’incarico di visitare le comunità agostiniane dell’Andalusia e nel 1936 era a Montril, dedito principalmente alla confessione e predicazione.
Morì fucilato il 25 luglio 1936 a 75 anni.

Padre Julian Benigno Moreno, nacque il 16 marzo 1871 ad Alfaro (La Rioja). A 14 anni entrò nel Noviziato a Monteagudo dove era superiore suo zio sant’Ezechiele Moreno.
Fu ordinato sacerdote il 18 maggio 1894 e a settembre dello stesso anno fu trasferito nelle Filippine, dove lavorò nelle parrocchie di S. Narciso e S. Filippo.
Anche lui ritornò nel 1898 in Spagna e quattro anni dopo nel 1902, fu trasferito in Sud America, in Colombia, Panama, Venezuela e Brasile, dedito alla predicazione e all’educazione dei giovani.
Religioso molto colto, scrisse centinaia di articoli pubblicati in Venezuela e Spagna. Ritornò in Patria nel 1933 destinato al convento di Motril.
Morì fucilato il 25 luglio 1936, a 65 anni.

Frate José Ricardo Diaz, nacque a Camposalinas (León) il 16 febbraio 1909. Orfano dei genitori, a 17 anni entrò nell’Ordine degli Agostiniani Recolletti e nel 1926 fece la professione religiosa a Villaviciosa (Madrid).
Dopo una parentesi di crisi vocazionale, nel 1932 ritornò a Villaviciosa, dove nel gennaio 1934 fece la professione perpetua come Fratello.
Dopo un periodo di residenza a Monachil fu mandato a Motril, dove fu fucilato il 25 luglio 1936 a 27 anni, il più giovane dei martiri.

Padre Vicente Pinilla, nacque il 5 aprile 1870 a Calatayud, Saragozza. A 15 anni entrò nel Noviziato agostiniano e il 7 novembre 1886 fece la professione religiosa a Monteagudo, nelle mani di s. Ezechiele Moreno allora Superiore della Comunità.
Il 19 agosto 1892 partì per le Filippine dove venne ordinato sacerdote il 23 settembre 1893, fu parroco a Santa Cruz di Manila e poi a Caplan fino al 1898, quando fu imprigionato a causa della rivoluzione filippina.
Nel 1900 fu liberato e ritornò in Spagna da dove ripartì nel 1902 per il Brasile, dove per 25 anni profuse tutte le sue energie pastorali fra la locale popolazione; era devotissimo della Madonna della Consolazione.
Il 25 gennaio 1927 ritornò a Motril in Spagna dove espletò altri incarichi in seno all’Ordine Agostiniano. Morì fucilato con il crocifisso in mano il 26 luglio 1936 a 66 anni.

Don Manuel Martín Sierra, nacque il 2 ottobre 1892 a Churriano de la Vega (Granada). Fu ordinato sacerdote il 24 ottobre 1915, laureato in teologia ebbe vari incarichi nella diocesi, cappellano di conventi, professore di seminario, segretario nell’Università Pontificia di Granada.
Nel 1929 arrivò a Motril e dal 1930 fu parroco della chiesa della Divina Pastora.
Morì fucilato il 26 luglio 1936 a 44 anni.

Fra le migliaia di religiosi martiri, vi sono i sette Agostiniani Recolletti (Ordine scaturito da un ramo degli Agostiniani nel 1588 a Toledo, autonomi dal 1911, il nome ‘recolletti’ deriva dalla sentita necessità di un maggiore raccoglimento) accomunati ad un sacerdote diocesano, che sono stati beatificati il 7 marzo 1999 da papa Giovanni Paolo II nella Basilica di S. Pietro in Vaticano.

Nelle varie cause di beatificazione di martiri della Guerra Civile Spagnola, non sempre è stato facile raccogliere testimonianze dirette sull’avvenimento dell’uccisione, perché in genere le esecuzioni avvenivano di notte, in luoghi solitari e senza testimoni; a volte è stato difficile provare anche la morte, perché di molti non si seppe più nulla, scomparsi dopo l’arresto e non più ritrovati.
Nel caso dei martiri agostiniani non fu così, perché gli abitanti delle strade in cui vennero uccisi, poterono vedere tutto nascosti dietro le tendine delle finestre, inoltre nel caso di padre Vicente Soler, ci fu un giovane d'Azione Cattolica, che pur colpito da tre proiettili riuscì a scappare e salvarsi; quindi poté raccontare direttamente gli avvenimenti.

La ‘passione’ degli Agostiniani, si svolse nella città di Motril (Granada); già nei primi mesi del 1936 la loro comunità religiosa conobbe l’angoscia del futuro, con le minacce dei rivoltosi, gli insulti e perquisizioni, insieme ai fedeli che ancora andavano nella loro chiesa. Nonostante tutto ciò, non vollero scappare e rimasero in città fra la gente della parrocchia, dove avevano sempre fatto apostolato.

All’alba del 25 luglio 1936 cinque agostiniani, ossia i padri Deogracias Palacios, León Inchausti, José Rada, Julian Benigno Moreno e il frate José Ricardo Diez, furono presi violentemente dal convento e trascinati per le strade di Motril fino ad un giardino e lì barbaramente fucilati quasi tutti alle spalle, incuranti degli inorriditi pochi passanti, i loro corpi furono lasciati sanguinanti a terra per ore.

Drammatico fu anche l’assassinio del padre Vincenzo Pinilla e del parroco diocesano don Manuel Martín Sierra; quando il 25 luglio i rivoluzionari assaltarono il convento degli Agostiniani, padre Pinilla insieme al parroco si rifugiarono nell’ospedale, dove rimasero nascosti tutto il giorno, la notte la trascorsero nella chiesa parrocchiale della Divina Pastora. Il 26 luglio mattina don Manuel celebrò la Messa, presenti le suore del vicino ospedale che ricevettero la Comunione insieme all’agostiniano padre Pinilla; verso le 10,30 arrivarono i rivoluzionari, i quali presero i due sacerdoti rimasti in chiesa e li trascinarono fuori e davanti a molti passanti li fucilarono sul sagrato della chiesa. Testimoni hanno asserito che probabilmente padre Pinilla non era morto subito, perché lì sul selciato dove rimasero per molte ore, si vedeva muovere il suo braccio destro in segno di benedizione, finché dopo tre ore di agonia smise di muoverlo.

L’ultimo a dare la vita per Cristo fu padre Vincenzo Soler, il quale riuscì a rifugiarsi presso una famiglia amica, ma per poco, perché il 29 luglio fu scoperto e messo in prigione, dove rifulse la sua tempra di apostolo nel confortare gli altri detenuti, dei quali molti erano politici della fazione avversa e altri per motivi di fede religiosa.

All’una di notte del 15 agosto 1936, fu fucilato insieme ad altri 18 prigionieri, davanti alle mura del cimitero cittadino.

I resti mortali degli otto martiri, sono venerati nel mausoleo riservato alle vittime della Guerra Civile, nello stesso cimitero di Motril.

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA PROCLAMAZIONE DI DIECI NUOVI BEATI

OMELIA DI
GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro - Domenica, 7 marzo 1999

 

1. "Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete" (Gv 4, 14).

Nell'odierna domenica, terza di Quaresima, l'incontro di Gesù con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe costituisce una straordinaria catechesi sulla fede. Ai catecumeni che si preparano a ricevere il Battesimo, ed a tutti i credenti incamminati verso la Pasqua, il Vangelo mostra quest'oggi l'"acqua viva" dello Spirito Santo, che rigenera l'uomo interiormente, facendolo rinascere "dall'alto" a vita nuova.

L'esistenza umana è un "esodo" dalla schiavitù alla terra promessa, dalla morte alla vita. In questo cammino sperimentiamo a volte l'aridità e la fatica dell'esistenza: la miseria, la solitudine, la perdita di significato e di speranza, al punto che può succedere anche a noi, come agli Ebrei in cammino, di chiederci: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Es 17, 7).

Anche quella donna di Samaria, così provata dalla vita, avrà pensato tante volte: "Dov'è il Signore?". Finché un giorno incontra un Uomo che rivela a lei, donna e per di più samaritana, vale a dire doppiamente disprezzata, tutta la verità. In un semplice dialogo Egli le offre il dono di Dio: lo Spirito Santo, sorgente di acqua viva per la vita eterna. Le manifesta se stesso come il Messia atteso e le annuncia il Padre, che vuol essere adorato in spirito e verità.

2. I santi sono i "veri adoratori del Padre": uomini e donne che, come la samaritana, hanno incontrato Cristo ed hanno scoperto, grazie a Lui, il senso della vita. Essi hanno sperimentato in prima persona quello che dice l'apostolo Paolo nella seconda Lettura: "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 5).

Anche nei nuovi Beati la grazia del Battesimo ha portato la pienezza del suo frutto. Essi si sono a tal punto abbeverati alla fonte dell'amore di Cristo, da esserne intimamente trasformati e da divenire a loro volta sorgenti traboccanti per la sete di tanti fratelli e sorelle incontrati lungo la strada della vita.

3. «Hemos recibido la justificación por la fe, estamos en paz con Dios [. . .] y nos gloriamos apoyados en la esperanza de los hijos de Dios» (Rm 5, 1-2). Hoy la Iglesia, al proclamar beatos a los mártires de Motril, pone en sus labios estas palabras de San Pablo. En efecto, Vicente Soler y sus seis compañeros agustinos recoletos y Manuel Martín, sacerdote diocesano, obtuvieron por el testimonio heroico de su fe el acceso a la "gloria de los hijos de Dios". Ellos no murieron por una ideología, sino que entregaron libremente su vida por Alguien que ya había muerto antes por ellos. Así devolvieron a Cristo el don que de él habían recibido.

Por la fe, estos sencillos hombres de paz, alejados del debate político, trabajaron durante años en territorios de misión, sufrieron multitud de penalidades en Filipinas, regaron con su sudor los campos de Brasil, Argentina y Venezuela, fundaron obras sociales y educativas en Motril y en otras partes de España. Por la fe, llegado el momento supremo del martirio, afrontaron la muerte con ánimo sereno, confor tando a los demás condenados y perdonando a sus verdugos. ¿Cómo es posible esto? -nos preguntamos-, y San Agustín nos responde: «Porque el que reina en el cielo regía la mente y la lengua de sus mártires, y por medio de ellos en la tierra vencía» (Sermón 329, 1-2).

¡Dichosos vosotros, mártires de Cristo! Que todos se alegren por el honor tributado a estos testigos de la fe. Dios los ayudó en sus tribulaciones y les dio la corona de la victoria. ¡Ojalá que ellos ayuden a quienes hoy trabajan en España y en el mundo en favor de la reconciliación y de la paz!

4. Le peuple qui campait dans le désert avait soif, comme nous le rappelle la première lecture, tirée du livre de l’Exode (cfr 17, 3). Le spectacle du peuple spirituellement assoiffé était aussi sous les yeux de Nicolas Barré, de l’Ordre des Minimes. Son ministère le mettait continuellement en contact avec des personnes qui, vivant dans le désert de l’ignorance religieuse, risquaient de s’abreuver à la source corrompue de certaines idées de leur temps. C’est pourquoi il ressentit le devoir de devenir un maître spirituel et un éducateur pour ceux qu’il rejoignait par son action pastorale. Pour élargir son rayon d’action, il fonda une nouvelle famille religieuse, les Sœurs de l’Enfant-Jésus, avec le devoir d’évangéliser et d’éduquer la jeunesse délaissée, afin de lui révéler l’amour de Dieu, de lui communiquer en plénitude la Vie divine et de contribuer à l’édification des personnes.

Le nouveau Bienheureux ne cessa d’enraciner sa mission dans la contemplation du mystère de l’Incarnation, car Dieu étanche la soif de ceux qui vivent en intimité avec Lui. Il a montré qu’une action faite pour Dieu ne peut qu’unir à Dieu et que la sanctification passe aussi par l’apostolat. Nicolas Barré invite chacun à faire confiance à l’Esprit Saint, qui guide son peuple sur le chemin de l’abandon à Dieu, du désintéressement, de l’humilité, de la persévérance jusque dans les épreuves les plus rudes. Une telle attitude ouvre à la joie du cheminement vers l'expérience de l'action puissante du Dieu vivant.

5. Wenn wir schließlich unseren Blick auf die selige Anna Schäffer richten, dann lesen wir ihr Leben gleichsam als lebendigen Kommentar dessen, was der heilige Paulus an die Römer geschrieben hat: "Die Hoffnung läßt nicht zugrunde gehen. Denn die Liebe Gottes ist ausgegossen in unsere Herzen durch den Heiligen Geist, der uns gegeben ist" (5, 5).

Je mehr ihr Lebensweg zum Leidensweg wurde, umso stärker wuchs in ihr die Erkenntnis, daß Krankheit und Schwäche die Zeilen sein können, auf denen Gott sein Evangelium schreibt. Ihr Krankenzimmer nennt sie eine "Leidenswerkstatt", um dem Kreuz Christi immer gleichförmiger zu werden. Sie spricht von drei Himmelsschlüsseln, die Gott ihr gegeben habe: "Der größte davon ist aus rohem Eisen und schwer von Gewicht, das ist mein Leiden. Der zweite ist die Nadel und der dritte der Federhalter. Mit all diesen Schlüsseln will ich täglich fest arbeiten, um das Himmelstor öffnen zu können".

Gerade im größten Schmerz wird Anna Schäffer die Verantwortung bewußt, die jeder Christ für das Heil seiner Mitmenschen hat. Dazu gebraucht sie den Federhalter. Ihr Krankenbett wird die Wiege eines weit gespannten Briefapostolats. Was ihr an Kraft bleibt, verwendet sie für die Anfertigung von Stickereien, um damit anderen eine Freude zu bereiten. Ob auf den Briefen oder bei der Handarbeit, ihr Lieblingsmotiv ist das Herz Jesu als Symbol der göttlichen Liebe. Dabei fällt auf, daß sie die Flammen aus dem Herzen Jesu nicht als Feuerflammen, sondern als Weizenähren darstellt. Der Bezug zur Eucharistie, die Anna Schäffer täglich von ihrem Pfarrer empfangen hat, ist unverkennbar. Das so gedeutete Herz Jesu ist deshalb das Attribut, das die neue Selige bei sich tragen wird.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle, rendiamo grazie a Dio per il dono di questi nuovi Beati! Essi, malgrado le prove della vita, non hanno indurito il loro cuore, ma hanno ascoltato la voce del Signore, e lo Spirito Santo li ha ricolmati dell'amore di Dio. Hanno potuto così sperimentare che "la speranza non delude" (Rm 5, 5). Sono stati come alberi piantati lungo corsi d'acqua, che a tempo opportuno hanno portato frutti abbondanti (cfr Sal 1, 3).

Per questo, oggi, ammirando la loro testimonianza, tutta la Chiesa acclama: Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo, tu sei la roccia da cui scaturisce l'acqua viva per la sete dell'umanità!

Dacci sempre, Signore, di quest'acqua, perché conosciamo il Padre e lo adoriamo in Spirito e Verità. Amen!