Martiri Spagnoli di Nembra

Martiri Spagnoli di Nembra

(†1936)

Beatificazione:

- 08 ottobre 2016

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 21 ottobre

Genaro Fueyo Castanon, sacerdote diocesano, e 3 compagni, laici, martiri, vittime della persecuzione religiosa durante la Guerra civile spagnola.

Eroici testimoni della fede, aggregati alla schiera dei martiri che hanno offerto la loro vita nel nome di Cristo 

  • Biografia
  • il martirio
  • Angelus
Martiri dell’Eucarestia

 

I martiri di Nembra, località della Comunità autonoma delle Asturie in Spagna, sono don Genaro Fueyo Castañón, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo, e tre suoi parrocchiani: Segundo Alonso González, Isidro Fernández Cordero e Antonio González Alonso, membri dell’associazione dell’Adorazione Eucaristica notturna.

1.      Gennaro Fueyo Castañón, nacque il 23 aprile 1864 a Linares del Puerto nella parrocchia di Santa Maria de Congostinas nel vicariato di Lena presso la Diocesi di Oviedo. I suoi genitori furono Ramón Fueyo e Isabel Castañón. Fù ordinato sacerdote il 17 dicembre 1887. Nominato parroco della parrocchia di San Giacomo a Nembra, durante il suo mandato si dedicò con passione all’attività pastorale incentrata sull’Eucaristia, tanto che in essa si è formata un importante sezione dell’Adorazione notturna in Spagna. Don Gennaro, a 72 anni, fu imprigionato a Morena nel mese di ottobre dell’anno 1936 per essere poi portato nella sua chiesa di Nembra. Nella medesima chiesa erano stati condotti a forza Segundo, di 48 anni, e Isdro, di 43 anni, che furono portati da una prigione vicina. Gli fu dato l’ordine di scegliersi il posto dove dovevano essere sepolti e l’ordine attraverso il quale volevano morire. Segundo e Isdro scavarono la tomba a don Genaro sull’altare maggiore dove egli celebrava quotidianamente l’Eucaristia. Invece, i due, decisero di essere sepolti là dove solitamente partecipavano ogni giorno alla S. Messa.

2.      Isidro Fernández Cordero, nacque il 15 maggio 1893 presso la parrocchia di Santa Maria de Murias presso Aller, proveniva da una famiglia molto religiosa e così educò, insieme a sua moglie Celsa, i suoi sette figli. Isidro lavorava nel commercio e coltivava anche un pezzo di terra, ma la necessità lo costringeva a lavorare in miniera per la società Hullera Española. Per ben due volte egli fu portato in prigione in quella che veniva chiamata “la Sala di Guardia” dell’Adorazione notturna che serviva anche come scuola e luogo per il sindacato cattolico. In prigione ricevette molte torture e fu obbligato al lavoro forzato. In quel terrificante periodo trovò rifugio nella preghiera del Santo Rosario che gli permise di rimanere fedele fino alla fine. Sia lui che Segundo ebbero l’opportunità di fuggire, ma non lo fecero, perché avevano paura delle ripercussioni che potevano infliggersi sui loro parenti, e soprattutto perché si sentivano chiamati a dare testimonianza della loro fede. Ad un compagno di prigione che lo invitava ad evadere egli rispose: “… Dio sa il motivo della nostra presenza qui e siamo nelle sue mani, se egli permette qualcosa succederà.” A suo figlio Daeío disse: “Questo bacio è per tua madre, e per i tuoi fratelli… tu devi perdonare come io sto perdonando da cuore…”

3.      Segundo Alonso González, nacque a Cabo, nella parrocchia di san Giacomo di Nembra, ed ebbe due fratelli missionari domenicani e una sorella monaca di clausura domenicana. Si sposò con una ragazza della medesima parrocchia di nome Maria. Frutto del loro matrimonio celebrato dallo stesso don Gennaro, furono dodici figli. L’ultima morì durante il parto insieme a sua madre nel 1926. Quattro di loro entrarono nell’Scuola Apostolica di cui due divennero sacerdoti. Vedovo, con sette bambini, dei quali la più piccola aveva solo un anno e mezzo, si risposò nuovamente con una vedova che non aveva figli. Lavorava come falegname, affittava qualche terreno, poi lavorò anche lui nella miniera. Il 21 ottobre, venticinque anni dopo il giorno del suo matrimonio con Maria, si trovò ancora una volta in Chiesa insieme a don Gennaro, ma in circostanze molto diverse. Sarà il giorno del suo martirio. Quando fu imprigionato, nel mese di luglio, disse ai suoi compagni di prigionia: “Molte volte siamo stati qui durante la notte con la candela davanti al Santissimo Sacramento; in quanto ora non la possiamo avere, preghiamo il Rosario e facciamo un sincero atto di contrizione, affidandoci nelle mani di Dio, visto che con molta probabilità abbiamo le ore contate”.

4.      Antonio González Alonso, nacque l’11 aprile del 1912 nella parrocchia di san Giacomo a Nembra. Desiderava diventare un frate domenicano come suo fratello ma un attacco di tubercolosi lo costrinse a ritornare in famiglia. Secondo le testimonianze di coloro che lo conoscevano, era un ragazzo bravo, piacevole, dolce e studioso. Faceva parte anche dell’Adorazione notturna, come suo padre Severino, ed aiutò don Gennaro con il gruppo “Tarsicios”, che era la sezione dei bambini dell’Adorazione notturna Spagnola. Si preparava anche per diventare un educatore. A causa del suo impegno cristiano durante quel periodo fu arrestato nel 1936 insieme a suo padre ed un fratello, e messo in prigione. Ricevette innumerevoli tormenti tanto da poter applicare a lui le parole del profeta Isaia (52, 14): “tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo”. I persecutori gli promisero che se avesse distrutto l’altare e l’immagine del Sacro Cuore della sua parrocchia, lo avrebbero lasciato andare via, dandogli ventiquattro ore di tempo per pensarci. Al suo diniego lo portarono a Sama de Langreo per ucciderlo. Lungo il tragitto, passando davanti alla casa di sua madre le gridò: «Ciao mamma, ci vediamo in cielo». Secondo il racconto del conducente dell’auto che lo portò via, prima gli tagliarono la lingua, poi, dopo averlo picchiato, lo gettarono in un pozzo nel “Alto de San Emiliano”, era l’11 settembre 1936. Il suo corpo non fu mai ritrovato. 

Tra i numerosi martiri della fede che versarono il loro sangue in quel crudele contesto sono da annoverare questi Servi di Dio, che trovarono la morte nel territorio diocesano di  Oviedo.

Il loro capogruppo può essere considerato Don Jenaro Fuyeo Castañón, che, nato a Linares nel 1864, era stato ordinato sacerdote nel 1887. All’epoca del martirio, era parroco a Nembra.

Alla stessa parrocchia appartenevano il Servi di Dio Segundo Alonso González e Isidro Fernández Cordero, ambedue laici e coniugati, mentre Antonio González Alonso, professo domenicano dispensato dai voti per motivi di salute, viveva a Moreda.

Don Fuyeo Castañón, di grande vita interiore, nutriva soprattutto una spiccata devozione eucaristica ed era molto operoso nell’attività pastorale, con un particolare impegno nel favorire l’Adorazione notturna. Anche gli altri Servi di Dio avevano una grande fede e davano testimonianza di vita cristiana nel contesto del loro ambiente, del ritmo familiare e dell’attività lavorativa.

Con l’ulteriore aggravarsi della situazione politica, Don Jenaro, che già veniva sorvegliato dai miliziani del Fronte Popolare, nell’agosto del 1936 lasciò Nembra e cercò rifugio presso un fratello, anch’egli sacerdote, a Moreda. Qui, però, venne identificato e immediatamente incarcerato, nonostante il tentativo di una sorella di corrompere le guardie con l’offerta di denaro. Il Servo di Dio fu ricondotto a Nembra.

Anche Segundo Alonso González cercò di fuggire in un territorio più sicuro, ma, nel precedente mese di luglio, venne arrestato. Tra l’altro, il Servo di Dio era presidente dell’associazione dell’Adorazione notturna e del Sindacato dei Minatori Cattolici: pertanto, agli occhi dei persecutori, appariva come una preda particolarmente appetibile. Su di lui si scagliò l’odio profondo degli aguzzini: fu trascinato a Nembra legato e a piedi dietro i miliziani a cavallo, venne ripetutamente percosso e umiliato in tutte le forme e sottoposto a lavori forzati.

Nella stessa città, mentre era in casa, venne arrestato Isidro Fernández Cordero. Rilasciato, si rifugiò presso i genitori a Murias: qui fu nuovamente arrestato e seguì la stessa sorte del suo amico Alonso González.  Il 21 agosto i tre Servi di Dio furono condotti in chiesa e assassinati.

Stessa sorte subì Antonio González Alonso, che, dopo selvaggi maltrattamenti, l’11 settembre trovò la morte ad Alto de Santo Emiliano.

I Servi di Dio non giunsero impreparati alla tappa del martirio. Erano persone di intensa spiritualità, umili e fedeli, zelanti e pieni di carità. Serena e ferma fu la loro condotta di fronte ai persecutori, mite la loro resistenza in presenza di atti offensivi ed estremamente ostili. Con la santa audacia infusa nei loro cuori dallo Spirito Paraclito, essi rifiutarono di abiurare la fede e di profanare gli oggetti sacri e andarono incontro ad una fine cruenta con gli stessi sentimenti di perdono “che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5).

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 9 ottobre 2016

 

Cari fratelli e sorelle,

con dolore ho ricevuto le notizie circa le gravi conseguenze causate dall’uragano che nei giorni scorsi ha colpito i Caraibi, in particolare Haiti, lasciando numerose vittime e sfollati, oltre che ingenti danni materiali. Assicuro la mia vicinanza alle popolazioni ed esprimo fiducia nel senso di solidarietà della Comunità internazionale, delle istituzioni cattoliche e delle persone di buona volontà. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per questi fratelli e sorelle, così duramente provati.

Ieri a Oviedo (Spagna) sono stati proclamati Beati il sacerdote Gennaro Fueyo Castañón e tre fedeli laici. Lodiamo il Signore per questi eroici testimoni della fede, aggregati alla schiera dei martiri che hanno offerto la loro vita nel nome di Cristo.

Rivolgo il mio più cordiale saluto a tutti voi, cari pellegrini, che avete partecipato a questo Giubileo Mariano. Grazie della vostra presenza! Con voi vorrei ripetere le parole che san Giovanni Paolo II pronunciò l’8 ottobre del 2000, nell’Atto di Affidamento giubilare a Maria: «O Madre vogliamo affidarti il futuro che ci attende. L’umanità può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie». In questo bivio, la Vergine ci aiuti a scegliere la vita, accogliendo e praticando il Vangelo di Cristo Salvatore.