Nicolas Barré

Nicolas Barré

(1621-1686)

Beatificazione:

- 07 marzo 1999

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 31 maggio

Sacerdote, che, docente di teologia e celebre educatore di anime nello spirito del Vangelo, istituì ovunque in Francia le Scuole Cristiane e della Carità e le Suore Maestre di Gesù Bambino per impartire istruzione gratuita ai figli del popolo; fondatore delle Congregazioni delle Suore del Bambino Gesù (Saint Maur) e delle Suore del Bambino Gesù della Provvidenza di Rouen e Parigi 

 

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Ha testimoniato eroicamente la spiritualità penitenziale del suo Ordine, vivendone armonicamente tutte le componenti: preghiera, ascesi, opere di carità" (p. Fiorini Morosini, Generale dei Minimi)

 

Nicolas Barrè nacque il 21 ottobre 1621 ad Amiens in Francia.

Dopo gli studi nel Liceo della diocesi di Amiens retto dai Gesuiti, decise di entrare fra i religiosi Minimi, l'Ordine fondato in Italia da san Francesco da Paola (1416-1507).

Nel 1640 fu accolto nel noviziato di Parigi, dove fu ordinato sacerdote nel 1645. Svolse il suo apostolato fra Parigi, Amiens e Rouen, apprezzato professore di teologia ed esperto bibliotecario della celebre biblioteca, che i Minimi avevano nel loro convento di Place Royale a Parigi.

Dopo aver avuto modo di conoscere la situazione delle famiglie operaie con la collaborazione di due giovani donne Francesca Duval e Margherita Lestocq, organizzò una missione a Sotteville, alla periferia di Rouen, radunando molte ragazze per istruirle e fare della catechesi. Sorsero così le «Maestre di Carità» che insegnavano nelle «Scuole di Carità».

Le Maestre, formanti due grosse comunità, facenti capo a Rouen e a Parigi, col tempo divennero sempre più autonome e dopo la morte del fondatore, il 31 maggio 1686, diedero vita a due Congregazioni. 

 

(Fonte: Avvenire)

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA PROCLAMAZIONE DI DIECI NUOVI BEATI

OMELIA DI
GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro - Domenica, 7 marzo 1999

 

1. "Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete" (Gv 4, 14).

Nell'odierna domenica, terza di Quaresima, l'incontro di Gesù con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe costituisce una straordinaria catechesi sulla fede. Ai catecumeni che si preparano a ricevere il Battesimo, ed a tutti i credenti incamminati verso la Pasqua, il Vangelo mostra quest'oggi l'"acqua viva" dello Spirito Santo, che rigenera l'uomo interiormente, facendolo rinascere "dall'alto" a vita nuova.

L'esistenza umana è un "esodo" dalla schiavitù alla terra promessa, dalla morte alla vita. In questo cammino sperimentiamo a volte l'aridità e la fatica dell'esistenza: la miseria, la solitudine, la perdita di significato e di speranza, al punto che può succedere anche a noi, come agli Ebrei in cammino, di chiederci: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Es 17, 7).

Anche quella donna di Samaria, così provata dalla vita, avrà pensato tante volte: "Dov'è il Signore?". Finché un giorno incontra un Uomo che rivela a lei, donna e per di più samaritana, vale a dire doppiamente disprezzata, tutta la verità. In un semplice dialogo Egli le offre il dono di Dio: lo Spirito Santo, sorgente di acqua viva per la vita eterna. Le manifesta se stesso come il Messia atteso e le annuncia il Padre, che vuol essere adorato in spirito e verità.

2. I santi sono i "veri adoratori del Padre": uomini e donne che, come la samaritana, hanno incontrato Cristo ed hanno scoperto, grazie a Lui, il senso della vita. Essi hanno sperimentato in prima persona quello che dice l'apostolo Paolo nella seconda Lettura: "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 5).

Anche nei nuovi Beati la grazia del Battesimo ha portato la pienezza del suo frutto. Essi si sono a tal punto abbeverati alla fonte dell'amore di Cristo, da esserne intimamente trasformati e da divenire a loro volta sorgenti traboccanti per la sete di tanti fratelli e sorelle incontrati lungo la strada della vita.

3. «Hemos recibido la justificación por la fe, estamos en paz con Dios [. . .] y nos gloriamos apoyados en la esperanza de los hijos de Dios» (Rm 5, 1-2). Hoy la Iglesia, al proclamar beatos a los mártires de Motril, pone en sus labios estas palabras de San Pablo. En efecto, Vicente Soler y sus seis compañeros agustinos recoletos y Manuel Martín, sacerdote diocesano, obtuvieron por el testimonio heroico de su fe el acceso a la "gloria de los hijos de Dios". Ellos no murieron por una ideología, sino que entregaron libremente su vida por Alguien que ya había muerto antes por ellos. Así devolvieron a Cristo el don que de él habían recibido.

Por la fe, estos sencillos hombres de paz, alejados del debate político, trabajaron durante años en territorios de misión, sufrieron multitud de penalidades en Filipinas, regaron con su sudor los campos de Brasil, Argentina y Venezuela, fundaron obras sociales y educativas en Motril y en otras partes de España. Por la fe, llegado el momento supremo del martirio, afrontaron la muerte con ánimo sereno, confor tando a los demás condenados y perdonando a sus verdugos. ¿Cómo es posible esto? -nos preguntamos-, y San Agustín nos responde: «Porque el que reina en el cielo regía la mente y la lengua de sus mártires, y por medio de ellos en la tierra vencía» (Sermón 329, 1-2).

¡Dichosos vosotros, mártires de Cristo! Que todos se alegren por el honor tributado a estos testigos de la fe. Dios los ayudó en sus tribulaciones y les dio la corona de la victoria. ¡Ojalá que ellos ayuden a quienes hoy trabajan en España y en el mundo en favor de la reconciliación y de la paz!

4. Le peuple qui campait dans le désert avait soif, comme nous le rappelle la première lecture, tirée du livre de l’Exode (cfr 17, 3). Le spectacle du peuple spirituellement assoiffé était aussi sous les yeux de Nicolas Barré, de l’Ordre des Minimes. Son ministère le mettait continuellement en contact avec des personnes qui, vivant dans le désert de l’ignorance religieuse, risquaient de s’abreuver à la source corrompue de certaines idées de leur temps. C’est pourquoi il ressentit le devoir de devenir un maître spirituel et un éducateur pour ceux qu’il rejoignait par son action pastorale. Pour élargir son rayon d’action, il fonda une nouvelle famille religieuse, les Sœurs de l’Enfant-Jésus, avec le devoir d’évangéliser et d’éduquer la jeunesse délaissée, afin de lui révéler l’amour de Dieu, de lui communiquer en plénitude la Vie divine et de contribuer à l’édification des personnes.

Le nouveau Bienheureux ne cessa d’enraciner sa mission dans la contemplation du mystère de l’Incarnation, car Dieu étanche la soif de ceux qui vivent en intimité avec Lui. Il a montré qu’une action faite pour Dieu ne peut qu’unir à Dieu et que la sanctification passe aussi par l’apostolat. Nicolas Barré invite chacun à faire confiance à l’Esprit Saint, qui guide son peuple sur le chemin de l’abandon à Dieu, du désintéressement, de l’humilité, de la persévérance jusque dans les épreuves les plus rudes. Une telle attitude ouvre à la joie du cheminement vers l'expérience de l'action puissante du Dieu vivant.

5. Wenn wir schließlich unseren Blick auf die selige Anna Schäffer richten, dann lesen wir ihr Leben gleichsam als lebendigen Kommentar dessen, was der heilige Paulus an die Römer geschrieben hat: "Die Hoffnung läßt nicht zugrunde gehen. Denn die Liebe Gottes ist ausgegossen in unsere Herzen durch den Heiligen Geist, der uns gegeben ist" (5, 5).

Je mehr ihr Lebensweg zum Leidensweg wurde, umso stärker wuchs in ihr die Erkenntnis, daß Krankheit und Schwäche die Zeilen sein können, auf denen Gott sein Evangelium schreibt. Ihr Krankenzimmer nennt sie eine "Leidenswerkstatt", um dem Kreuz Christi immer gleichförmiger zu werden. Sie spricht von drei Himmelsschlüsseln, die Gott ihr gegeben habe: "Der größte davon ist aus rohem Eisen und schwer von Gewicht, das ist mein Leiden. Der zweite ist die Nadel und der dritte der Federhalter. Mit all diesen Schlüsseln will ich täglich fest arbeiten, um das Himmelstor öffnen zu können".

Gerade im größten Schmerz wird Anna Schäffer die Verantwortung bewußt, die jeder Christ für das Heil seiner Mitmenschen hat. Dazu gebraucht sie den Federhalter. Ihr Krankenbett wird die Wiege eines weit gespannten Briefapostolats. Was ihr an Kraft bleibt, verwendet sie für die Anfertigung von Stickereien, um damit anderen eine Freude zu bereiten. Ob auf den Briefen oder bei der Handarbeit, ihr Lieblingsmotiv ist das Herz Jesu als Symbol der göttlichen Liebe. Dabei fällt auf, daß sie die Flammen aus dem Herzen Jesu nicht als Feuerflammen, sondern als Weizenähren darstellt. Der Bezug zur Eucharistie, die Anna Schäffer täglich von ihrem Pfarrer empfangen hat, ist unverkennbar. Das so gedeutete Herz Jesu ist deshalb das Attribut, das die neue Selige bei sich tragen wird.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle, rendiamo grazie a Dio per il dono di questi nuovi Beati! Essi, malgrado le prove della vita, non hanno indurito il loro cuore, ma hanno ascoltato la voce del Signore, e lo Spirito Santo li ha ricolmati dell'amore di Dio. Hanno potuto così sperimentare che "la speranza non delude" (Rm 5, 5). Sono stati come alberi piantati lungo corsi d'acqua, che a tempo opportuno hanno portato frutti abbondanti (cfr Sal 1, 3).

Per questo, oggi, ammirando la loro testimonianza, tutta la Chiesa acclama: Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo, tu sei la roccia da cui scaturisce l'acqua viva per la sete dell'umanità!

Dacci sempre, Signore, di quest'acqua, perché conosciamo il Padre e lo adoriamo in Spirito e Verità. Amen!