Paolina del Cuore di Gesù Agonizzante

Paolina del Cuore di Gesù Agonizzante

(1865 – 1942)

Beatificazione:

- 18 ottobre 1991

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 19 maggio 2002

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 9 luglio

Vergine, che, emigrata ragazza dall’Italia, fondò al servizio dei malati e dei poveri la Congregazione delle Piccole Sorelle dell’Immacolata Concezione, alla quale, dopo molte difficoltà, prestò in massima umiltà e in assidua preghiera il suo servizio

  • Biografia
  • Omelia
  • da l'osservatore romano
  • omelia di beatificazione
"La presenza di Dio mi è così intima che mi pare impossibile perderla; e tale presenza dà all'anima mia una gioia che non posso descrivere"

 

Madre Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù (al secolo: Amabile Lucia Visintainer), nacque il 16 dicembre 1865 a Vigolo Vattaro in Provincia di Trento, Italia.

Come tutta la gente della zona, i genitori erano cristiani praticanti e molto poveri. Nel settembre 1875, la sua famiglia, con tanti altri trentini, emigrò in Brasile, nello stato di Santa Caterina, dando così origine a Vigolo, che fa parte dell'attuale comune di Nova Trento. 

Ricevuta la prima Comunione, a circa 12 anni, Amabile iniziò la sua partecipazione all'attività parrocchiale, con il catechismo ai fanciulli, le visite agli ammalati e la pulizia della cappella di Vigolo.

Il 12 luglio 1890, assieme alla sua coetanea Virginia Rosa Nicolodi, Amabile accolse una malata di cancro in fase terminale, dando inizio alla Congregazione delle Piccole Suore dell'Immacolata Concezione, che ebbe il 25 agosto 1895 l'approvazione del Vescovo di Curitiba, Mons. José de Camargo Barros.

Nel dicembre dello stesso anno, assieme alle sue due prime compagne (Virginia e Teresa Anna Maule), Amabile emise i voti religiosi, assumendo il nome di Suor Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù. La santità di vita e lo zelo apostolico di Madre Paolina e delle consorelle suscitarono molte vocazioni, nonostante la povertà e le difficoltà nelle quali esse vivevano. 

Nel 1903 Madre Paolina fu eletta Superiora Generale “ad vitam” e lasciò Nova Trento per occuparsi degli orfani, figli di ex-schiavi, e degli schiavi anziani ed abbandonati nel rione Ipiranga di São Paulo.

Nel 1909 Madre Paolina fu deposta da Superiora Generale dall'Arcivescovo di São Paulo, Mons. Duarte Leopoldo e Silva, e mandata a lavorare con i malati della “Santa Casa” e gli anziani dell'ospizio San Vincenzo de' Paoli a Bragança Paulista, senza poter svolgere più nessuno incarico nella sua Congregazione. Furono anni segnati dalla preghiera, dal lavoro e dalla sofferenza: tutto essa accettò e sopportò affinché la Congregazione delle Piccole Suore proseguisse il suo cammino e “nostro Signore fosse conosciuto, amato e adorato da tutte le anime, in tutto il mondo”.

Nel 1918, con il permesso dell'Arcivescovo Mons. Duarte, fu chiamata dalla Superiora Generale, Madre Vicência Teodora, alla “Casa Madre”, nell'Ipiranga, dove rimase fino alla morte, conducendovi una vita nascosta, intessuta di preghiera e di amorevole assistenza alle Suore inferme.

Come “Veneranda Madre Fondatrice” fu messa in evidenza in occasione del Decreto di Lode concesso dalla Santa Sede alla Congregazione delle Piccole Suore, il 19 maggio 1933, e nella celebrazione del 50 anniversario della fondazione, il 12 luglio 1940, allorché Madre Paolina fece il suo Testamento spirituale: “Siate umili. Confidate sempre e molto nella divina Provvidenza; mai e poi mai dovete scoraggiarvi, malgrado i venti contrari. Vi dico di nuovo: confidate in Dio e in Maria Immacolata; siate fedeli e avanti!”.

A partire dal 1938 Madre Paolina iniziò ad avere gravi disturbi, causati dal diabete. Dopo due interventi chirurgici, subì l'amputazione prima del dito medio e poi del braccio destro, e trascorse gli ultimi mesi nella cecità totale. Morì il 9 luglio 1942 e le ultime sue parole furono: ““Sia fatta la volontà di Dio”.

L'essere-per-gli-altri rappresentò il motivo principale della vita di Madre Paulina. Nel servizio ai poveri e ai malati divenne la manifestazione dello Spirito Santo.

La spiritualità ignaziana ricevuta dai suoi direttori spirituali presenta in Madre Paolina caratteristiche proprie, che fanno della “Veneranda Madre Fondatrice” una religiosa nella quale si possono ammirare le virtù teologali e religiose in grado eminente o eroico. Fede profonda e fiducia illimitata in Dio, amore appassionato a Gesù-Eucaristia, devozione tenera e filiale a Maria Immacolata, devozione e fiducia nel “nostro buon padre San Giuseppe” e venerazione per le autorità della Chiesa, religiose e civili. Carità senza limiti verso Dio, tradotta in gesti di servizio ai fratelli più poveri e bisognosi. Tutta la vita di Madre Paolina può essere sintetizzata dal titolo datole dal popolo di Vigolo (Nova Trento): “infermiera”, cioè, “essere-per-gli-altri”; o oggi dai suoi devoti e dalle sue Piccole Suore: “tutta di Dio e tutta dei fratelli”. Umiltà che condusse Madre Paolina all'annientamento di se stessa perché la Congregazione potesse andare avanti. La pagina più luminosa della santità e umiltà di Madre Paolina fu scritta dall'atteggiamento che ebbe allorché Mons. Duarte le annunciò la deposizione dal governo generale: “Si gettò in ginocchio... si umiliò... rispose che era prontissima a consegnare la Congregazione... si offrì spontaneamente a servire nella Congregazione come suddita”. 

Terminato il Capitolo dell'agosto 1909, ebbe inizio l'olocausto doloroso e meritorio della Madre Fondatrice, per la quale l'Arcivescovo di São Paulo aveva stabilito: “Viva e muoia nella Congregazione come suddita”. E rimase nell'ombra fino alla morte, in unione con Dio come dichiarò al suo direttore spirituale, Padre Luigi Maria Rossi, S.I.: “La presenza di Dio mi è così intima che mi pare impossibile perderla; e tale presenza dà all'anima mia una gioia che non posso descrivere”. 

Il carisma lasciato da Madre Paolina alla sua Congregazione consiste nella sensibilità a percepire il grido della realtà con i suoi bisogni e nella disponibilità a servire, nella Chiesa, i più bisognosi e coloro che vivono in situazione di grande ingiustizia, in spirito di semplicità, di umiltà e di vita interiore. È un servire alimentato da una spiritualità eucaristico-mariana, grazie alla quale ogni Piccola Suora fa di Gesù-Eucaristia il centro della propria vita, nutrita da una tenera devozione alla Vergine Immacolata e al buon Padre San Giuseppe. 

La prima Santa del Brasile è stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 18 ottobre 1991, a Florianópolis, nello Stato di Santa Caterina, in Brasile. 

Alla Madre Paolina affidiamo il popolo brasiliano, la Chiesa del Brasile e la Congregazione delle Piccole Suore dell'Immacolata e tutte le persone che hanno collaborato per la sua canonizzazione.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 5 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Pentecoste
Domenica, 19 maggio 2002

 

1. "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (At 2, 11)!

Così esclama, nel giorno di Pentecoste, la folla di pellegrini "di ogni nazione che è sotto il cielo" (v. 5), ascoltando la predicazione degli Apostoli.

Lo stesso stupore pervade anche noi, mentre contempliamo i grandi prodigi operati da Dio nell'esistenza dei cinque nuovi Santi, elevati alla gloria degli altari proprio nel giorno della Pentecoste: Alonso de Orozco, presbitero, dell'Ordine di Sant'Agostino; Ignazio da Santhià, presbitero, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini; Umile da Bisignano, religioso, dell'Ordine dei Frati Minori; Paulina do Coração Agonizante de Jesus, vergine, fondatrice della Congregazione delle Irmãzinhas da Imaculada Conceisão; Benedetta Cambiagio Frassinello, religiosa, fondatrice dell'Istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza.

Essi hanno percorso le strade del mondo annunciando e testimoniando Cristo con la parola e con la vita. Per questo sono diventati segno eloquente della perenne Pentecoste della Chiesa.

2. "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Gv 20, 22-23). Con queste parole il Risorto trasmette agli Apostoli il dono dello Spirito e con esso il divino potere di rimettere i peccati. La missione di perdonare le colpe e di accompagnare gli uomini sulle vie della perfezione evangelica è stata vissuta, in modo singolare, dal sacerdote cappuccino Ignazio da Santhià, che per amore di Cristo e per progredire più speditamente nella perfezione evangelica si incamminò sulle orme del Poverello d'Assisi.

Ignazio da Santhià è stato padre, confessore, consigliere e maestro di molti - sacerdoti, religiosi e laici - che nel Piemonte del suo tempo ricorrevano alla sua guida saggia e illuminata. Egli continua ancora oggi a richiamare a tutti i valori della povertà, della semplicità e della autenticità di vita.

3. "Pace a voi!" (Gv 20, 19.21), disse Gesù comparendo agli Apostoli nel Cenacolo. La pace è il primo dono del Risorto agli Apostoli. Della pace di Cristo, principio ispiratore anche della pace sociale, si è fatto costante portatore Umile da Bisignano, degno figlio della nobile terra di Calabria. Con Ignazio da Santhià ha condiviso lo stesso impegno di santità nella scia spirituale di san Francesco d'Assisi, offrendo a sua volta una singolare testimonianza di carità verso i fratelli.

Nella nostra società, nella quale troppo spesso sembrano disperdersi le tracce di Dio, fra' Umile rappresenta un lieto e incoraggiante invito alla mitezza, alla benignità, alla semplicità e ad un sano distacco dai beni effimeri del mondo.

4. "En cada uno se manifiesta el Espíritu para el bien común" (1Co 12, 12). Así sucedió en la vida de San Alonso de Orozco, de la Orden de San Agustín. Nacido en la toledana villa de Oropesa, la obediencia religiosa le llevó a recorrer muchos lugares de la geografía española, terminando sus días en Madrid. Su dedicación pastoral al servicio de los más pobres en los hospitales y cárceles hace de él un modelo para quienes, impulsados por el Espíritu, fundan toda su existencia en el amor a Dios y al prójimo, según el supremo mandato de Jesús.

[4. "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1 Cor 12, 7). Così avvenne nella vita di san Alonso de Orozco dell'Ordine di sant'Agostino. Nato a Oropesa, nei pressi di Toledo, l'obbedienza religiosa lo portò a visitare molti luoghi della geografia spagnola, concludendo i suoi giorni a Madrid. La sua dedizione pastorale al servizio dei più poveri negli ospedali e nelle prigioni fa di lui un modello per quanti, spinti dallo Spirito, fondano tutta la loro esistenza sull'amore a Dio e al prossimo, secondo il mandato supremo di Gesù.]

5. A ação do Espírito Santo se manifesta de modo especial também na vida e missão de Madre Paulina, inspirando-a a constituir, juntamente com um grupo de jovens amigas, uma casa de acolhida, pouco depois batizada pelo povo de "Hospitalzinho São Virgílio", destinada a atenção material e espiritual de doentes e desamparados. Nasce assim, para atender os planos da Providência, a primeira Comunidade religiosa do sul do Brasil, denominada Congregação das Irmãzinhas da Imaculada Conceição. Foi neste Hospital, que o ser-para-os-outros constituiu o pano de fundo da vida de Madre Paulina. No serviço aos pobres e aos doentes, ela tornara-se manifestação do Espírito Santo, "consolador perfeito; doce hóspede da alma; suavíssimo refrigério" (Sequência).

[5. L'azione dello Spirito Santo si manifesta in modo particolare anche nella vita e nella missione di Madre Paulina, ispirandola a costituire, insieme a un gruppo di giovani amiche, una casa di accoglienza, battezzata poco dopo dal popolo come "Piccolo Ospedale San Virgilio" e destinata all'assistenza materiale e spirituale delle persone malate e abbandonate. Nacque così, in risposta ai piani della Provvidenza, la prima Comunità religiosa del Sud del Brasile, chiamata Congregazione delle Piccole Suore dell'Immacolata Concezione. Fu in questo ospedale che l'essere-per-gli-altri rappresentò il motivo principale della vita di Madre Paulina. Nel servizio ai poveri e ai malati divenne la manifestazione dello Spirito Santo, "consolatore perfetto; dolce ospite dell'anima; soavissimo refrigerio" (Sequenza).]

6. "O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli". Le parole della Sequenza costituiscono una bella sintesi dell'intera esistenza di Benedetta Cambiagio Frassinello e ne spiegano la straordinaria ricchezza spirituale.

Guidata dalla grazia divina, la nuova Santa si preoccupò di adempiere con fedeltà e coerenza la volontà di Dio. Con fiducia illimitata nella bontà del Signore, si abbandonava alla sua "Provvidenza amorosa", profondamente convinta, come amava ripetere, che bisogna "fare tutto per amore di Dio e per piacere a lui". E' questa la preziosa eredità che santa Benedetta Cambiagio Frassinello lascia alle proprie figlie spirituali, e che oggi viene proposta all'intera Comunità cristiana.

7. "Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore" (Canto al Vangelo). Facciamo nostra questa invocazione dell'odierna liturgia. Lo Spirito Santo ha radicalmente trasformato gli Apostoli, prima chiusi per paura nel Cenacolo, in ardenti Araldi del Vangelo. Lo Spirito continua a sostenere la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice lungo i secoli, suscitando in ogni epoca testimoni coraggiosi della fede.

Con gli Apostoli ricevette il dono dello Spirito la Vergine Maria (cfr At 1, 14). Insieme a Lei, in comunione con i nuovi Santi, imploriamo a nostra volta il prodigio di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa. Domandiamo che scenda sull'umanità del nostro tempo l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo.

Vieni, Santo Spirito, infiamma i cuori dei tuoi fedeli! Aiuta anche noi a diffondere nel mondo il fuoco del tuo amore. Amen!

 

Da L'Osservatore Romano, 20 luglio 2022

Da immigrata a missionaria

 

Si chiamava Nuova Trento, in onore della città che aveva visto partire i suoi figli verso il Brasile, la cittadina in cui arrivò nel 1875 la famiglia Visintainer. Papà Napoleone e mamma Anna Pianezzer erano scesi dai porti della costa e avevano raggiunto l’angolo dello Stato di Santa Catarina, non lontano da Florianópolis (nel sud-est del Brasile), per condividere insieme alle altre centinaia di famiglie trentine la speranza di un futuro meno disperato. Erano scappati dalla fame di Vigolo Vattaro, piccolo paese allora ancora sotto il vessillo austroungarico, anche per sfuggire alle imposizioni dello Stato che nelle etnie non tedesche vedeva soltanto problemi da eliminare. E avevano scelto il Brasile per le sue grandi possibilità e per un regime monarchico di grandi vedute (ironia della storia) liberali.

Amabile era nata nel piccolo paese il 16 dicembre di dieci anni prima e quando giunse nelle foreste tropicali del Brasile si adattò rapidamente alle difficilissime condizioni di vita. Quella che gli italiani trovarono nel sud-est del Brasile non era certamente la terra promessa e lastricata di facili successi. Trovarono invece una natura ostile che falcidiò numerose famiglie strappandole alla loro sete di miglioramento e una popolazione locale equamente divisa tra sfruttatori di origine portoghese, indigeni incattiviti dalle privazioni e schiavi in cerca di libertà. La ragazza passò gli anni della sua giovinezza e della sua adolescenza adoperandosi nei lavori di campo alternandoli a un’assidua frequentazione della chiesa. All’età di dodici anni, ricevuta la prima comunione la futura religiosa iniziò a dedicarsi attivamente alla vita parrocchiale, contribuendo anche fisicamente alla realizzazione di un luogo di culto per i fedeli emigrati dal Trentino.

La vita di Amabile cambiò radicalmente il 12 luglio del 1890. Quel giorno l’amica Virginia Rosa Nicolodi le presentò una donna ammalata in fase terminale. Le due ragazze decisero di prestare soccorso alla sfortunata donna e di costruire un ricovero per permetterle di vivere gli ultimi giorni della sua vita in modo decoroso. Nacque così la congregazione delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione, destinata a diventare un punto di riferimento per tutti gli sfortunati di quell’angolo del Sud America.

Approvato dal vescovo di Curitiba, José de Camargo Barros, il 25 agosto 1895, il nuovo ordine trovò pronte le due giovani che nel dicembre dello stesso anno presero i voti religiosi insieme a Teresa Anna Maule. Amabile aveva atteso che il padre, rimasto vedovo, si risposasse con Maria Zamboni, per dare corpo al suo grande desiderio spirituale e dopo aver professato la propria scelta divenne, per la Chiesa, Paolina del Cuore agonizzante di Gesù, per tutti suor Paolina.

Quelli che seguirono furono anni di completa dedizione alla causa degli ultimi. Le gesta e la forza di volontà di suor Paolina rappresentavano il simbolo stesso della comunità di Vigolo. Santa Catarina divenne il raggio di azione di una congregazione che raccoglieva intorno a sé ogni giorno nuove vocazioni. Nel piccolo convento presero i voti ragazze immigrate e native americane, donne africane appena liberate dalla schiavitù e figlie della borghesia locale. Tutte unite dal carisma della religiosa trentina, cui la forza fisica non faceva difetto al pari di quella spirituale. La congregazione accolse moribondi, senzatetto, reietti e criminali pentiti, usando per ognuno la carità cristiana.

Paolina costruì la sua spiritualità sui pilastri dell’eucarestia e del culto per la Madonna e san Giuseppe. Illuminata da sogni premonitori, la sua fede si estrinsecò con grandi opere missionarie e con una particolare attenzione nei confronti di san Giuseppe. In ogni cappella delle irmãzinhas (questo il nome con il quale le religiose della congregazione erano chiamate dai fedeli) veniva infatti esposta alla venerazione l’immagine «do nosso bom Pai São José». Le opere caritatevoli di Amabile Visintainer non si fermarono però alla sfera esclusiva della religiosità. Grazie alla sua energia vennero costruiti numerosi luoghi di culto e ricoveri per l’assistenza ai diseredati. Donna dalla tipica tempra tirolese, suor Paola era attiva, decisa e senza paura dell’imprevisto. La sua azione missionaria veniva realizzata con impulsi e tendenze vivaci e con temperamento sanguigno ma era improntata sempre all’amore assoluto verso il povero. La presenza di Dio, confessò al proprio padre spirituale, «mi è così intima che parmi impossibile perderla; e questa presenza dà, nell’anima mia, una gioia che non posso spiegarla».

Seppur dotata di cultura limitata, suor Paola riuscì sempre a essere all’altezza delle situazioni più intricate, unendo la propria religiosità a un pragmatismo degno del miglior imprenditore, ma dopo venti anni di intensa attività pastorale dovette piegarsi alla volontà della Chiesa e accettare nel 1918 l’incarico offertogli da Don Duarte. Divenne infatti superiora generale della Casa madre di Ipiranga, un convento di clausura molto lontano dai canoni di vita condotta fino ad allora. Amabile Visintainer accettò a malincuore e solo per rispettare il volere di madre Vincenza Teodora, che l’aveva proposta come sua erede spirituale. Si adattò pian piano alla vita di clausura, cercando però sempre di portare conforto alle donne che cercavano riparo all’interno del suo convento. Il suo alone mistico crebbe negli anni, nonostante divenisse per i più un fantasma vivente e solo nel 1933 il suo volto riapparì brevemente nella vita pubblica in occasione del cinquantenario della fondazione del proprio ordine. Considerata a tutti gli effetti la madre fondatrice della congregazione delle irmãzinhas, Paola rifiutò tutti gli onori e continuò la sua azione missionaria, seppur relegata tra le mura della clausura. Nel 1938 iniziò però a soffrire dei primi disturbi di diabete, un male che le avrebbe portato via prima alcune dita della mano, poi il braccio sinistro e infine la vita stessa. La religiosa accolse gli ultimi istanti della sua vita, flagellata dalla cangrena, con «sia fatta la volontà di Dio». Morì il 9 luglio 1942, lasciando dietro di sé un ordine formato da seicento suore, votate interamente ai poveri e bisognosi. Alimentato dalla spiritualità di sant’Ignazio di Loyola, l’ordine vive in semplicità e umiltà e opera attivamente ancora oggi in Ciad, Cile, Nicaragua e Argentina, oltre che in Brasile e in Italia.

Per l’instancabile missionaria della fede il ringraziamento più importante arrivò nel 1991. Papa Giovanni Paolo ii, nella tappa di Florianópolis del suo viaggio in Brasile, proclamò infatti Amabile Visintainer beata, dando il via al percorso di santificazione, arrivato a conclusione nel 2002. La religiosa emigrata dal piccolo paese del Trentino, è diventata la prima santa italo-brasiliana, aggiungendo il nome di suor Paola a quello di madre Cabrini nell’olimpo delle anime pie italiane nel continente americano.

di GENEROSO D’AGNESE

MESSA PER LA BEATIFICAZIONE DI MADRE PAULINA, FONDATRICE DELLE PICCOLE SUORE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

«Aterro de Baia Sul» di Florianopolis - Venerdì, 18 ottobre 1991

 

1. “Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3, 4).

La mia gioia in questa giornata, cari fratelli e sorelle di Florianopolis e di Santa Catarina, ha un motivo del tutto speciale: la beatificazione di Madre Paulina do Coração de Jesús Agonizante. Ella è, in verità, un’autentica rappresentante del popolo catarinense. Come i padri e i nonni di molti di quelli che sono qui, appartiene a una di quelle famiglie che sono giunte qui nel secolo scorso e che hanno dato un’impronta del tutto particolare alla terra catarinense. Lo scenario meraviglioso delle belle spiagge e isole del litorale, della valle dell’Itajaí, dei campi della regione montuosa, delle immense e fertili regioni dell’ovest, fu popolato da gente nuova che ancora oggi conserva l’eredità delle culture, dei costumi e della lingua dei suoi antenati. Ai portoghesi delle Isole Azzorre o ai paolisti provenienti dai campi di Piratininga o di Curitiba, si unirono, più di cento anni fa, tante famiglie provenienti dall’Italia del Nord, dalle montagne del Tirolo, da diverse regioni della Germania, da molti altri luoghi del pianeta.

Tutti hanno fatto di Santa Catarina un popolo unico, con molti idiomi, usi e tradizioni, le cui caratteristiche umane divennero brasiliane per prosperità del lavoro, per cordialità e, soprattutto, per un’unica fede cristiana. Fu una di queste famiglie, venuta dal Tirolo e radicatasi nella regione di Nova Trento, che diede al Brasile e alla Chiesa Madre Paulina. Oggi, alla vostra presenza, sarà elevata dal Papa alla gloria degli altari.

La gloria con la quale la Chiesa circonda i suoi santi e beati è un annuncio particolare della venuta di Cristo, che “è la nostra vita in Dio”. Diventando uomo, egli, il Figlio unigenito del Padre, ci ha resi partecipi della vita divina, che è in Lui. Con il potere dello Spirito Santo, dato da Cristo alla Chiesa nel giorno della sua Risurrezione, questa vita divina dà i suoi frutti nella santità dei figli e delle figlie della Chiesa.

Oggi, con la cerimonia della beatificazione professiamo la nostra fede nella Comunione dei Santi. E al tempo stesso, si consolida la nostra speranza di santità, di partecipazione nella vita di Dio. Ora, i santi ci indicano il cammino di questa speranza. Così essi svolgono un compito speciale nell’ambito della missione di evangelizzazione della Chiesa sulla terra, e proclamano la vocazione cristiana alla santità. Ci esortano: “Rivestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione” (cf. Col 3, 14).

2. In che modo Madre Paulina, che oggi proclamiamo beata, si è rivestita di questa carità?

Ciò che più si distingue nella vita dei santi è la loro capacità di risvegliare il desiderio di Dio, in coloro che hanno la felicità di avvicinarsi a loro. La generosa corrispondenza alle grazie divine viene, quindi, premiata con una costante inclinazione a Dio, desiderato, conosciuto, lodato e amato. È precisamente in questa luce che la Serva di Dio si presenta a noi, mentre ci prepariamo a riconoscerla solennemente tra i beati del Regno dei cieli.

“. . . pensate alle cose di lassù” (Col 3, 2).

È stato proprio questo il dono vissuto in sommo grado da Madre Paulina. Seppe convertire tutte le sue parole e azioni in un continuo atto di lode a Dio. In gioventù chiese a Dio la grazia di accedere alla vita religiosa con l’unico fine di amarlo e di servirlo nel miglior modo possibile. L’accettare la volontà di Dio la indusse a una costante rinuncia di se stessa, affrontando qualsiasi sacrificio per compiere i disegni divini, specialmente nel periodo, particolarmente eroico, della sua destituzione come Superiora Generale della Congregazione da lei fondata.

Frutto di questo grande amore di Dio fu la carità vissuta dalla Serva di Dio, fin da bambina e fino all’ultimo istante della sua vita terrena, nei confronti di tutti quelli che vissero con lei. Nel suo testamento spirituale scrisse: Vi esorto ad avere tra voi la santa Carità, specialmente verso i malati delle Sante Case, gli anziani degli ospizi, ecc. Tenete in grande considerazione la pratica della santa Carità. Fu per questo che, nell’Ospedale di Vígolo, lei e la sua prima compagna ricevettero il titolo di “infermiera”. Questo essere-per-gli-altri, rappresenta lo sfondo di tutta la sua vita. I poveri e i malati furono i due ideali della vita ascetica di Madre Paulina che, nel suo servizio, trovava un incentivo per crescere nell’amore di Dio e nella pratica delle virtù.

3. Care figlie della Congregazione delle Piccole Suore della Immacolata Concezione, l’esempio di santità della vostra Madre Fondatrice, raccoglie questo messaggio perenne che la Santa Chiesa conserva come un tesoro prezioso.

Oggi, la Chiesa vuole diffondere, ancora una volta, le parole ispirate di San Paolo ai Tessalonicesi: “. . . questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4, 3). Con il Battesimo, siamo stati rigenerati per la nuova vita della filiazione divina, o anche, come dice San Pietro, della partecipazione alla natura divina (cf. 2Pt 1,4). Con la santificazione non solo riceviamo il perdono dei peccati, ma siamo introdotti nella comunione di amore con Dio, siamo inseriti nel corpo mistico di Cristo e partecipiamo alla vita divina del Signore, come il tralcio trae la linfa dal tronco (cf. Gv 15, 1s). La santità ci rende templi vivi di Dio: “. . . il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).

Essere santo significa opporsi al peccato, alla rottura con Dio. L’uomo non sacralizzato, non santificato, permane schiavo del peccato e non è toccato dall’azione del mistero pasquale redentore del divino Salvatore degli uomini. La Chiesa esiste per la santificazione degli uomini in Cristo. È questa santità che essa deve portare anche tra gli uomini del mondo secolarizzato affinché non vengano profanati. Per questo essa insegna anche che la santità non è “alienazione”, come a volte si sente dire, ma una maggiore familiarità con le realtà più profonde di Dio.

A sua volta, Cristo è il Verbo fatto carne, e lo stesso Verbo è il Creatore e Salvatore. L’Incarnazione porta a termine la creazione, e in questa, l’uomo realizza se stesso, con Cristo a immagine di Dio, cooperando, attraverso la storia, per questa pienezza dell’opera divina della creazione. Cristo chiama tutti noi, ognuno secondo la sua vocazione - in casa, sul lavoro, nel compimento degli obblighi che competono al proprio stato, sia inseriti nelle realtà temporali, sia nel sacerdozio ministeriale o nella vita religiosa, nei doveri di cittadino, nell’esercizio dei propri diritti - tutti siamo chiamati a partecipare al regno dei cieli.

Questa santità, che fa sì che ogni cristiano debba essere Cristo presente tra gli uomini, ci ricorda, come fu detto a Puebla, che esiste “un popolo che nasce solo da Dio, e si rivolge a lui; . . . i cittadini di questo popolo devono camminare sulla terra, ma come cittadini del cielo, con il cuore radicato in Dio, mediante la preghiera e la contemplazione. Questo comportamento non significa fuga dal terreno, bensì condizione per una consegna feconda agli uomini. Perché chi non ha appreso ad adorare la volontà del Padre, nel silenzio della preghiera, difficilmente riuscirà a farlo quando la sua condizione di fratello gli chiederà rinuncia, dolore o umiliazione” (nn. 250-251).

4. È stata proprio questa capacità di rimanere costantemente unita a Dio e, al tempo stesso, di svolgere un intensissimo lavoro per il bene delle anime, che ha caratterizzato la vita della Beata Paulina do Coração de Jesús Agonizante. La Chiesa la propone, da oggi, come modello di vita da ammirare e imitare.

La santità si prova nella vita di tutti i giorni, nel lavoro in favore dei fratelli, come frutto dell’unità con Dio. È vincolata a un amore, attivo ed effettivo, verso la Chiesa di Cristo, rappresentata dai suoi Pastori che, all’interno del Collegio Episcopale, sono uniti al Successore di Pietro. La santità, dunque, è l’espressione di questa fede profondamente vissuta attraverso la carità, “Fides operatur per caritatem”, in grado di dare un nuovo soffio di speranza e una risposta alla società che sembra voler vivere in un clima di edonismo e di consumismo.

5. Dio disse ad Abramo: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò” (Gen 12, 1).

Nel Discorso della Montagna Cristo disse: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli . . . Beati i miti . . . quelli che hanno fame e sete della giustizia . . . i misericordiosi . . . i puri di cuore . . . gli operatori di pace . . . i perseguitati per causa della giustizia”. Cristo disse anche: “. . . di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 1-10).

Egli ripete oggi a tutti noi, ad ognuno di noi: vattene dal tuo paese, che è un luogo di passaggio, lascia la casa di tuo padre, luogo di tante generazioni - verso il paese che io ti indicherò.

Questo paese è il regno dei cieli, è la casa di mio Padre, nella quale ci sono molti posti (cf. Gv 14, 2).

La beata Paulina do Coração de Jesús Agonizante ha seguito queste parole di Cristo.

“Quando Cristo si manifesterà - Egli, la nostra vita - anche lei insieme a Lui si manifesterà nella sua gloria”.

Concludendo, colgo l’occasione per salutare il Signor Ministro della Giustizia, Dott. Jarbas Passarinho, ringraziandolo per aver partecipato a questa Celebrazione Eucaristica. Saluto inoltre il Signor Governatore di Santa Catarina e anche le Autorità civili e militari.

Cari fratelli e sorelle, il Papa ringrazia per la vostra accoglienza calorosa e amichevole, e ringrazia anche il caro fratello nell’Episcopato, l’Arcivescovo Monsignor Eusebio Oscar Scheid, i Cardinali e tutti i Vescovi che sono venuti qui, specialmente il Signor Cardinale Arcivescovo di San Paolo. Invio un saluto affettuoso al Signor Cardinale Agnelo Rossi, Decano del Collegio Cardinalizio, che ha tanto desiderato questa Beatificazione. Ancora una volta vi dico: il Brasile ha bisogno di santi, di molti santi! La santità è la prova più chiara, più convincente della vitalità della Chiesa in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

Che l’esempio di Madre Paulina possa ispirare a tutti una risposta decisa, generosa al richiamo di Cristo alla santità! Affido alla protezione materna della Vergine Maria, Nostra Signora Aparecida, Nostra Signora do Desterro, come La venerate qui a Florianópolis, il presente e il futuro della Chiesa in Brasile. Essa ha bisogno, oggi più che mai, di santi!