Pedro Poveda Castroverde

Pedro Poveda Castroverde

(1874-1936)

Beatificazione:

- 10 ottobre 1993

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 04 maggio 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

- Madrid, Spagna

Ricorrenza:

- 28 luglio

Sacerdote diocesano e martire, che per la diffusione dei valori cristiani fondò l’Istituto Teresiano e, all’inizio della persecuzione contro la Chiesa, fu ucciso in odio alla fede, offrendo a Dio una luminosa testimonianza

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
"Sono sacerdote di Cristo"

 

Pedro Poveda Castroverde nacque a Linares (Jaén) il 3 dicembre 1874. Fin da bambino fu attirato verso il sacerdozio. Entrò nel Seminario di Jaén e concluse gli studi in quello di Gaudix, diocesi in cui ricevette il sacerdozio nel 1897. Iniziò il suo ministero nel Seminario, dedicando anche la propria attenzione pastorale a coloro che vivevano nelle grotte situate all'esterno del nucleo cittadino, per i quali creò una scuola.

Nominato canonico di Covadogna, si occupò della formazione cristiana dei pellegrini, iniziando al tempo stesso a scrivere le sue prime opere sull'educazione e il rapporto tra fede e scienza.

A partire dal 1911, con alcune giovani collaboratrici, avviò la fondazione di accademie e centri pedagogici, che avrebbero dato inizio all'Istituzione Teresiana. Si trasferì a Jaén per consolidare l'Istituzione medesima che lì stesso avrebbe ricevuto l'approvazione diocesana e, successivamente, mentre egli si trovava a Madrid come cappellano reale, l'approvazione pontificia. Sacerdote prudente e audace, pacifico e aperto al dialogo, offerse la sua vita per la causa di fede all'alba del 28 luglio 1936, identificandosi con le parole "Sono sacerdote di Cristo" davanti a coloro che lo avrebbero condotto al martirio.

Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1993.

SANTA MESSA CON CANONIZZAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Plaza de Colón, Madrid
III Domenica di Pasqua, 4 maggio 2003

 

1. "Siate testimoni della mia risurrezione" (cfr Lc 24, 46-48), Gesù dice ai suoi Apostoli nel racconto del Vangelo appena proclamato. Missione difficile e impegnativa, affidata a uomini che ancora non osano mostrarsi in pubblico per paura di essere riconosciuti come discepoli del Nazareno. Ciononostante, la prima lettura ci ha presentato Pietro che, una volta ricevuto lo Spirito Santo a Pentecoste, ha il coraggio di proclamare dinanzi al popolo la risurrezione di Gesù e di esortare al pentimento e alla conversione.

Da allora la Chiesa, con la forza dello Spirito Santo, continua a proclamare questo annuncio straordinario a tutti gli uomini di tutti i tempi. E il Successore di Pietro, pellegrino in terra spagnola, vi ripete: Spagna, seguendo un passato di coraggiosa evangelizzazione,sii ancora oggi testimone di Gesù Cristo risorto!

2. Saluto con affetto tutto il popolo di Dio venuto dalle diverse regioni del Paese e qui riunito per partecipare a questa solenne celebrazione. Porgo un rispettoso e deferente saluto alle Loro Maestà i Reali di Spagna e alla Famiglia Reale. Ringrazio cordialmente per le gentili parole il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid. Saluto i Cardinali e i Vescovi spagnoli, i sacerdoti e le persone consacrate; saluto anche con affetto i membri degli Istituti legati ai nuovi Santi.

Ringrazio in modo particolare per la loro presenza qui il Presidente del Governo e i Presidenti delle Comunità Autonome, come pure le Autorità civili, che hanno offerto la loro valida collaborazione per la realizzazione dei vari momenti di questa visita.

3. I nuovi Santi si presentano oggi dinanzi a noi come veri discepoli del Signore e testimoni della sua Risurrezione.

San Pedro Poveda, cogliendo l'importanza della funzione sociale dell'educazione, realizzò un importante compito umanitario ed educativo fra gli emarginati e i bisognosi. Fu maestro di preghiera, pedagogo della vita cristiana e dei rapporti fra la fede e la scienza, convinto che i cristiani dovessero apportare valori e impegni sostanziali per la costruzione di un mondo più giusto e solidale. Concluse la sua esistenza con la corona del martirio.

San José María Rubio visse il suo sacerdozio prima come diocesano e poi come gesuita, con un dono totale di sé all'apostolato della Parola e dei Sacramenti, dedicando molte ore al confessionale e guidando numerosi corsi di esercizi spirituali, nei quali formò molti cristiani che poi sarebbero morti martiri durante la persecuzione religiosa in Spagna. "Fare quello che Dio vuole e volere quello che Dio fa", era il suo motto.

4. Santa Genoveva Torres fu strumento della tenerezza di Dio verso le persone sole e bisognose di amore, di consolazione e di cure nel corpo e nello spirito. La nota caratteristica che dava impulso alla sua spiritualità era l'adorazione riparatrice dell'Eucaristia, fondamento a partire dal quale svolse un apostolato pieno di umiltà e semplicità, di abnegazione e di carità.

Uguale amore e sensibilità verso i poveri portò Santa Ángela de la Cruz a fondare la sua "Compagnia della Croce", con una dimensione caritativa e sociale a favore dei più bisognosi e con un impatto enorme sulla Chiesa e sulla società sivigliana della sua epoca. I suoi tratti distintivi erano la naturalità e la semplicità, ricercando la santità con uno spirito di mortificazione, al servizio di Dio nei fratelli.

Santa Maravillas de Jesús visse animata da una fede eroica, plasmata nella risposta a una vocazione austera, ponendo Dio al centro della sua esistenza. Superate le tristi circostanze della Guerra Civile spagnola, realizzò nuove fondazioni dell'Ordine del Carmelo informate allo spirito caratteristico della riforma teresiana. La sua vita contemplativa e la clausura del monastero non le impedirono di rispondere ai bisogni delle persone che frequentava e di promuovere opere sociali e caritative attorno a sé.

5. I nuovi Santi hanno volti molto concreti e la loro storia è ben nota. Qual è il loro messaggio? Le loro opere, che ammiriamo e per le quali rendiamo grazie a Dio, non si devono alle loro forze o alla sapienza umana, ma all'azione misteriosa dello Spirito Santo, che ha suscitato in essi un'adesione incrollabile a Cristo crocifisso e risorto e il proposito di imitarlo. Cari fedeli cattolici di Spagna: lasciatevi interpellare da questi meravigliosi esempi!

Nel rendere grazie al Signore per i tanti doni che ha distribuito in Spagna, vi invito a chiedere con me che in questa terra continuino a fiorire nuovi Santi. Nasceranno altri frutti di santità se le comunità ecclesiali mantengono la loro fedeltà al Vangelo che, secondo una venerabile tradizione, fu predicato fin dai primi tempi del cristianesimo e si è conservato attraverso i secoli.

Nasceranno nuovi frutti di santità se la famiglia sa restare unita, come autentico santuario dell'amore e della vita. "Questa fede cristiana e cattolica... costituisce l'identità del popolo spagnolo", ho detto in occasione del mio pellegrinaggio a Santiago de Compostela (Messa per il Pellegrino, 9-11-1982). Conoscere e approfondire il passato di un popolo significa rafforzare e arricchire la sua stessa identità. Non abbandonate le vostre radici cristiane! Solo così sarete capaci di apportare al mondo e all'Europa la ricchezza culturale della vostra storia.

6. "Aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture" (Lc 24, 45). Cristo risorto illumina gli Apostoli affinché il loro annuncio possa essere compreso e si trasmetta integro a tutte le generazioni; affinché l'uomo udendo creda, credendo speri, e sperando ami (cfr Sant'Agostino, De catechizandis rudibus, 4, 8). Predicando Gesù Cristo risorto la Chiesa desidera annunciare a tutti gli uomini un cammino di speranza e accompagnarli all'incontro con Cristo.

Nel celebrare questa Eucaristia, invoco su tutti voi il grande dono della fedeltà ai vostri impegni cristiani. Ve lo conceda Dio Padre per intercessione della Santissima Vergine, venerata in Spagna con tanti titoli, e dei nuovi Santi.

SANTA MESSA PER LE BEATIFICAZIONI DI TREDICI SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro - Domenica, 10 ottobre 1993

 

1. “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4, 13).

Sono parole dell’apostolo Paolo, poste oggi dalla Chiesa sulle labbra dei martiri che, nel nostro secolo, in maniera rinnovata, hanno reso testimonianza di una forza sorprendente. Tutto posso in Cristo! In Cristo Crocifisso. La forza redentrice si trova nella sua agonia, nella sua morte, nel suo sacrificio. Questa è la forza dell’amore: un amore più forte della morte; un amore vivificante, che si è rivelato appieno nella risurrezione.

Tutto possiamo in Cristo crocifisso e risorto, ci dicono i nuovi Beati. Egli ci ha donato lo Spirito della definitiva testimonianza e forti di questo Spirito siamo andati incontro alla morte. Possa la nostra morte diventare seme di vita, possa il seme che muore portare frutto.

La Chiesa sente queste parole dei Martiri, che oggi proclama Beati.

Guarda con venerazione alla loro testimonianza. La Chiesa saluta voi, Beati: “Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 10).  

2. “A Dios, nuestro Padre, la gloria por los siglos de los siglos”

Con estas palabras de san Pablo, – queridos Hermanos en el Episcopado, dignísimas Autoridades y amadísimos fieles –, se nos hacen presentes los mártires de la Iglesia de España, a los cuales hemos aclamado con gran gozo al ser elevados al honor de los altares. Todos ellos, fieles servidores del Señor, fueron como los enviados del rey, según hemos escuchado en la parábola del Evangelio, a quienes también “ maltrataron hasta matarlos ”. 

Estos enviados fueron los dos Obispos y siete Hermanos de las Escuelas Cristianas, que en Almería recibieron la palma del martirio. Don Diego Ventaja Milán, Obispo de Almería, y Don Manuel Medina Olmos, Obispo de Guadix, fueron, ante todo, la imagen viva del Buen Pastor que ama a las ovejas, que no las abandona en el momento del peligro y que, finalmente, da la vida por ellas.

Y ellos la dieron, siguiendo el ejemplo de Cristo, perdonando a los propios verdugos. Como relataron testigos presenciales, Monseñor Ventaja dijo a los que iban a matarlo: “ Que Dios os perdone como yo os perdono de todo corazón, y que ésta sea la última sangre que derraméis ”.

3. Testigos de Jesucristo fueron también los Hermanos de las Escuelas Cristianas, del colegio La Salle de Almería: Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernardo, Teodomiro Joaquín y Evencio Ricardo. Su vida consagrada al Señor, con los tres votos de pobreza, castidad y obediencia, se había ido forjando a través de su trabajo humilde y callado en la enseñanza. Con las mismas palabras de san Pablo habrían podido repetir: “ Sé vivir en pobreza y abundancia. Estoy entrenado para todo y en todo ”. 

Estos Religiosos sabían muy bien, teniendo presentes las enseñanzas y ejemplo de su fundador, san Juan Bautista de La Salle, que estaban expuestos a todo tipo de ultrajes y calumnias, a pesar de su abnegada labor de educar cristianamente a los niños y jóvenes. A este respecto, Aurelio María, al enterarse del martirio de los Hermanos de Turón, en Asturias, exclamaba: “ ¡Qué dicha la nuestra si pudiéramos verter nuestra sangre por tan elevado ideal! Redoblemos nuestro fervor de educadores religiosos y así nos haremos dignos de tal honor ”.

4. Sentimientos parecidos latían en el ánimo del padre Pedro Poveda Castroverde, fundador de la Institución Teresiana, el cual también supo mantener el propio testimonio hasta derramar su sangre. Su máxima aspiración fue siempre responder, como Jesús, a la voluntad del Padre. “ Señor, que yo piense lo que Tú quieres que piense – leemos en sus escritos –; que yo quiera lo que Tú quieres que quiera; que yo hable lo que Tú quieres que hable; que yo obre como Tú quieres que obre ”. 

Del profeta Isaías hemos escuchado: “ La mano del Señor se posará sobre este monte ”.  En efecto, a los pies de la Santina en Covadonga, llevado de su profundo amor a la Virgen María, el nuevo Beato encontró la inspiración de sus anhelos apostólicos, que se centraron en promover la presencia evangelizadora de los cristianos en el mundo, principalmente desde el campo de la enseñanza y de la cultura, con un espíritu de profundo sentido eclesial, de fidelidad sin reserva y de generosa entrega.

Así lo comprendió igualmente Victoria Díez y Bustos de Molina, la cual, desde el trabajo abnegado como maestra, supo encarnar la espiritualidad de la Institución Teresiana, en la que había hecho su entrega total a Dios pronunciando estas palabras: “ Si es necesario dar la vida para identificarse con Cristo, nuestro divino modelo, desde hoy dejo de existir para el mundo, porque mi vida es Cristo y morir ganancia ”.

Esta Beata es un ejemplo de apertura al Espíritu y de fecundidad apostólica. Supo santificarse en su trabajo como educadora en una comunidad rural, colaborando al mismo tiempo en las actividades parroquiales, particularmente en la catequesis. La alegría que transmitía a todos era fiel reflejo de aquella entrega incondicional a Jesús, que la llevó al testimonio supremo de ofrecer su vida por la salvación de muchos.

5. Oggi, la Chiesa gioisce anche per le due Religiose italiane che fanno parte di questa numerosa schiera di Beati. Esse non hanno versato il sangue per Cristo, ma hanno conosciuto ugualmente il martirio del dovere quotidiano compiuto con ineccepibile esattezza ed eroica costanza.

La Chiesa saluta te, Suor Maria Francesca di Gesù Fondatrice delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, che hai fatto della tua esistenza un continuo servizio agli ultimi, testimoniando lo speciale amore che Dio ha per i piccoli e gli umili.

Seguendo fedelmente le orme di Francesco, l’innamorato della povertà evangelica, hai imparato non solo a servire i poveri, ma a farti povera tu stessa e hai indicato alle tue figlie spirituali questa speciale via di evangelizzazione. Con la crescita dell’Istituto, questa iniziale intuizione è diventata profondo slancio missionario che ha condotto te e la tua opera in America Latina, dove alcune tue figlie spirituali hanno suggellato col sacrificio della vita quel servizio ai poveri che costituisce il carisma affidato alla tua Congregazione a vantaggio dell’intera Chiesa. Oggi la salutiamo come la prima Beata dell’Uruguay.

Continua la tua profetica testimonianza della carità ancora oggi nei molteplici campi di apostolato in cui opera la Congregazione, contribuendo a far giungere ad ogni uomo, in particolare ai sofferenti e agli abbandonati, l’invito universale al banchetto delle nozze celesti (cf. Mt 22, 9).

6. La Chiesa saluta anche te, Maria Crocifissa, figlia fedele di Chiara umile pianticella di Francesco! Tu hai conformato la vita a Colui che per amore dell’uomo si è lasciato inchiodare alla croce. Tu hai piantato l’esistenza nella casa del Signore così da abitare per sempre negli atri dell’amore, fedele alla Trinità beata (cf. Sal 23, 6). In una breve esistenza, hai cercato costantemente il volto dell’Amato in cui hai sperato (cf. Is 25, 9). Lo hai trovato sul viso dei poveri che bussavano alla tua carità; lo hai visto nelle Consorelle affidate alle tue cure e alla tua autorità; lo hai udito tra le mura del monastero di Ostra Vetere, che ha custodito la tua consacrazione. Ma ben più intensamente lo hai sentito vicino nell’incontro quotidiano del banchetto eucaristico, cosciente che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue sarà vera dimora dell’Altissimo, e vivrà in eterno.

Così, seguendo la regola d’oro dei consigli evangelici ti sei trovata adorante ai piedi della croce del Redentore, discepola della Vergine Immacolata, verso cui nutrivi una filiale devozione. Povertà, castità e obbedienza vissute in francescana semplicità e letizia sono state lo strumento che ti ha resa sicura di poter compiere tutto in Colui che dà forza (cf. Fil 4, 13), ed ora contempli la gloria del tuo Signore.

7. Oggi, illustri e cari campioni della fede, la Basilica e la piazza di San Pietro vi accolgono come Martiri e Beati. Questo è il giorno in cui voi stessi celebrate la solenne liturgia. Voi stessi proclamate la gloria di Dio con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: “Ecco il nostro Dio; in lui abbiano sperato” (Is 25, 9).

La vostra speranza, piena di immortalità si è compiuta (cf. Sap 3, 4).

“Il Signore è il vostro Pastore” (cf. Sal 23, 1)... per sempre abiterete nella sua casa.