Teresa d’Avila

Teresa d’Avila

(1515-1582)

Beatificazione:

- 24 aprile 1614

- Papa  Paolo V

Canonizzazione:

- 12 marzo 1622

- Papa  Gregorio XV

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 15 ottobre

Vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spagna nell’Ordine Carmelitano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, dispose nel suo cuore un percorso di perfezionamento spirituale sotto l’aspetto di una ascesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottrina e carichi della sua profonda esperienza

  • Biografia
  • Omelia
  • Discorso Giovanni Paolo II
"Muoio figlia della Chiesa"

 

Figlia di secondo letto di un ebreo convertito, Santa Teresa d’Avila (nota anche come Santa Teresa di Gesù), al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada, nasce ad Avila (Castiglia) il 28 marzo 1515.

L’infanzia felice trascorsa insieme a fratelli e cugini la vede affascinata per i romanzi cavallereschi. Dopo la morte in battaglia del fratello maggiore Giovanni nel 1524 e la perdita della madre Beatrice, la giovane venne mandata a studiare presso il monastero delle agostiniane di Nostra Signora delle Grazie, dove  viene colpita da una prima crisi esistenziale.

In seguito a grave malattia torna nella casa paterna, dove è testimone della partenza dell’amato fratello Rodrigo per le colonie spagnole d’oltreoceano.

Nel 1536 viene colpita dalla cosiddetta “grande crisi” e matura la ferma decisione di entrare in monastero presso le carmelitane dell'Incarnazione di Avila. Ma il padre si oppone e Teresa fugge di casa. Accolta dalle monache, giunge alla professione il 3 novembre 1537.

La sua salute torna presto a compromettersi. Nonostante il conseguente ritorno in famiglia, il caso viene giudicato disperato e Teresa ricondotta in convento dove le suore iniziano a prepararle il funerale. Inspiegabilmente però, in pochi giorni la malata riprende vita. Parzialmente liberata dagli impegni della vita claustrale a causa della convalescenza, allegra di carattere, amante di musica, poesia, lettura e scrittura, intesserà una fitta rete di amicizie polarizzando attorno a sé varie persone desiderose di incontrarla.

Presto però avvertirà questi incontri come motivi di distrazione dal compito principale della preghiera e vivrà la sua “seconda conversione”: “I miei occhi caddero sopra un’immagine... Raffigurava Nostro Signore coperto di piaghe. Appena la guardai mi sentii tutta commossa … Mi gettai ai suoi piedi tutta in lacrime, e lo supplicai a darmi forza per non offenderlo più.”

Le visioni e le estasi rappresentano il capitolo più misterioso e interessante della vita di Santa Teresa d’Avila.  Nella Autobiografia (redatta su ordine del vescovo) e in altri testi e lettere descrive i vari stadi delle manifestazioni divine, visive e uditive. È vista levitare, cadere in deliquio e restare come morta (così la raffigurerà Bernini intorno al 1650, nella statua di S. Maria della Vittoria a Roma). A queste manifestazioni corrisponde una grande crescita spirituale, che Teresa, naturalmente portata per la scrittura e la poesia, riverserà nei suoi testi mistici, tra i più chiari, potenti, poetici mai stati scritti.

Non compresa in questa sua intensa spiritualità, e considerata da alcuni suoi confessori perfino vittima di illusioni demoniache, viene sostenuta dal gesuita Francesco Borgia e dal frate francescano Pietro d'Alcántara, che dissiperanno i dubbi dei suoi accusatori.

Teresa intuisce di dover rifondare il Carmelo per rimediare a una certa disorganizzazione interna. Nel 1566 il Superiore generale dell’Ordine l’autorizza a fondare in Castiglia vari monasteri, compresi due conventi di Carmelitani Scalzi.  Sorgono così conventi a Medina, Malagon e Valladolid (1568); Toledo e Pastrana (1569); Salamanca (1570); Alba de Tormes (1571); Segovia, Beas e Siviglia (1574); Soria (1581); Burgos (1582)…

Decisivo, nel 1567, l’incontro fra Teresa e un giovane studente di Salamanca, appena ordinato sacerdote: con il nome di Giovanni della Croce, il giovane assumerà la veste degli Scalzi e accompagnerà la fondatrice nei suoi viaggi. Supereranno insieme varie dolorose vicende, fra cui divisioni dentro l’ordine e perfino accuse d’eresia.

Alla fine Teresa avrà la meglio con la nascita dell’ordine riformato dei Carmelitani e delle Carmelitane Scalze.

L’opera più celebre di Teresa è certamente Il castello interiore, itinerario dell'anima alla ricerca di Dio attraverso sette particolari passaggi di elevazione, affiancata dal Il Cammino di perfezione, e dalle Fondazioni, nonché da molte massime, poesie e preghiere.

Instancabile nonostante la salute cagionevole, Santa Teresa d’Avila muore ad Alba de Tormes nel 1582, durante uno dei suoi viaggi.

PROCLAMAZIONE DI SANTA TERESA D’AVILA DOTTORE DELLA CHIESA

OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI

Domenica, 27 settembre 1970

 

Noi abbiamo conferito, o meglio: Noi abbiamo riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa a Santa Teresa di Gesù.
Il solo fatto di proferire il nome di questa Santa, singolarissima e grandissima, in questo luogo e in questa circostanza, solleva nelle nostre anime un tumulto di pensieri: il primo sarebbe quello di rievocare la figura di Teresa: la vediamo apparire davanti a noi, come donna eccezionale, come religiosa, che, tutta velata di umiltà, di penitenza e di semplicità, irradia intorno a sé la fiamma della sua vitalità umana e della sua vivacità spirituale, e poi come riformatrice e fondatrice d’uno storico e insigne Ordine religioso, e scrittrice genialissima e feconda, maestra di vita spirituale, contemplativa incomparabile e indefessamente attiva; . . . com’è grande! com’è unica! com’è umana! com’è attraente questa figura! Prima di parlare d’altro saremmo tentati a parlare di lei, di questa Santa, sotto tanti aspetti interessantissima. Ma non attendete da Noi, in questo momento, che vi parliamo della persona e dell’opera di Teresa di Gesù: basterebbe la duplice bibliografia raccolta nel volume preparato con tanta cura dalla nostra Sacra Congregazione per le Cause dei Santi per scoraggiare chi volesse condensare in brevi parole l’immagine storica e biografica di questa Santa, che sembra straripare dai lineamenti descrittivi nei quali si vorrebbe contenere. Del resto, non è su di lei propriamente che noi vogliamo ora fissare, per un istante, la nostra attenzione. Ma è sull’atto che noi abbiamo compiuto testé; sul fatto che incidiamo nella storia della Chiesa e che affidiamo alla pietà e alla riflessione del Popolo di Dio, sul conferimento, dicevamo, del titolo dottorale a Teresa di Avila, a Santa Teresa di Gesù, la grande Carmelitana.

FULGORI DI SAPIENZA NELLA SANTITÀ

E il significato di questo atto è molto chiaro; un atto che intenzionalmente vuole essere luminoso, che potrebbe avere una sua simbolica immagine in una lampada accesa davanti all’umile e maestosa figura della Santa: luminoso per il fascio di raggi che la lampada del titolo dottorale proietta sopra di lei; e luminoso per un altro fascio di raggi, che questo stesso titolo dottorale proietta sopra di noi.
Sopra di lei, Teresa: la luce del titolo mette in evidenza indiscutibili valori che già le erano ampiamente riconosciuti: la santità della vita, innanzitutto, valore questo già ufficialmente proclamato, fin dal 12 marzo 1622 - Santa Teresa era morta trenta anni prima -, dal nostro Predecessore Gregorio XV, nella celebre canonizzazione, che, con la nostra Carmelitana, iscrisse nell’albo dei Santi Ignazio di Loiola, Francesco Saverio, Isidoro Agricola, tutti gloria della Spagna cattolica, e con loro Filippo Neri, fiorentino- romano quest’ultimo; e mette in evidenza altresì «l’eminenza della dottrina», in secondo luogo, ma questa specialmente (Cfr. PROSPERO LAMBERTINI, poi Papa Benedetto XIV, De Servorum Dei beatificatione, IV, 2, c. 11, n. 13).

La dottrina dunque di Santa Teresa d’Avila risplende dei carismi della verità, della conformità con la fede cattolica, dell’utilità per l’erudizione delle anime; e un altro possiamo particolarmente notare, il carisma della sapienza, che ci fa pensare all’aspetto più attraente e insieme più misterioso del dottorato di Santa Teresa, all’influsso cioè della divina ispirazione in questa prodigiosa e mistica scrittrice. Donde veniva a Teresa il tesoro della sua dottrina? Indubbiamente dalla sua intelligenza e dalla sua formazione culturale e spirituale, dalle sue letture, dalle conversazioni con grandi maestri di teologia e di spiritualità, da una sua singolare sensibilità, da una sua abituale ed intensa disciplina ascetica, dalla sua meditazione contemplativa, in una parola dalla sua corrispondenza alla grazia, accolta nell’anima straordinariamente ricca e preparata alla pratica e all’esperienza dell’orazione. Ma era soltanto questa la sorgente della sua «eminente dottrina?»? o non si devono riscontrare in Santa Teresa atti, fatti , stati, che non provengono da lei, ma che da lei sono subiti, che sono cioè così sofferti e passivi, mistici nel vero senso della parola, da doverli attribuire ad una azione straordinaria dello Spirito Santo? Siamo indubbiamente davanti ad un’anima nella quale l’iniziativa divina straordinaria si manifesta, e dalla quale essa è percepita e quindi descritta da Teresa, con un linguaggio letterario suo proprio, semplicemente, fedelmente, stupendamente.

CON TUTTE LE FORZE SALIRE A DIO

Qui le questioni si moltiplicano. L’originalità dell’azione mistica è fra i fenomeni psicologici più delicati e più complessi, nei quali molti fattori possono intervenire, e obbligare l’osservatore alle più severe cautele; ma nei quali le meraviglie dell’anima umana si manifestano in modo sorprendente, ed una fra tutte più comprensiva: l’amore, che celebra nella profondità del cuore le sue espressioni più varie e più piene; amore che dovremo chiamare alla fine connubio, perché esso è l’incontro dell’amore divino inondante che discende all’incontro con l’amore umano, che tende a salire con tutte le forze; è l’unione con Dio più intima e più forte che ad anima vivente in questa terra sia dato sperimentare; e che diventa luce, diventa sapienza; sapienza delle cose divine, sapienza delle cose umane.
Ed è di questi segreti che ci parla la dottrina di Teresa; sono i segreti dell’orazione. La sua dottrina è qui. Ella ha avuto il privilegio e il merito di conoscerli questi segreti per via di esperienza, vissuta nella santità d’una vita consacrata alla contemplazione e simultaneamente impegnata nell’azione, e di esperienza insieme patita e goduta nell’effusione di straordinari carismi spirituali. Teresa ha avuto l’arte di esporli questi medesimi segreti, tanto da classificarsi fra i sommi maestri della vita spirituale. Non indarno la statua, che colloca, come Fondatrice, la figura di Teresa in questa Basilica, reca l’iscrizione che ben definisce la Santa: Mater Spiritualium.
Era già ammessa, si può dire per consenso unanime, questa prerogativa di Santa Teresa, di essere madre, d’essere maestra delle persone spirituali. Una madre piena d’incantevole semplicità, una maestra piena di mirabile profondità. Il suffragio della tradizione dei Santi, dei Teologi, dei Fedeli, degli studiosi le era già assicurato; noi lo abbiamo ora convalidato, facendo in modo che, ornata di questo titolo magistrale, ella abbia una più autorevole missione da compiere, nella sua Famiglia religiosa e nella Chiesa orante e nel mondo, con un suo messaggio perenne e presente: il messaggio dell’orazione.

IL MESSAGGIO DELL’ORAZIONE

È questa la luce, resa oggi più viva e penetrante che il titolo di Dottore, conferito a Santa Teresa, riverbera sopra di noi. Il messaggio dell’orazione ! Viene a noi, figli della Chiesa, in un’ora segnata da un grande sforzo di riforma e di rinnovamento della preghiera liturgica; viene a noi, tentati dal grande rumore e dal grande impegno del mondo esteriore di cedere all’affanno della vita moderna e di perdere i veri tesori della nostra anima nella conquista dei seducenti tesori della terra. Viene a noi, figli del nostro tempo, mentre si va perdendo non solo il costume del colloquio con Dio, ma il senso del bisogno e del dovere di adorarlo e d’invocarlo. Viene a noi il messaggio della preghiera, canto e musica dello spirito imbevuto della grazia e aperto alla conversazione della fede, della speranza e della carità, mentre l’esplorazione psicanalitica scompone il fragile e complicato strumento che noi siamo, non più per trarne le voci dell’umanità dolorante e redenta, ma ascoltarne il torbido mormorio del suo subcosciente animale e le grida delle sue incomposte passioni e della sua angoscia disperata. Viene il messaggio sublime e semplice dell’orazione della sapiente Teresa, che ci esorta ad intendere «il grande bene che fa Dio ad un’anima, allorché la dispone a praticare con desiderio l’orazione mentale; . . . perché l’orazione mentale, a mio parere, altro non è che una maniera amichevole di trattare, nella quale ci troviamo molte volte a parlare, da solo a solo, con Colui che sappiamo che ci ama» (Vida, 8 , 4-5).

In sintesi, questo il messaggio per noi di Santa Teresa di Gesù, Dottore della Santa Chiesa: ascoltiamolo e facciamolo nostro. Dobbiamo aggiungere due rilievi che ci sembrano importanti. Il primo è quello che osserva come Santa Teresa d’Avila sia la prima donna a cui la Chiesa conferisce questo titolo di Dottore; e questo fatto non è senza il ricordo della severa parola di San Paolo: Mulieres in Ecclesiis taceant (1 Cor. 14, 34): il che vuol dire, ancora oggi, come la donna non sia destinata ad avere nella Chiesa funzioni gerarchiche di magistero e di ministero. Sarebbe ora violato il precetto apostolico?
Possiamo rispondere con chiarezza: no. In realtà, non si tratta di un titolo che comporti funzioni gerarchiche di magistero, ma in pari tempo dobbiamo rilevare che ciò non significa in nessun modo una minore stima della sublime missione che la donna ha in mezzo al Popolo di Dio.
Al contrario, la donna, entrando a far parte della Chiesa con il Battesimo, partecipa del sacerdozio comune dei fedeli, che la abilita e le fa obbligo di «professare dinanzi agli uomini la fede ricevuta da Dio per mezzo della Chiesa» (Lumen gentium, c. 2, 11). E in tale professione di fede tante donne sono arrivate alle cime più elevate, fino al punto che la loro parola e i loro scritti sono stati luce e guida dei loro fratelli. Luce alimentata ogni giorno nel contatto intimo con Dio, anche nelle forme più nobili dell’orazione mistica, per la quale San Francesco di Sales non esita a dire che posseggono una speciale capacità. Luce fatta vita in maniera sublime per il bene e il servizio degli uomini.

AL DI SOPRA DI OGNI OSTACOLO: SENTIRE CON LA CHIESA

Per questo il Concilio ha voluto riconoscere l’alta collaborazione con la grazia divina che le donne sono chiamate ad esercitare, per instaurare il Regno di Dio sulla terra, e nell’esaltare la grandezza della loro missione, non dubita di invitarle egualmente a cooperare «perché l’umanità non decada», per «riconciliare gli uomini con la vita», «per salvare la pace nel mondo» (VAT. II, Messaggio alle donne).
In secondo luogo, non vogliamo tralasciare il fatto che Santa Teresa era spagnola e a buon diritto la Spagna la considera una delle sue glorie più grandi. Nella sua personalità si apprezzano le caratteristiche della sua patria: la robustezza di spirito, la profondità dei sentimenti, la sincerità di cuore, l’amore alla Chiesa. La sua figura si colloca in un’epoca gloriosa di santi e di maestri che distinguono il loro tempo con lo sviluppo della spiritualità. Li ascolta con l’umiltà della discepola, mentre allo stesso tempo sa giudicarli con la perspicacia di una grande maestra di vita spirituale, e come tale questi la considerano.

D’altra parte, dentro e fuori delle frontiere patrie, si agitava violenta la tempesta della Riforma, opponendo tra di loro i figli della Chiesa. Ella per il suo amore alla verità e la sua intimità con il Maestro, ebbe ad affrontare amarezze e incomprensioni di ogni sorta e non sapeva dar pace al suo spirito dinanzi alla rottura dell’unità: «Ho sofferto molto - scrive - e come se io potessi qualcosa o fossi qualcosa piangevo con il Signore e lo supplicavo di rimediare tanto male» (Camino de perfección, c. 1, n. 2; BAC, 1962, 185).
Questo suo sentire con la Chiesa, provato nel dolore alla vista della dispersione delle forze, la condusse a reagire con tutto il suo forte spirito castigliano nell’ansia di edificare il regno di Dio; decise di penetrare nel mondo che la circondava con una visione riformatrice per imprimergli un senso, un’armonia, un’anima cristiana. A distanza di cinque secoli, Santa Teresa di Avila continua a lasciare le orme della sua missione spirituale, della nobiltà del suo cuore assetato di cattolicità, del suo amore spoglio di ogni affetto terreno per potersi dare totalmente alla Chiesa. Prima del suo ultimo respiro, ella poté ben dire, come riepilogo della sua vita: «Finalmente, sono figlia della Chiesa!».
In questa espressione, gradito presagio della gloria dei beati per Teresa di Gesù, vogliamo vedere l’eredità spirituale legata a tutta la Spagna. Vogliamo anche vedere un invito a tutti noi a farci eco della sua voce, a trasformarla in programma della nostra vita per poter ripetere con lei: siamo figli della Chiesa.
Con la Nostra Apostolica Benedizione.

GLORIA MIRABILE DELLA SPAGNA

Debemos añadir dos observaciones que Nos parecen importantes. En primer lugar hay que notar que Santa Teresa de Avila es la primera mujer a quien la Iglesia confiere el título de Doctora; y esto no sin recordar las severas palabras de San Pablo: «La mujeres cállense en las Iglesias» (1 Cor. 14. 34); lo cual quiere decir todavía hoy que la mujer no está destinada a tener en la Iglesia funciones jerárquicas de magisterio y de ministerio. ¿Se habrá violado entonces el precepto apostólico?
Podemos responder con claridad: no. Realmente no se trata de un título que comparte funciones jerárquicas de magisterio, pero a la vez debemos sefialar que este hecho no supone en ningun modo un menosprecio de la sublime misión de la mujer en el seno del Pueblo de Dios.
Por el contrario ella, al ser incorporada a la Iglesia por el Bautismo, participa de ese sacerdocio común de los fieles, que la capacita y la obliga a «confesar delante de los hombres la fe que recibió de Dios mediante la Iglesia» (Lumen gentium, c. 2, 11). Y en esa confesión de la fe tantas mujeres han llegado a las cimas más elevadas, hasta el punto de que su palabra y sus escritos han sido luz y guía de sus hermanos. Luz alimentada cada día en el contacto íntimo con Dios, aún en las formas más elevadas de la oración mística, para la cual San Francisco de Sales llega a decir que poseen una especial capacidad. Luz hecha vida de manera sublime para el bien y el servicio de los hombres.

Por eso el Concilio ha querido reconocer la preciosa colaboración con la gracia divina que las mujeres están llamadas a ejercer, para instaurar el reino de Dios en la tierra, y al exaltar la grandeza de su misión, no duda en invitarlas igualmente a ayudar «a que la humanidad no decaiga», a «reconciliar a los hombres con la vida», «a salvar la paz del mundo» (VAT. II, Mensaje a las Mujeres).
En segundo lugar, no queremos pasar por alto el hecho de que Santa Teresa era española, y con razón España la considera una de sus grandes glorias. En su personalidad se aprecian los rasgos de su patria: la reciedumbre de espíritu, la profundidad de sentimientos, la sinceridad de alma, el amor a la Iglesia. Su figura se acentra en una época gloriosa de santos y de maestros que marcan su siglo con el florecimiento de la espiritualidad. Los escucha con la humildad de la discípula, a la vez que sabe juzgarlos con la perspicacia de una gran maestra de vida espiritual, y como tal la consideran ellos.
Por otra parte, dentro y fuera de las fronteras patrias, se agitaban violentos los aires de la Reforma, enfrentando entre sí a los hijos de la Iglesia. Ella por su amor a la verdad y por el trato íntimo con el Maestro, hubo de afrontar sinsabores e incomprensiones de toda índole y no sabía cómo dar paz a su espíritu ante la rotura de la unidad: «Fatiguéme mucho - escribe - y como si yo pudiera algo o fuera algo lloraba con el Señor y le suplicaba remediase tanto mal» (Camino de perfección, c. 1, n. 2; BAC, 1962, 185).

Este su sentir con la Iglesia, probado en dolor que dispersaba fuerzas, la llevó a reaccionar con toda la entereza de su espíritu castellano en un afán de edificar el reino de Dios; ella decidió penetrar en el mundo que la rodeaba con una visión reformadora para darle un sentido, una armonía, una alma cristiana.
A distancia de cinco siglos, Santa Teresa de Avila sigue marcando las huellas de su misión espiritual, de la nobleza de su corazón sediento de catolicidad, de su amor despojado de todo apego terreno para entregarse totalmente a la Iglesia. Bien pudo decir, antes de su último suspiro, como resumen de su vida: «En fin, soy hija de la Iglesia».
En esta expresión, presagio y gusto ya de la gloria de los bienaventurados para Teresa de Jesús, queremos adivinar la herencia espiritual por ella legada a España entera. Debemos ver asimismo una llamada dirigida a todos a hacernos eco de su voz, convirtiéndola en lema de nuestra vida para poder repetir con ella: iSomos hijos de la Iglesia!
Con Nuestra Bendición Apostólica.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
PER IL IV CENTENARIO DELLA MORTE
DI SANTA TERESA D'AVILA

8 ottobre 1981


Caro fratello nell’Episcopato,
Signor Sindaco,
Consiglieri e Cittadini di Avila,
Concittadini di santa Teresa di Gesù,

Provo una profonda soddisfazione nel ricevere oggi questo vostro gruppo così numeroso, che mi rende spiritualmente presente a tutti gli abitanti di Avila, città che ha la fortuna di aver visto nascere una delle maggiori figure della storia della Chiesa.

Questo incontro ha luogo precisamente nell’occasione del quarto Centenario di santa Teresa del Gesù, che sta per essere inaugurato ad Alba di Tormes e ad Avila, due città tanto intimamente legate, l’una per la nascita, l’altra per essere sede delle sue spoglie mortali, alla grande riformatrice del Carmelo.

Vi ringrazio per questa visita, che in un certo modo è un primo momento delle celebrazioni centenarie con la partecipazione del Papa, al quale le note circostanze non permetteranno di stare con voi nei prossimi giorni, ma che rinnova la sua speranza che la Provvidenza gli conceda, in un non lontano futuro, il momento propizio.

Intanto, il mio Inviato Speciale Cardinale Ballestrero renderà più viva la mia presenza durante le celebrazioni inaugurali del Centenario, che la gerarchia ecclesiastica ha preparato con opportune iniziative, affinché questo sia veramente in tutta la Spagna un anno di rinnovamento nella fede, nella speranza, nell’interiorità religiosa del popolo fedele, nella testimonianza di vita cristiana nell’attuale momento storico della vostra Patria, nel comportamento individuale, familiare e sociale del cattolico spagnolo, senza presunzioni ne falsi complessi, come membro della comunità politica e della Chiesa.

È necessario che il ricco patrimonio lasciato da Teresa di Gesù venga meditato a fondo e ispiri un profondo rinnovamento nell’esperienza interiore del popolo, perché in questo modo si rinvigorisca tutta la vita ecclesiale, nelle sue molteplici manifestazioni.

La possente figura, non solo locale o nazionale ma universale, della grande Teresa deve essere un forte stimolo in questa direzione. A ciò invita il nome che ella scelse come espressione di se stessa, Teresa di Gesù, e con il quale l’ha conosciuta la storia di quattro secoli, nel campo ecclesiale, culturale, nella devozione, nella teologia spirituale e nell’arte.

Per questo rendo con grande gioia omaggio a questa santa, alla quale insieme a san Giovanni della Croce mi sento particolarmente legato, e che con ragione fu la prima donna ad essere nominata Dottore della Chiesa dal mio predecessore Paolo VI nel 1970, in riconoscimento dei suoi singolari meriti e del significato ecclesiale.

Essere concittadini o compatrioti di Teresa di Gesù è un segno di gloria, ma anche un impegno a ispirarsi a lei, al suo insegnamento ed esempio, per essere fedeli alla sua missione universale, un impegno per essere sempre meglio cittadini e figli della Chiesa.

Assicurandovi il mio frequente ricordo nella preghiera, perché questo anno Centenario rechi i frutti spirituali desiderati, vi imparto con profondo affetto la benedizione apostolica, che estendo a tutti i cittadini di Avila.