Teresio Olivelli

Teresio Olivelli

(1916-1945)

Venerabilità:

- 14 dicembre 2015

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 03 febbraio 2018

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 16 gennaio

Fedele laico e martire, ucciso per la sua fede cristiana nel 1945 nel lager di Hersbruck

  • Biografia
  • lettere e scritti
  • omelia di beatificazione
“O Gesù, ti ho amato in terra soffrendo: ti amerò in cielo godendo”

 

Teresio Olivelli nacque a Bellagio (Italia) il 7 gennaio 1916, in una famiglia della media borghesia con profonde radici cristiane. Nel 1926 si trasferì a Mortara e, nel 1938, conseguì la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Pavia. Partecipando attivamente alla Federazione Universitaria Cattolici Italiani (FUCI) e alla Conferenza di San Vincenzo, si dedicò a numerose opere caritative a favore dei poveri, dei malati e degli anziani.

Cominciò a lavorare come assistente alla cattedra di Diritto Amministrativo all’Università di Torino e, nel 1940, si trasferì a Roma dove fu dirigente presso l’Istituto Nazionale di Cultura Fascista.

Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, nel 1942 decise di intraprendere il servizio militare e presentò la domanda per andare volontario al fronte russo, da dove riuscì a tornare incolume nel 1943.

Nello stesso anno venne nominato Rettore del Collegio “Ghislieri” di Pavia, abbandonando di fatto ogni rapporto col fascismo.

In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, il Collegio fu occupato dai tedeschi e Teresio rifiutando tale situazione, fu arrestato e inviato nel campo di concentramento di Regensburg. Riuscito a fuggire e tornare in Italia, si impegnò nella resistenza cattolica lombarda, anche se non si definì mai “partigiano” ma “ribelle per amore”. Fondò il foglio clandestino “Il Ribelle”, caratterizzato dal pensiero cristiano.

In seguito a un tradimento, fu di nuovo arrestato a Milano il 27 aprile 1944 dalla polizia nazifascista e rinchiuso nel carcere di San Vittore. Successivamente, venne trasferito dapprima a Fossoli, poi a Bolzano e, infine, nei campi di concentramento di Flossenbürg e di Hersbruck.

Durante i mesi di prigionia si impegnò attivamente nella difesa dei compagni e nell’aiuto ai più deboli e malati, come aveva già fatto negli anni precedenti, conducendo anche una profonda vita di preghiera e di sacrificio e animando i compagni nella pratica religiosa.

Il 31 dicembre 1944, nel tentativo di fare da scudo con il proprio corpo a un giovane prigioniero ucraino, che il vigilante stava brutalmente picchiando, venne colpito intenzionalmente da un violento calcio nel ventre, che gli provocò gravi lesioni interne, dolori lancinanti e la morte.

Morì nell’infermeria del campo di concentramento di Hersbruck (Germania) il 17 gennaio 1945. Le ultime sue parole furono: “O Gesù, ti ho amato in terra soffrendo: ti amerò in cielo godendo”.

ITER DELLA CAUSA

Dopo la regolare istruzione dell’Inchiesta Diocesana e i relativi esami presso questo Dicastero, il 14 dicembre 2015 venne pubblicato il Decreto super virtutibus.

Su richiesta della Postulazione, il Congresso Ordinario del Dicastero, in data 6 maggio 2016, acconsentì allo studio della Causa super martyrio. A tal scopo, a integrazione della Positio super virtutibus, venne allestita una Nova Positio super martyrio, contenente, fra l’altro, delle testimonianze di due nuovi testi de visu e uno studio teologico sul martirio.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI SUL MARTIRIO

Si svolse il 7 marzo 2017. I Consultori, dopo avere richiamato le tappe principali della vita di Teresio Olivelli, presero in esame l’evento martiriale. Circa il martirio materiale, la morte avvenne come conseguenza del colpo al ventre, sferrato volontariamente da un kapò polacco semplicemente perché l’Olivelli, con motivazioni cristiane, aveva difeso da soprusi un altro prigioniero. Questo tragico epilogo maturò lentamente attraverso le molte percosse e la mancanza di cibo e acqua. Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, fu evidenziato che la natura anticristiana dell’ideologia nazista è ampiamente provata sotto il profilo storico e culturale, con abbondanti e qualificati studi in merito. Fu perseguitato, e poi ucciso, a causa della sua fede e carità cristiana, incarnate nella sua vita spirituale e in tutte le sue attività. Infatti, era conosciuto soprattutto per l’attività giornalistica che aveva come unico obiettivo quello di trasmettere i valori cristiani. Riguardo al martirio formale ex parte victimae, l’Olivelli, sia nel carcere di S. Vittore che nei campi di concentramento, cercò di sostenere quanti erano nella disperazione. Nei lager trovò conforto e forza nella preghiera fino alla morte, cercando di sostenere ed offrire parole di coraggio agli altri. A Hersbruck, dove non c'era nessun sacerdote, animava la preghiera degli altri detenuti, commentando il Vangelo, guidando la recita del Rosario e assistendo i morenti, tra i quali il Beato Oderico Focherini, che spirò fra le sue braccia il 27 dicembre 1944.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori diedero unanimemente voto affermativo, circa il martirio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI SUL MARTIRIO

Si riunì il 6 giugno 2017. L’Em.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la figura del Beato e la storia della Causa, si soffermò sui differenti elementi del martirio. In particolare, il contesto storico nel quale avvennero i fatti, cioè quello del Secondo Conflitto Mondiale, nella Germania nazista, con le sanguinose conseguenze che portarono anche a manifestazioni anticristiane.

Teresio Olivelli venne arrestato poiché ritenuto un rappresentate di spicco del mondo cattolico e fondatore del periodico di pensiero Il Ribelle. Nelle drammatiche condizioni in sui si svolse la carcerazione nei campi di concentramento, egli conservò la fede e aiutò spiritualmente i suoi compagni di prigionia. La morte del Ven. Servo di Dio fu l’esito finale del maltrattamento al quale fu sottoposto.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che ha concluso constare de martyrio, gli Em.mi e gli Ecc.mi Padri hanno risposto al dubbio con unanime sentenza affermativa.

La raccolta di lettere e scritti vari di Teresio Olivelli, curata da monsignor Paolo Rizzi, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione, consente di comprendere in modo efficace l’uomo Olivelli, il suo carattere, il suo modo d’agire, le sue convinzioni, come anche la sua tensione ascetica e il suo percorso cristianamente virtuoso. Il volume Beato Teresio Olivelli, Epistolario (1932-1944). Antologia di lettere e scritti vari (Assisi, Cittadella Editrice, 2019, pagine 316, euro 17.50) è un testo che accende una luce nuova sul martire lombardo, perseguitato dai nazisti e ucciso nel 1945 a soli 29 anni nel lager di Hersbruck, perché ha testimoniato con coraggio la fede cristiana e la carità evangelica, opponendosi all’orrore della tirannia che negava all’uomo ogni parvenza di dignità e di libertà.

A un anno dalla beatificazione, avvenuta a Vigevano il 3 febbraio 2018 — giorno storico per la Diocesi che ha visto uno dei suoi giovani dell’Azione Cattolica elevato all’onore degli altari — questo libro da una parte getta nuova luce sul personaggio, dall’altra consolida il grande fervore che a seguito della beatificazione si è esteso mediante un fiorire di iniziative e di approfondimenti sulla sua spiritualità e sulla sua eroica testimonianza cristiana.

Il postulatore ha pubblicato altri testi significativi riguardanti Olivelli, con il rigoroso metodo storico-scientifico della convergenza delle fonti, ricostruendo in maniera organica e completa le tappe esistenziali, gli aspetti biografici, il profilo morale e spirituale, inserendoli puntualmente nel complesso contesto storico in cui visse Teresio. Il nuovo volume si pone in continuità con tali elaborati, come ha autorevolmente evidenziato nella prefazione il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi: «Con questa interessante e accurata pubblicazione, Mons. Paolo Rizzi porta a compimento il progetto editoriale, volto a presentare i frutti dell’itinerario di studio approfondito e serio, iniziato con l’avvio del processo canonico. Esso ha consentito di riscoprire autenticamente l’eroica testimonianza evangelica e la santità di vita di questo martire dei tempi moderni».

È del 2004 la prima biografia critica di Olivelli pubblicata da monsignor Rizzi per i tipi della Libreria Editrice Vaticana: L’amore che tutto vince, vita ed eroismo cristiano di Teresio Olivelli. Si tratta di un’opera fondamentale e ponderosa di settecento pagine che raccoglie la copiosa documentazione processuale. Nel novembre 2017, in vista della beatificazione, ha dato alle stampe il libro Non posso lasciarli soli, vado con loro. Il martirio del beato Teresio Olivelli, Ed. Effatà; un testo che presenta il percorso che ha condotto il giovane Teresio al martirio.

Questo nuovo libro, che raccoglie la gran parte degli scritti di Teresio Olivelli, consente di coglierne il fulcro della testimonianza cristiana e del cammino di santità, e cioè una profonda fede che si traduce in fervida carità nella vita quotidiana, specialmente al servizio dei più deboli.

Le missive olivelliane sono ordinate cronologicamente e suddivise in quattro parti corrispondenti a quattro periodi dell’itinerario esistenziale del Beato Teresio. Ogni parte è preceduta da un’ampia introduzione: essa illustra sapientemente l’ambiente socio-politico e l’atmosfera ecclesiale che fanno da sfondo alla maturazione umana e spirituale di Olivelli, come anche la sua tensione ideale e il suo percorso umano e cristiano. Il diligente apparato critico delle note introduce il lettore nella conoscenza delle persone, degli avvenimenti di riferimento delle lettere, svelando gli ideali, i progetti e gli impulsi più profondi che hanno orientato le scelte e gli atteggiamenti di Olivelli, sempre caratterizzati dalla totale offerta di sé. Così si è condotti a capire e a ricostruire da una prospettiva ineguagliabile, cioè il pensiero di Teresio manifestato dalle sue stesse parole, il suo rapporto con l’Azione Cattolica e la Fuci, il suo singolare approccio al fascismo e alla resistenza, la sua peculiare esperienza della guerra, come pure la stagione tragica, e al tempo stesso spiritualmente feconda, della prigionia e della persecuzione.

Gli scritti del Beato Teresio, raccolti in questo coinvolgente volume, ci aiutano a riconoscere e a contemplare con gioia le “grandi cose” che l’Onnipotente opera in quanti a Lui si affidano. Tale sguardo contemplativo non è fine a se stesso, ma ha in sé la forza di suscitare il desiderio dell’imitazione. Il giovane Olivelli mediante le sue parole cariche di fede, di speranza e di carità sostiene i credenti in questo cammino di sequela e di imitazione; egli si fa amico e compagno di ogni persona di buona volontà, impegnata a costruire un mondo di pace e di solidarietà.

OMELIA DEL CARD. ANGELO AMATO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DI TERESIO OLIVELLI

(3 febbraio 2018, Palasport di Vigevano, Pavia)

 

1. Il Beato Teresio Olivelli, ucciso in odio alla fede durante quel perverso periodo dell'oppressione nazista, era un giovane colto, intelligente, valoroso. Fu un patriota eroico e un cattolico virtuoso. Era entusiasta della propria fede. Negli altri non vedeva nemici, ma amici e fratelli da amare, aiutare, per cui pregare. Non aveva rispetto umano e manifestava pubblicamente la sua identità cristiana con fierezza e gioia.

Imprigionato per la sua convinta militanza cattolica, passò di carcere in carcere - da San Vittore a Fossoli a Flossenbürg e, infine, a Hersbruck in carcere Germania -  in un crescendo spaventoso di disagi e di torture. Sperimentò sulla propria pelle gli orrori della tirannia, che negava all'uomo ogni parvenza di libertà e dignità.

Ad esempio, sul treno, che, dall'Italia lo trasferiva al lager di Flossenbürg in Germania, in ogni vagone di carro bestiame senza sedili, erano ammassate settanta e più persone, senza aria sufficiente, senza pulizia, chiusi dall'esterno, in mezzo a una sporcizia ripugnante e a un fetore insopportabile.

«Bastò un giorno di vita a Flossenbürg - dice un testimone - perché ci rendessimo conto tutti di quale era la nostra sorte: vedemmo prigionieri sfiniti, uno spettacolo ripugnante di scheletri e di piaghe. Da questi sventurati compagni di prigionia sapemmo la vita che ci attendeva: essere brutalmente sfruttati come schiavi in lavori massacranti [...].

Di fronte a questa prospettiva di morte, il nostro Beato non si abbatté, anzi, reagì energicamente, aiutando i più deboli a non avvilirsi, ma a resistere con coraggio. Con le parole e con le azioni egli combatté il male con tutte le sue forze di fede e intelligenza.

Non lo fece con armi letali, ma con quella energia benefica e è divinamente invincibile, che è la carità, che - come dice l'Apostolo -è  paziente, benigna, non manca di rispetto, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cf 1Cor 13,4-7).

E tutto vince. E così Teresio salvò dalla disperazione e dall'abbrutimento molti suoi compagni di sventura, coinvolgendoli nella preghiera e nell'assistenza ai più deboli e malati tra i prigionieri. Egli stesso si privava del poco cibo per donarlo agli altri, deperendo giorno dopo giorno. Questo suo atteggiamento caritatevole, però, suscitava il risentimento dei suoi aguzzini, che lo coprivano di insulti, lo bastonavano, lo umiliavano in tutti i modi.

Cosi, in questo clima di persecuzione e di odio si consumò il martirio di Teresio. Accusato di aver difeso un giovane detenuto ucraino, che morso dalla fame aveva rubato un pezzo di pane, fu percosso da un kapo con calci micidiali al ventre, che gli provocarono una morte atroce e profondamente ingiusta. Erano le prime luci del 17 gennaio 1945, il giorno in cui i tedeschi cominciarono a evacuare il famigerato campo di sterminio di Auschwitz, dando inizio alla sconfitta definitiva del nazismo.

In quello stesso giorno, a più di settecento chilometri a est, nel lager di Hersbruck, si consumava l'ennesima immolazione di un innocente sull'altare dell'odio. Il corpo di Teresio fu bruciato, insieme ad altri sventurati, nel forno crematorio del lager.

2. Ma questa morte non è stata mai dimenticata. Era, infatti, la morte di un giusto vincitore sui suoi carnefici, che, intrappolati nel male, erano ormai ridotti a maschere tragiche di crudeltà, tradendo quotidianamente nelle parole e nelle opere la loro incancellabile dignità di essere, nonostante tutto, figli di Dio.

Dalle numerose testimonianze si ricava che il giovane era un vero angelo di bontà. Afferma un testimone: «[Ad Hersbruck], in questa città dell'orrore, dove tutto era proibito, dal fazzoletto al cucchiaio, dall'assistenza spirituale e morale all'assistenza materiale, al rispetto tra prigioniero e prigioniero, risplendevano luminose le gesta eroiche di Teresio Olivelli.

Egli esercitò la sua missione umanitaria anche come interprete, essendo buon conoscitore della lingua tedesca. Questo suo servizio tecnico fu da lui trasformato in apostolato di carità. Si fece così interprete del Vangelo, diffondendo nella città del male il seme della bontà, della faternità e della carità.

A lui facevano continuo riferimento coloro che si trovavano in difficoltà, per essere compresi, protetti e difesi dai soprusi. Tutto ciò aumentò l'odio dei suoi aguzzini, che lo picchiavano con pugni, schiaffi, bastoni, e con il letale pezzo di gomma riempito di piombo. Un giorno fu visto mentre dava la sua razione di pane a un vecchio ebreo ungherese. Per ricompensa ebbe 25 colpi di bastone.

Un giorno gli fu tolta l'esenzione dai lavori pesanti come interprete e inviato a lavorare nella profondità della miniera. Anche qui Teresio riusciva ad essere generoso, aiutando i più deboli a spingere verso l'alto i pesanti carrelli. Ma la ricompensa erano bestemmie e bastonate, perché i kapò odiavano l'atteggiamento di cristiana solidarietà di Teresio nei confronti del prossimo. Egli aveva il coraggio di mettersi in mezzo tra i carnefici e le vittime per impedire e limitare le prevaricazioni e le punizioni ingiuste. La sua intenzione era quella di aiutare tutti e sempre, proteggendo i detenuti maltrattati o ingiustamente accusati.

Il Maresciallo dei Carabinieri, Salvatore Becciu, suo compagno di prigionia, attesta che era diventato proverbiale che gli aguzzini, nell'atto di percuotere qualche detenuto, dicevano: «Vai da Olivelli che ti difenderà».

3. Non abbiamo rievocato questo episodio martiriale per mera curiosità o per pura memoria storica, ma per un dovere di promessa solenne a non ripetere mai più questa esperienza diabolica, che, purtroppo, non appartiene solo all passato ma straripa, come melma malefica, anche nel presente.

Ancora oggi, infatti, nel mondo ci sono 215 milioni di cristiani che soffrono persecuzione e morte. Secondo il recente rapporto 2018 dell'Onlus "Porte Aperte -Open Doors" sono oggi più di 50 i paesi che perseguitano i cristiani. Il più violento è il Pakistan e le principali dinamiche persecutorie restano l'oppressione islamica e il nazionalismo religioso di matrice induista e buddista. Sono stati, 3.066 i cristiani uccisi a causa delle loro fede tra il 1° novembre 2016 e il 31 ottobre 2017. Ammontano a 15.540 gli edifici di cristiani attaccati e distrutti tra chiese, case private e nogozi. La persecuzione e l'oppressione anticristiana si manifesta negli arresti senza processo, nei licenziamenti arbitrari, nella violazione di diritti fondamentali come l'istruzione e le cure mediche, nelle campagne denigratorie, nei 1.240 matrimoni forzati e nei mille stupri di giovani donne.

Sappiamo bene che la violenza può uccidere una persona, ma non può uccidere una causa. Il carnefice ha ucciso Teresio Olivelli, ma non il Vangelo, difeso e testimoniato ancora oggi, come ieri e come sarà domani, da fedeli coraggiosi e forti fino al martirio. Il mondo è sempre il campo aperto della lotta senza quartiere delle forze del bene contro le forze del male. Il bene edifica e fa vivere, il male distrugge e uccide. Il bene ha in sé il segreto della vittoria finale, che consiste nel porre e far fiorire nel cuore dell'essere umano il seme della libertà, della verità e della carità. Per questo le porte degli inferi non prevarranno mai sull'umanità.

5. Era questa la convinzione del Beato Teresio Olivelli che, nel buio della sua prigionia, lodava il Signore con le parole del saggio di Israele: «Signore, mio padre tu sei e campione della mia salvezza, non mi abbandonare nei giorni dell'angoscia, nel tempo dello sconforto e della desolazione. Io loderò sempre il tuo nome; canterò inni a te con riconoscenza. [...] Tu mi salvasti dalla rovina e mi strappasti da una cattiva situazione. Per questo ti ringrazierò e ti loderò, benedirò il nome del Signore» (Sir 51,10-12).

Il Beato Olivelli aveva profondamente interiorizato l'invito dell'apostolo a rimanere forti nella fede, nonostante gli oltraggi e le persecuzioni: «Ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo, avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa> (Eb 10,33-35).

Olivelli aveva ben incisa nel suo cuore la parola di Gesu: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a  voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,28-33).

6. Contempliamo con occhi di fede il nuovo Beato, ammíriamo il suo coraggio nel donare la vita per il Vangelo della vita e chiediamo a lui - come facevano i suoi compagni di prigionia -di proteggercie di difenderci da ogni nemico dell'anima e del corpo.

[Ripetiamo insieme]
Beato Teresio Olivelli, prega per noi!