Theodore Guérin

Theodore Guérin

(1798-1856)

Beatificazione:

- 25 ottobre 1998

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 15 ottobre 2006

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 14 maggio

Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore della Providenza di “Saint Mary of the Woods”, nata in Francia, pur tra grandissime difficoltà, confidando sempre nella divina Provvidenza, si prese misericordiosamente cura della nascente comunità del luogo

  • Biografia
  • Omelia
  • la santità
  • omelia di beatificazione
"Quanto bene è stato fatto dalle Suore di Saint Mary-of-the-Wood! Quanto bene ulteriore potranno fare se resteranno fedeli alla loro santa vocazione!"

 

Madre Theodore Guérin —all’anagrafe Anne-Thérèse Guérin — nasce il 2 ottobre 1798 a Etables, in Francia. La sua devozione verso Dio e la Chiesa Cattolica Romana si manifesta fin da bambina. A dieci anni riceve il sacramento dell’Eucaristia per la prima volta e in quell’occasione confida al sacerdote della sua parrocchia il desiderio di farsi suora.

Da bambina, Anne-Thérèse cerca spesso la solitudine lungo la scogliera nei pressi della sua abitazione e vi trascorre ore ed ore in meditazione, riflessione e preghiera. È la madre, Isabelle Guérin, ad istruirla e ad avvicinarla ai valori religiosi, basando le sue lezioni sulle Sacre Scritture e nutrendo così sempre più l’amore di Théodore per Dio. Il padre di Anne-Thérèse, Laurent, arruolatosi nella marina militare di Napoleone, è da anni lontano dalla famiglia e viene assassinato da alcuni banditi durante il viaggio di ritorno a casa. A quell’epoca Anne-Thérèse ha soltanto quindici anni. La perdita del marito rischia di sopraffare Isabelle e per molti anni è Anne-Thérèse ad occuparsi della madre e della sorella più giovane, della casa e del giardino.

Durante questi anni di stenti e di sofferenza, come per tutta la vita, la fede in Dio di Madre Théodore non subisce cedimenti né esitazioni. Sa, nel profondo della sua anima, che Dio le è vicino e che le sarà sempre accanto, come un compagno fedele.

Anne-Thérèse ha quasi 25 anni quando entra nella Congregazione delle Sorelle della Provvidenza, assumendo il nome di Suor St. Théodore, e viene incaricata di guidare una piccola missione di Sorelle negli Stati Uniti d’America per fondare una casa madre, istituire scuole e portare l’amore di Dio fra i pionieri della Diocesi di Vincennes, nello stato dell’Indiana. Umile e, a suo avviso, indegna di un tale compito, Madre Théodore non può immaginare di essere invece in grado di portarlo a termine. La sua salute è precaria.

Durante il noviziato nelle Sorelle della Provvidenza si era ammalata gravemente. Le cure avevano guarito la malattia, ma danneggiato irrimediabilmente il suo apparato digestivo e per il resto della sua vita può nutrirsi soltanto di cibi leggeri e insipidi e di liquidi. Le sue deboli condizioni fisiche la rendono esitante riguardo l’accettazione della missione. Tuttavia, dopo ore di preghiera e di lunghe consultazioni con le sue superiori, ubbidisce con la consapevolezza che, in caso contrario, nessun altro si sarebbe avventurato in quei luoghi inesplorati per portarvi l’amore di Dio.

Partita con poco più del suo fervente desiderio di servire Dio, Madre Théodore e cinque sorelle delle Suore della Provvidenza raggiungono il sito della loro missione a Saint-Mary-of-the-Woods, nell’Indiana, la sera del 22 ottobre 1840 e immediatamente si recano lungo il sentiero stretto e fangoso verso la piccola costruzione in legno che funge da cappella. Qui si raccolgono in preghiera davanti al Santissimo Sacramento per ringraziare Dio del viaggio conclusosi e per chiedere al Signore di benedire la nuova missione.

Su questa terra collinosa, piena di foreste e di strapiombi, Madre Théodore ha costruito una casa madre e una scuola e ha lasciato un’enorme eredità di amore, misericordia e di giustizia che non si sono ancora esaurite.

Nel susseguirsi di anni di dolore e anni di pace, Madre Théodore, per trovare consiglio e guida, fa affidamento sulla Divina Provvidenza, sulla propria ingegnosità e sulla fede. Incita le Sorelle della Provvidenza ad « affidarsi tranquillamente nelle mani della Provvidenza ». Nelle lettere indirizzate in Francia scrive «La nostra speranza è la Divina Provvidenza, che ci ha protette finora e che provvederà in qualche modo anche per le nostre necessità future ».

Nell’autunno del 1840 la missione di Saint-Mary-of-the-Woods è formata unicamente da una piccola costruzione di legno, adibita a cappella e ad abitazione per il parroco, e da una piccola fattoria dove vivono Madre Théodore, le sorelle giunte con lei dalla Francia e numerose postulanti. Durante il primo inverno, la fattoria è battuta dai venti gelidi del nord. Le sorelle sono spesso malate e affamate, ma riescono comunque a trasformare un portico in cappella e a sentire il conforto della presenza del Santissimo Sacramento nella loro umile casa madre. Dice Madre Théodore: «Con Gesù, cosa dobbiamo temere? ».

Durante i primi anni a Saint-Mary-of-the-Woods, Madre Théodore deve superare numerose prove difficili: i pregiudizi contro i cattolici, ma soprattutto contro le religiose cattoliche, i tradimenti, le incomprensioni, la separazione della Congregazione dell’Indiana da quella di Ruillé, un incendio devastante che distrugge l’intero raccolto della stagione, lasciando le sorelle in uno stato d’indigenza, e numerose malattie, anche mortali. Nonostante tutto, però, Madre Théodore persevera nella sua missione, con l’unico desiderio «di fare ovunque e con tutti la volontà del Signore ». Dal carteggio con gli amici trapelano le confidenze delle sue tribolazioni: «Se mai questa piccola comunità di coloni si stabilirà definitivamente, lo sarà nel nome della Croce. È questo a darmi fiducia e speranza, anche quando tutto sembra dimostrare il contrario ».

Meno di un anno dopo il suo arrivo a Saint-Mary-of-the-Woods, Madre Théodore inaugura la prima Accademia della Congregazione e, nel 1842, fonda le scuole di Jasper, nell’Indiana, e di St. Francisville, nell’Illinois. All’epoca della sua morte, avvenuta il 14 maggio 1856, Madre Théodore ha fondato scuole in tutto l’Indiana e la Congregazione delle Sorelle della Provvidenza è forte, vitale e rispettata. Come sempre, Madre Théodore attribuisce la crescita e il successo delle Sorelle della Provvidenza a Dio e a Maria, Madre di Gesù, a cui dedica il ministero di Saint-Mary-of-the-Woods.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 4 BEATI

 RAFAEL GUÍZAR VALENCIA (1878 – 1938)
FILIPPO SMALDONE (1848 – 1923) 
ROSA VENERINI (1656 – 1728) 
THÉODORE GUÉRIN (1798 – 1856)

 

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 15 ottobre 2006

 

Cari fratelli e sorelle!

Quattro nuovi Santi vengono oggi proposti alla venerazione della Chiesa universale: Rafael Guízar y ValenciaFilippo SmaldoneRosa Venerini e Théodore Guérin. I loro nomi saranno ricordati per sempre. Per contrasto, viene subito da pensare al "giovane ricco", di cui parla il Vangelo appena proclamato. Questo giovane è rimasto anonimo; se avesse risposto positivamente all'invito di Gesù, sarebbe diventato suo discepolo e probabilmente gli Evangelisti avrebbero registrato il suo nome. Da questo fatto si intravede subito il tema della Liturgia della Parola di questa domenica: se l'uomo ripone la sua sicurezza nelle ricchezze di questo mondo non raggiunge il senso pieno della vita e la vera gioia; se invece, fidandosi della parola di Dio, rinuncia a se stesso e ai suoi beni per il Regno dei cieli, apparentemente perde molto, in realtà guadagna tutto. Il Santo è proprio quell'uomo, quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo, lascia ogni cosa per seguirlo. Come Pietro e gli altri Apostoli, come Santa Teresa di Gesù che oggi ricordiamo, e innumerevoli altri amici di Dio, anche i nuovi Santi hanno percorso questo esigente, ma appagante itinerario evangelico ed hanno ricevuto "il centuplo" già nella vita terrena insieme con prove e persecuzioni, e poi la vita eterna.

Gesù, dunque, può veramente garantire un'esistenza felice e la vita eterna, ma per una via diversa da quella che immaginava il giovane ricco: non cioè mediante un'opera buona, una prestazione legale, bensì nella scelta del Regno di Dio quale "perla preziosa" per la quale vale la pena di vendere tutto ciò che si possiede (cfr Mt 13, 45-46). Il giovane ricco non riesce a fare questo passo. Malgrado sia stato raggiunto dallo sguardo pieno d'amore di Gesù (cfr Mc 10, 21), il suo cuore non è riuscito a distaccarsi dai molti beni che possedeva. Ecco allora l'insegnamento per i discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" (Mc 10, 23). Le ricchezze terrene occupano e preoccupano la mente e il cuore. Gesù non dice che sono cattive, ma che allontanano da Dio se non vengono, per così dire, "investite" per il Regno dei cieli, spese cioè per venire in aiuto di chi è nella povertà.

Comprendere questo è frutto di quella sapienza di cui parla la prima Lettura. Essa - ci è stato detto - è più preziosa dell'argento e dell'oro, anzi della bellezza, della salute e della stessa luce, "perché non tramonta lo splendore che ne promana" (Sap 7, 10). Ovviamente, questa sapienza non è riducibile alla sola dimensione intellettuale. È molto di più; è "la Sapienza del cuore", come la chiama il Salmo 89. È un dono che viene dall'alto (cfr Gc 3, 17), da Dio, e si ottiene con la preghiera (cfr Sap 7, 7). Essa infatti non è rimasta lontana dall'uomo, si è fatta vicina al suo cuore (cfr Dt 30, 14), prendendo forma nella legge della Prima Alleanza stretta tra Dio e Israele mediante Mosè. Nel Decalogo è contenuta la Sapienza di Dio. Per questo Gesù afferma nel Vangelo che per "entrare nella vita" è necessario osservare i comandamenti (cfr Mc 10, 19). È necessario, ma non sufficiente! Infatti, come dice San Paolo, la salvezza non viene dalla legge, ma dalla Grazia. E San Giovanni ricorda che la legge l'ha data Mosè, mentre la Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo (cfr Gv 1, 17). Per giungere alla salvezza bisogna dunque aprirsi nella fede alla grazia di Cristo, il quale però a chi gli si rivolge pone una condizione esigente: "Vieni e seguimi" (Mc 10, 21). I Santi hanno avuto l'umiltà e il coraggio di rispondergli "sì", e hanno rinunciato a tutto per essere suoi amici. Così hanno fatto i quattro nuovi Santi, che oggi particolarmente veneriamo. In essi ritroviamo attualizzata l'esperienza di Pietro: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mc 10, 28). Il loro unico tesoro è in cielo: è Dio.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a comprendere la figura di San Rafael Guízar y Valencia, Vescovo di Veracruz nell'amata nazione messicana, come un esempio di colui che ha lasciato tutto per "seguire Gesù". Questo Santo fu fedele alla parola divina, "viva ed efficace", che penetra nel più profondo dello spirito (cfr Eb 4, 12). Imitando Cristo povero rinunciò ai suoi beni e non accettò mai i doni dei potenti, oppure li ridonava subito. Per questo ricevette "cento volte tanto" e poté così aiutare i poveri, anche nelle "persecuzioni" senza tregua (cfr Mc 10, 30). La sua carità vissuta in grado eroico fece sì che lo chiamassero il "Vescovo dei poveri". Nel suo ministero sacerdotale e poi episcopale, fu un instancabile predicatore di missioni popolari, il modo più adeguato a quel tempo per evangelizzare le genti, usando il suo Catechismo della dottrina cristiana. Essendo la formazione dei sacerdoti una delle sue priorità, riaprì il seminario, che considerava "la pupilla dei suoi occhi" e per questo era solito dire: "A un Vescovo possono mancare la mitra, il pastorale e persino la cattedrale, ma non può mancargli il seminario, poiché dal seminario dipende il futuro della sua Diocesi". Con questo profondo senso di paternità sacerdotale affrontò nuove persecuzioni ed esilî, ma garantendo sempre la preparazione degli studenti. Che l'esempio di San Rafael Guízar y Valencia sia una chiamata per i fratelli Vescovi e sacerdoti a considerare come fondamentale nei programmi pastorali, oltre allo spirito di povertà e dell'evangelizzazione, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose, e la loro formazione secondo il cuore di Gesù!

San Filippo Smaldone, figlio del Meridione d'Italia, seppe trasfondere nella sua vita le migliori virtù proprie della sua terra. Sacerdote dal cuore grande, nutrito di costante preghiera e di adorazione eucaristica, fu soprattutto testimone e servo della carità, che manifestava in modo eminente nel servizio ai poveri, in particolare ai sordomuti, ai quali dedicò tutto se stesso. L'opera che egli iniziò prosegue grazie alla Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori da lui fondata, e che è diffusa in diverse parti d'Italia e del mondo. Nei sordomuti San Filippo Smaldone vedeva riflessa l'immagine di Gesù, ed era solito ripetere che, come ci si prostra davanti al Santissimo Sacramento, così bisogna inginocchiarsi dinanzi ad un sordomuto. Raccogliamo dal suo esempio l'invito a considerare sempre indissolubili l'amore per l'Eucaristia e l'amore per il prossimo. Anzi, la vera capacità di amare i fratelli ci può venire solo dall'incontro col Signore nel sacramento dell'Eucaristia.

Santa Rosa Venerini è un altro esempio di fedele discepola di Cristo, pronta ad abbandonare tutto per compiere la volontà di Dio. Amava ripetere: "Io mi trovo tanto inchiodata nella divina volontà, che non m'importa né morte, né vita: voglio vivere quanto egli vuole, e voglio servirlo quanto a lui piace e niente più" (Biografia Andreucci, p. 515). Da qui, dal suo abbandono in Dio, scaturiva la lungimirante attività che svolgeva con coraggio a favore dell'elevazione spirituale e dell'autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo. Santa Rosa non si accontentava di fornire alle ragazze un'adeguata istruzione, ma si preoccupava di assicurare loro una formazione completa, con saldi riferimenti all'insegnamento dottrinale della Chiesa. Il suo stesso stile apostolico continua a caratterizzare ancor oggi la vita della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, da lei fondata. E quanto attuale ed importante è anche per l'odierna società il servizio che esse svolgono nel campo della scuola e specialmente della formazione della donna!

"Andate e vendete tutto ciò che avete e offrite il ricavato ai poveri... poi venite, seguitemi". Nel corso della storia della Chiesa queste parole hanno ispirato innumerevoli cristiani a seguire Cristo in una vita di povertà radicale, confidando nella Divina Misericordia. Fra questi generosi discepoli di Cristo c'è stata una donna francese che senza riserve ha risposto alla chiamata del divino Maestro. Madre Théodore Guérin entrò nella Congregazione delle Suore della Provvidenza nel 1823 e si dedicò all'opera di insegnamento nelle scuole. Poi, nel 1839, i suoi Superiori le chiesero di recarsi negli Stati Uniti per dirigere una comunità nell'Indiana. Dopo un lungo viaggio per terra e per mare, le sei suore arrivarono a St. Mary-of-the-Woods. In mezzo alla foresta trovarono un'umile cappella di legno. Si inginocchiarono di fronte al Santissimo Sacramento e resero grazie, chiedendo a Dio di guidarle nella nuova fondazione. Con grande fiducia nella Divina Provvidenza, Madre Théodore superò molte sfide e perseverò nell'opera che il Signore l'aveva chiamata a compiere. Quando morì, nel 1856, le suore gestivano scuole e orfanotrofi in tutto lo Stato dell'Indiana. Come ella stessa affermò: "Quanto bene è stato fatto dalle Suore di Saint Mary-of-the-Wood! Quanto bene ulteriore potranno fare se resteranno fedeli alla loro santa vocazione!".

Madre Théodore Guérin è una bella figura spirituale e un modello di vita cristiana. Fu sempre disponibile per le missioni che la Chiesa le affidava, e trovava la forza e l'audacia per metterle in pratica nell'Eucaristia, nella preghiera e in un'infinita fiducia nella Divina Provvidenza. La sua forza interiore la portava a rivolgere un'attenzione particolare ai poveri, e soprattutto ai bambini.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest'oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza. Gesù invita anche noi, come questi Santi, a seguirlo per avere in eredità la vita eterna. La loro esemplare testimonianza illumini e incoraggi specialmente i giovani, perché si lascino conquistare da Cristo, dal suo sguardo pieno d'amore. Maria, Regina dei Santi, susciti nel popolo cristiano uomini e donne come San Rafael Guízar y Valencia, San Filippo Smaldone, Santa Rosa Venerini e Santa Théodore Guérin, pronti ad abbandonare tutto per il Regno di Dio; disposti a far propria la logica del dono e del servizio, l'unica che salva il mondo. Amen!

«Che forza attinge l’anima dalla preghiera! E nel mezzo di un temporale, com’è rassicurante la bonaccia che trova nel cuore di Gesù... Ma quale consolazione c’è per coloro che non pregano? ».

Queste parole, scritte da Madre Théodore Guérin dopo essere sopravvissuta ad un violenta tempesta di mare, riassumono in modo esemplare la sua vita e il suo ministero. Madre Théodore attingeva realmente forza dalla preghiera, dai suoi dialoghi con Dio, con Gesù e con la Beata Vergine Maria. Per tutta la vita, mentre cercava di portare l’amore di Dio alle persone intorno a lei, ha esortato alla preghiera.

La santità di Madre Théodore è manifesta per le persone che l’hanno conosciuta e molti la descrivono semplicemente come « santa ». Aveva la capacità di far scaturire il meglio da ogni persona e farle raggiungere obiettivi ritenuti impossibili. L’amore di Madre Théodore è una delle sue qualità principali. Ha amato Dio, la gente di Dio, le Sorelle della Provvidenza, la Chiesa Cattolica Romana e le persone che ha servito. Non ha escluso nessuno dal suo ministero o dalle sue preghiere perché ha dedicato la vita a far conoscere Dio e a insegnare alla gente a condurre una vita migliore.

Madre Théodore sapeva che da sola non avrebbe potuto far niente di tutto ciò, ma che nulla è impossibile a Dio. Ha accettato le sfide, le sofferenze e le ingiustizie come parte della propria vita e anche nelle persecuzioni Madre Théodore è rimasta leale e fedele a Dio.

Madre Théodore muore sedici anni dopo il suo arrivo a Saint-Mary-of-the-Woods. Durante questi anni fuggevoli ha toccato con la sua vita un numero incalcolabile di vite e il suo esempio continua tuttora a influenzare numerose persone. Il suo dono alle generazioni future è la sua vita come modello di santità, virtù, amore e fede.

SANTA MESSA PER LA BEATIFICAZIONE DI QUATTRO SERVI DI DIO: 
ZEFIRINO AGOSTINI, ANTÔNIO DE SANT'ANNA GALVÃO, 
FAUSTINO MIGUEZ E THEODORE GUÉRIN

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 25 ottobre 1998

   

1. "Ascoltino gli umili e si rallegrino" (Sal 33,3).

Con queste parole, l'odierna liturgia ci invita alla gioia, mentre rendiamo grazie al Signore per il dono dei nuovi Beati. La gioia della Chiesa si esprime nel canto di lode, che l'assemblea innalza verso il cielo. Sì, gli umili ascoltino e si rallegrino considerando le opere che Iddio compie nella vita dei suoi servi fedeli. La Chiesa, che è il "Popolo degli umili", ascolta e si rallegra, perché in questi suoi membri, annoverati fra i Beati, vede riflesso l'amore misericordioso del Padre celeste. Con la liturgia, facciamo nostre le parole ispirate di Gesù: "Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli" (Canto al Vangelo).

I "piccoli": quanto diversa è la logica degli uomini rispetto a quella divina! I "piccoli", secondo il Vangelo, sono le persone che, sapendo di essere creature di Dio, rifuggono da ogni presunzione: ripongono ogni loro attesa nel Signore e per questo mai restano deluse. Questo è l'atteggiamento fondamentale del credente: fede e umiltà sono inscindibili. Ne è prova anche la testimonianza resa dai nuovi Beati: Zefirino Agostini, Antonio de Sant'Anna Galvão, Faustino Míguez e Theodore Guerin. Più una persona è grande nella fede e più si sente "piccola", ad immagine di Cristo Gesù, il quale, "pur essendo di natura divina ... spogliò se stesso" (Fil 2,6-7) e venne tra gli uomini come loro servo.

2. I nuovi Beati sono per noi esempi da imitare e testimoni da seguire. Essi hanno confidato in Dio. La loro esistenza dimostra che la forza dei piccoli è la preghiera, come mette in luce la Parola di Dio dell'odierna Domenica. I Santi, i Beati sono anzitutto uomini e donne di preghiera: benedicono il Signore in ogni tempo, sulla loro bocca vi è sempre la sua lode; gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce, come ci ha ricordato il Salmo responsoriale (cfr Sal 33,2.18). La loro preghiera penetra le nubi, è incessante, non si stanca e non viene meno, finché l'Altissimo non sia intervenuto (cfr Sir 35,16-18).

La potenza orante degli uomini e delle donne spirituali si accompagna sempre in essi con il sentimento vivo della propria limitatezza e indegnità. E' la fede, e non la presunzione, che alimenta nei discepoli di Cristo il coraggio e la fedeltà. Essi, come l'apostolo Paolo, sanno che il Signore riserva la corona di giustizia per quanti attendono con amore la sua manifestazione (cfr 2 Tm 4,8).

3. “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza” (2 Tm 4, 17).

Queste parole dell’Apostolo a Timoteo ben si applicano a Don Zefirino Agostini, il quale, pur tra innumerevoli difficoltà, non si perse mai d’animo. Egli ci viene presentato oggi come umile e saldo testimone del Vangelo nel fecondo periodo della Chiesa veronese del secondo Ottocento. Salda fu la sua fede, efficace la sua azione caritativa e ardente lo spirito sacerdotale che lo contraddistinse.

L’amore del Signore lo sospinse nel suo apostolato rivolto ai più poveri, ed in particolare all’educazione cristiana delle fanciulle, specialmente più bisognose. Egli aveva ben compreso l'importanza della donna quale protagonista del risanamento della società, nei suoi ruoli di educatrice ai valori della libertà, dell’onestà e della carità.

Raccomandava alle Orsoline, sue figlie spirituali: “Le fanciulle povere: siano esse il più caro oggetto delle vostre cure, delle vostre attenzioni. Sensibilizzate le loro menti, educate a virtù il loro cuore, salvatene le anime dal pestifero contatto del mondo perverso” (Scritti alle Orsoline, 289). Possa il suo esempio costituire un valido incoraggiamento per quanti oggi l’onorano come Beato e l’invocano come protettore.

4. «O Senhor me assistiu e me deu forças, para que, por meu intermédio, a mensagem do Evangelho fosse plenamente proclamada» (2 Tim 4,17).

As palavras de S. Paulo refletem bem a vida do Frei Antônio de Sant'Ana Galvão, que quis corresponder à própria consagração religiosa, dedicando-se com amor e devotamento aos aflitos, aos doentes e aos escravos da sua época no Brasil.

Demos graças a Deus pelos contínuos benefícios outorgados pelo poderoso influxo evangelizador que o Espírito Santo deu vida até hoje em tantas almas através do Frei Galvão. Sua fé genuinamente franciscana, evangelicamente vivida e apostolicamente gasta no serviço ao próximo, servirá de estímulo para o imitar como «homem da paz e da caridade». A missão de fundar os Recolhimentos dedicados à Nossa Senhora e à Providência continua produzindo frutos surpreendentes: ardoroso adorador da Eucaristia, mestre e defensor da caridade evangélica, prudente conselheiro da vida espiritual de tantas almas e defensor dos pobres. Que Maria Imaculada, de quem Frei Galvão se considerava como «filho e perpétuo escravo», ilumine os corações dos fiéis e desperte neles a fome de Deus até à entrega a serviço do Reino, mediante o próprio testemunho de vida autenticamente cristã.

5. «El que se humilla será enaltecido» (Lc 18,14). Al elevar a la gloria de los altares al sacerdote escolapio Faustino Míguez se cumplen estas palabras de Jesús que hemos escuchado en el evangelio. El nuevo Beato, renunciando a sus propias ambiciones, siguió a Jesús Maestro y consagró su vida a la enseñanza de la infancia y la juventud, al estilo de San José de Calasanz. Como educador, su meta fue la formación integral de la persona. Como sacerdote, buscó sin descanso la santidad de las almas. Como científico, quiso paliar la enfermedad liberando a la humanidad que sufre en el cuerpo. En la escuela y la calle, en el confesionario y el laboratorio, el Padre Faustino Míguez fue siempre transparencia de Cristo, que acoge, perdona y anima.

«Hombre del pueblo y para el pueblo», nada ni nadie le fue ajeno. Por eso constata la situación de ignorancia y marginación en la que vive la mujer, a la que considera el «alma de la familia y la parte más interesante de la sociedad». Con el fin de guiarla desde su infancia por el camino de la promoción humana y cristiana, funda el Instituto Calasancio de Hijas de la Divina Pastora, para la educación de las niñas en la piedad y las letras.

Su ejemplo luminoso, entretejido de oración, estudio y apostolado, se prolonga hoy en el testimonio de sus hijas y de tantos educadores que trabajan con denuedo e ilusión para grabar la imagen de Jesús en la inteligencia y el corazón de la juventud.

6. “The Lord stood by me and gave me strength to proclaim the word fully” (2 Tim 4:17). In these words to Timothy, Saint Paul looks back across the years of his apostolic ministry and affirms his hope in the Lord in the face of adversity.

The words of the Apostle were engraved on Mother Theodore Guerin’s heart when she left her native France in 1840 with her five companions to face the uncertainties and dangers of the frontier territory of Indiana. Her life and work were always guided by the sure hand of Providence, in which she had complete confidence. She understood that she must spend herself in God’s service, seeking always his will. Despite initial difficulties and misunderstandings, and subsequent crosses and afflictions, she felt deeply that God had blessed her Congregation of the Sisters of Providence, giving it growth and forging a union of hearts among its members. In the Congregation’s schools and orphanages, Mother Theodore’s witness led many young boys and girls to know the loving care of God in their lives.

Today she continues to teach Christians to abandon themselves to the providence of our Heavenly Father and to be totally committed to doing what pleases him. The life of Blessed Theodore Guerin is a testimony that everything is possible with God and for God. May her spiritual daughters and all who have experienced her charism live the same spirit today.

7. Carissimi Fratelli e Sorelle, convenuti da varie parti del mondo per questa festosa Celebrazione, vi saluto cordialmente e vi ringrazio per la vostra presenza!

La testimonianza offerta dai nuovi Beati sia per noi un incoraggiamento a proseguire con generosità sulla strada del Vangelo. Guardando a loro che hanno trovato grazia presso Dio per la loro umile sottomissione alla sua volontà, possa il nostro spirito sentirsi sospinto a seguire il Vangelo con paziente e costante generosità.

"Chi venera Dio sarà accolto con benedizione e la sua preghiera giungerà fino alle nubi" (Sir 35,16). Ecco la grande lezione che questi nostri fratelli ci offrono: onorare, amare e servire Iddio con tutta la vita, consapevoli sempre che "chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18,14).

Apra Iddio a tutti con larghezza i tesori della sua misericordia: Egli, che "ascolta proprio la preghiera dell'oppresso" (Sir 35,13); che "è vicino a chi ha il cuore ferito" (Sal 33,19); che salva i poveri "da tutte le loro angosce" (Sal 33,18); che rende soddisfazione ai giusti e ristabilisce l'equità (cfr Sir 35,18).

La Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, ottenga per noi e per ogni credente il dono dell'umiltà e della fedeltà, perché la nostra preghiera sia sempre autentica e gradita al Signore.

Amen.