Tommaso da Cori

Tommaso da Cori

(1655-1729)

Beatificazione:

- 03 settembre 1786

- Papa  Pio VI

Canonizzazione:

- 21 novembre 1999

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 11 gennaio

Presbitero, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, insigne per l’austerità di vita e per la predicazione e illustre fondatore di eremi; Rendendosi disponibile a qualsiasi esigenza, anche la più umile, visse la regalità dell'amore e del servizio, secondo la logica di Cristo

 

  • Biografia
  • Omelia
  • il pensiero
"Sono Fra Tommaso da Cori e vengo qui per farmi santo! "

 

Nato a Cori (Latina) il 4 giugno del 1655, Tommaso, al secolo Francesco Antonio Placidi, ha conosciuto un'infanzia segnata dalla perdita prematura della mamma prima e del papà poi, rimasto solo a quattordici anni ad accudire la sorella più piccola.

Farà il pastore, imparando la saggezza delle cose più semplici. Sposate le sorelle, il giovane sarà libero di seguire quell'ispirazione che da qualche anno custodiva nel silenzio del cuore: appartenere completamente a Dio nella vita religiosa francescana. Aveva potuto conoscere i Frati Minori nel suo stesso paese presso il convento S. Francesco. Sistemate in onesti matrimoni le due sorelle e reso libero da ogni preoccupazione, fu accolto nell'Ordine e inviato ad Orvieto (Pg) per compiervi l'anno di noviziato. Professata la Regola di S. Francesco e compiuti gli studi teologici, divenne sacerdote nel 1683. Fu immediatamente nominato vice maestro dei novizi nel convento della SS. Trinità d'Orvieto, tanto i superiori riconobbero da subito le sue doti.

Dopo poco tempo Fra Tommaso udì parlare dei Ritiri che iniziavano a fiorire nell'Ordine e dell'intenzione dei superiori della Provincia Romana di instaurarne uno nel convento di Civitella (oggi Bellegra). La sua richiesta fu accolta e il giovane frate bussò così alla porta del povero convento nel 1684, dicendo: "Sono Fra Tommaso da Cori e vengo qui per farmi santo!". In un linguaggio forse lontano dal nostro, egli esprimeva la sua ansia di vivere radicalmente il Vangelo secondo lo spirito di S. Francesco.

Da allora, Fra Tommaso dimorerà a Bellegra fino alla morte, eccezion fatta per lo spazio di sei anni (1703-1709) nei quali sarà Guardiano nel convento di Palombara, dove instaurò il Ritiro, sul modello di quello di Bellegra. Scrisse per l'uno e per l'altro delle Regole, che per primo osservò scrupolosamente, consolidando con la parola e con l'esempio la nuova istituzione dei due Ritiri.

Ricco di meriti, si addormentò nel Signore l' 11 gennaio 1729.

CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
CIRILO BERTRÁN E OTTO COMPAGNI, INOCENCIO DE LA INMACULADA,
BENEDETTO MENNI, TOMMASO DA CORI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II 

Basilica Vaticana - Domenica, 21 novembre 1999

   

1. "Si siederà sul trono della sua gloria" (Mt 25, 31).

L'odierna solennità liturgica è dominata da Cristo, Re dell'universo, Pantocràtor, quale risplende nell'abside delle antiche basiliche cristiane. Contempliamo questa maestosa immagine nell'odierna ultima domenica dell'anno liturgico.

La regalità di Gesù Cristo è, secondo i criteri del mondo, paradossale: è il trionfo dell'amore, che si realizza nel mistero dell'incarnazione, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio. Questa regalità salvifica si rivela pienamente nel sacrificio della Croce, supremo atto di misericordia, in cui si compie al tempo stesso la salvezza del mondo e il suo giudizio.

Ogni cristiano partecipa della regalità di Cristo. Nel Battesimo egli riceve con la grazia l'interiore spinta a fare della sua esistenza un dono gratuito e generoso a Dio ed ai fratelli. Ciò appare con grande eloquenza nella testimonianza dei Santi e delle Sante, che sono modelli di umanità rinnovata dall'amore divino. Tra essi, con gioia, annoveriamo da oggi Cirilo Bertrán con otto suoi Compagni, Inocencio de la Inmaculada, Benedetto Menni e Tommaso da Cori.

2. "Cristo tiene que reinar" hemos escuchado de san Pablo en la segunda lectura. El reinado de Cristo se va construyendo ya en esta tierra mediante el servicio al prójimo, luchando contra el mal, el sufrimiento y las miserias humanas hasta aniquilar la muerte. La fe en Cristo resucitado hace posible el compromiso y la entrega de tantos hombres y mujeres en la transformación del mundo, para devolverlo al Padre: "Así Dios será todo para todos".

Este mismo compromiso es el que animó al Hermano Cirilo Bertrán y a sus siete compañeros, Hermanos de las Escuelas Cristianas del Colegio "Nuestra Señora de Covadonga", que habiendo nacido en tierras españolas y uno de ellos en Argentina, coronaron sus vidas con el martirio en Turón (Asturias) en mil novecientos treinta y cuatro, junto con el Padre Pasionista Inocencio de la Inmaculada. No temiendo derramar su sangre por Cristo, vencieron a la muerte y participan ahora de la gloria en el Reino de Dios. Por eso, hoy tengo la alegría de inscribirlos en el catálogo de los Santos, proponiéndolos a la Iglesia universal como modelos de vida cristiana e intercesores nuestros ante Dios.

(in lingua catalana)

Al grup dels màrtirs de Turón si agrega el Germà Jaume Hilari, de la mateixa Congregaciò religiosa, i que fou assassinat a Tarragona tres anys més tard. Mentre perdonava els qui el mataven, exclamà: "Amics, morir per Crist és regnar".

Todos ellos, como cuentan los testigos, se prepararon a la muerte como habían vivido: con la oración perseverante, en espíritu de fraternidad, sin disimular su condición de religiosos, con la firmeza propia de quien se sabe ciudadano del cielo. No son héroes de una guerra humana en la que no participaron, sino que fueron educadores de la juventud. Por su condición de consagrados y maestros afrontaron su trágico destino como auténtico testimonio de fe, dando con su martirio la última lección de su vida. ¡Que su ejemplo y su intercesión lleguen a toda la familia lasaliana y a la Iglesia entera!

3. "Venid vosotros, benditos de mi Padre; heredad el Reino preparado para vosotros desde la creación del mundo, . . .  porque estuve enfermo y me visitasteis" (Mt 25, 34.36). Estas palabras del Evangelio proclamado hoy le serán sin duda familiares a Benito Menni, sacerdote de la Orden de San Juan de Dios. Su dedicación a los enfermos, vivida según el carisma hospitalario, guió su existencia.

Su espiritualidad surge de la propia experiencia del amor que Dios le tiene. Gran devoto del Corazón de Jesús, Rey de cielos y tierra, y de la Virgen María, encuentra en ellos la fuerza para su dedicación caritativa a los demás, sobre todo a los que sufren: ancianos, niños escrofulosos y poliomielíticos y enfermos mentales. Su servicio a la Orden y a la sociedad lo realizó con humildad desde la hospitalidad, con una integridad intachable que lo convierte en modelo para muchos. Promovió diversas iniciativas orientando a algunas jóvenes que formarían el primer núcleo del nuevo instituto religioso, fundando en Ciempozuelos (Madrid) las Hermanas Hospitalarias de Sagrado Corazón de Jesús. Su espíritu de oración le llevó a profundizar en el misterio pascual de Cristo, fuente de comprensión del sufrimiento humano y camino para la resurrección. En este día de Cristo Rey, San Benito Menni ilumina con el ejemplo de su vida a quienes quieren seguir las huellas del Maestro por los caminos de la acogida y la hospitalidad.

4. "Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura" (Ez 34, 11). Tommaso da Cori, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori, è stato immagine vivente del Buon Pastore. Come guida amorevole, ha saputo condurre i fratelli affidati alle sue cure verso i pascoli della fede, animato sempre dall'ideale francescano.

Nel Convento dimostrava il suo spirito di carità, rendendosi disponibile a qualsiasi esigenza, anche la più umile. Visse la regalità dell'amore e del servizio, secondo la logica di Cristo che, come canta la Liturgia odierna, "ha sacrificato se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della croce, operando il mistero dell'umana redenzione" (Prefazio di Cristo Re).

Da autentico discepolo del Poverello d'Assisi, san Tommaso da Cori fu obbediente a Cristo, Re dell'universo. Meditò ed incarnò nella sua esistenza l'esigenza evangelica della povertà e del dono di sé a Dio ed al prossimo. Tutta la sua vita appare così segno del Vangelo, testimonianza dell'amore del Padre celeste, rivelato in Cristo e operante nello Spirito Santo, per la salvezza dell'uomo.

5. Rendiamo grazie a Dio che, lungo i sentieri del tempo, non cessa di suscitare luminosi testimoni del suo Regno di giustizia e di pace. I dodici nuovi Santi, che oggi ho la gioia di proporre alla venerazione del Popolo di Dio, ci indicano il cammino da percorrere per giungere preparati al Grande Giubileo del Duemila. Non è, infatti, difficile riconoscere nella loro esemplarità alcuni elementi che caratterizzano l'evento giubilare. Penso, in particolare, al martirio ed alla carità (cfr Incarnationis Mysterium, 12-13). Più in generale, l'odierna celebrazione richiama il grande mistero della comunione dei santi, fondamento dell'altro elemento qualificante del Giubileo che è l'indulgenza (cfr Ivi, 9-10).

I Santi ci mostrano la via del Regno dei cieli, la via del Vangelo accolto radicalmente. Sostengono, al tempo stesso, la nostra serena certezza che ogni realtà creata trova in Cristo il suo compimento e che, grazie a Lui, l'universo sarà consegnato a Dio Padre pienamente rinnovato e riconciliato nell'amore.

Ci aiutino San Cirilo Bertrán con gli otto Compagni, San Inocencio de la Inmaculada, San Benedetto Menni e San Tommaso da Copri a percorrere anche noi questo cammino di perfezione spirituale. Ci sostenga e protegga sempre Maria, Regina di tutti i Santi, che proprio oggi contempliamo nella sua presentazione al Tempio. Sul suo esempio, possiamo anche noi collaborare fedelmente al mistero della Redenzione. Amen!

I lunghi anni trascorsi a S. Francesco di Bellegra si possono riassumere in tre punti:

  1. S. Tommaso da Cori fu sicuramente - come si è detto di S. Francesco-non tanto un uomo che pregava, quanto un uomo fatto preghiera. Questa dimensione ha animato la vita intera del fondatore del Ritiro. L'aspetto più evidente della sua vita spirituale fu senz'altro la centralità dell'Eucarestia, testimoniata da Tommaso nella celebrazione eucaristica, intensa e partecipata, e nella preghiera silenziosa d'adorazione nelle lunghe notti del Ritiro dopo l'ufficio divino celebrato alla mezzanotte. La sua vita di preghiera fu segnata da una persistente aridità di spirito. L'assenza totale di una consolazione sensibile nella preghiera e nella sua vita d'unione con Dio, si protrarrà per ben quarant'anni, trovandolo sempre sereno e totalizzante nel vivere il primato di Dio. Veramente la sua preghiera si è configurata come memoria Dei che rende concretamente possibile l'unità della vita nonostante le molteplici attività.

  2. S. Tommaso non si è chiuso nel Ritiro, dimenticando il bene dei suoi fratelli e il cuore della vocazione francescana che è apostolico. È stato chiamato a buon diritto l'apostolo del Sublacense, avendone percorso le contrade e i paesi nell'annuncio instancabile del Vangelo, nell'amministrazione dei sacramenti e nella fioritura al suo passaggio di miracoli, segno della presenza e vicinanza del Regno. La sua predicazione era chiara e semplice, suadente e forte. Non è salito sui pulpiti più illustri del tempo: la sua personalità ha potuto donare il meglio di sé nell'ambito ristretto della regione del Lazio, vivendo la sua vocazione francescana alla minorità e alla scelta concreta per i più poveri.

  3. S. Tommaso da Cori è stato per i suoi fratelli padre dolcissimo. Di fronte alle resistenze d'alcuni confratelli dinanzi alla sua volontà di riforma e di radicalità nel vivere l'ideale francescano, il Santo ha saputo rispondere con pazienza e umiltà, ritrovandosi anche da solo a badare al convento. Aveva ben compresa che ogni vera riforma inizia da se stessi.

Il notevole epistolario che c'è giunto dimostra l'attenzione di Tommaso alle più piccole attese e bisogni dei suoi frati e dei tanti amici e penitenti e frati che si rivolgevano a lui per averne un consiglio. Nel convento dimostrava il suo spirito di carità nella disponibilità a qualsiasi necessità, anche la più umile.

S. Tommaso da Cori splende tra noi e in Roma, di cui è compatrono, soprattutto nella sua sete di un ideale cristiano e francescano puro e vissuto nell'essenziale. Una provocazione per tutti noi, per non prendere alla leggera il Vangelo e le sue esigenze totali.

Preghiera: fu sicuramente - come si è detto di S. Francesco- un uomo fatto preghiera.

Evangelizzazione: fu l'apostolo del Sublacense nella regione Lazio; predicazione chiara e semplice.

Squisita carità: è stato per i suoi fratelli padre dolcissimo.