Tullio Maruzzo

Tullio Maruzzo

(1929-1981)

Beatificazione:

- 27 ottobre 2018

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 1 luglio

Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori, martire del Guatemala, ucciso in odio alla fede nel secolo scorso, durante la persecuzione contro la Chiesa, impegnata a promuovere la giustizia e la pace

  • Biografia
  • Omelia
Non denunciava, annunciava

 

Nato il 23 luglio 1929 a Lapio (Vicenza) in una famiglia cristiana di 8 figli, Marcello Maruzzo (questo il suo nome di battesimo) aveva un fratello gemello, Daniele, con cui condivise gli studi e la vocazione.

A 10 anni entrarono nel collegio serafico di Chiampo; nel 1946, vestito il saio francescano, professarono i voti di povertà, obbedienza e castità e si fecero chiamare rispettivamente Tullio e Lucio.

Nel 1953 furono ordinati sacerdoti dall’allora patriarca di Venezia Angelo Roncalli, oggi San Giovanni XXIII. Un Santo esempio, quindi, fu messo così presto sul cammino di padre Tullio che come prima destinazione ebbe un orfanotrofio, mentre il gemello partì missionario quattro anni prima di lui.

Nel 1960, finalmente, padre Tullio riuscì a realizzare il suo sogno e a partire missionario per il Guatemala. In questo Paese del centroamerica i frati erano arrivati nel XVIII secolo, ma il sorgere dei movimenti popolari che miravano a ottenere l’indipendenza dalla Spagna generarono un’ondata di violenza che portò alla soppressione di tutti gli ordini.

Solo a metà del Ventesimo secolo e grazie all’operato nel Nunzio apostolico di allora, i missionari tornarono in Guatemala: seguendo, come San Francesco, la voce del Crocifisso di San Damiano, accettarono gli incarichi più difficili, recandosi nelle parrocchie rurali popolate dagli indios. Non fece eccezione padre Tullio, che fu destinato prima a Puerto Barrios, poi a Entre Rios e infine a Morales, sempre nel dipartimento di Izabal. I problemi erano più o meno ovunque sempre gli stessi: la riorganizzazione delle comunità ecclesiali, sia dal punto di vista umano che, a volte, anche fisico, costruendo da zero gli edifici delle chiese.

Padre Tullio iniziò a formare nuovi catechisti che potessero aiutarlo nell’instancabile cammino da un villaggio all’altro spesso all’interno della foresta tropicale per portare in ogni angolo del territorio la Parola del Signore. Con sé, per farsi accettare, portava anche i beni che la Caritas locale gli metteva a disposizione e per questo, come pure per il suo carattere mite e sorridente e l’esempio che dava non tirandosi mai indietro davanti al lavoro, risultò subito simpatico a tutti.

Padre Tullio “non denunciava, annunciava”; Questo disse di lui un parrocchiano immediatamente dopo la sua uccisione e questo era quello che aveva anche dato fastidio agli squadroni della morte guatemaltechi: il fatto che il sacerdote fosse profondamente impegnato per i poveri nella lotta contro l’analfabetismo, che considerava l’unico strumento per il riscatto della popolazione. Insegnò ai campesinos a leggere e scrivere, parlava loro del Vangelo e li erudiva anche sui loro diritti, rendendoli consapevoli dello sfruttamento di cui erano vittime e fornendo assistenza legale.

Nel Guatemala di allora, infatti, molte erano le terre vergini che con il duro lavoro i contadini avevano strappato alla foresta e che ora facevano gola ai latifondisti. Nel Paese, però, esisteva una legge secondo cui se qualcuno coltivava un campo per oltre un decennio ne diventava automaticamente padrone: così gente senza scrupoli, esibendo documenti falsi e facendo leva sull’ignoranza della popolazione, espropriava terra e lavoro dei contadini gratuitamente. Padre Tullio se n’era accorto e questa era diventata la sua nuova missione, che gli valse l’accusa di “prete comunista” in un Paese in cui, dopo il golpe militare, i comunisti erano nemici da perseguitare ed eliminare.   

A far precipitare la situazione per padre Tullio concorsero anche altre circostanze: la falsa accusa di aver impedito all’esercito la sua cruenta opera di reclutamento in uno dei villaggi indios più sperduti; la lettera scritta di suo pugno al Presidente della Repubblica contro un esproprio ai danni di 60 famiglie; il rifiuto di battezzare i figli di due militari senza la dovuta preparazione da parte dei genitori; l’assenza di richiesta di denaro per celebrare un matrimonio in chiesa mentre il Comune aveva stabilito una tassa onerosa.

Era chiaro: padre Tullio non era persona gradita e doveva morire. L’imboscata scattò una sera d’estate: i paramilitari obbligarono un ragazzino di 11 anni a fare l’autostop in piena foresta, in una zona isolata e pericolosa. L’auto guidata da Luis Obdulio che stava riconducendo padre Tullio in parrocchia, si fermò per dare un passaggio, come era solito fare. I due furono crivellati di colpi e furono lasciati a morire in mezzo alla strada. Nonostante il clima intimidatorio, la loro morte ebbe un’eco fortissima e i funerali – celebrati da 4 vescovi e da una cinquantina di sacerdoti – partecipati da centinaia di parrocchiani scesi dalle montagne per esserci. Il loro sacrificio fu tutt’altro che vano: rafforzò la Chiesa locale rendendola più consapevole della propria missione e fece fiorire molte vocazioni. 

Omelia del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi nel corso della Messa di Beatificazione di Padre Tullio Maruzzo, O.F.M., e di Luis Obdulio Arroyo Navarro

27 ottobre 2018

Cari fratelli e sorelle,

è risuonata nella nostra assemblea la consolante parola di Gesù: «Beati i poveri in spirito, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati per la giustizia» (Mt 5, 3.9.10). Queste promesse di beatitudine si sono pienamente realizzate nei martiri padre Tullio Maruzzo e Luis Obdulio Arroyo Navarro.

Per questo oggi li onoriamo con il titolo di Beati e tutta la Chiesa in Guatemala è in festa! Uno era sacerdote e religioso francescano, dei frati minori, e l’altro fedele laico catechista, eppure li accomunava essenziali tratti di spiritualità: lo stile di vita semplice e lieto, proprio di chi è povero in spirito; l’ardente zelo per il Vangelo, che sostiene gli operatori di pace; la premurosa cura dei poveri e la coraggiosa difesa degli ultimi, che contraddistinguono gli uomini di buona volontà. Erano tratti che costituiscono per noi un messaggio ancora attuale.

I nuovi Beati conseguirono la meta della loro vocazione cristiana non senza attraversare la grande tribolazione del mondo. Ora li riconosciamo partecipi dell’eterna liturgia del cielo, descritta nella seconda lettura, formata da una moltitudine «di ogni nazione, tribù, popolo e lingua… che in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, tengono rami di palma nelle loro mani» (cfr Ap 7,9).

Il beato Tullio Maruzzo è un dono di Dio alla vostra terra, è il pastore buono che il Padre ha inviato per aver cura del suo gregge, fino a dare la vita. Egli aveva lasciato il suo borgo natio, Lapio di Arcugnano, in Italia, per essere testimone del Vangelo in mezzo a voi.

Carattere amabile, ma anche deciso, trovò ispirazione e forza per la sua azione pastorale in una intensa vita interiore. Così asserisce un testimone: «Dove trovava tanta energia Padre Tullio che sembrava così fragile? Pregava, meditava… Bastava stare assieme qualche giorno per accorgersi che era uomo di un forte dinamismo apostolico, perché viveva della fede che predicava». Non solo, ma egli traeva forza anche dal vivere insieme con i confratelli verso i quali era sempre positivo, egli sapeva trovare in ognuno di essi la “pagliuzza d’oro”, cioè il bene. Diceva: «Quanto costa esaltare il bene che fa un confratello? Niente! Però il confratello si sentirà contento e felice perché qualcuno apprezza e stima il suo lavoro». Egli da buon missionario, zelante e coraggioso, si era inoltrato in luoghi sconosciuti e impervi nel Vicariato Apostolico di Izabal per far conoscere la parola di Dio. Non lasciò niente di intentato: la formazione dei catechisti, la cura delle comunità di base, l’amore ai poveri e agli ammalati. Insomma il tipico missionario che si lascia guidare dalla fantasia creativa dello Spirito per svolgere un’azione pastorale efficace e generosa.

Il Beato Luis Obdulio Arroyo Navarro fu il fedele compagno che il Signore pose accanto a padre Tullio nell’ora del martirio. È il frutto maturo della vostra Chiesa di Izabal, che voi raccogliete nell’anno in cui celebrate solennemente il 50° anniversario di erezione del Vicariato! È il primo Beato martire nativo di Guatemala! Anche questo Beato si presenta a noi nella sua veste di uomo mite e servizievole. I testimoni lo ricordano come un uomo che, senza far chiasso, sapeva trovare la soluzione concreta ai problemi della comunità mettendo a disposizione il suo tempo e le sue capacità. Era sempre disponibile per trasportare un ferito o una donna partoriente all’ospedale con la sua auto, anche di notte; si prestava a fare piccole riparazioni di elettricità e di meccanica; ma la sua specialità era fare da autista ai padri francescani e alle suore quando dovevano raggiungere i villaggi più interni di Quiriguá.

Nel suo cammino spirituale Luis Obdulio scelse di far parte della comunità cristiana in maniera sempre più coinvolgente aderendo al Terz’Ordine Francescano e al movimento Cursillos de Cristianidad. In tal modo si preparò a quello che sarebbe stato il dono totale di sé, nel martirio. Accanto a questa dimensione di servizio, profondamente evangelica, ciò che caratterizza maggiormente il nuovo beato è la virtù cristiana della fortezza. Si conosce esattamente quali erano il suo stato d’animo e la sua intima decisione nel momento in cui oscure nubi si addensavano sulla comunità cristiana. Un testimone racconta: «Sabía que el padre (Tulio) corría peligro pero no mostró miedo. Cuando la familia lo advertía y le pedía que ya no saliera con el padre, el decía: “Prefiero morir a lado del padre Tulio y no a lado de un borracho en una cantina o en un bar”».

Sono note le circostanze del martirio di padre Tullio e Luis Obdulio. La morte fu loro inferta violentemente dagli assassini a motivo dell’odio verso Cristo e il Vangelo. Padre Tullio era sensibile alla sofferenza dei poveri contadini, che per l’angheria di pochi latifondisti si vedevano di giorno in giorno espropriati della terra che con fatica andavano bonificando. Scelse dunque di soccorrere la povertà dilagante, consolare gli sfiduciati e soprattutto illuminare le coscienze per riaffermare con chiarezza i diritti della giustizia secondo l’insegnamento di Gesù. La sua azione pastorale assunse il valore di una denuncia profetica e coraggiosa dei soprusi dei potenti locali, cosicché la sua opera sociale fu giudicata sovversiva; ma egli continuò a svolgere la sua attività apostolica senza temere per la sua vita. Il doloroso epilogo si ebbe la sera del 1° luglio 1981 quando al termine di una giornata densa di lavoro apostolico, mentre rientrava in parrocchia con il fedele Luis Obdulio, l’auto in cui viaggiavano fu fermata, furono fatti scendere, furono colpiti a morte e abbandonati sul ciglio della strada.

Qual è dunque il messaggio che ci lasciano i Beati Tullio Maruzzo e Luis Obdulio Arroyo Navarro? In primo luogo, viene spontaneo, in questo mese di ottobre dedicato alle missioni, rivolgere un pensiero grato e commosso a tutti i missionari e le missionarie che sull’esempio del Padre Maruzzo hanno lasciato la propria patria e offerto la vita per annunciare il Vangelo di Gesù. In secondo luogo, nel martirio dei due nostri fratelli trova conferma la profezia di Tertulliano: il sangue dei martiri è seme di nuova vita! Già poco tempo dopo la morte del Padre Tullio e di Luis Obdulio i fedeli di Quiriguá, di Los Amates, di Morales, ne scorgevano i frutti: il risveglio cristiano della comunità, la perseveranza nelle prove, l’unità e la migliore organizzazione dei gruppi parrocchiali; nuove vocazioni sacerdotali e religiose.

Questa opera di rinnovamento della Chiesa, che ebbe impulso dalla testimonianza dei due nuovi Beati, è necessaria ed urgente anche ai nostri giorni. Siete chiamati a custodire i frutti di bene maturati nel sangue di questi martiri: la loro eredità spirituale appartiene soprattutto a voi!

L’odierna Beatificazione costituisce per la comunità cristiana di Izabal e di tutto il Guatemala un singolare momento di grazia da cui può nascere una più autentica conversione. In questo momento della vostra storia siete impegnati, sotto la guida dei vostri Vescovi, a realizzare un profondo rinnovamento spirituale delle vostre parrocchie, voluto dai vostri Vescovi. Ricordatevi che non vi è cambiamento di strutture senza la conversione dei cuori e una parrocchia non è vera parrocchia se non diviene luogo di incontro fraterno fra tutti i suoi membri. Essa deve essere «casa e scuola della comunione» (cfr. Novo millennio ineunte, nn. 43-47), ove ognuno può fare esperienza concreta dell’amore reciproco ed essere segno visibile del Regno che è già tra noi.

Non perdete mai di vista l’ideale per il quale hanno dato la propria vita il Beato padre Tullio e il Beato Luis Obdulio: mostrare il volto di una Chiesa segno di speranza e ricca dell’amore di Dio che abbraccia tutti, ma soprattutto gli scartati e gli oppressi.

Invochiamo la loro intercessione, affinché il loro martirio favorisca in tutti il coraggio della testimonianza cristiana, la coerenza della vita e la donazione senza limiti verso gli altri.

Ripetiamo insieme: Beato padre Tullio e Beato Luis Obdulio pregate per noi!