Władysław Findysz

Władysław Findysz

(1907-1964)

Beatificazione:

- 19 giugno 2005

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 21 agosto

Sacerdote polacco e martire, vittima del regime in Polonia

  • Biografia
  • angelus
Arrestato e condannato a motivo dell’annuncio del Vangelo; il suo imprigionamento e le sofferenze fisiche e spirituali subite hanno causato la sua morte

 

Władysław Findysz nasce a Krościenko Niżne presso Krosno (Polonia) il 13 dicembre 1907 da Stanislao Findysz e Apollonia Rachwał, contadini di antica tradizione cattolica. L’indomani, 14 dicembre 1907 nasce alla vita di Grazia nella chiesa parrocchiale della SS.ma Trinità a Krosno.

Nell’anno 1919 termina le quattro classi della Scuola Elementare, gestita dalle Suore Feliciane (CSSF) a Krościenko Niżne, e inizia gli studi presso il Ginnasio Statale. Giovane ginnasiale entra nel Sodalizio Mariano. Nel maggio del 1927 sostiene gli esami di maturità e partecipa al ritiro spirituale per i maturandi. Nell’autunno del 1927 giunge a Przemyśl, entra nel Seminario Maggiore e intraprende gli studi filosofico-teologici dell’Istituto. La formazione al sacerdozio avviene sotto la guida del rettore il beato sac. Giovanni Balicki. A coronamento di questo periodo formativo l’ordinazione sacerdotale ricevuta il 19 giugno 1932 nella cattedrale di Przemyśl da Mons. Anatol Nowak, vescovo della Diocesi. Dopo un mese di ferie, il 1° agosto 1932, il Rev. Findysz intraprende la funzione di secondo vicario nella parrocchia di Borysław (oggi Ucraina). Il 17 settembre 1935 è nominato vicario nella parrocchia di Drohobycz (oggi Ucraina), e il 1° agosto 1937 viene trasferito come vicario nella parrocchia di Strzyżów, dove, il 22 settembre 1939, è nominato amministratore parrocchiale. In seguito, il 10 ottobre 1940, riceve la nomina di Vicario a Jasło e, l’8 luglio 1941, quella di amministratore della parrocchia dei SS. Apostoli Pietro e Paolo a Nowy Żmigród. Dopo un anno, il 13 agosto 1942, viene nominato parroco della suddetta parrocchia.

Fra l’assiduo lavoro pastorale e le esperienze dolorose della guerra sono passati per il Rev. Findysz tre anni di vita pastorale a Nowy Żmigród. Il 3 ottobre 1944, come tutti gli abitanti, viene espulso dai tedeschi. Al suo ritorno, il 23 gennaio 1945, si dedica a riorganizzare la parrocchia.

Dopo la guerra il suo servizio si svolge in tempi duri sotto il governo comunista. Il Rev. Findysz continua l’opera di rinnovamento morale e religioso della parrocchia, si prodiga per preservare i fedeli, soprattutto giovani, dalla programmata ed intensiva ateizzazione comunista; aiuta, anche materialmente, tutti gli abitanti della parrocchia, indipendentemente dalla loro nazionalità o confessione; salva numerose famiglie di Łemki (grecocattolici), severamente perseguitati dalle autorità comuniste, minacciati d’essere espulsi senza pietà dai loro luoghi di residenza. Il lavoro pastorale del Rev. Findysz è molto scomodo per le autorità comuniste. Fin dal 1946 è sorvegliato dai servizi segreti. Nel 1952 l’autorità scolastica lo sospende dall’esercizio dell'insegnamento della catechesi nel Liceo. Non può agire nel territorio dell’intera parrocchia perché l’autorità del distretto, per ben due volte (nel 1952 e nel 1954) respinge la sua richiesta di permesso di soggiorno nella zona di confine, dove si trovava una parte della parrocchia.

Da parte dell’autorità ecclesiastica è ritenuto un parroco zelante: riceve le onorificenze dell’Expositorio Canonicali nel 1946, del Rocchetto e della Mantelletta nel 1957, anno in cui viene nominato vicedecano e, nel 1962, decano del Decanato di Nowy Żmigród.

Nel 1963 inizia l'attività pastorale di “opere conciliari di bontà” (il sostegno spirituale del Concilio Vaticano II), spedisce lettere-appelli ai parrocchiani in situazione religiosa e morale irregolare esortandoli e incoraggiandoli a rimettere in ordine la loro vita cristiana. Le autorità comuniste reagiscono a questa azione con grande severità e lo accusano di costringere i fedeli a pratiche e riti religiosi. Il 25 novembre 1963, interrogato della Procura di Voivodato a Rzeszów, viene arrestato e condotto nel carcere di Castello di Rzeszów. Nei giorni 16-17 dicembre 1963 si svolge il processo presso il tribunale di Voivodato a Rzeszów e viene pronunciato il verdetto di condanna a due anni e sei mesi di reclusione. Il motivo dell’indagine, dell’accusa e della condanna era basato sul Decreto di tutela della libertà di coscienza e di confessione del 5 agosto 1949 che, semplicemente, era uno strumento nelle mani delle autorità comuniste per la limitazione e l’eliminazione della fede e della Chiesa cattolica dalla vita pubblica e privata in Polonia. Il Rev. Findysz venne anche pubblicamente discreditato, calunniato e condannato tramite pubblicazioni montate sulla stampa. Nel carcere del Castello di Rzeszów dove viene sottoposto a maltrattamenti e umiliazioni fisiche, psichiche e spirituali e, il 25 gennaio 1964, viene trasferito nel Carcere Centrale in Via Montelupich a Cracovia.

Il Rev. Findysz, poco prima di essere arrestato (settembre 1963), aveva subito un’operazione pericolosa, l’asportazione della tiroide nell’ospedale di Gorlice, e lo stato della sua salute rimaneva incerto per la minaccia di complicazioni. Convalescente, rimane ancora sotto cura, seguito dai medici, in attesa di un secondo intervento, previsto nel dicembre dello stesso anno, per l’asportazione di un carcinoma all’esofago. L’indagine, il processo e le prove del carcere esercitano, senza dubbio, un grande influsso sullo sviluppo della malattia di Rev. Findysz che, deve essere ricoverato nell’ospedale della prigione. La sua salute non presenta sostanziale miglioramento per mancanza di cure e medici specialisti e soprattutto per l’impedimento dell’intervento chirurgico del carcinoma; in pratica è condannato ad una morte lenta. La malattia progredisce continuamente, come attestano gli esami medici fatti negli ospedali delle carceri di Rzeszów e di Cracovia. Nel risultato dei primi esami clinici (9 dicembre 1963) il medico del carcere aveva già constatato l’ascesso in gola con il sospetto di carcinoma all’esofago.

Fin dall’inizio della sua condanna al carcere l’avvocato e la Curia Vescovile di Przemyśl fanno ricorso alla procura ed al tribunale di Rzeszów, chiedendo la sospensione dell’arresto a causa della precaria salute che minaccia la morte del Servo di Dio, ma le richieste respinte più volte, saranno accolte solo a fine del febbraio 1964 da parte del Tribunale Supremo di Varsavia.

Date le sue ormai gravissime condizioni di salute, il 29 febbraio 1964 dal carcere ritorna a Nowy Żmigród. Rimane nella canonica con grande pazienza e sottomissione alla volontà di Dio, sopportando le sofferenze della malattia e dell’esaurimento. In aprile viene ricoverato nell’ospedale specialistico di Breslavia. Nonostante le cure, gli esami clinici confermano la diagnosi del carcinoma tra l’esofago e lo stomaco. Le ricerche, le osservazioni dell’ospedale e gli esami complementari confermano che il carcinoma di cui sopra, per lo stadio raggiunto, non permette l’operazione chirurgica. Dato l’enfisema polmonare, la ricaduta in una forte anemia che lo destinava alla morte, torna a casa.

Durante i mesi estivi, nel Seminario Maggiore di Przemyśl, partecipa al ritiro spirituale per i sacerdoti: questo è il suo ultimo ritiro in preparazione alla morte.

La mattina del 21 agosto 1964, dopo avere ricevuto i Sacramenti, muore nella canonica di Nowy Żmigród e il 24 agosto viene sepolto nel cimitero parrocchiale della stessa città. Il funerale è presieduto da Monsignor Stanislao Jakiel Vescovo Ausiliare della Diocesi di Przemyśl con la partecipazione di 130 sacerdoti e numerosi fedeli.

Il 27 giugno 2000 il Vescovo di Rzeszów Mons. Kazimierz Górny, dietro numerose richieste dei fedeli, inizia l’inchiesta diocesana per la beatificazione di Ladislao Findysz. Gli atti dell’inchiesta diocesana sono stati inviati a Roma alla Congregazione delle Cause dei Santi il 18 ottobre 2002.

Durante la tappa romana della causa di beatificazione, i Consultori Teologi e, poi, i Membri della Congregazione: Signori Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, hanno riconosciuto che il Rev. Ladislao Findysz è stato arrestato e condannato dalle autorità del regime comunista a motivo dell’annuncio del Vangelo, e il suo imprigionamento e le sofferenze fisiche e spirituali subite hanno causato la sua morte, perciò bisogna riconoscere Rev. Findysz martire per la fede. Questa mozione è stata presentata al Santo Padre e da Lui è stata approvata. Il 20 dicembre 2004 alla presenza di Sua Santità Giovanni Paolo II è stato promulgato il decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che riconosce il Rev. Ladislao Findysz martire per la fede.

Questa è la prima causa di beatificazione, già conclusa, impostata sul martirio di un Servo di Dio che è stato vittima del regime comunista in Polonia. Inoltre questa è la prima causa di beatificazione istruita dalla diocesi di Rzeszów.

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 19 giugno 2005

 

Cari Fratelli e Sorelle!

Si celebra domani, 20 giugno, la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per tenere viva l’attenzione sui problemi di coloro che debbono abbandonare forzatamente la Patria. Il tema di quest’anno - "Il coraggio di essere rifugiato" – pone l’accento sulla forza d’animo richiesta a chi deve lasciare tutto, a volte perfino la famiglia, per scampare a gravi difficoltà e pericoli. La Comunità cristiana si sente vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarietà, perché chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno è straniero.

L’attenzione amorevole dei cristiani verso chi è in difficoltà e il loro impegno per una società più solidale si alimentano continuamente con la partecipazione attiva e consapevole all’Eucaristia. Chi si nutre con fede di Cristo alla mensa eucaristica assimila il suo stesso stile di vita, che è lo stile del servizio attento specialmente alle persone più deboli e svantaggiate. La carità operosa, infatti, è un criterio che comprova l’autenticità delle nostre celebrazioni liturgiche (cfr Lett. ap. Mane nobiscum Domine, 28). L’Anno dell’Eucaristia, che stiamo vivendo, aiuti le comunità diocesane e parrocchiali a ravvivare questa capacità di andare incontro alle tante povertà del nostro mondo.

Quest’oggi vogliamo affidare, in particolare, gli uomini, le donne e i bambini che vivono la condizione di rifugiati alla materna protezione di Maria Santissima, che, insieme allo sposo san Giuseppe e al piccolo Gesù, conobbe l’amarezza dell’esilio, quando l’assurda persecuzione del re Erode costrinse la santa Famiglia a fuggire in Egitto (Mt 2,13-23). Preghiamo la Vergine Santissima perché questi nostri fratelli e sorelle incontrino sulla loro strada accoglienza e comprensione. 

Dopo l'Angelus:

Si conclude oggi, a Varsavia, il Congresso Eucaristico della Polonia. Durante la solenne concelebrazione sono stati iscritti nell'albo dei Beati tre figli di quella nobile Nazione: Ladislao Findysz, Bronislao Markiewicz e Ignazio Kłopotowski. Auspico che questo significativo evento ecclesiale contribuisca a rafforzare lo spirito di riconciliazione fraterna, fondamento necessario per l'edificazione della comunione di quanti partecipano all'unica mensa di Cristo. Così il Redentore rimarrà sempre nelle nostre famiglie, come è detto nel tema del Congresso: "Rimani, Signore, nelle nostre famiglie - Pozostań Panie w naszych rodzinach".

Niech Bóg wam błogosławi! [Dio vi benedica].

Je salue les pèlerins de langue française, présents ce matin à l’Angélus, notamment les membres de la communauté des paroisses de Schleithal-Trimbach, invitant tous les fidèles, à la suite de la Vierge Marie, à être des témoins de l’Évangile.

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i gruppi parrocchiali provenienti da Trieste, Modena, Pogliano Milanese, Montopoli in Val d’Arno, Civitanova Marche Alta, Andria, Ceglie Messapica, Guagnano, Battipaglia, Marsico Vetere, Serrastretta, Cuturella di Cropani, Spezzano Piccolo. Saluto inoltre il gruppo dell’OFTAL di Brescia, il Centro Volontari della Sofferenza dalle diocesi di Napoli e di Firenze e l’associazione "Easy-Rider".

Auguro a tutti voi una buona domenica, una buona settimana e un buon tempo di vacanze.

Grazie per tutto! Arrivederci!