Causa in corso
Andrea Garrido Perales
- Venerabile Servo di Dio -

Andrea Garrido Perales

(1663 - 1728)

Venerabilità:

- 13 dicembre 2021

- Papa  Francesco

Sacerdote professo dell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede, dedito ad una vita austera e di penitenza, esercitò un intenso apostolato nella predicazione, nell’amministrazione del Sacramento della Riconciliazione, nell’attività assistenziale, che privilegiava gli emarginati, gli orfani, i poveri, i malati, i carcerati, gli zingari e i senza fissa dimora

  • Biografia
Fedele al carisma mercedario, seppe diffondere tra i carcerati il Vangelo come strumento di liberazione dalla prigionia dell’emarginazione sociale e del disprezzo

 

    Il Venerabile Servo di Dio Andrea Garrido Perales nacque il 29 novembre 1663 a Vallada (Valencia, Spagna). All’età di 16 anni fu ammesso nell’Ordine dei Mercedari come novizio di coro e, l’anno seguente, emise la professione religiosa. Ordinato presbitero il 22 dicembre 1686, proseguì gli studi, fino ad ottenere il titolo di Lettore di Filosofia e Teologia.

    Tra il 1691 e il 1695 insegnò presso il convento di Elche e, nel 1694, fu anche nominato Maestro dei novizi a Orihuela. Nel 1699, il Maestro Generale dell’Ordine gli conferì il grado di “Presentato”, qualifica che i Mercedari davano ai confratelli con il grado di Maestro in Teologia. Nel 1710 gli fu conferito il titolo di Dottore in Teologia.

    Dedito ad una vita austera e di penitenza, esercitò un intenso apostolato nella predicazione, nell’amministrazione del Sacramento della Riconciliazione, nell’attività assistenziale, che privilegiava gli emarginati, gli orfani, i poveri, i malati, i carcerati, gli zingari e i senza fissa dimora. Negli stessi anni incoraggiò la popolazione a completare la grande chiesa barocca di Vallada, dedicata all’apostolo San Bartolomeo, la cui costruzione era iniziata nel 1564. Nel 1714 fu nominato Rettore del Collegio di San Pietro Nolasco di Valencia e, nel 1717, fu eletto Superiore del convento di San Michele di Xátiva.

    All’inizio del 1728 l’artrite, che lo affliggeva normalmente ai piedi, si inasprì estendendosi alle articolazioni delle mani e delle ginocchia, tanto da deformare fortemente il corpo.

    Morì a Xátiva (Spagna) il 23 febbraio 1728.

    Il Venerabile Servo di Dio visse nell’austerità e nella penitenza, dedicandosi anche ad un’intensa attività pastorale. Ebbe un grande amore per l’Eucaristia e una devozione per la Vergine Maria, tanto da spingerlo giovanissimo a scegliere l’Ordine dei Mercedari a Lei dedicato. La speranza lo sostenne nelle difficoltà, affrontando tutto con serenità e fortezza. Era distaccato dai beni terreni. Per dedicarsi alla missione sacerdotale non si lasciava condizionare dai pericoli né dalle difficoltà. L’illimitata confidenza nella Provvidenza e la certezza del compiersi delle promesse divine lo rendeva sereno.

    L’amore profondo verso Dio era sostenuto e alimentato dalla sua instancabile dedizione agli altri. Dotato di grande affabilità, riusciva a porsi accanto a tutti, grazie anche alla capacità di scrutare i cuori; si diffuse anche la sua fama di taumaturgo. Fu un religioso retto, infaticabile nel ministero della riconciliazione e nel portare consolazione agli afflitti. Sapeva trasmettere la fiducia in Dio. Mostrò fortezza d’animo esemplare, che alimentava con la costante preghiera e la pace interiore. Durante la malattia continuò a rendersi disponibile, soprattutto nell’aiutare gli ultimi. Fedele al carisma mercedario, seppe diffondere tra i carcerati il Vangelo come strumento di liberazione dalla prigionia dell’emarginazione sociale e del disprezzo, favorendo il loro reinserimento nella società e il loro cammino di fede.

    La fama di santità già presente durante la vita, si diffuse dopo la morte, sino a giungere ai nostri giorni ed è accompagnata da fama signorum.