Causa in corso
Enzo Boschetti
- Venerabile Servo di Dio -

Enzo Boschetti

(1929 - 1993)

Venerabilità:

- 11 giugno 2019

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano, la sua missione sacerdotale non si traduceva in mero assistenzialismo ma fu volta alla promozione umana e cristiana delle persone. Il suo ministero fu accompagnato da un’intensa vita ascetica.

  • Biografia
  • Decreto sulle Virtù
«Se non ami la vita non la doni, se non la doni non puoi servire il fratello, se non servi non ti liberi. Líberati per amore del Vangelo e dei fratelli in difficoltà»

 

    Enzo Boschetti nacque il 19 novembre 1929 a Costa de’ Nobili (Pavia, Italia). Nel 1949, dopo un periodo di discernimento, entrò nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, dove iniziò il noviziato come fratello laico. Così continuò tutto l’iter formativo fino ad emettere la Professione solenne il 15 gennaio 1956. Successivamente, venne inviato in Kuwait. Rientrato a Roma, manifestò ai Superiori il desiderio di accedere al sacerdozio, ma la risposta fu chiara: se voleva diventare sacerdote, doveva lasciare l’Ordine, poiché le Costituzioni non permettevano di passare da fratello a sacerdote. Dopo un periodo di sofferenza interiore, nel 1956 chiese ed ottenne la dispensa dai voti e fu accolto dalla Diocesi di Pavia, dove fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1962. Visse varie esperienze parrocchiali e, nel 1971, fondò la “Piccola Opera S. Giuseppe” con la finalità di recuperare socialmente, moralmente e cristianamente coloro che si trovavano in una particolare situazione di disagio. Lo sviluppo di questo apostolato lo spinse a chiedere e a ottenere dal proprio Vescovo il permesso di lasciare il ministero parrocchiale per dedicarsi interamente a quest’opera di ricupero dei più bisognosi. Nel 1973, fondò la “Casa del Giovane”, per accogliere minori e giovani in difficoltà. Nel 1987 fu operato di tumore. La difficile convalescenza gli causò un forte esaurimento nervoso, accompagnato da una rilevante aridità spirituale. Nel 1990, trovò ospitalità presso il monastero della Santissima Trinità a Ronco di Ghiffa delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua. Alla fine del 1991, il Servo di Dio aprì in tale località una casa di ritiro e di preghiera per i collaboratori della “Casa del Giovane”. Nel frattempo, lo statuto della sua Opera fu approvato l’11 febbraio 1992 da Mons. Giovanni Volta, Vescovo di Pavia.

    Visto il peggioramento delle condizioni fisiche, fu ricoverato presso l’ospedale di Esine, in Valcamonica (Brescia, Italia), dove morì il 15 febbraio 1993, all’età di 63 anni.

    Enzo Boschetti fu una persona umile, dotato di un carattere tenace, che lo aiutò a superare molti momenti critici, dovuti soprattutto a fragilità fisiche e psicologiche. Soggetto a forti tensioni nervose, che lo portarono all’esaurimento e alla depressione, con l’aiuto di uno psicologo e l’affidamento a Dio, riuscì a superare i momenti più difficili. Il terapeuta che lo aveva in cura ha confermato il suo equilibrio e la sua maturità che lo rendevano interiormente sereno nonostante le sofferenze.

    Nell’oratorio parrocchiale iniziò ad incontrare i ragazzi ai quali forniva un’adeguata formazione religiosa. Dalle sue stesse vulnerabilità aveva maturato una particolare capacità di ascoltare i ragazzi. Si spese con amore, indicando loro la via del Vangelo. La sua missione sacerdotale non si traduceva in mero assistenzialismo ma era volta alla promozione umana e cristiana delle persone. Il suo ministero era accompagnato da un’intensa vita ascetica.

 

PAPIENSIS

Beatificationis et Canonizationis

Servi Dei

ENTII BOSCHETTI

Sacerdotis dioecesani

(1929-1993)

______________

Super Virtutibus

 

    «Se non ami la vita non la doni, se non la doni non puoi servire il fratello, se non servi non ti liberi. Líberati per amore del Vangelo e dei fratelli in difficoltà».

 

    Questa esortazione, tratta dagli scritti del Servo di Dio Enzo Boschetti, esprime con chiarezza l’ardente anelito di servizio a Dio e ai fratelli più deboli che caratterizzò tutta la sua vita sacerdotale.

    Il Servo di Dio nacque il 19 novembre 1929 a Costa de’ Nobili, nella diocesi di Pavia. Figlio di un autotrasportatore, visse una fanciullezza semplice, caratterizzata dalla povertà e dai disagi comuni a tutti gli abitanti di un piccolo borgo rurale negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Sin da adolescente aderì all’Azione Cattolica. La frequenza di alcuni ritiri spirituali tenuti a Triuggio, nella diocesi di Milano, fecero nascere in lui una profonda e sincera ricerca vocazionale. La lettura dell’autobiografia Storia di un’anima di Santa Teresa di Lisieux lo indusse nel 1949 a fuggire di casa e ad entrare nel convento dei Carmelitani Scalzi di Monza.

    Scelse inizialmente la vocazione al sacerdozio ma fu orientato dai superiori a quella di sola consacrazione. Assunto il nome di fra’ Giuliano, visse nel Carmelo per sette anni come semplice frate, prestando generosamente il suo umile servizio. Vivendo la Regola in profondità, radicò in sé l’esperienza carmelitana della preghiera e della vita comunitaria e concepì il desiderio di dedicarsi alla missione. Questa aspirazione si realizzò nella primavera del 1956, quando fu inviato nella missione carmelitana del Kuwait.

    Qui riemerse fortemente in lui la vocazione al sacerdozio. Ma le regole dell’Ordine non permettevano di passare dalla vocazione religiosa allo stato di presbitero. Per rispondere a questa chiamata, che a tutti appariva misteriosa, egli affrontò un tormentoso discernimento interiore che gli costò un esaurimento nervoso, e infine prese la decisione per lui dolorosa di uscire dall’amato Ordine. Si trasferì pertanto a Firenze, dove iniziò la formazione al sacerdozio presso l’Opera Capelli, dedita al sostegno delle vocazioni adulte. Fu un periodo difficile, segnato dagli strascichi dell’esaurimento nervoso e dalle difficoltà incontrate nello studio dovute alla sua predisposizione all’azione pratica. Riuscì comunque a concludere gli studi di teologia a Roma, presso la Facoltà Teologica del Laterano, risiedendo negli ultimi due anni presso il Seminario Lombardo e sperimentando nell’Urbe l’universalità della Chiesa Cattolica che si preparava a celebrare un nuovo Concilio Ecumenico. Il 29 giugno 1962 fu ordinato sacerdote a Pavia.  

    Il Servo di Dio iniziò il suo ministero come coadiutore parrocchiale a Chignolo Po e, dal 1965, a Pavia, presso la parrocchia del SS. Salvatore. Dimostrò subito una sensibilità particolare per i problemi sociali, soprattutto dei poveri: si occupava infatti anche della pastorale degli operai e dei nomadi. Nel 1968, oltre agli impegni pastorali, iniziò quasi di nascosto e con i poveri mezzi di cui disponeva personalmente, un cammino di avvicinamento e condivisione con alcuni giovani che vivevano situazioni di disagio e di emarginazione: era una sua concreta risposta evangelica ai desideri e alle tensioni presenti nella società e particolarmente nei giovani. Il Servo di Dio raccolse i problemi, i disagi e le speranze dei primi ragazzi che bussavano alla sua porta, prevalentemente emigrati dal sud, lontani dalle famiglie e in cerca di lavoro. Inizialmente offrì loro frugale ospitalità notturna nei locali dell’oratorio dove dormivano sui tavoli destinati al gioco. L’emergere e il progressivo aggravarsi del fenomeno della tossicodipendenza spinse Don Enzo e i primi volontari che si unirono a lui a non fermarsi alla semplice assistenza, ma a costituire, con l’aiuto di alcuni laici impegnati, una struttura stabile, organizzata, che potesse offrire servizi sempre più adeguati. Sorse così l’Associazione Piccola Opera S. Giuseppe, che nel 1971 acquistò uno stabile, la Casa Madre, sede della prima Comunità.  

    Lo stile di vita che il Servo di Dio proponeva era concreto e innovativo, caratterizzato dall’accoglienza immediata, dalla logica della prevenzione educativa e dalla responsabilizzazione dei giovani ospiti. Al cuore del metodo educativo vi era la condivisione reale di vita tra educatori, volontari e ragazzi ospiti, insieme a tanta gioiosa e concreta povertà. Il tutto ispirato al Vangelo e sostenuto da una preghiera umile, nascosta e profondamente immersa nella carità. La sua opera non venne subito compresa dall’autorità ecclesiastica per la sua forte carica di novità, ma egli non mise mai in discussione il valore della comunione con la Chiesa, rappresentata dalla persona del Vescovo. Questa comunione fu da lui desiderata profondamente e anche sofferta, e sempre lo guidò nelle sue scelte e nei suoi progetti. L’opera di don Enzo si inserì nel tessuto sociale della città di Pavia e, con alcune nuove comunità, anche nelle province di Lodi, Lecco e Biella: essa rispondeva con una solidarietà concreta e propositiva al dramma dei minori a rischio, dei giovani con problemi di dipendenza, delle donne in difficoltà, dei senzatetto.  

    Dal 1978 il Servo di Dio divenne anche guida spirituale per alcuni giovani di entrambi i sessi che, rispondendo alla chiamata di Dio, erano disposti a donare tutta la vita ai poveri sulle orme di Cristo povero e servo. Povertà e carità di servizio erano infatti le due prerogative attraverso le quali Don Enzo contemplava il mistero di Cristo e lo realizzava in sé con generosità e intelligenza. Iniziò così la Fraternità di vita della Casa del Giovane, umilmente radicata nella Chiesa locale, come fortemente voleva il Servo di Dio, e composta da persone con varie vocazioni: sacerdoti, consacrati e consacrate e alcune famiglie. Tutti chiamati a testimoniare e a diffondere l’amore di Cristo per i piccoli e gli esclusi scegliendo la condivisione come stile di vita e sostenuti da una preghiera che si fa contemplazione nel servizio.  

    L’intensa carità che ardeva nel suo cuore sacerdotale portò Don Enzo a spendersi quotidianamente per i giovani facendo propri i pesi e le fatiche di ogni persona che incontrava e sviluppando una profonda riflessione sulle cause dell’emarginazione giovanile e sulle istanze educative presenti nella società. Si generava uno stile di vita e una cultura di solidarietà, dove al centro è la persona, specialmente quella più povera.  

    Negli anni Ottanta la Comunità si sviluppò notevolmente, anche per far fronte al progressivo diffondersi della tossicodipendenza e del disagio giovanile. Vennero creati laboratori per la formazione lavorativa dei giovani accolti, oltre ai corsi scolastici. Il Servo di Dio si preoccupava anche di far crescere la cultura della solidarietà e dell’educazione, formando gli educatori e i volontari sulle cause del disagio e dell’ingiustizia sociale, e aprendoli ai grandi problemi del mondo e agli orizzonti missionari.  

    Questo infaticabile zelo nel caricarsi i problemi e le preoccupazioni vive e concrete degli altri e la gestione sempre più articolata e complessa delle comunità incisero inevitabilmente sulla sua salute. Nel 1987, dopo un intervento allo stomaco, iniziò per lui un periodo di sofferenze fisiche e psicologiche, con frequenti ricoveri per l'esaurimento nervoso che ancora lo tormentava, assieme all’assillo per la crescita della Comunità e dei suoi giovani. Dedicò gli ultimi anni della sua vita al consolidamento dello stile educativo e alla cura delle vocazioni che, attirate dal carisma discreto ma radicale che egli incarnava, trovavano in lui una proposta vivente e attuale di vivere il Vangelo. Fu anche esigente nella formazione di coloro che avrebbero dovuto condurre il futuro della Comunità da lui avviata e che ora si preparava a consegnare loro: aiutò le giovani vocazioni a maturare umanamente e spiritualmente nella sintesi da lui stesso vissuta: la contemplazione che si fa servizio sulle strade della città.    

    Il Servo di Dio morì il 15 febbraio 1993 a Esine, nella diocesi di Brescia, a causa di un tumore, dopo cinque mesi di cure lontano da Pavia, dalla sua comunità e dai ragazzi per i quali aveva donato tutto se stesso.

    La fama di santità e carità della quale godeva già in vita, si rese manifesta al momento dei funerali celebrati dal Vescovo nel Duomo di Pavia assiepato da tantissime persone di ogni estrazione sociale, unite dal desiderio di salutare per l’ultima volta questo umile sacerdote che nel nascondimento e nella carità silenziosa tutto si era speso per la Chiesa, per la società e per i poveri.  

    Il perdurare e i diffondersi di tale fama indussero a introdurre la Causa di beatificazione. Presso la Curia di Pavia fu celebrata l’Inchiesta diocesana che si svolse dal 15 febbraio 2006 al 15 febbraio 2008, la cui validità venne riconosciuta da questa Congregazione della Cause dei Santi con decreto del 7 maggio 2010. Preparata la Positio, si discusse, secondo la consueta procedura, se il Servo di Dio avesse esercitato le virtù in grado eroico. Il 18 settembre 2018 ebbe luogo con esito positivo il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 21 maggio 2019, presieduta da me, Card. Giovanni Angelo Becciu, hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servi Dei Entii Boschetti, Sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

    Datum Romae, die 11 mensis Iunii a. D. 2019.

 

ANGELUS Card. BECCIU

Praefectus

 

                                        + MARCELLUS BARTOLUCCI

                                        Archiep. tit. Mevaniensis

                                        a Secretis